Sul lago Maggiore, un lussureggiante parco romantico all’inglese ospita esotiche rarità botaniche grazie al particolare microclima.
Il cipresso del Kashmir delle Isole Borromee
di Emanuele Rebuffini
(pubblicato su lastampa.it il 21 febbraio 2022)
«Li faccia seminare subito: vi è una specie di cipresso del Kashmir che sarà propizia per i boschi del Lago Maggiore». Nel 1862 il botanico William B. Pentland inviò al conte Vitaliano IX un cartoccio contenente «freschissimi semi» di una conifera originaria delle regioni montuose dell’Himalaya. Oggi questo Cupressus cashmeriana, dai particolari rami pendenti e il fogliame verde-azzurro, un gigante di venticinque metri di altezza con un tronco di quasi otto metri di diametro, non solo è il più antico e grande esemplare presente in Europa, ma è divenuto il simbolo dell’Isola Madre, ancor di più dopo che, sradicato dalla devastante tromba d’aria del giugno del 2006, è stato salvato grazie ad uno straordinario intervento di alta ingegneria e botanica posto in essere da un’ équipe internazionale, con tanto di elicottero, gru e diciotto tiranti in metallo.

Ripresosi lentamente, oggi svetta in gran forma accogliendo i turisti in visita a quello che a Gustave Flaubert nel 1845 sembrò essere il luogo «più voluttuoso che io abbia visto», dove la natura «incanta di mille seduzioni strane, e ci si sente in uno stato sensuale e delizioso». Oggi l’Isola Madre, la più grande tra le isole del Lago Maggiore, è un lussureggiante giardino botanico, un parco romantico all’inglese di otto ettari con importanti collezioni e rarità botaniche subtropicali, che qui si sono ben acclimatate e crescono rigogliose grazie ad un microclima particolarmente mite. Acquisita dalla famiglia Borromeo all’inizio del XVI secolo, quando si chiamava San Vittore e ospitava poche case e una chiesetta, nel corso dei secoli l’Isola Madre ha visto mutare il suo aspetto, prima frutteto, poi uliveto, quindi agrumeto, per assumere la configurazione attuale nell’Ottocento, grazie a Vitaliano IX, appassionato naturalista, che fece arrivare da ogni parte del mondo semi e specie arboree esotiche.

I primi a fiorire sono i tulipani, seguiti dai rododendri arborescenti Himalayani e dalle azalee, tra le quali spicca l’azalea Indica del Lago Maggiore dal colore bianco o rosa chiaro o scuro e la particolare foglia verde pelosa.
«L’Isola Madre è l’unico luogo nel nord Italia dove vivono in piena terra le protee, fiore simbolo del Sudafrica, specie botanica tra le più antiche che si conosca – spiega il capo giardiniere Luigi Fiorina – Altra collezione importante è quella delle camelie antiche, una quarantina di varietà, accompagnate da ibridi come la camellia japonica Mitronesson vera, ibridata prima del 1840, la camellia japonica «Gloria delle Isole Borromee» e la «Gloria del Verbano». Quindi i glicini, tra le prime collezioni realizzate in Italia, oltre venti tipologie differenti di Wisteria sinensis, floribunda e brachybotris, una trentina di varietà di magnolie, grandi esemplari di grandiflora e soulangeana e la rara Yellow Bird, dai fiori nelle diverse tonalità del giallo, larghi fino a dodici centimetri; l’ibisco (Hibiscus rosa sinensis), con oltre novanta varietà di questo delicato fiore tropicale; le margherite (Argyranthemum frutescens); le ninfee tropicali e rustiche dai toni blu, bianchi, rossi e gialli; una collezione di 57 tipi diversi di Solenostemon (o Coleus) ed una collezione di agrumi in piena terra che comprende limoni, pomeli, arance, cedri, che nel passato erano destinati non solo alle mense dei Borromeo ma ai profumieri di Basilea e Zurigo».

Passeggiando tra i viali dell’isola, in compagnia di fagiani e pavoni che vivono in libertà, si possono ammirare il maestoso ed elegante Taxodium distichum, conosciuto come cipresso delle paludi, con una circonferenza tra i tre e i quattro metri e le particolari radici aeree con protuberanze affioranti dal terreno, numerosi esemplari di palme, quindi le infiorescenze argentee dell’erba delle pampas (Gynerium argenteum), una raffinata collezione di piante da tè, tra cui le rare Gordonia axillaris e la Cleyera japonica, una ventina di varietà di pitosfori, lantane e bouganville, boschetti di bambù-tra cui quello di Bambusa pubescens-e vasche traboccanti di fior di loto, esemplari di felci tra cui la rara e ormai quasi estinta Woodwardia radicans, una Davidia involucrata o “albero dei fazzoletti” e una profumatissima Daphne Bholua, la pianta di carta nepalese, che, in piena fioritura in tutto il giardino nel mese di febbraio emana il suo profumo intenso, mentre folte siepi di alloro circondano tutta la parte ad ovest, riparando l’isola dal vento proveniente dalla Svizzera.

La straordinaria varietà di piante e fiori, circa 2500 tipologie, fa dell’Isola Madre e della vicina Isola Bella una «vera e propria Wunderkammer botanica (Paolo Pejrone)», non a caso dal 2002 le Isole Borromee sono inserite nel prestigioso circuito inglese della Royal Horticultural Society.
Per ulteriori informazioni: www.isoleborromee.it