È importante mantenere la calma e allontanarsi velocemente dallo sciame. Non cercare riparo in acqua e nel caso in cui si venga punti bisogna grattar via il pungiglione con le unghie.
In caso di attacco delle api
di Alberto Ferrigolo
(pubblicato su agi.it il 5 maggio 2023)
Cosa bisogna fare, se attaccati da uno sciame di api, specie in tarda primavera quando esse diventano più attive?
Se lo chiede il Washington Post, secondo cui le incursioni degli sciami “sono rare” e, nel caso attaccassero in massa, “molto probabilmente è perché stanno difendendo la loro casa”.
“La maggior parte delle api non è aggressiva”, ha dichiarato Erika Thompson, un’apicoltrice di Texas Beeworks, precisando però che “le api e altri insetti stanno esaurendo gli spazi sicuri in cui vivere e lavorare, quindi man mano che gli esseri umani invadono il loro ambiente, queste interazioni tra le specie aumenteranno naturalmente“.
Comunque, in caso di attacco massiccio, meglio darsela a gambe levate e trovare un riparo sicuro, possibilmente al chiuso, meglio se ermetico, perché “le api mellifere aggressive possono inseguire anche per lunghe distanze”, puntualizza il quotidiano.
Una cosa da fare subito, semmai, è “proteggersi il viso, in particolare naso bocca e occhi” senza agitarsi troppo.
Quindi non bisogna perdere la calma evitando anche di trovare riparo nell’acqua, sia essa di fiume, di una fontana o di un lago.
La mossa non evita il rischio di esser punti ugualmente: “Le api incattivite possono aspettare il momento opportuno per colpire e possono seguire la persona attraverso le bolle di anidride carbonica che rilascia quando si trova sott’acqua”.
In caso in cui si venga punti, però, bisogna però cercare subito di “grattar via il pungiglione con le unghie” perché questo “è attaccato a una minuscola sacca di veleno che ha un odore unico e rilascia ‘feromoni’ che mettono in allarme le api che sono nell’alveare in quanto segnala una situazione di pericolo, attirandole”.
Rimuovere subito i pungiglioni, secondo Thompson, per prima cosa “ridurrà anche la reazione del corpo alle punture perché ridurrà la quantità di veleno che filtra attraverso la pelle”.
Bisogna evitare di pizzicare la pelle durante la rimozione del pungiglione, “così facendo si può rischiare di spremere ulteriormente il sacco e far sì che rilasci ulteriore veleno”.
Nel caso vanno anche usati prodotti per evitare l’anafilassi, per i soggetti allergici, oppure fare degli impacchi freddi o usare creme contro il gonfiore.
In casi estremi, se tutto ciò non dovesse funzionare, e il gonfiore delle parti del corpo che sono state punte dovesse permanere o aumentare, forse sarà meglio rivolgersi ad un Pronto soccorso d’ospedale.
Ma una raccomandazione è d’obbligo e va ribadita: mai perdere il controllo, “mantenere la calma e le distanze” dagli alveari, perché “le api probabilmente non attaccano se non vengono disturbate”.
Il commento
di Carlo Crovella
Un concetto mi ha colpito leggendo questo breve articoletto: le api “attaccano” per difendersi dall’intrusione umana nei loro spazi.
Invadiamo la natura e poi ci sorprendiamo che la Natura si difenda!
Se fossimo più rispettosi, se ci autolimitassimo, se sapessimo davvero rimanere defilati, se non invadessimo in maniera massiccia i loro spazi vitali gli animali (dall’orso al lupo, dalle zecche alle api…) non avrebbero motivo di ribellarsi e farci del male.
Concordo con Crovella ma non per le zecche.