La biodiversità si impara

Il direttore del Parco del Gran Paradiso Bruno Bassano al Festival delle Scienze di Roma: “Non esistono specie diaboliche”.

La biodiversità si impara
(e ci fa capire il nostro ruolo sul Pianeta Terra)
di Mauro Garofalo
(pubblicato su lastampa.it/tuttoscienze il 26 aprile 2023)

Una bambina soffia una bolla di sapone, la trasforma in lampadina: “Eureka!”, un’idea, come la famosa frase attribuita ad Archimede dentro la vasca da bagno: eureka! e non è un caso, forse, che la stessa parola appaia sul sigillo dello Stato della California, che sul motto raffigura, come numi tutelari della conoscenza, la dea Atena e un orso.

Si è appena conclusa la XVIII edizione del Festival delle Scienze Roma, in calendario dal 18 al 23 aprile all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, proprio con l’evocativo titolo, “Immagini” ovvero “Immaginare un mondo diverso”.

Tra i vari speech, uno di particolare attualità “Biodiversità, raccontare la fauna e gli ecosistemi”, al quale ha partecipato in qualità di relatore Bruno Bassano, direttore dell’Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso (pngp.it). Al centro il nostro rapporto con l’ambiente e la natura nelle sue forme più ampie.

La biodiversità è uno dei concetti fondamentali – dice Bassano – Conosciamo solo una parte della diversità biologica e nel nostro parco (su una superficie di 720 mila ettari) finora abbiamo censito solo i vertebrati, ma esiste una dimensione largamente ignorata della biodiversità. Ma – continua il direttore del parco – se ignoriamo la diversità animale, vegetale su un territorio, ignoriamo i rapporti funzionali: se l’equilibrio dell’ambiente è minacciato, viene meno la sopravvivenza di tutte le specie in interazione, è l’essenza stessa di un ecosistema”.

Il Parco opera censimenti da 100 anni. “E da almeno 15 anni cerchiamo di misurare la biodiversità animale (dai ragni allo stambecco, simbolo del Parco). In alcune aree misuriamo regolarmente ogni quattro anni lungo un gradiente altitudinale, così da comprendere il numero e i singoli individui di ogni specie”, oltre ad alcune variabili come la temperatura, l’umidità, l’uso del suolo. “In questo modo – continua Bassano – dimostriamo che il riscaldamento globale in montagna è una questione ancor più seria, a causa dell’abbandono dei terreni a uso agricolo o di pastorizia”.

In questo modo, numeri alla mano, l’Ente Parco è in grado di capire quale può essere la risposta migliore: “C’è bisogno di specifici progetti di educazione ambientale”.

Ne è convinto il direttore: “La cosa che funziona di più è far partecipare i giovani ai meccanismi di controllo e misurazione della natura. Sin da piccoli, ci si rende conto che è sempre sbagliato semplificare”. “Ma” – aggiunge – “se ci metti le mani sopra, comprendi come siano fondamentali anche le più semplici forme di vita”.

È il principio della complessità funzionale. “Quando la farfalla delle Alpi depone le uova sui fiori, queste vengono riconosciute dalle formiche, che le portano dentro il formicaio e le accudiscono come fossero loro”.

Se il numero delle farfalle si riduce, si riduce quello delle formiche. La natura è complessa. “Lo vediamo in questi giorni: quando i toni si esacerbano, viene meno l’elemento della conoscenza ed è così che si creano distorsioni e paure”», dice in riferimento all’orsa JJ4. “L’orso era il padrone di quei territori centinaia di anni fa e i nostri avi facevano piloni votivi per affidare al soprannaturale la propria incolumità”.

Racconta Bassano: “Avevano chiaro il meccanismo delle specie che abitano la montagna, e si mettevano al sicuro”. Oggi, invece, “ci manca il vivere nella natura, il frequentarla, il conoscerla: vi sono specie che sembrano diaboliche, come il lupo, eppure ormai è dimostrato che l’uomo ha compiuto un ‘salto evolutivo’ dopo aver addomesticato il parente prossimo del lupo, il cane”.

Dobbiamo, quindi, toccare con mano, ragionare, confrontare.

Per contrastare l’ottusità della civiltà industriale. L’aspetto più difficile con il quale ci dovremo confrontare da esseri umani sarà quello di capire qual è il nostro ruolo sul pianeta”.

Per questo l’incontro di Roma è stato solo il primo passo: “Il futuro dipende da noi”, come comunicheremo la natura e la biodiversità. I parchi, in questo senso, possono giocare un ruolo strategico.

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