Lhotse 1997
(diario della spedizione E.A.S.T.)
di Salvatore Tore Panzeri
9-10 aprile 1997
Partenza da Bergamo per Roma alle ore 7, partenza da Roma per Karachi alle ore 19, poi da Karachi a Kathmandu dove arriviamo alle locali ore 10 del 10 aprile. Nonostante il sonno ci infiliamo nelle vie di Thamel per gli ultimi acquisti di rito. Una buona cena nepalese con molta birra ci dà la buona notte.
11 aprile 1997
Partenza da Kathmandu per Lukla alle ore 7 dopo una sveglia un po’ sconvolgente per il sonno arretrato. Attendiamo altri bidoni a Lukla e dopo aver pranzato ci incamminiamo per Phakding che raggiungiamo in 2 ore di cammino. Stasera ci fermiamo qui.
30 aprile 1997 (Campo base del Lhotse 5364 m)
Non sto vivendo una vera e propria spedizione ma un qualcosa che non saprei descrivere a parte la normale routine delle salite e discese dai campi alti. Comunque, a parte le labbra distrutte dal sole, sto molto bene e non vedo l’ora di partire per la vetta del Lhotse per poi potermi rilassare prima dei durissimi test medici al Colle Sud dell’Everest. Ci siamo trovati molto affiatati Mario Panzeri, Jean-Christophe Lafaille ed io così abbiamo deciso, se non ci sono contrordini, di partire dopodomani per il campo 2, poi il campo 3 e poi la vetta. Siamo tutti e tre in ottime condizioni quindi se il tempo e il destino ci aiutano dovremmo farcela. Oggi dovrebbero scendere tutti gli altri dalle “ferie” di campo 2; è ritornato dalla Piramide del CNR anche Simone Moro dopo un periodo di malore. Agostino fa la spola tra il campo base e la Piramide per i numerosi impegni. In fondo in fondo non è poi così male, solo il tempo non è perfetto ma sarebbe un peccato dire che è brutto.
Ieri abbiamo conosciuto il russo Anatolij Nikolaevič Bukreev, appena sceso dalla vetta dell’Everest, dove ha accompagnato, come guida, una spedizione nazionale indonesiana; un tipo veramente forte, molto particolare, unico, proprio russo.
1° maggio 1997
Programmi, naturalmente cambiati, per ordini superiori. Ci è stato detto: “innanzitutto attrezzare il Colle Sud per i test poi la cima del Lhotse”. Questo cambiamento ci ha un po’ amareggiato ma la capacità di dare ordini e il modo garbato di Agostino ci hanno fatto subito rientrare nello spirito del progetto; quindi domani partiamo noi tre per il campo 2 e poi saliremo al Colle Sud per vedere come sistemare tutto il materiale che gli sherpa hanno incominciato a portare lassù. Con noi parte anche Simone per il suo periodo di acclimatamento.
5 maggio 1997
Il fortissimo vento in quota non ci permette di lavorare. Ieri con Mario e 6 sherpa sono andato al Colle Sud. Da campo 2 è un viaggio interminabile, 8 lunghe ore di salita fino a 8000 metri per essere accolti da un vento tremendo che ti impedisce di respirare. Ho fatto un po’ di fatica oltre campo 3, ma una fatica strana dovuta forse più alla poca concentrazione sul passo e sul respiro, la mente vagava forse un po’ troppo in altri luoghi. Oggi il vento continua impedendo ad Arnaud Clavel e a Jean-Christophe di salire al Colle Sud. Tutti giù quindi ad attendere tempi migliori.
8 maggio 1997
Dopo due giornate di relax passate alla Piramide oggi abbiamo fatto ritorno al Campo Base. Due giornate passate tra telefonate, videoconferenze e videocassette. Tutto ciò aiuta a rilassarsi ma ti fa venire una gran voglia ti tornare a Kathmandu e poi a casa. Comunque siamo agli sgoccioli come tempo e dobbiamo concentrarci al massimo per portare a termine i nostri compiti. I piani sono stati lanciati: domani con Mario e Jean-Christophe parto per il campo 2. Dopodomani solo con Mario dovrei raggiungere il Colle Sud dove dovremmo trovare Soro Dorotei, Abele Blanc e Carlo Ferrari e iniziare i test; poi il giorno 13 tentare la vetta. Spero proprio vada tutto così, ormai i tempi sono maturi.
10 maggio 1997
Sembrava troppo bello; già ieri quando con Mario siamo arrivati al campo 2 abbiamo capito che era meglio tornarcene subito al base; non c’era un’anima in giro, un vento tremendo ululava sulle creste per poi abbattersi con forza in ogni luogo. Così anche oggi per chissà quanto tempo ancora. L’unica cosa saggia da fare è stata quella di tornare tutti al base, sherpa compresi. Tutti sappiamo che non abbiamo molte chance ancora e spero molto di non dover rinunciare alla cima del Lhotse per questi dannati test.
12 maggio 1997
Altra giornata al campo base, abbastanza noiosa, in attesa del calare del vento che è ancora molto forte in quota e ha causato diversi morti sul versante nord dell’Everest. Oggi il vento sembra essere calato un po’ ma solo alle basse quote, sulle creste del Nuptse e del Pumori soffia ancora.
14 maggio 1997
Siamo oramai agli sgoccioli e il vento non ci dà tregua. Ieri abbiamo provato a salire al Campo 2 ma le folate violente e gelide, nella Valle del Silenzio, ci hanno consigliato di fare dietro front. Così, come noi, anche gli sherpa sono tornati al base. Questa strana situazione meteo ha bloccato tutte le spedizioni presenti. I test e la vetta sembrano sfuggirci di mano ogni giorno che passa e ormai i giorni disponibili sono veramente pochi considerando che il 27 dovremmo partire per tornare a casa. Abbiamo pensato anche di abbassare il campo per i test appena sopra campo 3 ma con questo vento risulterà difficile anche questo lavoro. Le giornate al base sono sempre più noiose e lunghe.
17 maggio 1997
Ora siamo veramente agli sgoccioli. Dopo essere salito un’altra volta al campo 2 ed essere stato svegliato di buon mattino dal rumore assordante del vento che scendendo dall’Everest spaccava tutto ciò che incontrava compreso il nostro campo, rieccomi ancora al base in attesa di risalire domani. Sappiamo tutti che sarà l’ultima volta che ci sarà permesso tentare, ma abbiamo ancora un po’ di fiducia. I test ci porteranno via diverso tempo ed energie ma speriamo di avere un giorno decente per la vetta.
18 maggio 1997
Oggi è una giornata stupenda a campo 2, sto veramente bene e non ho fatto nessuna fatica a salire. È stato deciso di posizionare la tenda per i test appena sopra campo 3. Dovremo quindi preparare la grande piazzola scavando con le piccozze nel ghiaccio della parete del Lhotse per piazzare la grande tenda per i test. Lavoraccio a 7500 metri.
23 maggio 1997
Dopo aver eseguito tutti i faticosi test medici, comprensivi di prelievo di sangue, tentiamo la salita alla vetta che purtroppo ci è sfuggita di mano per pochi metri. Ieri con Soro, Mario, Aldo Verzaroli e Jean-Christophe abbiamo sfiorato il successo della spedizione scappando dalla vetta del Lhotse per pochi metri dopo aver sofferto il forte e gelido vento per tutta la notte. Peccato, ma la montagna vuole le sue rinunce e questo noi lo sappiamo bene anche se fatichiamo ad ammetterlo. Così, proprio perché il nostro sogno era quello di tornarcene a casa felici, abbiamo cambiato il programma spostando il nostro volo per l’Italia al 7 giugno. Vogliamo ritentare naturalmente e, grazie alla pazienza di Agostino, ci viene data un’altra possibilità. Nel frattempo oggi sono arrivati in vetta al Lhotse tre alpinisti russi.
25 maggio 1997
Dalla tranquilla mattina di attesa, quasi noiosa, si è passati ad un pomeriggio molto movimentato e stressante che si è protratto fino a pochi minuti fa. Un nostro sherpa è caduto nell’ultimo grande crepaccio che si trova scendendo la Ice Fall. Una brutta caduta di 30 metri causata dalla fuoriuscita di un chiodo da neve. Soccorso, prima da dei ragazzi canadesi e poi da noi e dai nostri sherpa, sembrava fosse in gravissime condizioni. Poi il tutto si è risolto con una sutura facciale eseguita da un super staff medico della spedizione canadese. E’ stato un duro e delicato lavoro trasportarlo al campo base ma alla fine si è risolto tutto nel migliore dei modi. Domani mattina un elicottero lo trasporterà a Kathmandu in ospedale. Intanto, domani, nonostante il duro lavoro di oggi, partiamo per ritentare.
28 maggio 1997
Alle ore 9.45 Jean-Christophe, Mario ed io siamo in vetta al Lhotse, 10 ore di salita con ritorno in serata al base: super!! Finalmente si è avverato anche questo sogno, un sogno che si è protratto a lungo per varie cause. Prima il vento forte, poi il progetto E.A.S.T. che si è rivelato più complesso e faticoso del previsto, poi il tentativo alla vetta sino a soli 100 metri dal culmine. Solo il lungo perseverare, forse spinto più da mio fratello Mario che da me, ci ha permesso di realizzarlo. In questa spedizione è come se avessimo salito tre Ottomila, prima a Colle Sud, poi due volte sul Lhotse. Forse è per questo che ci sentiamo stanchi, senza contare le 10 volte in salita e le 10 volte in discesa dell’Ice Fall, cosa che mi fa sorridere visto che mi era stato detto di percorrere il minor numero di volte possibile quella gigantesca cascata di seracchi. Il massimo è stato di passare dalla felicità della cima alla felicità di una birra al campo base nell’arco della stessa giornata, fantastico, non avevo mai provato. Altra gioia grande è stata parlare con il walkie talkie direttamente con mia moglie dalla vetta, grazie alla tecnologia. In fondo in fondo tanto stress e tanta fatica per un’immensa gioia finale. Una lunga storia che va pian piano a terminare ma che non finirà mai nei nostri pensieri, nella nostra vita, una storia che sicuramente lascerà un segno anche stavolta, per fortuna bellissimo.
1-7 giugno 1997
Il 1° giugno partiamo dal Campo Base per Namche Bazar, il 2 giugno per Lukla e il 3 voliamo finalmente per Kathmandu. Siamo accolti da un caldo afoso che ci farà guarire le piaghe che abbiamo sulla faccia, sulle labbra e sul naso. Bellissimo è anche trovare gli amici sloveni Milan e Azo dopo il loro Everest, Azo in vetta il 22 maggio. Mega bevuta con loro con mia caduta finale dai gradini di un pub sul cofano di un taxi. Tutto questo è la vita, dal Lhotse alla birra, dal freddo al caldo. Il nostro volo per l’Italia è il 7 giugno, arriviamo per proseguire il sogno di vita.

Extreme Altitude Survival Test
La spedizione E.A.S.T. LHOTSE 1997 è stata organizzata e preparata per eseguire dei test medici a diverse quote: sono stati fatti a Milano, alla Piramide del CNR a circa 5000 metri e al Campo 3 a 7500 metri circa. Questi test sono stati eseguiti per studiare meglio il comportamento del fisico umano a diverse quote.
I componenti della spedizione erano:
Agostino Da Polenza: capo spedizione e organizzatore;
Abele Blanc: guida alpina;
Mario Panzeri: guida alpina;
Tore Panzeri: alpinista;
Jean-Christophe Lafaille: guida alpina francese;
Gianpietro Verza: guida alpina;
Arnaud Clavel: guida alpina;
Soro Dorotei: guida alpina;
Aldo Verzaroli: guida alpina svizzera e cineoperatore;
Marco Negri: alpinista;
Mario Lacedelli: guida alpina;
Carlo Ferrari: guida alpina.
Bello e coinvolgente. Rende bene l’idea di quell’alpinismo di squadra che in molti sopportano solo per potere calcare la cima.
Un po’ come in una crociera in barca a vela se ti scegli bene i compagni, o se te li trovi giusti quando li ha scelti qualcun altro, tutto diventa anche una bella esperienza umana.
Complimenti!