di Emilio Previtali
(dal suo profilo fb, 17 febbraio 2023)
Ho una netta predilezione per le stazioni di sci piccole e fuori mano, quelle un po’ sfigate in cui il confine tra pista e fuoripista è a volte inesistente. Non mi piacciono le stazioni di sci nelle quali l’esperienza dello sci è una specie di percorso obbligato dentro a un parco tematico, quelle in cui lo sciatore è pensato come un pollo in batteria e dove tutto è perfettamente programmato, organizzato e gestito.
Mi piacciono le stazioni di sci un po’ scalcagnate, quelle che per rimanere aperte devono lottare, quelle in cui la neve la fa da padrona sia quando c’è, che quando non c’è. Mi piace sciare dove raggiungere l’inizio della discesa, comunque tu lo riesca a fare, è un’avventura.
A volte anche riuscire a tenere aperto un impianto di risalita, battere una pista, è una vera e propria sfida. Il tipo di sci che piace a me è quello in cui la risalita a monte, comunque la si riesca a fare, è un vero e proprio viaggio pieno di sorprese. A me piacciono, le sorprese.
Forse il modo per conservare accesa la fiamma della passione per lo sci è proprio questa, quella di pensare alla possibilità di sciare come un privilegio e una botta di culo, e non come un diritto che si acquisisce pagando lo skipass.
Degno di nota.