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6 Comments

  1. says: Costante Chiesa

    Cari amici promotori, anche io, ormai anziano, ho vissuto nella vita il grande amore e rispetto per la montagna, ma non posso condividere la vostra iniziativa. Nel nostro bel paese bisogna fare ogni sforzo per diffondere la cultura del rispetto, non quella dei divieti, nascosti sotto il comodo velo dei grandi principi di tutela del territorio. Sarebbe un grave errore etico e culturale e un pericoloso precedente che rischia di estendersi ad altre dieci, cento o migliaia di montagne sacre, inaccessibili agli umani poco rispettosi e purtroppo anche a quelli che amano il rispetto assoluto, la solitudine, l’intimità con la natura in ogni sua forma, quale sublime piacere dello spirito. La cultura del rispetto è gravemente carente nel nostro paese, ben raramente è insegnata fin dalla prima infanzia, anche perché è ben raro trovare qualcuno che sappia insegnarla. Porre dei divieti ulteriori vuol dire ammettere una grave sconfitta. Sono migliaia le tonnellate di immondizia raccolte ogni anno sugli itinerari più accessibili. Forse sarebbe meglio promuovere azioni che spieghino, che informino , che facciano comprendere il delitto che si compie, di cui sarebbe bene vergognarsi. I parchi nazionali hanno dato un grande e prezioso contributo alla diffusione della cultura del rispetto e vanno in ogni modo difesi e protetti. Il rispetto è il piacere della scoperta, che si contrappone a quello della conquista , fatta possibilmente in tempi sempre più rapidi, da aggiungere al palmarès personale.
    La cultura del rispetto è così bene interpretata nei libri di Camanni e non nascondo la meraviglia di questa sua iniziativa.
    Un cordiale saluto.
    Costante Chiesa

  2. says: Guido

    La Montagna Sacra è un simbolo per ricordare che è sacra non solo tutta la montagna, ma tutta la Natura, il che ci porta verso i principi dell’Ecologia Profonda, come teorizzata dal filosofo norvegese Arne Naess, che fu anche un grande alpinista (Tirich Mir, catena dell’Hindu Kush, 1950). In questo contesto “sacra” significa “che ha un valore in sè” e non in funzione umana.

  3. says: Rino Roman

    Approvo pienamente questa lodevole iniziativa.
    Che l’ anno nuovo ci porti questa bel risultato.

  4. says: Anna Mautino

    Appoggio pienamente l’idea. La sacralità dei luoghi è da condividere e tutelare. La montagna con la sua energia ed il suo “vissuto” ha tanto da insegnarci

  5. says: Sbodio Wolfango

    Gent.mo Comitato promotore “Monveso di Forzo, Montagna Sacra”, vedo con piacere che avete pubblicato il mio scritto “Tutte le montagne sono sacre”. Però non ho trovato il mio nome tra i firmatari. Forse sono stato frainteso. Pur evidenziando criticità e incompletezze al progetto lo approvo pienamente. Anzi ho scritto che i luoghi di natura selvaggia sottoposti a restrizioni dovrebbero essere di più e che la divulgazione di questo progetto non dovrebbe limitarsi alla sola rete di internet. Del resto il chiudere per sempre (non, come ha dichiarato H.Barmasse in TV, solo per il 2021) una montagna alla razza umana sottolinea l’importanza che diamo all’alpinismo e al raggiungimento di vette: stimolo verso lo sviluppo di coscienza civica e crescita del carattere e dell’etica umana.

  6. says: Francesco Spada

    entusiasticamente commosso e stimolato dalla iniziativa e dalla sua pregevolissima presentazione su Repubblica del 18 novembre 2022 da parte di P. Rumiz a cui rivolgo il mio omaggio di gratitudine di cittadino per l’eccezionale formulazine letteraria del tema, quale botanico ed esplorator di vette mediterranee e scandinave, ricordo al Comitato che la sacralità di cime sommitali, alla qual ci appelliamo , in realtà è sancita a chiari termini anche dalla legislazione europea sulla tutela della Biodiveristà. Quella normativa, che si esprime attraverso inequivocabili codici e definizioni scientifiche di comunità vegetali di quota, prevede che quei siti di vetta, per la loro composizione floristica di isolati artico-alpini, relitti di tundre e steppe glaciali, di estremo valore documentario naturalistico, siano rigorosamente tutelate e vadan quindi sottratte ad ogni qualunque forma di rimaneggiamento umano. Ciononostante è drammaticamente doloroso constatare come amministratori e politici locali, spesso e volentieri decidano i destini di quelle aree in deroga a questa peraltro severa normativa, a favore di iniziative ed intraprese di grave impatto, il cui effetto sul degrado dell’ ambiente di vetta ha ormai raggiunto soglie inaccettabili. La sacralità tramandataci dalla tradizione più antica ha mediato anche sedimentata consapevolezza e tutela ambientale. E forse è prorio la rivisitazine della sacralità, la strada per ridar anima alla necessaria percezione della inalienabilità e fragilità e del nostro scenario ambientale

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