La storia degli impianti sciistici delle Valli di Lanzo diventa un libro. “Nevi perdute”, curato da Aldo Audisio, è la nuova uscita editoriale della Società storica delle Valli di Lanzo, che racconta le vicende riguardanti 70 impianti di risalita localizzati in dieci Comuni. E’ stato presentato sabato 14 gennaio 2023 a Usseglio – Pian Benot.
Nevi perdute
a cura della Redazione de Lo Scarpone
(pubblicato su loscarpone.cai.it il 10 gennaio 2023)
Si intitola Nevi perdute. Scenari sciistici delle Valli di Lanzo il nuovo libro della Società storica delle Valli di Lanzo, frutto di un lungo lavoro curato da Aldo Audisio (presidente della Società dal 1978 al 1994 e attuale presidente onorario, nonché direttore del Museo Nazionale della Montagna di Torino dal 1978 al 2018).
Impianti realizzati, ricostruiti, spostati, modificati o abbandonati
Composta da tredici contributi e un’appendice, scritti da Audisio e altri otto autori, l’opera racconta la storia di circa 70 impianti di risalita (seggiovie e sciovie di ogni tipo) – realizzati, ricostruiti, spostati, modificati o abbandonati – localizzati in 10 comuni, con i dati tecnici (e di funzionamento) raccolti in specifici prospetti.
«Sono vicende recenti delle nostre valli, sono sogni di abitanti locali e di villeggianti che hanno creduto nei loro progetti, che hanno combattuto confrontandosi con la quotidianità della gestione e con la cronica (e sempre evidente) carenza di precipitazioni, sono avventure, positive o difficili, di tante persone che hanno scritto con il loro impegno tante storie», annota il curatore Audisio.
Michele Vietti, presidente della Società storica delle Valli di Lanzo aggiunge:
«Si tratta di eventi che hanno segnato la storia locale e che hanno comportato profusione di risorse economiche e personali, passioni, iniziative imprenditoriali e valorizzazioni del territorio».
La vita del territorio
Parallelamente, viene ampiamente ricordata l’attività sportiva e agonistica, con continui riferimenti a spunti di vita quotidiana. Come sottolinea il presidente Vietti:
«agli autori del volume va il merito di aver parlato del territorio e di averlo fatto parlare, di aver dotato il volume di un apparato iconografico consistente e largamente inedito, di aver approcciato il tema con un taglio nuovo, che proietta la valenza storica dello studio nel contemporaneo e nella dimensione locale».
Il volume, ampiamente aperto al contemporaneo, non ipotizza soluzioni finali. Non era questa la missione del progetto. La conclusione, come riepiloga Audisio, resta aperta.
«Non c’è più spazio per avventurarsi oltre in “altri” scenari. A questo punto, dobbiamo solo pensare al futuro, un domani tutto da costruire su nuove basi. Poiché non esiste mai una conclusione, ma solo l’inizio di qualcos’altro».
Presentazione a Usseglio – Pian Benot
Il libro consta di 288 pagine, con 225 illustrazioni in bianco/nero e a colori, provenienti da 50 archivi/collezioni, e 100 testimoni informatori che hanno aggiunto i loro “ricordi” per completare e rendere più vive le vicende narrate: rappresenta uno sforzo importante e innovativo nel panorama editoriale della Società Storica delle Valli di Lanzo.
La presentazione al pubblico si è tenuta sabato 14 gennaio 2023 alle ore 16 nelle sale dell’Albergo-Ristorante Nei e Soleil a Usseglio – Pian Benot, cuore della stazione che quest’anno compie cinquant’anni di ininterrotta attività. E’ stato illustrato da Leonardo Bizzaro (per decenni giornalista del quotidiano La Repubblica e storico dello sci) e Gianni Giacomino (cronista de La Stampa e del settimanale locale Il Risveglio).
Il commento
di Carlo Crovella
L’andamento climatologico (e di conseguenza nivologico) è impietoso: ormai si scia bene, si fa per dire, solo dai 2000 m in su e fra non molto si scierà solo dai 2500 in su e poi dai 3000 in su… Ciò corrisponde alla condanna a morte delle piccole stazioni sciistiche a basse quote: una lacrimuccia di nostalgia ce la innescano, perché è in questi contesti apparentemente modesti, decisamente famigliari, fuori dai riflettori della ribalta sciistica che molti di noi hanno trascorso intense giornate di sci negli anni ’60 e ’70. Molto fuoripista era a disposizione, sia per l’allora abbondante innevamento sia per la mentalità dominante che non puntava a soggiogare ogni angolo della montagna pur di avere un tracciato in più, un impianto in più. Era quella la vera libertà dello sci, non la abbondanza incontenibile dei mega comprensori. Le condizioni attuali e soprattutto prospettiche del quadro nivologico non consentono più la sopravvivenza di queste particolari stazioni, ma il loro modello organizzativo (le “stazioni leggere”) sembra volersi proporre come l’unica alternativa sostenibile per la sopravvivenza dello sci di discesa.