Le aree periurbane sono il futuro del pianeta?

Dalla redazione di Outdoor Magazine

La Fondazione per il Futuro delle Città, insieme all’Università di Firenze e Cà Foscari di Venezia ha lavorato a uno studio che dimostra la capacità delle vaste aree periurbane del Pianeta di ospitare tra i 106 e i 241 milioni di alberi.

Lo studio su scala globale, pubblicato su Nature Cities nella giornata del 27 marzo 2024, rivela infatti tutte le potenzialità delle aree periurbane, spesso degradate o inutilizzate. E i risultati di questa ricerca condurrebbero a benefici su diversi punti: la qualità dell’aria, la biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici.

Condotto da un gruppo di esperti, coordinati da Stefano Mancuso, lo studio evidenzia come le vaste aree periurbane del Pianeta, transizione tra le periferie e la campagna, potrebbero ospitare tra i 106 e i 241 milioni di alberi. Escludendo le aree attualmente coltivate, potrebbero trovare spazio foreste periurbane con una quantità stimata tra i 34 e 101 miliardi di alberi.

Uno scenario che determinerebbe molteplici benefici, tra cui la riduzione delle emissioni di CO2, il miglioramento della qualità dell’aria e la conservazione della biodiversità.

“Per contrastare il riscaldamento globale, la soluzione teoricamente è semplice: ridurre le emissioni di gas serra, in particolare di CO2, e al contempo assorbire il surplus di CO2 dall’atmosfera. Tuttavia, ridurre le emissioni comporta profondi impatti economici e richiede tempo, oltre che un impegno globale che al momento è difficile da garantire. D’altra parte, l’assorbimento di CO2 dall’atmosfera tramite la riforestazione non presenta ostacoli tecnici significativi e può offrire enormi benefici ambientali e occupazionali”, dichiara Stefano Mancuso, scienziato e botanico di fama internazionale, professore presso l’Università di Firenze e direttore scientifico della Fondazione per il Futuro delle Città.

Utilizzando dati satellitari, il gruppo di ricerca formato da Stefano Mancuso, Saverio Francini, Gherardo Chirici, Leonardo Chiesi, Paolo Costa e Guido Caldarelli, è riuscito a identificare con una risoluzione di soli 500 metri e a livello globale le aree disponibili in una fascia di 10 km dalle città.

“Nell’anno 2023 si sono registrate le temperature più alte di sempre, oltre a estensioni minime del ghiaccio marino antartico e un aumento degli eventi climatici estremi in tutto il mondo, inclusa l’Italia, con ondate di caldo, inondazioni, siccità e incendi”, si legge in una nota ufficiale.

La proposta di piantare mille miliardi di alberi, accettata al G20 del 2021, dunque, potrebbe giocare un ruolo chiave nella lotta al cambiamento climatico, con numerosi co-benefici.

Per leggere lo studio completo clicca qui.

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