La terra vista dallo spazio è un disastro. Parola di astronauta

Un astronauta francese sui disastri naturali causati dal clima: “Mai visto nulla di simile”.

La terra vista dallo spazio è un disastro. Parola di astronauta
a cura di AGI
(pubblicato su agi.it il 28 ottobre 2021)

Dal suo sedile a 400 chilometri sopra la Terra, l’astronauta francese Thomas Pesquet ha avuto una prospettiva unica sui disastri naturali causati dal clima che hanno colpito il pianeta negli ultimi sei mesi. Pesquet ha recentemente concluso la sua seconda missione alla Stazione Spaziale Internazionale, un’esperienza che gli ha fatto apprezzare la fragilità della Terra come mai prima d’ora. Ha parlato con l’AFP in vista del vertice sul clima delle Nazioni Unite che ha preso il via il 31 ottobre 2021, condividendo le sue speranze e le sue paure per il pianeta.

Quali immagini colpiscono di più? “Le enormi tempeste e gli incendi boschivi. Non ho mai visto niente di simile, fuochi incredibilmente enormi con pennacchi di fumo visibili dallo spazio per giorni e giorni. E’ stato sorprendente pensare all’energia che ha emanato e ai danni che ha causato alle persone abbastanza sfortunate da trovarsi sul suo cammino. Non avevamo mai visto così tante tempeste tropicali estremamente impressionanti: potevi praticamente vedere nell’occhio del ciclone. Sono muri di nuvole con un potere fenomenale, che arrivano sempre più spesso e causano sempre più distruzione“.

Vedere il pianeta dalla finestra della tua navicella spaziale ti fa pensare – aggiunge – vedere la fragilità dell’atmosfera, quella bolla sottile che rende possibile la vita nel vuoto dello spazio, quell’oasi incredibile, ti cambia la vita. Quando vedi cambiamenti a lungo termine – a volte hai bisogno di più di cinque anni per vederli – non puoi fare a meno di sentirti preoccupato. Ecco perché sono diventato un ambasciatore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura e un sostenitore di molte cause ambientali“.

Preoccupa l’idea che potremmo non riuscire a raggiungere un accordo a livello internazionale e che le preoccupazioni economiche prevalgano su quelle ambientali. E’ un approccio completamente miope. A lungo termine, i profitti sono direttamente minacciati dal cambiamento climatico.

Quando vedi la Grande Barriera Corallina non inclusa nell’elenco dei siti in pericolo a causa della pressione del governo australiano, pensi che le priorità siano sbagliate e che siamo nei guai. La prima cosa da fare è ascoltare gli esperti che hanno dedicato la loro vita a fornire soluzioni a livello locale, regionale, nazionale e globale. Dobbiamo cercare di mettere in atto soluzioni. Il compito più urgente è decarbonizzare. Devi dare la priorità alle rinnovabili e all’energia senza emissioni di carbonio. E ciò richiede misure restrittive e impegni internazionali di cui i paesi possono essere ritenuti responsabili. Questo è il significato della COP26“. 

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