La favola di Fortunata

100 km per ritrovare il gregge. Li ha percorsi una pecora col suo agnellino per raggiungere gli alpeggi in Val Formazza.

La favola di Fortunata
A cura della Redazione ANSA
(pubblicato su ansa.it il 14 agosto 2022)

Ha percorso un centinaio di chilometri insieme al suo agnellino appena nato per ricongiungersi al gregge da cui si era staccata quaranta giorni fa. E il pastore, quando l’ha rivista, passata la sorpresa le ha dato un nome nuovo: Fortunata.

E’ stata fortunata e anche coraggiosa questa pecorella che, un passo alla volta, ha percorso tutto il Piemonte nord-orientale da Gozzano (Novara), dalle parti del lago d’Orta, fino alle montagne della Val Formazza, nel Vco, ultimo lembo d’Italia prima della Svizzera.

La pecora Fortunata e il suo agnellino (da Facebook)

Una transumanza solitaria che, come ha scritto sui social Mauro Morando, lo chef che ha rivelato la vicenda, “Sembra una favola“.
L’altro giorno – racconta l’uomo, che lavora in un ristorante della zona – stavo scendendo verso valle e, lungo la strada, ho incontrato il pastore mentre risaliva insieme alla pecora e all’agnello“.

Il pastore è Ernestino, conduce un gregge composto da un migliaio di capi ed è, come spiega il cuoco, un signore d’altri tempi, un tipo vecchio stampo che non si stacca mai dai suoi animali.

L’inverno lo trascorre a Mortara, nel Pavese, poi muove verso Gozzano. Quindi arriva nel Verbano-Cusio-Ossola e, nei mesi più caldi, sale qui in val Formazza per portare le pecore al pascolo. Fa così da quarant’anni“.

Fortunata, questa volta, a giugno era stata lasciata nel ricovero di Gozzano perché incinta. Ma dopo il parto, non appena il suo agnellino è stato in grado di assestarsi per benino sulle zampette, si è messa in movimento.

Avendo quattro o cinque anni – osserva Morando – nelle scorse estati era già stata in val Formazza. Evidentemente è stata in grado di orientarsi o di ricordare la strada percorsa in passato“.

Il viaggio è durato una quarantina di giorni. Ernestino, adesso, ha sistemato Fortunata e l’agnello (chiamato Fortunato) al sicuro, per fare in modo che si riposino, e ha portato le altre pecore più su, in alpeggio.

Ma tra poco, alla fine di agosto o al massimo entro i primi di settembre, sarà tempo di ripartire verso le pianure perché, spiega Morando, “qui ci sarà la neve e farà troppo freddo“.

Abbiamo tanto da imparare dalla natura – conclude lo chef – Quando vedrete un pastore col suo gregge fategli un inchino perché l’amore che ha per il suo gregge è qualche cosa di indescrivibile“. 

Il commento
di Carlo Crovella
GPS? Telefoni satellitari? Google Maps? Ma fatemi ridere. Il vero senso di orientamento è qualcosa di istintivo che c’è dentro ogni animale che si muove, compresi gli umani. O, meglio, ci sarebbe, perché noi umani lo stiamo perdendo: le app e le altre diavolerie tecnologiche lo stanno estinguendo. Buttiamo via lo smartphone e torniamo a muoverci in montagna affinando due istinti di base: il senso di orientamento e il senso del trascorrere del tempo. Sapere in ogni momento, senza ausilio tecnologico, dov’è il Nord e, più o meno, che ore sono. Questa coppia di base ci aiuterà a muoverci adeguatamente sul terreno, ma, per estensione, in ogni risvolto dell’esistenza.

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