Corno Stella

Dopo il Caire di Cougourda (Vertical n. 122), Patrick Berhault continuò la sua saga di montagne ingiustamente dimenticate. Nel cuore del selvaggio massiccio dell’Argentera, si erge una vetta simile a un’immensa lama di coltello e ornata da un nome poetico: il Corno Stella. Più di ottanta vie antiche o moderne lo percorrono, offrendo un paradiso che non è artificiale.

Corno Stella
di Patrick Berhault
(pubblicato su Vertical, gen-feb 2000)

[…] Victor Spitalieri de Cessole stava esplorando con le sue guide il Corno Stella. Le guide del cavalier de Cessole, Andrea Ghigo e Jean Plent, da un ripiano erboso raggiunto il 21 agosto 1903, poterono finalmente individuare un possibile itinerario per vincere la “Roccia Inaccessibile”. Videro infatti la parete da una nuova angolazione e immaginarono una possibilità di salita. Volevano andare fino in fondo! Victor de Cessole “facendo il sacrificio della giornata in anticipo, li autorizzò ad effettuare una breve ricognizione sulle prime rocce “. Al termine di questa ricerca, decisero di intraprendere il giorno successivo, insieme, questa incredibile salita”.Ed è così che la salita della punta Ghigo, dopo averci condotti sulla via della Brèche du Corno Stella, si è interrotta ma ci fece vedere quello che nessuno di noi aveva neppure osato sperare (Victor de Cessole in La Suisse niçoise)».

Patrick si muove su Ritorno al futuro, ED + 7b (6c obbligatorio). Una via che, nonostante la sua difficoltà, ha già visto una salita invernale il 1° marzo 1997… Possiamo immaginare il peggio!

La prima salita del Corno Stella fu senza dubbio tra le più difficili effettuate in quel momento nelle Alpi Occidentali. Considerata la più severa delle Alpi Marittime, massiccio in cui si è avuto l’inizio delle grandi salite, ha avuto un enorme impatto. Victor de Cessole riteneva che fosse il coronamento della sua lunga carriera: “Non ricordo di aver mai affrontato un passaggio così difficile sulle Alpi, gli si può senza dubbio attribuire il nome di ‘brutto passo’…“.

Dal punto di vista tecnico il merito va principalmente a Jean Plent che per primo ha salito il “Mauvais Pas” (una grande placca molto ripida, alta 22 m). Prima di impegnarvisi, considerando i rischi troppo grandi per i suoi compagni, prese la decisione di portare su la corda senza un nodo vero e proprio, in modo da non coinvolgerli in caso di una sua caduta. Allorché si rese conto che il più era fatto, Plent urlò la famosa frase: “Povero Corno, questa volta te l’abbiamo fatta!”.

Discesa di grande ambiente sulla via Campia, dove si possono fare tre doppie da 50 m o sei da 25 m. Aperta il 15 luglio 1945 da Matteo Campia, Gianni Ellena e Roberto Nervo, questa via classificata TD è una classica consigliatissima vista la qualità della sua arrampicata su una bella roccia compatta. 450 m superbi…

Con scarpe chiodate ma senza chiodi
Per la sua classe e il suo coraggio, Plent era diventato la guida preferita di Victor de Cessole. Con lui ha condiviso quasi tutta la sua attività alpinistica, portando a termine con successo molte prime dopo averlo visto fare il “mauvais pas”. De Cessole dirà di lui: “Jean Plent è stato meraviglioso per coraggio e abilità. Stavo per dire audacia”.

Il 10 settembre dello stesso anno, in compagnia delle stesse guide, il nizzardo Louis Maubert effettua la seconda salita. Tornerà anche particolarmente “commosso” e parlerà di Jean Plent negli stessi termini: “Questa guida deve aver mostrato un coraggio sovrumano per osare affrontare questo passaggio, senza sapere cosa avrebbe trovato oltre quel pezzo di parete e come avrebbe potuto riscendere in caso d’insuccesso”. Quel giorno, senza chiodi e con scarpe chiodate, si raggiunsero i limiti dell’arrampicata e poi ci volle un quarto di secolo d’evoluzione delle attrezzature per assistere a salite più difficili. Al Corno Stella Plent ha mostrato anche una grande intuizione. Il tracciato seguito è elegante e molto logico, insinuandosi abilmente tra le placche lisce e i muretti verticali e strapiombanti e trovando le linee di minor resistenza. Di tutte le varianti, l’unica “valida” sembra essere quella disegnata nel 1923 dalla cordata Bosio-Bordone. Questo percorso, ancora considerato tra quelli di media difficoltà come uno dei più sostenuti della zona, rimarrà per quasi un quarto di secolo l’unica via di accesso al Corno Stella. Non è il più facile oggi: lo spigolo nord-ovest, salito nel 1927, è sicuramente più ripido e imponente, ma è anche più dotato di appigli e quindi più facile da padroneggiare, oggi molto più frequentato e considerato la vera via normale. Molto spesso viene comunque utilizzata la via De Cessole. Tutta la sua scalata è classificata D e il “mauvais pas”, salito da Jean Plent nel 1903 con scarpe chiodate e senza assicurazione, D+!

Successivamente, come espresse Jean-Vernet dopo la sua salita nel 1962: “Lui (il “passaggio cattivo”, ndr) è stato umanizzato… diciamo svalutato, da due chiodi che i moderni climber hanno ritenuto utile andare a piantare nel bel mezzo di questo passaggio… scandalo! Cosa direbbe se sapesse che oggi non solo il passaggio in questione, ma anche buona parte della via, sono protetti a spit? La terza salita fu effettuata l’8 settembre 1905 da un alpinista peruviano, Diaz Baja, sempre accompagnato dalle guide Jean Plent e Andrea Ghigo.

Sei anni dopo, il 7 e 8 agosto 1911, gli alpinisti della prima salita, affiancati da Charles Félix Ingigliardi e V. Calvino, tentarono, senza successo, di aprire una via sulla parete nord. In un secondo tentativo, effettuato il 14 luglio 1913, Victor de Cessole e la guida Andrea Ghigo si fermeranno a soli 40 metri dal pianoro sommitale, fermati dalle grandi difficoltà del salto finale. Fu solo nel 1954 che Mario Maccagno e Corradino Rabbi portarono a termine questo “progetto”…

Queste imprese dimostrano la crescente audacia degli alpinisti-esploratori della regione. Sottolineano anche un limite, quello di affrontare certe difficoltà con i mezzi del tempo (scarpe con chiodi, no chiodi).

Patrick Berhault su Ritorno al Futuro
Patrick Berhault all’inizio del tiro di 7b di Ritorno al Futuro, aperto nell’ottobre 1995 da Gigi Sensibile e Beppe Viberti. Scomposizione del passaggio chiave (passo di blocco) nella lunghezza chiave di quella che sembra essere la via in libera più difficile del Corno Stella.

Andrea Ghigo, soprannominato “le Lup, il lupo” dai suoi compagni di scalate per sottolineare la rapidità dei suoi passi, iniziò la sua carriera tardi, all’età di 30 anni. Già portatore della Sezione Ligure del Club Alpino Italiano, divenne guida nel 1903, anno della conquista del Corno Stella. Ottimo arrampicatore, particolarmente robusto, trascorse buona parte della sua vita e della sua attività con il cavalier Victor de Cessole, compiendo in sua compagnia un numero considerevole di prime.

Di carattere serio e taciturno rimase fedelmente attaccato alla sua valle, dove era stimato per le sue proverbiali onestà e modestia. Il 14 luglio 1912, con Bartolomeo Asquasciati, figura tipica tra le più meritevoli dell’alpinismo ligure, e con il portatore Giacomo Miraglio, completerà la quarta salita e quindi il primo Corno Stella tutto italiano. Questo importante evento dell’alpinismo italiano è stato all’epoca segnalato dal quotidiano nazionale Il Corriere della Sera. Solo il 19 luglio 1914 G. Crocco ed Ettore Santi effettuarono la prima salita senza guida.

Ellena, leader dell’alpinismo cuneese
Nelle Alpi Marittime l’attività senza guida si sviluppò dopo la prima guerra mondiale, con l’alpinista francese Jean Vernet e il cuneese Gianni Ellena. Quest’ultimo, sulle orme del padre Giuseppe, fin da giovanissimo divenne alpinista. Con la sua grande classe, riuscì a raggiungere in pochi anni i limiti allora raggiunti nella regione. Ha poi ampliato la sua attività ad altre parti delle Alpi. La sua intensa attività darà un particolare fulgore all’alpinismo cuneese e nel 1934 guadagnerà il titolo di “Accademico” del Club Alpino Italiano, nonché la presidenza della sezione di Cuneo. La sua vita fu caratterizzata da un’elegante e speciale sensibilità alpina. La sua semplicità e bontà accrescevano i suoi valori atletici, grande esempio per le nuove generazioni. Gianni divenne naturalmente il leader dell’alpinismo moderno cuneese. È stato il principale protagonista di gran parte dell’evoluzione tecnologica dell’alpinismo in questa regione. In quel periodo il Corno Stella, che occupava una posizione di rilievo a causa dei suoi notevoli problemi irrisolti, affascinò e catturò particolarmente l’attenzione di Gianni Ellena. Con Jean Vernet, Ellena segnerà il periodo tra le due guerre. Nel 1921 la Sezione Ligure del CAI costruì il suo terzo rifugio ai piedi della parete sud-occidentale del Corno Stella e lo intitolò a “Lorenzo Bozano”, in memoria di uno dei suoi presidenti più meritevoli. Fu inaugurato nel 1921, alla presenza di molti soci, oltre alla madre di Lorenzo Bozano che, a 85 anni, arrivò al rifugio a dorso di mulo!

Il 13 agosto 1923 (prima donna), Delfina e Giuseppe Bosio, accompagnati da Mario Bordone, inaugurarono la lunga serie di varianti della via Cessole al Corno Stella, modificando nella parte terminale il percorso dei primi salitori. Questa “combinazione” sarà in seguito il percorso più utilizzato. Il 21 settembre 1924 Ettore Calcagno e Francesco Gerbi disegnarono un’altra variante. Durante la discesa, negli ultimi metri, la cordata ebbe una caduta che costò la vita al giovane Gerbi, prima vittima del Corno Stella. Gianni Ellena completò la sua prima salita di questa magnifica vetta nel 1926 con scarpe chiodate. L’anno successivo, il 21 maggio 1927, in compagnia di Luigi Giuliano, realizzò la sua prima nuova via lungo lo spigolo nord-occidentale (inferiore), che sarebbe poi diventata la via più trafficata su questa montagna. Questa prima sarà fatta da uno dei membri della cordata con le scarpe da ginnastica, mentre l’altro aveva gli scarponi chiodati! Tre anni dopo, il 17 agosto 1930, lo spigolo sud-orientale (superiore) cadde a sua volta: l’autore della salita fu ancora una volta Ellena, questa volta munito di espadrillas ai piedi, accompagnato da quello che sarebbe diventato il suo più fedele compagno di cordata, Edoardo Dado Soria. La scalata di questi due spigoli a sua volta segnerà l’inizio di un periodo particolarmente favorevole per l’alpinismo cuneese. Il 27 agosto 1933 Ellena compie un’impresa ammirevole all’apice della sua classe e tenacia, sull’ultima parete vergine, la parete nord-est del Corno Stella, che ha affascinato tante generazioni di alpinisti. Già il 21 luglio 1929, con Luigi Giuliano ed Edoardo Soria, Ellena aveva studiato questa severa parete con un tentativo di scalata durissima: furono fermati a soli 70 m dalla vetta. Il 10 luglio 1931, muniti di due doppie corde, gli stessi alpinisti riuscirono a percorrere questi ultimi difficilissimi metri in discesa, calandosi dal pianoro sommitale. Il 21 agosto 1932, provenendo dal versante sud-occidentale, Ellena e Soria ripeterono, questa volta in salita, la parte terminale forzando un gran tratto in artificiale. Fu finalmente nel 1933 che gli stessi alpinisti realizzarono la sequenza completa di questo capolavoro.

Per il punto cruciale del passaggio chiave, meglio padroneggiare la tecnica del ristabilimento… Una dimostrazione di Patrick Berhault. Anche se Ritorno al futuro è attrezzato a spit, qualche dado e qualche friend non guastano. Con l’occasione, salutiamo Marco Schenone, Marco Alvazzi e Antonio Pozzi, autori della prima invernale di Ritorno al Futuro (1 marzo 1997)!!

Ultime creazioni prebelliche
L’8 settembre 1934 il pirenaico Henri Sarthou, assieme alla moglie, aprì una nuova via ad ovest della via De Cessole. Questa montagna vedrà Henri Sarthou impegnarsi in diverse imprese solitarie:

– 22 febbraio 1937, prima salita invernale in solitaria della via De Cessole (seconda invernale),

– 18 luglio 1938, prima salita in solitaria dello spigolo nord-ovest (inferiore),

– 19 luglio 1938, prima salita in solitaria dello spigolo sud-orientale (superiore).

Matteo Campia

Torniamo un po’ indietro. Il 21 settembre 1934 la famosissima cordata “bleausarde”, Pierre Allain e Jean Leininger, tracciarono sulla parete sud-ovest del Corno, a destra della via De Cessole, una via superba che presenta alcuni passaggi in artificiale. Solo dieci giorni dopo aver effettuato la prima invernale del vicino e famoso canale di Lourousa, Matteo Campia, alpinista cuneese, compì il 10 gennaio 1937, in compagnia di Nicolò Gandolfo, Riccardo Nervo e Aldo Quaranta (allora presidente della la sezione cuneese del Club Alpino Italiano) la prima invernale della via De Cessole. Nel 1939, il 31 agosto, con G. Mina e Riccardo Nervo, disegnò anche una notevole variante sullo spigolo sud-orientale (superiore).

L’anno 1940 è pieno di tensioni e paure che annunciano l’inizio del conflitto. Gli eventi precipitarono, la guerra c’era… Essendo le Alpi Marittime considerate una zona militare, il loro accesso divenne estremamente problematico per i civili. L’alpinismo è stato interrotto per cinque anni. L’unica attività alpina di questo periodo proveniva dai militari che pattugliavano la zona.

Il dopoguerra: la ripresa
Alla fine della seconda guerra mondiale, l’alpinismo riprese con ancora maggiore intensità. Nel frattempo il materiale era migliorato e abbiamo visto la comparsa delle prime suole Vibram, così come le corde di nylon.

Il personaggio che segnerà questo dopoguerra è il cuneese Matteo Campia. Il 15 luglio 1945, dopo la “tempesta bellica”, tornò sulle sue montagne e prese parte ad una delle più difficili e belle vie di arrampicata libera di tutte le Alpi Marittime, la via Campia-Ellena-Nervo, sulla parete sud-ovest del Corno Stella, quarantadue anni dopo l’apertura della via De Cessole. Questa impresa è stata resa possibile dall’unione della forza e della classe dei più forti alpinisti cuneesi dell’epoca, una cordata eccezionale! Dall’altra parte, alla base del selvaggio versante nord-est, il 14 settembre 1947 fu inaugurato il bivacco Varrone 2235 m. Il 23 settembre 1951 il compianto Toni Gobbi ed Ettore Marchesini aprirono la “sesta variante ”della via De Cessole sul versante sud-ovest. Tutte queste varianti sono state realizzate essenzialmente con l’obiettivo di trovare un passaggio più facile e meno impegnativo di quello del famoso “mauvais pas”. Ma, a parte quello tracciato il 13 agosto 1923 dalla cordata Bosio/Bordone, nessuno raggiunse lo scopo.

Gianni Ellena ed Edoardo Soria hanno provato più volte senza successo ad aprire una via nel centro della parete nord, per risolvere il “vero” problema. Questo percorso è stato tentato in seguito anche da Matteo Campia e Riccardo Nervo, che sono arrivati ​​quasi in vetta ma che, sicuramente per mancanza di attrezzatura adeguata, si sono fermati all’inizio delle difficoltà dell’arrampicata artificiale.

La parte alta della parete nord-est del Corno Stella. Questa terribile parete aveva frenato più di una cordata. Troppa difficoltà in arrampicata artificiale, la caduta di un blocco nel 1961 che distrusse gran parte dell’attrezzatura della cordata Allario-Perotti… gli ostacoli non mancavano. Rimasta del tutto selvaggia, la parete nord è un bellissimo terreno per chi ama silenzio e  solitudine.

Fu finalmente nel 1954 che i torinesi Corradino Rabbi e Mario Maccagno riuscirono ad aprire una via in questo settore centrale della severa parete nord-est del Corno Stella. Come per la via Ellena-Soria del 1933, tracciata sulla parte destra della parete, le grosse difficoltà erano racchiuse nella parte terminale. Fu solo il 12 e 13 febbraio 1962 che questa difficile salita, ormai classica, conobbe una prima ripetizione. Questa invernale la dobbiamo a una delle più famose cordate nizzardi del dopoguerra, Didier Ughetto e Franck Ruggeri. Nella primavera del 1956 una gigantesca frana modificò l’architettura dello spigolo superiore, rendendo inaccessibile il passaggio chiave della salita, una fessura sul lato nord. Dopo diversi tentativi falliti, fu l’8 settembre dello stesso anno che Giancarlo Bussetti e Bruno Musso riuscirono a salire nuovamente questa bella via (in artificiale riguardante il passaggio “modificato”). La parete nord-est del Corno Stella fermerà un buon numero di cordate in prossimità della sua vetta! Così, nel 1961, durante un notevole tentativo di apertura nella parte sinistra della parete, i due cuneesi Elio Allario e Gino Perotti si dovettero fermare a circa 100 metri dalla vetta, la caduta di un masso aveva causato la perdita di una grossa parte della loro attrezzatura. È lo stesso Allario che, insieme a Giorgio Tranchero, ha prodotto nel 1962 la prima monografia di Corno Stella. In quel periodo Enrico Cavalieri, membro della Sezione Ligure del Club Alpino Italiano, firma due prime sul Corno Stella, notevoli per le loro valenze tecniche. Il 6 e il 13 settembre 1959, con Bussetti, disegnò una variante d’uscita della via Ellena, sulla parete nord-est: la Cavalieri Nord. Questa via, chiamata anche Diedro grigio-rosso, sarà poi teatro di una straordinaria salita in solitaria di Ferdinando Rasetti.

Il 9 settembre 1962 Enrico Cavalieri, Franco Rasetti, Piergiorgio Ravajoni e Piero Villaggio realizzarono, questa volta sulla parete sud-ovest, una via che si congiunge allo spigolo nord-ovest in corrispondenza del risalto finale. Si chiamerà Cavalieri Sud.

I formidabili Didier Ughetto e Franck Ruggeri prediligono le due montagne più famose delle Alpi Marittime: il Caire di Cougourda e il Corno Stella: vi scriveranno pagine notevoli. Il 20 febbraio 1960 realizzano sulla “Roccia inaccessibile”, il capolavoro della Direttissima Sud. Il 20 febbraio 1961 riescono ad ottenere un ambito successo: la prima invernale della via Campia, sulla parete sud-ovest. Il nuovo anno era iniziato per loro con la prima salita invernale (19 febbraio 1962) dello spigolo sud-est (alto).

L’estate successiva, in tre giorni d’ascensione (11, 12 e 13 luglio) riuscirono a superare il famoso Diedro rosso, che a quel tempo fu considerato l’itinerario più duro delle Marittime.

La cima del tesoro
Questo non c’entra con l’alpinismo, ma ciò che accadde in quel famoso 20 marzo 1963 fu abbastanza drammatico e speciale da interessare la gente. Il jet privato del Re dell’Arabia Saudita si è schiantato con a bordo diciotto persone, colpendo la Punta Bifida, una delle vette della Catena delle Guide, molto vicino al Corno Stella.
Il suo prezioso carico, del valore di 52 miliardi di lire in oro, gioielli e argento, nonché una valigia che sembrava polarizzare fortemente l’interesse del segretario personale del re, spinsero lo Stato a chiudere ufficialmente il settore per circa due mesi, cioè per la durata delle ricerche. Impegnato nelle ricerche del Comet, Elio Allario, autore tra l’altro nel 1961 di un serissimo tentativo di direttissima sulla parete nord del Corno Stella, nonché della prima monografia di questa montagna, fu molto sorpreso dalla forte insistenza degli arabi a voler mettere le mani su quella valigia. Una valigia sembra essere stata trovata un mese dopo l’incidente… Forse a bordo del Comet c’era qualcosa di più prezioso del tesoro stesso… Tra il momento dell’incidente e il suo ritrovamento è trascorsa una buona settimana! Si racconta che, in quei giorni, molta gente del posto si sia arricchita… e pensare che, nell’impatto, un pezzo del Comet era entrato dentro al rifugio Bozano!

Anni Sessanta: ecco i Nizzardi e i Liguri
Torniamo all’alpinismo! Gli anni Sessanta saranno caratterizzati da una forte attività dei Nizzardi e dei Liguri. Oltre alle suddette salite, Luigi Revelli e Franco Sorzana hanno messo a segno il ​​20 gennaio 1966 la significativa prima invernale dello spigolo inferiore (via Ellena). Il 17 settembre 1967 il giovanissimo Aldo Sodano compì la prima solitaria della via Campia-Ellena-Nervo della parete sud-ovest. Ha perso la vita durante la discesa. In questo stesso anno 1967 il rifugio Bozano si amplia con una cucina separata. Il 15 agosto 1968 Michel Dufranc, fortissimo alpinista della scuola “bleausarde” di Fontainebleau, presidente della sezione Alpes-Maritimes del CAF, assieme a Francine Cravoisier (ora sua moglie) tracciarono una via superba che sarebbe diventata classica nella parte bassa della parete sud-ovest, La Diagonale. Il 13 e 14 agosto 1969 l’attivissimo Bruno Salesi, figlio del dottor Francesco Salesi di Sanremo, figura di spicco in questo settore delle Alpi con cui sarà spesso legato, si unì ai compagni Graziano Bianchi, A. Casartelli e Franco Robecchi nell’apertura della via CAI Merone sulla parete sud-ovest. Il 20 dicembre 1970 Vincenzo Musso e Silvio Fraschia hanno effettuato la prima invernale della difficile via Allain-Leininger. Poco prima, durante l’autunno, il fortissimo scozzese Mike Kosterlitz e il torinese Gian Carlo Grassi hanno portato a termine nel giro di pochi giorni la prima ripetizione della CAI Merone, nonché l’apertura, sempre sulla parete sud-ovest, di una nuova via posta tra quest’ultima e la via Campia-Ellena-Nervo del 1945. Questa via Anglo-italiana, dalle difficoltà elevatissime, risulta particolarmente suggestiva ed innovativa per gli aspetti tecnici. Infatti, per la prima volta nelle Alpi Marittime, sono state utilizzate le scarpette da arrampicata con suola liscia, così come i blocchetti da incastro. Mike Kosterlitz, studente di ingegneria a Torino, ha realizzato questa salita sfruttando la “magia” delle EB. Molto aperto e tecnicamente avanzato, fu all’epoca un personaggio importante per l’arrampicata piemontese, particolarmente suggestivo e innovativo anche per la tecnica di arrampicata a incastro.

Il prodigio Gounand
Jean Gounand, con una salita che meglio di ogni altra mette in risalto il suo valore e quello del suo compagno, l’ottima guida Georges Grisulle, ha scritto il suo nome per la prima volta nella storia dell’alpinismo del Corno Stella, completando il 23, 24 e 25 dicembre 1971, la splendida e difficilissima invernale della via Ughetto-Ruggeri (il Diedro Rosso) sul versante nord-est.

Il 18 giugno 1972 ritorna al Corno, ma questa volta sulla parete sud-ovest, in compagnia di Gemma Barbier, per realizzare una variante che permette di evitare la famosa traversata, spesso bagnata, del via Campia del 1945. L’ultima impresa di Didier Ughetto e Franck Ruggeri, che come sempre richiama per la sua eleganza e il suo altissimo livello, è stata effettuata assieme a questo giovane e talentuoso alpinista nizzardo che è Jean Gounand. Questa formidabile cordata ha aperto il 24 e 25 giugno 1972 la via Italo, situata sulla parete sud-ovest, tra la via De Cessole e la via Allain. Il percorso, di eccezionale difficoltà per l’epoca, segnò un passo avanti. Fu dedicato a Italo Alchieri, un portatore di origine bergamasca che scoprì le Alpi Marittime durante la prima guerra mondiale. Si sarebbe stabilito lì per il resto della sua vita. Divenuto guida, gestendo una locanda alle Terme di Valdieri, fu molto apprezzato dagli alpinisti italiani e francesi per il suo altruismo in molte operazioni di soccorso. Morì prematuramente nel 1969.

Nel 1972 il rifugio Bozano è stato ampliato con un ulteriore dormitorio.

Febbraio 1973: Gian Piero Motti scrive la seconda monografia del Corno Stella. Fu il 20 gennaio 1974 che Tarcisio e Tommaso Martini salirono la via Ellena sulla parete nord-est, l’ultima via di questa parete ancora in attesa della salita invernale.

Il 4 ottobre 1975 è stato inaugurato il “nuovo” bivacco Varrone situato ai piedi del Canalone Lourousa e della parete nord-est del Corno Stella, ricostruito a ridosso del primo. Un anno dopo, il 15 agosto 1976, il famoso ghiacciatore Gianni Comino ha completato con successo la prima salita in solitaria della famosa Direttissima Sud. Scomparve quattro anni dopo, il 28 febbraio 1980, mentre tentava di scalare, ancora da solo, il grande seracco della Poire sul versante Brenva del Monte Bianco. Nell’estate del 1978 Vincenzo Ravaschietto e Mario Morgantini tracciarono sulla parete nord-est, a sinistra del Diedro Rosso, la via dell’Aspirazione, che all’epoca rappresentava la via più difficile della parete.

Patrick Berhault riesce in libera sulla lunghezza di 7a+ di Benzina, caratterizzata da una fessura molto bella e molto difficile. Non consigliata ai “brocchi”. Creata il 3 agosto 1989 dai fratelli Ravaschietto e Sergio Morieri, Benzina propone un’impegnativa arrampicata di 180 m (sul posto ci sono 9 spit, 5 chiodi e 1 blocchetto lasciati dai primi salitori).

Fu sempre nel 1978, in autunno, che Jean Gounand e Patrick Berhault aprirono sulla parete sud-ovest la via Benzaï. Data la difficoltà e il forte impegno (poche protezioni possibili), questa via è stata considerata per molti anni una delle salite “da terrore” delle Alpi Marittime. Il 9 febbraio 1980, ancora a merito di Patrick Berhault, vede il compimento in tre ore della prima solitaria invernale della Direttissima Sud (la prima invernale era stata di Alessandro Nebiolo, Gianfranco Gallina e Sergio Bottaro, gennaio 1975, NdR). Il 25 giugno 1980 Sergio Savio, che salirà da solo un gran numero delle vie più difficili del Corno Stella, con Fabrizio Icio Barbero realizzò una nuova via sulla parete sud-ovest, completamente in “libera” e con pochissimi punti di assicurazione. Questa via particolarmente difficile, dedicata a Gianni Comino, è chiamata anche Alitalia ‘80.

Berhault prima della fessura di 7a+, la prima lunghezza di Benzina serve per selezionare i “clienti”. Parliamo di 7a+/A2, 6b obbligatorio. Da notare la prima solitaria di Enrico Manna, 11 agosto 1990.
Primo piano di Patrick Berhault sulla 2a lunghezza di Benzina, una fessura di 7a+ dove è meglio maneggiare i friend con destrezza. Comunque, blocchetti e friend sono necessari in tutti i 180 m di arrampicata.

Anni Ottanta: libertà o eresia?
Gli anni Ottanta vedono l’avvento della cosiddetta “arrampicata libera”. Sembravano destinati all’apertura di nuove vie sulla parete sud, come ad esempio l’Avenida 74 del 1984, oltre che alla ripetizione in libera di vecchie vie. Le Alpi Marittime cominciano ad interessare i moderni “free climber”… La via Italo fu “liberata” da Giovannino Massari con pochi blocchetti e i pochi chiodi in posto. Ma gli Ottanta saranno anche gli anni del sacrilegio!

Nel 1985, lo spirito della “falesia” invase la montagna. Così Flaviano Bessone e Lino Castiglia, scendendo dall’alto con un perforatore, hanno tracciato (usando per la prima volta gli spit sul Corno Stella) due vie sulla parete sud-ovest: Barone Rampante e Opinioni di un clown. Due filosofie allora si opposero, e l’anno successivo la risposta a Bessone e Castiglia non tardò ad arrivare. Sempre sul lato sud-ovest, Gianni Carbone e P. Pieroni, inaugurano il 9 luglio No al Trapano! Un punto di vista che ha il merito di essere chiaro e inequivocabile! Ma il 1986 vedrà anche la comparsa di una terza tendenza, che permeerà gran parte delle future creazioni: il “né sì né no”. La guida d’alta montagna Cesare Cege Ravaschietto, accompagnata da Guido Cavagnero, traccia con chiodi, blocchetti, friend e spit Ge-la-moe rampichiamo, probabilmente la via più difficile dell’epoca.

Il no al trapano! espresso nel 1986 da Carbone e Pieroni non sarà quindi ascoltato: in questi ultimi quindici anni di evoluzione alpinistica sul Corno Stella sono state aperte vie a spit o parzialmente a spit (a parte una).

Tra queste, Effetti Speciali, aperta nel luglio 1989 dalla guida della Val Gesso Guido Ghigo, accompagnato da Marcello Aime, Paolo Cavallo e Massimo Piras. O la ben più recente Giacouga di Marco Marantonio, Silvio Bassignano e Alessandro Grillo, “amante” del Corno Stella, che si svolge lungo la grande placconata del settore inferiore.

Tra i percorsi “difficili”, secondo Silvio Bassignano, guida alpina e da dieci anni custode del rifugio Bozano, spiccano quattro percorsi:

• Dapprima, nell’agosto del 1989, in uno stile “expo”, con pochi spit, Cesare Ravaschietto, accompagnato dal fratello Vincenzo e Sergio Morieri, realizzò Benzina, una via con una fessura molto difficile. Più corta, ma più dura di Gel-la-mo e Rampichiamo.

• Nell’estate del 1992 abbiamo avuto Le Temps pour Penser, aperta dal basso da una squadra di cinque persone, tra cui Marco Pukli, noto per l’eleganza delle sue tracce.

• Dell’ottobre 1995 è il Ritorno al Futuro, una splendida via obbligatoria di 6c con un tiro di 7b, attrezzata interamente a spit da Gigi Sensibile e Beppe Viberti. Tecnicamente questa è forse la via più difficile del Corno Stella.

• Nel settembre 1998 è ancora Cesare Ravaschietto a firmare Troubar Clair, assieme a Silvio Bassignano, una via abbastanza impegnativa e di alto livello tecnico.

Versante nord, l’angolo dei solitari
Ma torniamo indietro di qualche anno per parlare dell’evoluzione della selvaggia e segreta parete nord. Dopo la via Raimondo Siccardi del 1976 (Gianni Carbone e Gianni Salesi), nel 1978 furono tracciate due nuove vie: l’Aspirazione e la via Parola/Savio (29 luglio, Sergio Savio ed Ezio Parola). Nel 1984 Guido Ghigo e Sergio Calvi completarono finalmente la famosa via tentata nel 1961 da Elio Allario e Gino Perotti sul bordo sinistro del muro. Il suo nome sarà Clayderman. Il 3 e 4 agosto 1989, nonostante la sua lontananza e i suoi tratti molto selvaggi, questo versante ha visto a sua volta comparire i chiodi a espansione con il Sacrilegio, di Francesco Arneodo e Gianni Tesio.

Quattro anni dopo, nei mesi di giugno e luglio 1993, una nuova via è stata dedicata alla memoria di Gianni Calcagno, famoso alpinista genovese caduto nella primavera del 1992, sorpreso da un temporale particolarmente violento sui fianchi dello sperone Cassin della parete sud del Monte McKinley in Alaska.

Un mese dopo Sapore d’Antico sarà l’opera solitaria dell’alpinista italiano Fulvio Scotto e nel 1994 si aprirà la Nuova Via.

Nell’agosto 1994 la diretta nord, il famoso Diedro Rosso, scalata in artificiale con cunei regolabili l’11, 12 e 13 giugno 1962, da Didier Ughetto e Franck Ruggeri, si ritroverà una trentina d’anni dopo realizzata in prima ascensione in libera, autori Franck Ghini, Olivier Giroud, Arnaud Boudet e Patrick Berhault. Il 6 settembre 1996 Patrick Berhault tornerà su questa stessa via per effettuare la prima salita in solitaria.

Lato sud, bulimia
Il sole ha sempre attirato più persone e sul lato sud la ragnatela si fa più densa… Nel 1973 Gian Piero Motti scriveva nella sua monografia del Corno Stella: “Cosa resta da fare? Poco o niente sulla parete sud, satura di vie… forse una via diretta che attraversa i grandi strapiombi gialli alla sinistra della Campia?

Quindici anni più tardi, nel 1988, su una guida si poteva leggere: «Sulla parete sud-ovest si sviluppano già dodici itinerari principali che raggiungono direttamente il plateau sommitale e altri ventisei complementari. Un totale di 38 vie che determina una ragnatela unica nelle Alpi Marittime». Ma si era ancora lontani da una fine! Se si considerano i tracciati che si fermano alla cengia mediana o da questa si dipartono, oggi si possono contare 61 vie e 30 varianti! Certe sono logiche e magnifiche, alcune sono un po’ irrispettose perché troppo vicine ad altre, a volte perfino sovrapposte…

Nonostante questa bulimia, quest’anno sono state realizzate ancora due belle vie originali e sufficientemente indipendenti. Una di esse segue appunto da un capo all’altro la “linea originaria” del versante sud-ovest del Corno Stella, rappresentato dalla vena di quarzo di tre-dieci metri di spessore che percorre diagonalmente l’intero monte (a parte un’interruzione su due tratti)… Questa via Lattea, composta da una roccia che a volte richiede attenzione, è stata seguita il 30 giugno da due cordate nell’ambito dello stage di corso-guida francese: Eric Chetrowski, Olivier Bianchi, Lionel Daudet e Patrick Berhault.

Poco dopo, in estate, Alessandro Grillo e Silvio Bassignano immaginano e realizzano nella parte inferiore della parete un bellissimo pilastro dal nome affascinante di Dammi un sorriso! Quest’anno sono iniziati i lavori di costruzione del nuovo rifugio Bozano, situato leggermente a monte di quello vecchio: dovrebbe essere terminato nell’anno 2000. Buon auspicio per il nuovo millennio!?

Libri di riferimento
La Suisse niçoise, edizioni Sirius.
I nostri amici le vette, Serre edizioni.

L’austera e maestosa parete nord-est del Corno Stella è delimitata a sinistra dal Canalone Lourousa, la via di ghiaccio più trafficata delle Alpi Marittime. Nonostante l’isolamento, il 3 e 4 agosto 1989 la parete nord-est ha subito anche gli spit di Sacrilegio, della cordata Arneodo-Tesio. Una via di 400 m ED che parte proprio dal Canalone di Lorousa.

In alto, una stella
di Alessandro Grillo

Succede che un giorno senti il ​​bisogno di raccogliere i tuoi ricordi. E ora il passato, ieri confuso e distante, diventa via via più chiaro, più nitido. Un po’ come quando, scalando una montagna in un mare di nuvole, pian piano arriviamo alla luce di un cielo azzurro puro. Poi emergono i momenti belli e grandi, e anche quelli più tristi. Il passato sembra addormentato, perso nella ruggine del tempo, ma non lo è, tutto resta in ordine nei grandi archivi della memoria. Basta un preciso e misterioso richiamo affinché i ricordi riappaiano e rivivano, come se tutto fosse accaduto il giorno prima.

Ho percorso con Giorgio il faticoso sentiero che porta al rifugio Bozano. Abbiamo progredito in un’atmosfera cotonosa tra larici fantasma e giganti di pietra. Le nostre scarpe, pesanti, si muovevano con passi soffocati tra i sassi e fili d’erba imperlati di gocce di pioggia, profumo di terra umida… Tutto era silenzioso. Il giorno dopo dovevamo scalare il Corno, un lontano luglio del 1958. Ero allora un giovane al debutto, pieno di indecisioni e dubbi nelle sue salite “importanti”. All’angoscia dei grandi affari si opponeva il desiderio di conquista. Il cielo era completamente coperto e ciò rischiava di compromettere la salita. Ero quasi felice, le paure, le paure, le ansie nate dalla lettura si erano appisolate.

La grande traversata di 60 metri priva di protezioni, il mitico “mauvais pas”, la calata nel vuoto con la paura di non trovare la sosta e lì, 500 metri più in basso, l’oscuro e ghiacciato Canalone di Lourousa… Tanti motivi sufficienti per sperare in una bella pioggia liberatoria. Ma rapidamente il cielo si è schiarito e siamo emersi nel bagliore roseo di una serata fantastica. Davanti a noi, la sproporzionata parete del Corno, inizialmente gialla, si è subito virata al rosa, per diventare infine rossa come il fuoco. Il crepuscolo serale scese sulla parete, si soffermò un momento sulle cenge erbose, poi scivolò rapidamente lungo l’ultimo grande lastrone. Per un momento, la punta rimase illuminata da un cappello rosso sangue. Sulla destra, appena sopra la vetta, iniziò a brillare una stella. Il “fuoco” svanì e le ombre della notte scesero. Quest’ultima fantastica immagine era rimasta in un piccolo angolo della mia memoria. Oggi, dopo tanti anni, torna limpida e piena di vita. Non lo so e non ho cercato di scoprire perché questa montagna si chiamasse Corno Stella ma, dentro di me, conosco il motivo… Il giorno dopo, abbiamo scalato la parete per la classica via De Cessole, abbiamo inciso i nostri nomi sulla libriccino in cima e discesi con una corda di 45 metri da incredibili doppie lungo lo spigolo inferiore. Mettere piede sulle cenge erbose è stata una liberazione e il ritorno al rifugio è stato trionfante. Avevamo scalato il Corno Stella e finalmente ci sentivamo degli alpinisti. La domenica successiva ci ha visti scalare le rocce del Cervino. 

Corno Stella, guida pratica (parzialmente attualizzata, NdR)
Accesso
• Da Torino, prendere l’autostrada in direzione Savona. Uscire a Fossano, proseguire in direzione Cuneo, poi Borgo San Dalmazzo. Proseguire sulla strada che porta al Colle di Tenda. Poco dopo Borgo San Dalmazzo si svolta a destra in Val Gesso in direzione Valdieri, poi Terme di Valdieri.

• Da Mentone si risale la Val Roya (N 204) fino al Colle di Tenda. Quindi scendere a Limone Piemonte e superarlo. Più avanti, poco prima di Borgo San Dalmazzo, svoltare a sinistra in Valle Gesso in direzione di Valdieri, poi Terme di Valdieri.

Strutture ricettive
– Versante sud: rifugio Bozano 2453 m, telefono: 0171 97351. Marco Quaglia, 328-3567556, rifugiobozano@yahoo.it
– Versante nord: rifugio Morelli-Buzzi 2351 m, telefono: 0171 97394. Paolo Giraudo, 348 3399722.

Guide di alta montagna
Non c’è un ufficio, ma le coordinate delle guide si possono ottenere dal rifugio Bozano. tel. 0171 97351. Global Mountain; Chiodo Fisso.

Soccorso alpino
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Ringraziamenti
Silvio Bassignano, Michel Bricola, Lorenzo Cavanna, Jean Gounand, Elisabetta e Alessandro Grillo, Giovannino Massari, Eric Padeloup, Fulvio Scotto, Franca Torre.

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