Controstoria dell’alpinismo

Nel saggio, appena pubblicato dagli Editori Laterza e dal Club alpino italiano, l’autore riscrive la storia dell’alpinismo, mettendo al centro quelli che ritiene essere i veri protagonisti, finora dimenticati, della frequentazione dell’alta montagna: gli abitanti delle Alpi.  

Presentazione di Controstoria dell’alpinismo di Andrea Zannini
a cura dell’Ufficio stampa del CAI

Chi ha inventato l’alpinismo? Davvero è cominciato tutto con la salita di Francesco Petrarca al Mount Ventoux? Oppure sono stati gli scienziati illuministi del Settecento? O, piuttosto, i viaggiatori ed esploratori borghesi del Nord Europa? E se invece fossero stati gli uomini e le donne che da sempre abitano le Alpi a diffondere la passione per le vette?

Sono queste le domande a cui risponde lo storico Andrea Zannini nel suo libro Controstoria dell’alpinismo, appena uscito con Editori Laterza e Club alpino italiano nella collana “i Robinson/Letture”, serie “Tracce”.

La storia della nascita, o invenzione, dell’alpinismo è raccontata secondo uno schema che si ripete uguale da due secoli. All’origine dell’interesse degli europei per le vette delle montagne vi sarebbe la grande scoperta razionalista delle Alpi quali laboratorio della natura: una rivoluzione che avrebbe schiuso all’uomo territori inesplorati che le rozze popolazioni alpine popolavano di superstizioni. La passione settecentesca per l’alta montagna avrebbe quindi aperto la strada alla conquista cittadina delle cime e all’invenzione della pratica ricreativa dell’alpinismo.

Nel suo saggio Zannini illustra un nuovo punto di vista sulle Alpi e sulla storia della frequentazione dei territori montani, ricostruendo decine di salite compiute tra
Seicento e Ottocento da cacciatori, raccoglitori di cristalli, artigiani, garzoni di monasteri, notabili di villaggi e religiosi (cattolici e riformati).

L’autore intende mostrare come l’alpinismo non sia stato inventato «né dai curiosi illuministi settecenteschi né dalle borghesie europee in ascesa, ma trova le sue radici nella cultura e nella società alpina, e i suoi “inventori” nelle popolazioni che hanno abitato le nostre Alpi».

Controstoria dell’alpinismo rovescia dunque la tradizionale narrazione sulla nascita dell’alpinismo riscrivendola dalle basi, con tutti i suoi eventi fondatori che assumono una luce completamente diversa. A partire dall’assalto con scale e pioli al Mont Aiguille nel 1492 o dalla salita di Francesco Petrarca al Mont Ventoux. Al centro del suo racconto Zannini mette gli abitanti delle Alpi, definendoli i veri protagonisti, finora dimenticati, della storia della frequentazione dell’alta montagna.

Il libro (198 pagine con illustrazioni, ISBN 978-88-581-5377-2) è disponibile in libreria a 18 euro. I soci del Club alpino italiano potranno acquistarlo a un prezzo scontato su store.cai.it.

Andrea Zannini insegna Storia dell’Europa all’Università di Udine. Si è interessato di storia economica e sociale della Serenissima, storia dell’emigrazione e storia della Resistenza. Tra le sue pubblicazioni Storia minima d’Europa. Dal Neolitico a oggi (il Mulino 2019) e L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e i turchi (Marsilio 2022).
More from Alessandro Gogna
Yoalin, lo speciale Interrail estivo
Obiettivo: promuovere una mobilità più sostenibile, consapevole e conveniente attraverso le Alpi...
Read More
Join the Conversation

1 Comments

  1. says: bruno telleschi

    Non dubito che gli indigeni siano andati in montagna prima che arrivassero i forestieri: per raccogliere la legna, pascolare gli animali o cavare marmo sulle Alpi Apuane. Del resto anche i marinai conoscevano il mare prima che arrivassero i bagnanti: perlopiù facevano i pescatori. Il tema è interessante, sarebbe interessante cioè esaminare il rapporto dialettico tra la necessità del lavoro e la libertà della coscienza.

Leave a comment
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *