di Alessandra Beltrame
(pubblicato su camoscibianchi.wordpress.com il 21 ottobre 2023. Il post rientra nella rubrica “Il movimento delle donne solitarie”, curata da Emanuela Provera. Qui il link alla rubrica per coloro che fossero interessati a leggere ulteriori contributi))
La prima volta che ho camminato da sola ne ho fatto un libro. Tanta è stata l’emozione, tanto avevo da raccontare. Erano i primi di gennaio, e sono uscita di casa all’alba con uno zaino gigantesco mentre il furgone della spazzatura passava a ritirare l’umido.
Due settimane ho passato in cammino, pestando la terra indurita dall’inverno gelido (ce ne saranno ancora?) e scrivendo forsennatamente, a mano a mano che i giorni passavano, con la testa e la penna sempre più leggere.
Da allora ho camminato con me e per me innumerevoli volte, per un’ora, un giorno o per settimane intere, con il corpo e con la mente. Potessi, sarei sempre in cammino, benché la scrittura sia una forma appagante, alternativa (e solitaria) di viaggio.
Il libro usci nell’aprile del 2017 e mi ha cambiato la vita. Perché è piaciuto a persone che mi piacciono. Ho stabilito belle relazioni. Non era scontato. Ricevo ancora messaggi e testimonianze. Andare per il mondo in solitudine permette di fare incontri indimenticabili.
Camminare da sola è stato per me dirompente. Ha cambiato il mio modo d’essere, le prospettive, l’orizzonte, la mia forza. Mi ha rigenerata. Sono diventata un’altra. Da allora ne ho scritto molto, anche nel secondo libro, Nati per camminare, nel quale ho elaborato molti temi scaturiti dalle riflessioni emerse in oltre cento incontri in città, paesi, rifugi, associazioni e circoli. C’era un dialogo e c’era un dibattito, e ad animarlo erano in prevalenza donne. Così l’anno scorso mi sono messa a studiare e a scrivere di donne e del nostro cammino di emancipazione. Anche questo è un viaggio in solitaria, perché ciascuna di noi è artefice e responsabile del suo percorso di realizzazione personale. Serve indipendenza per camminare da sole.
Con Il viaggio delle donne, uscito a marzo 2023, ho ripercorso la Via degli Angeli, un cammino in Friuli-Venezia Giulia, dalle Alpi al mare, che avevo sperimentato nel 2021. È stato il fil rouge per narrare della moltitudine di compagne di cammino che hanno saputo e sanno viaggiare, pensare, vivere da sole.
La scrittura mi ha aperta a una nuova esperienza. Non sono andata lontano. Mi è bastato raccogliere un appello su Facebook in cui si cercava una “aiutante pastora” in una malga a 1400 metri sulle Dolomiti Friulane per convincermi che era quel che volevo. Ho risposto. Mi ha detto sì. Sono partita il 15 luglio.
L’appello arrivava da Caterina, pastora che avevo conosciuto partecipando al progetto Paesaggi Transumanti, un modo per dare voce, volti e geografie a chi si sposta con le pecore 365 giorni l’anno alla ricerca di pascoli. Un mestiere che ancora esiste benché quasi non ci si creda. A quel workshop avevo incrociato Caterina, che non doveva nemmeno essere lì. E quando ho visto la sua richiesta su Facebook non ho avuto dubbi: ci vado. Non l’ho detto a nessuno. Volevo vivere l’esperienza per conto mio. Solitaria fino in fondo. Anche perché mica sapevo cosa aspettarmi. Non ho fatto domande. A me piace così. Scoprire, mettersi alla prova. Cercare la strada. Farsi sorprendere.

Casera Pradut domina la Valcellina, una vallata che separa le Prealpi Carniche dalle Prealpi Bellunesi; in faccia avevo la Cima dei Preti e il Duranno, dietro la parete nord del monte Resettum. Che grande regalo! Una settimana a vedere sorgere e tramontare il sole oltre le vette, a ripararsi dalla tempesta (arrivava veloce!) e, prima di chiudersi dentro (perché lassù i fulmini sono implacabili), assicurarsi che le bestie siano al coperto (ma loro sono brave, sentono il tempo), a mungere due volte al giorno, a fare il formaggio, a cercare gli agnelli che si erano persi nel bosco, a raccogliere fragoline, mirtilli e iperico, a cardare e filare la lana con i bambini in visita, a pulire la stalla, ad assicurarsi che l’acqua non finisse (ma poi per fortuna ha diluviato), a caricare di legna il boiler per farsi la doccia calda, ad accendere la mattina il fuoco in cucina per lavare i piatti della sera prima, ad accudire la dozzina di asinelli che seguono il gregge e che ora riposavano in alpeggio. E poi c’erano Bosco e Masha, i cani pastore, due perle di intelligenza che hanno accudito il mio sconcertato Pablo, passato dal divano alla convivenza con bestie di ogni genere (tafani sì, zecche neanche una).

E tra una faccenda e l’altra si lavorava il feltro per confezionare cappelli per gli amici, e quando arrivavano in visita si cucinava per tutti, e poi si faceva musica perché Caterina suona pianoforte, violino, chitarra e fisarmonica
… e poi mi ha insegnato a medicarmi con le erbe, con un impacco di scrofularia mi ha guarito una vescica, con il decotto di salvia e malva mi ha tolto il mal di gola.
Prima di partire avevo scoperto che stava scrivendo un libro, mentre ero lì ogni tanto la chiamava la editor per gli ultimi ritocchi. Si chiama A passo di pecora, è uscito l’8 settembre 2023.
Alessandra Beltrame
Sono una solitaria per natura e per destino. Scrivo perché è la cosa che mi riesce più facile, dopo camminare. Per più di vent’anni ho fatto la giornalista a tempo pieno, ora preferisco prima vivere, poi scrivere.
Che bella storia!
Molto bello e rilassante leggere la breve descrizione della vita alla Casera Pradut, fatta da periodi lunghi e profondi. Spero che i libri siano scritti così, evitando le frasi brevi e i pensieri spezzati che permeano il concitato tempo storico che stiamo vivendo e che ben si allontanano dai ritmi naturali.