di Franco Tessadri
Nella mia qualità di presidente di Mountain Wilderness Italia ho seguito con grande attenzione il vivace scambio di opinioni tra i componenti del Comitato Etico Scientifico della nostra associazione, relativo alla proposta di individuare una montagna nell’ambito del Parco Nazionale del Gran Paradiso per farne il simbolo “sacro” del limite per la presenza umana ed evitandone eventualmente l’ascensione.
Vedo questo disegno rivolto ad una società che sembra aver perduto la coscienza e l’umiltà di porsi responsabilmente dei limiti. Il proposito è senza dubbio nobile, quantomeno a una prima lettura, ma sarebbe anche realizzabile in modo efficace? Proprio questo dubbio ha spinto il precedente consiglio direttivo di Mountain Wilderness Italia ad avere dei dubbi sulla sostenibilità dell‘iniziativa, dopo averne analizzato la fattibilità pratica e le ricadute presso la vasta comunità degli appassionati di montagna . Alcuni di voi hanno ritenuto che la presa di posizione del Consiglio Direttivo giunta a fine agosto del corrente anno ed elaborata senza consultarsi con il Comitato, sia stata un segno di scarsa attenzione e considerazione, al punto che qualche dimissione è stata ventilata. Voglio per correttezza precisare che questo parere è stato espresso a fine agosto 2021 da un direttivo non ancora completato nelle cariche consiliari, definite poi nella prima riunione ufficiale di insediamento dello stesso, sabato 11 settembre 2021 a Milano. Pertanto non è esatto ritenere, come si è letto, inutile l’articolato e acceso scambio di opinioni intercorso in questi giorni, quando ormai “ i giochi erano già stati fatti” . E’ invece ovvio che il nuovo Consiglio direttivo, appunto da poco insediatosi, non potrà fare a meno di riflettere sul parere del Comitato, soprattutto se questo parere rispecchierà le convinzioni della totalità dei suoi componenti. Reputo e reputiamo che l’esistenza del Comitato etico scientifico, rappresenti per l’intera associazione una ricchezza di enorme valore e siamo grati a quanti hanno accettato di farvi parte. Riflettere e ascoltare non significa tuttavia adeguarsi automaticamente. Se, come è giusto, si rivendica l’autorevolezza del Comitato, bisogna contemporaneamente riconoscere che il Consiglio Direttivo risponde del proprio operato solo di fronte all’Assemblea dei soci.
Mi auguro che questo dibattito, per quanto ricco di spunti assai interessanti, rientri presto negli argini che gli sono più consoni. Solo così potrà portare frutti duraturi.