Sicilia, ultima per foreste e prima per roghi

Nel 2023 in Sicilia sono andati in fumo 50 mila ettari di macchia mediterranea. L’isola è ultima per copertura forestale, ma prima per le superfici coperte dal fuoco.

Sicilia, ultima per foreste e prima per roghi
a cura della Redazione di tp24.it
(pubblicato su tp24.it del 27 dicembre 2023 e su tp24.it del 28 dicembre 2023)

E’ il dato che emerge dal dossier del WWF Sicilia: Incendi vs Forestazione. Un report ricco di considerazioni, dati, analisi, su come si è arrivati ad avere un’isola perennemente minacciata e devastata dal fuoco e sui punti deboli del contrasto ai roghi. Si fa presto a parlare di emergenza, ma ormai nelle estati siciliane i roghi sono la normalità. Una normalità che spazza via migliaia di ettari di verde.

Ci sono considerazioni nette, nel report. «Il ‘sistema antincendio boschivo’ è diventato una ghiotta opportunità per utilizzare, in un continuo clima emergenziale, ingenti risorse economiche, portatrici di tutele clientelari, sprechi e assistenzialismo, senza alcuna programmazione e controllo. I danni causati da questo sistema sono incalcolabili e non si limitano solo a quelli dell’incendio. La mancanza di interventi di forestazione, per la carenza di risorse economiche appannaggio dell’antincendio, ha depauperato il patrimonio forestale che non è così riuscito a far crescere la sua funzione ambientale e sociale».

Il dossier del WWF parte proprio dalle politiche di forestazione dell’isola nel corso dei decenni. Parla di cambiamento climatico secondo l’obiettivo di forestazione della Comunità Europea, spiegando, per esempio, la funzione degli inventari forestali e le anomalie siciliane, ma anche cosa vuol dire oggi «sistema antincendio siciliano».

Con il referente regionale del WWF, Pietro Ciulla, avevamo parlato in estate, proprio in seguito agli incendi devastanti di luglio, e ci aveva spiegato perchè non si tratta di una emergenza. 

Rimboschimento fermo
Il WWF fa notare come negli ultimi decenni le politiche di forestazione in Sicilia siano praticamente ferme.
Un impulso significativo ai rimboschimenti per la difesa del suolo si è avuto solo nel primo trentennio del dopoguerra, cui ha fatto seguito un rallentamento e successivamente una stasi che continua ancora fino ad oggi”, si legge nel dossier “… A seguito della stasi dei rimboschimenti, nessuna iniziativa è stata adottata per impegnare i contingenti di lavoratori forestali in una efficace politica di manutenzione e messa in sicurezza delle nuove aree forestate”.

La consistenza degli operai forestali a tempo determinato, originariamente dimensionata per soddisfare un obiettivo sociale/ambientale, è cresciuta progressivamente, svuotandosi di professionalità, per soddisfare principalmente “obiettivi politici”, passando dai 15.000 del 1996 ai 30.000 del 2010 con la generosa presidenza Cuffaro, per ridursi ai 20.000 del 2020 ed ai 17.000 attuali.

Cambiamento climatico
Gli effetti del cambiamento climatico li stiamo toccando con mano. L’aumento delle temperature sta modificando i modelli meteorologici e sconvolgendo il normale equilibrio della natura”, rileva il WWF. Per l’associazione ambientalista “per contrastare il cambiamento climatico e fruire dei servizi ecosistemici dobbiamo far crescere e curare le nostre foreste. L’attuale copertura forestale in Europa è del 43,5%, in Italia del 38%, ma non basta. La Comunità Europea ha fissato come obiettivo la crescita e protezione del patrimonio naturale con la piantumazione di 3 miliardi di alberi entro il 2030.
L’obiettivo EU della crescita della forestazione è rivolto a quei territori che sono rimasti indietro. Tra questi c’è la Sicilia, ma le istituzioni regionali continuano ad ignorare questo fondamentale obiettivo. La forestazione è ormai ferma da anni, i vivai forestali non sono più operativi ed il Piano Forestale Regionale 2021-2025 non fornisce, nelle sue 513 pagine, alcuna pianificazione forestale
”.

Le cause degli incendi
Le cause dolose pesano il 78%, quelle dubbie in buona parte riconducibili a quelle dolose il 20%, altre cause 2%.
Il WWF parla di incendi “dimostrativi”. Si tratta di incendi dolosi di notevole portata che interessano territori anche diversi, che si sviluppano contemporaneamente nelle ore serali, in giornate con vento di scirocco con raffiche superiori a 30 nodi e con temperature superiori a 35°, che lasciano presupporre una perfetta conoscenza dei luoghi ed una organizzazione capillare da parte di professionisti. La finalità sistematica di questa azione è chiara: nelle ore serali è inibita l’azione dei Canadair e per il forte vento le fiamme si diffondono rapidamente, superando facilmente le fasce parafuoco e divenendo così inarrestabili e devastanti. E’ quello che è successo con gli incendi degli ultimi anni e di questa estate 2023 (24 luglio e 22 settembre) alla Moarda, Zingaro, basse Madonie, monti della Conca d’Oro, Segesta, ecc.

C’è una mano che appicca il fuoco, ma questa difficilmente potrà essere trovata. Usando un eufemismo, bisogna capire quale è il malessere sociale che ha spinto quella mano o, per essere ancora più espliciti, quale è l’interesse criminale dell’incendiario e chi è l’interlocutore a cui è rivolto l’avvertimento”.
Per il WWF gli incendi di questa estate sono stati l’ennesima conferma che ”gli incendi dimostrativi sono inarrestabili e che non c’è alcun meccanismo di prevenzione o di estinzione in grado di fermarli. E’ pertanto più che evidente che non è aumentando i costi di prevenzione ed estinzione che si riusciranno a fermare”.
L’organizzazione è convinta che “gli investimenti alla cieca, senza avere capito il fenomeno della forestazione e degli incendi, senza avere costruito un meccanismo di difesa del bosco, sono inutili”.

E non è aumentando i costi di prevenzione ed estinzione che si riusciranno a fermare. E’ quello che sottolinea il WWF nel dossier sugli incendi in Sicilia puntando non solo ad analizzare il fenomeno (non chiamiamola emergenza, non lo è) ma anche ad analizzare le contromisure, le decisioni prese dalla politica, e le possibili soluzioni.

Un dato è chiaro per il WWF, le risorse sono impiegate male. E soprattutto c’è una logica al contrario, più incendi più risorse in ottica emergenziale. Ma il sistema non va bene.

Di chi sono le responsabilità?
Per il WWF il problema è alla base, alle politiche di rimboschimento. A quello che la politica ha fatto negli anni. Nel report si mette in evidenza il ruolo determinante della politica siciliana, vecchia nuova e di tutti i colori, che “ha sostituito progressivamente la funzione sociale/ambientale dei rimboschimenti del secondo dopoguerra, con la funzione clientelare/assistenziale del sistema antincendio”.
Il cliché è rimasto sempre lo stesso. Sono gli incendi a fare piovere risorse per pagare le campagne antincendio dei forestali, i costi del volontariato della protezione civile, le strutture regionali inefficienti e sovradimensionate, i canadair, gli elicotteri, i droni, i mezzi ordinari e speciali per l’estinzione, ecc., in un continuo crescendo, più incendi, più risorse”, si legge nel report.
In questo contesto l’incendio ha perso la sua connotazione di evento eccezionale, diventando un fatto di ordinaria normalità”, sottolinea l’organizzazione.

In una giornata con vento di scirocco e temperature elevate, sappiamo già che il rombo che sentiamo sulle nostre teste è quello dei Canadair. Ed anche se tutto brucia, per le istituzioni regionali “il fuoco non brucia e le foreste crescono prosperose”.
I portatori di interessi associati agli incendi sono tanti e sono quindi tante e distribuite le responsabilità, che non possono ricadere sul piromane di turno. Chi appicca il fuoco ha il suo livello di responsabilità, ma è comunque una responsabilità che possiamo definire secondaria perché l’incendio dimostrativo inarrestabile fa parte di una perfetta pianificazione da parte di un sistema. Per il WWF “la responsabilità primaria ricade sulla politica siciliana che, da decenni, ha consentito che il sistema antincendio prosperasse, senza avere il coraggio e la capacità di cambiare e di abbandonare i suoi dannosi meccanismi clientelari ed assistenziali”.

Canadair ad occhi chiusi?
Il WWF fa l’esempio dei mezzi, come Canadair, usati male. E lo fa prendendo come riferimento i giorni catastrofici di luglio, in Sicilia, e nel Palermitano, in particolare.
Le particolari condizioni ambientali nei giorni dal 24 al 27 luglio 2023, con temperature superiori a 40° e vento superiore a 30 nodi, hanno reso i roghi appiccati a tutte le alture della Conca d’Oro inarrestabili. Gli incendi sono stati appiccati nelle ore serali del 24 luglio, impedendo gli interventi dei Canadair, efficaci nella fase iniziale dell’incendio. Nei giorni successivi Canadair ed elicotteri hanno operato con continuità per l’intera giornata, senza però riuscire a fermare i roghi che hanno interessato principalmente residui di aree boschive con elevata incidenza di prateria ad ampelodesma, l’area boschiva ancora integra di monte Billiemi e l’area della RAP con interessamento della vasca 4, con pesanti riflessi per l’inquinamento nei quartieri dell’area ovest della città. Gli incendi, proprio per il loro carattere dimostrativo, hanno interessato tutti i versanti delle alture che guardano la Conca D’Oro e sono stati devastanti”.

Il WWF osserva che “se l’incendio procede in maniera inarrestabile il D.O.S. (direttore operazioni spegnimento) cosa fa? C’è una valutazione costi/benefici dell’intervento? Negli incendi in questione questa valutazione non c’è stata: Canadair ed elicotteri hanno continuato a fare lanci per intere giornate, dall’alba al tramonto senza ottenere risultati. Con una attenta valutazione costi/benefici, con conseguente definizione delle priorità, si sarebbero potuti concentrare gli interventi sull’area boschiva integra di monte Billiemi e sull’attigua e strategica discarica RAP, che ha continuato a bruciare nei giorni successivi rendendo necessari ulteriori lanci”.

Soluzioni per il cambiamento
Quali soluzioni, allora? Per il WWF “se vogliamo restituire dignità al patrimonio ambientale della nostra isola bisognerà cancellare i gravi errori della politica, restituendo al sistema antincendio il suo ruolo funzionale di supporto alla forestazione, cancellando gli interessi clientelari e assistenziali”.
Ma non basta. Bisognerà anche porre fine allo sperpero attraverso una gestione ottimale delle risorse. Il WWF, in particolare, propone la creazione di una unica struttura – snella, essenziale ed efficiente – che governi, con unica regia e unico portafoglio, il patrimonio forestale siciliano. E poi: “Cambiamento degli obiettivi: dall’antincendio alla forestazione; Adozione del Sistema di Budgeting, con visibilità totale dei costi e dei risultati verso gli obiettivi; Innalzamento del livello qualitativo del personale del sistema forestale formato da professionisti, selezionati da entità lontane dalla politica, ben motivati, fidelizzati e ben remunerati; Assunzione di responsabilità da parte delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, con l’avvio di efficaci interventi di intelligence per monitorare a fondo e continuamente il fenomeno degli incendi e delle aggressione alle aree boschive in genere e per potere adottare efficaci politiche contrasto nei confronti degli irriducibili del vecchio sistema”.

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3 Comments

  1. says: Carlo Crovella

    Come in ogni aspetto dell’esistenza su questo pianeta, la criticità più negativa è costituita dalla natura umana. Se ci sono meno foreste (di altre regioni) e più roghi, questi non possono che esser stati appiccati da umani. L’unica speranza è che qualche rogo sfugga di mano ai suoi “appiccatori” e li coinvolga. Magari, dopo un po’, i roghi non si innescheranno più… (vale per ogni regione, ovviamente).

  2. says: Alberto Benassi

    Con il cambiamento cliamtico in atto e la progressiva desertificazione verso cu stiamo andando, questi signori incendiari che sono contro le foreste, i boschi e il verde in genere, comes e fosse un male, se ne accorgeranno cosa accadrà . La pagheranno anche loro, chi li protegge e chi non fa nulla per fermarli.

  3. says: grazia

    Il 25 luglio 2023 è stato un giorno davvero infernale in cui è stato chiaro come le istituzioni siano assenti per proteggere e salvare e come i roghi siano sempre appiccati e controllati.

    Ad aggravare la situazione, è mancata acqua ed elettricità per diversi giorni in varie aree dell’isola.

    Ad amplificare la gravità, i media hanno contribuito pesantemente parlando per una settimana intera di quell’unico giorno di fuoco, facendo così credere ai turisti che non fosse possible arrivare e permanere (gli incendi hanno coinvolto anche gli aeroporti di Catania e Palermo), dando luogo a infinite cancellazioni.

    Fortunatamente si stanno costituendo diversi gruppi che si stanno auto-formando per sorvegliare e intervenire.

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