Atleta, guida alpina e donna. Sono questi gli abiti indossati dalla giovane torinese che, giorno dopo giorno, ricerca il compromesso tra i suoi diversi “essere” alla ricerca di un sereno equilibrio.
Le tre facce di Federica Mingolla
di Sara Canali
Trovare un punto di incontro tra chi siamo e cosa facciamo è compito arduo. Spesso i due aspetti si intrecciano, sovrappongono, soprattutto quando un lavoro è prima di tutto una passione. Così succede a Federica Mingolla che, oltre a far parte del team Salewa People, veste gli abiti dell’atleta professionista, della guida alpina e della giovane donna curiosa in una sorta di stratificazione a cipolla che è difficile da diversificare.
Ma Federica è e fa tutto questo e ciò è possibile grazie alla sua capacità di adattamento e flessibilità mentale. Ovviamente la versatilità non è priva di chiaroscuri e richiede una buona dose di compromessi, una parola che fa parte della vita di ognuno in diversi ambiti della nostra vita. Si parla di compromesso nelle relazioni, nel lavoro, in famiglia. Per alcuni significa snaturare il proprio animo a favore di cose o persone che non ci rappresentano nella nostra interezza, mentre per altri è avvicinarsi al prossimo; una parola densa, che richiama umanità e che smussa le differenze. Per “il bene di chi” o “in nome di che cosa” vogliamo utilizzare il nostro tempo, le nostre forze, le nostre risorse? L’arte del compromesso è più facile a dirsi che a farsi.

Atleta
Anche essere un’atleta professionista nel mondo della montagna è il risultato di una serie di patti con la propria vita, con gli impegni e con la società, ma soprattutto la ricerca di un equilibrio tra voglia di avventura, paura, meraviglia e felicità. Significa poi trovare un punto di incontro tra fatica e bellezza.
“L’allenamento cambia a seconda della stagione”, racconta Federica. “Di fatto in estate scalo molto su roccia e passo la maggior parte del mio tempo in montagna, perciò non ho bisogno di ulteriori allenamenti. In inverno invece mi rinchiudo costantemente in palestra per mettere una buona base per la stagione successiva. Questo per quanto riguarda l’arrampicata, il resto del tempo invece lo passo a sciare o fare cascate di ghiaccio. Cerco e voglio annoiarmi il meno possibile”.
Fare la professionista per più tempo possibile implica credersi e costruire le condizioni necessarie per riuscirci, a livello di tempo e disponibilità economiche, ma anche il diventare dei comunicatori, seguendo l’idea che se non la si racconta, anche l’impresa più incredibile è come se non esistesse. Spiegare cosa si fa e perché lo si fa è compito arduo, perché la conquista dell’effimero, come la vetta di una montagna, non viene sempre compresa.

Guida alpina
Essere guida alpina significa due cose: essere esposto al pericolo e responsabile per la sicurezza altrui. Per Federica, significa anche insegnare la montagna a chi la montagna non la conosce. Un mestiere che richiede pazienza, impegno e costanza, ma che in cambio può dare immense soddisfazioni. Permette addirittura, a volte, di unire vita privata e professionale, portando in quota persone care, amici, conoscenti. Ovviamente è un aspetto che si interseca con quello del suo essere atleta, come abbiamo detto.
“Mi impegno nell’incastrare tutto in modo tale da riuscire a fare più cose nello stesso giorno, comprese le faccende domestiche, la spesa, fare svagare il cane, lavorare al pc. In sostanza cerco di pianificare la settimana al mio meglio, per far combaciare le cose tra loro e, soprattutto, anche per far felici le persone a me vicine. Trovare la cosiddetta via d mezzo è una sfida che si ripete giorno dopo giorno: alcuni giorni si vince, altri si perde”.
Anche l’alimentazione, del corpo quanto della mente, da questo punto di vista gioca un ruolo importante. “Siamo quello che mangiamo, si dice. Mamma me lo ha insegnato presto e con cognizione di causa dal momento che è dietista esperta in materia di alimentazione. Non seguo una dieta precisa, ma mangio bene, evito i cibi confezionati e non mi abbuffo (anche perché non ne sento il bisogno se mangio di frequente). Da un po’ di tempo pratico 30/40 minuti di yoga al giorno, e la mia salute mentale ringrazia”.

Donna
“La montagna dà, la montagna prende”. Seguendo questa realtà, Federica ha bisogno ogni tanto di distaccarsene per trovare il tempo per se stessa.
“La felicità è difficile da guadagnare e non è eterna. Forse è per questo che tendiamo ad avvicinarci. Come tanti, anche io non posso certo dire di essere felice tutti i giorni della mia vita, nonostante faccia ciò che ho scelto, ma faccio ogni giorno delle scelte per avvicinarmi a quella felicità che cerco. È qualcosa che amo, che sento, che mi aiuta a tirare fuori il mio meglio. Per raggiungere la felicità è necessario fare dei compromessi. Alle volte seguo totalmente il mio istinto e spesso combino dei grandi casini perché non rifletto troppo sulle cose“.


“Altre volte invece mi impegno a zittire la mia vena iperattiva per darmi il tempo di pensare. Il compromesso per me è qualcosa che ancora non ho raggiunto. Non posso dire di esserci riuscita pienamente perché, finora, ne ho fatti ben pochi. Però sono fiduciosa sul fatto che imparerò a farli, a bilanciare le cose e trovare il mio equilibrio, perché una vita senza compromessi può portarti a essere un’isola in mezzo al mare. E questo non fa certo per me. È giusto ed è naturale che ci apriamo al mondo e alle persone che ci amano. Il compromesso per me è questo: fare ciò che amo senza tralasciare le persone che mi vogliono bene e in qualche modo hanno bisogno di me (e io di loro)”.
È forse questo il più importante, l’unico compromesso che conta?
“Io credo di sì”.
Oh madonna! Quante complicazioni.
Il personaggio “Federica” è ben rappresentato nel suo libro: FRAGILE COME LA ROCCIA.
Tra gli ultimi libri di montagna che ho letto certamente tra quelli che mi sono piaciuti di più.
Penso che Federica sia una super professionista, bravissima con prestazioni complessIve da fuoriclasse. E ha tutta la mia considerazione per essere una super scalatrice avendo mantenuto un fisico leggero, alla faccia di chi oggi predica ipertrofia muscolare anche per la scalata. Ma questa intervista e’ davvero povera…. Mi spiace dirlo. Federica merita di più. Mi sembra che sia uscito un suo libro che voglio comprare. Fa parte dei bravi, anzi nel suo caso bravissimi alpinisti piemontesi, sempre in gara con quelli genovesi….
Restano punti fissi e sicuramente meritori tutti gli aspetti di Mingolla come persona e atleta ma il credere che si possa vivere di quest’ultima
“seguendo l’idea che se non la si racconta, anche l’impresa più incredibile è come se non esiste”, lo trovo una boiata pazzesca!
Perché significa il ritrovarsi a seguire il gioco delle aziende esattamente come loro lo desiderano in maniera routinaria e senza originalità. Senza essere realmente se stessi ma essendo come l’azienda che ti sponsorizza vuole che tu sia.
Invece, penso che la vera dimensione dell’atleta sponsorizzato sia quella in cui l’atleta fa quello che vuole e come vuole al punto da suscitare interesse in aziende che vogliono avere quell’immagine originale e non “assumendo” squadre di manovali dell’outdoor da usare come specchietto per le allodole davanti agli eserciti di fruitori domenicali.
Se hai qualcosa da dire (e Federica ne ha!) , vattene per la tua strada e vedrai che se quello che fai viene dal tuo cuore e c’è chi lo nota, saranno gli sponsor a cercarti e tu non dovrai fare la macchietta a comando ma potrai fare tutto quello che vuoi, come vuoi e quando vuoi. Dovranno essere gli sponsor ad adattarsi a te e non viceversa.
E vedrai che quello che fai ti riempirà tutti i sentimenti, incluso l’egoismo e avrà valore assoluto e non solo dopo averlo raccontato.
Poi fai un po’ come vuoi.