Apuane Libere all’attacco sulle cave

L’associazione Apuane libere: “Giani ha chiesto più spazio alla predazione degli ecosistemi nel parco regionale e la Meloni ci ha messo il carico sopra“. Esattamente sei anni fa, l’8 aprile 2018, usciva il primo articolo di Altri Spazi, Le Bambole di Pietra. Avremmo voluto festeggiare questa per noi importante ricorrenza con un articolo un po’ meno cupo e grondante problematica: purtroppo la cronaca non ci lascia spazio. Altri Spazi e GognaBlog si sono sempre battuti per la risoluzione del disastro ambientale apuanico, ma vogliamo sottolineare anche in quest’occasione che anche un solo blocco di marmo scavato vale assai di più di qualunque celebrazione.

Apuane Libere all’attacco sulle cave
(“nessuna tutela dal governo e dalla Regione”)
a cura della Redazione di luccaindiretta.it
(pubblicato su luccaindiretta.it il 29 marzo 2024)

C’era una volta il Green Deal poteva diventare l’incipit di una bellissima favola ambientale da raccontare alle future generazioni le sere invernali al canto del fuoco; ed invece in questi giorni stiamo assistendo all’ennesimo trasversale attacco a quegli ecosistemi che, se efficacemente tutelati, potrebbero aiutarci a vivere sani in un ambiente sano”. L’associazione Apuane Libere torna all’attacco dopo la variante al piano cave. E contesta non solo il governo ma anche la Regione Toscana.

Correva l’anno 2019 – si legge in una nota di Apuane Libere – quando l’Unione Europea prospettò un’agenda politica che, nei successivi 15 anni, avrebbe traghettato il continente in un mare verde speranza. La strada sembrava segnata: riforme e strategie che avrebbero condotto la sensibile Europa verso quel sol dell’avvenire che i drastici cambiamenti climatici esigono a livello planetarioPoi, negli anni successivi, grandi cantieri legislativi furono montati con alacrità: i regolamenti sulla plastica, lo stop ai motori termici, fino all’altisonante legge sul ripristino della Natura approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 27 febbraio. Che meraviglia: quindi non solo più conservazione, ma un vero e proprio obbligo di ripristinare il 30% delle aree degradate entro il 2030 e il 90% entro il 2050; che sulle Alpi Apuane avrebbe significato addio a quei siti di morte e distruzione ignorantemente chiamati ancora cave. Eh sì, eravamo i più green, i più sostenibili: quelli avanti anni luce sul resto del mondo”.

Perché ‘eravamo’ – continuano dal tritone alpestre apuano simbolo dell’associazione – se sono passati soltanto trenta giorni da quell’importante giorno? Perché di tutta questa svolta epocale qualche governo europeo non era contento, perché l’economia ne avrebbe risentito e, si sa, per certa gente il portafoglio viene prima della salute dell’ambiente e di quella dei cittadiniGli industriali poi, trafficanti di montagne in testa, erano ancora più scontenti: non solo erano costretti da governi che niente sanno d’impresa a sostenere costi morti, come le tasse o gli stipendi, ma ora dovevano pure spendere soldi per ridurre le emissioni, riconvertire le linee di produzione, lasciare una porzione di suolo ancora vergine. E allora via con i soliti ricatti occupazionali, con le minacce di delocalizzare fuori Europa, magari dove la gente è troppo povera per pensare davvero alla natura, con questa Europa tiranna che non vuol più neanche farci comprare i cetrioli imbustati nella plastica. Ma indovinate un po’ quale paese sta guidando, più di tutti, questa controrivoluzione, quest’ondata grigia che vuole spezzare sul nascere ogni pur minimo sentore di verde? Ma ovvio, l’Italia. Il governo capitanato da Giorgia Meloni ed i loro rispettivi europarlamentari, aizzati dai nostri industriali, i quali spendono più tempo in azioni clientelari, risorse ed energie di quelle che gli basterebbero per risolvere l’annosa questione dei salari stagnanti, sono in trincea per ‘spezzare le reni’ a qualunque tentativo di tutelare un po’ di più l’ambiente, specialmente nelle riserve naturali protette”.

Se pensiamo all’ecocidio apuano – spiega Gianluca Briccolani, presidente di Apuane Libere – tutto ciò è davvero sconvolgente, perché chi ama la montagna e la difende in ogni dove, aveva sperato in quella Nature Restauration Law che avrebbe obbligato Stato Italiano e Regione Toscana a far chiudere e successivamente ripristinare tantissimi luoghi estrattivi attualmente attivi sulle Alpi Apuane, ad iniziare da quei Siti Natura 2000 di cui è pienissima la nostra amata catena montuosa”.

Purtroppo – continua il presidente – dopo le deliranti parole proferite dal governatore toscano Eugenio Giani in un recentissimo convegno nel comune di Minucciano, il quale ha chiesto a gran voce meno tutele ambientali e più spazio alla predazione degli ecosistemi anche dentro l’area protetta del Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane, è arrivato il governo Meloni a metterci il carico sopra, stoppando l’attuazione dell’agenda verde e confermando la propria ideologica ostilità al ripristino degli ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce che sarebbero stati un toccasana anche per la mitigazione ai cambiamenti climatici. Tutto questo dimostra che non esiste una forza partitica, salvo qualche rarissimo singolo caso personale, che abbia a cuore la nostra casa comune: quel pianeta in generale e quella piccola porzione dello stesso in particolare, che sulle Apuane voleva poter dire trasformare siti estrattivi attivi e dismessi, gradualmente e senza shock occupazionali, in aree riconsegnate alla natura dove le altre economie sane potevano ulteriormente svilupparsi”.

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