di Davide Scaricabarozzi
(dal suo profilo fb, 17 marzo 2024)
Ogni istante delle nostre vite è soggetto a scelte.
Andare a comprare il pane è uno scontato privilegio, possiamo addirittura scegliere da quale panettiere andare.
Una volta lì, prendiamo in considerazione in quale maniera rivolgerci alla persona che sta dietro il banco; questa poco calcolata decisone attinge la sua ragione da svariati fattori, in questo caso tutti endogeni: educazione, umore, cultura e rispetto per la persona che sta esercitando la sua professione.
Dammi due francesini.
Vorrei due francesini.
Per favore, vorrei due francesini.
Naturalmente le tre modalità vanno verso un’identica intenzione, la formulazione della richiesta fa la differenza e diventa determinante per un gradevole, sebbene spicciolo, momento di interscambio dove ognuno trova una dimensione decorosa e ragionevolmente appagante.
Per certi versi è politica.
Invece dover scegliere quali di due mali potrebbe essere il minore è una prova difficile che spalanca la porta sempre socchiusa adducente a un futuro speranzoso ma del quale bisogna forse accontentarsi.
Un altro conto invece è dover scegliere davvero tra due mali, dove il peggiore potrebbe essere la morte e il minore condurre lungo il medesimo sentiero.
È chiaro che qui le sfumature, per così dire, giocano un ruolo essenziale.
Aggiungo, contraddicendomi, che in simili casi le sfumature non esistono, queste rimangono a esclusivo appannaggio di questioni minori non legate alla sopravvivenza che lasciano tutto il tempo per riflettere perché lontane dalla paura.
La parola chiave è paura.
Tutti l’abbiamo provata, alcuni più di altri e ognuno per la propria soglia di sopportazione che a sua volta è assoggettata alla personale esperienza, istruzione, usi, costumi e bolla di comfort.
Nelle mie esperienze alpinistiche de serie B in diversi momenti mi sono trovato di fronte alla decisione (insostenibile) di restare su due minuscoli appoggi o dover azzardare un altro passo fortemente incerto.
Va da sé che stare sul posto, alla lunga mi avrebbe fatto inevitabilmente cadere, con le relative conseguenze, dall’altra parte tentare il passo successivo mi avrebbe consentito di raggiungere una posizione migliore e poter (probabilmente) progredire.
Ho provato paura? Sì.
Ero sicuro del buon risultato? No
Tra due mali ho scelto il minore? Sì.
Ho scelto e mi è andata bene.
Qui non c’è dramma, si tratta di un gioco e la scelta di impegolarsi in quella situazione è stata fatta a monte per (probabilmente) aumentare un’autostima scricchiolante.
Quindi di fondo c’è del dolo, perché se mi posso permettere di mettere a rischio la mia incolumità è chiaro che ho tempo da perdere, eventualmente riempire dei vuoti o ancor meglio riempire ulteriormente dei “pieni”.
Non esiste necessità alcuna per questo.
Il registro cambia radicalmente in altre situazioni dove la vita viene messa a rischio da accadimenti imponderabili e devastanti: malattie, guerre, carestie, fame e cataclismi.
Se non ti curi muori, la terapia potrebbe comunque ucciderti. Accetti il rischio?
Se rimani nel tuo paese molto probabilmente finirai ammazzato assieme ai tuoi cari, potresti comunque scappare il che non garantirà la sopravvivenza a nessuno. Accetti il rischio?
Lo stesso ragionamento vale per gli altri tre punti: carestia, fame e cataclismi.
Nonostante conosca bene l’alternativa terapeutica alla malattia mortale, quello che mi fa peggio sono le scelte di quei miserabili che diventano profughi, spesso salendo su barche destinate troppo spesso ad affondare.
Dove i corpi di chi muore per sete e sfinimento vengono gettati in un mare che d’accogliente ha solo un’inconsapevole pietà.
Capite che quando un bambino di dieci anni dice che non sa dove sia la sua sorellina, che forse di notte l’hanno buttata in mare; oppure una mamma, un papà che cercano i loro bambini ormai in pasto ai pesci e ancora gli strazi di chi cerca qualcuno che mai troveranno; beh, qui finisce ogni retorica.
Se questo era il minore dei mali figuratevi l’altro.
Qui non c’è politica.
Che ne sappiamo noi?
Io farò un passo indietro.
Finisco consigliandovi di abbracciare idealmente ‘sti poveretti come se fossero i vostri figli, i vostri fratellini o i vostri genitori.
O come se foste voi al posto loro.
PS
Non rompetemi i coglioni che questo non è buonismo.
PS bis
La foto è di una felice ragazza su una barca in mezzo al lago che non è affondata ma che conosce bene quale sia il minore dei mali (in stile fortunatamente occidentale).