Il presidente del Parco nazionale d’Abruzzo Giovanni Cannata: “Festeggiamo un secolo di vita, nel nome di un approccio scientifico alla natura”.
L’influenza di Benedetto Croce
(sulla nascita del Parco nazionale d’Abruzzo)
di Luigi Grassia
(pubblicato su lastampa.it/tuttoscienze il 14 settembre 2022)
Festeggia i 100 anni il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nato il 9 settembre 1922 in un territorio che includeva Pescasseroli, dove vide la luce Benedetto Croce; e il grande filosofo ci mise del suo. Croce attribuiva alla natura la capacità di rigenerare e appagare spiritualmente l’uomo e, per quanto la sua preoccupazione si riferisse (appunto) all’uomo, e non alla natura, fu proprio la sua influenza a far maturare in Italia l’idea dell’ambiente come istanza sociale, e a creare lo stimolo a rendere fruibili al popolo alcune aree naturali. Tale ispirazione convergeva con altre, già percepibili a quell’epoca, fra la Prima e la Seconda guerra mondiale: veri e propri movimenti ambientalisti ancora non esistevano, ma a creare un clima favorevole ai Parchi nazionali contribuì il Touring Club Italiano, promotore del primissimo avvio di turismo di massa, in quanto fonte di benessere e svago popolare.
Del resto, c’era chi aveva dato l’esempio: nello stesso 1922 il Parco nazionale del Gran Paradiso precedette di un soffio la nascita di quello d’Abruzzo e in Svizzera e in Svezia erano già state prese iniziative analoghe, per non parlare degli Stati Uniti d’America, dove Yellowstone, prototipo di tutti i Parchi del mondo, aveva visto la luce fin dal lontano 1872.
Oggi il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise si estende su quasi 50 mila ettari e ospita una fauna peculiare, nella quale spiccano l’orso marsicano e il lupo appenninico. Fra gli ungulati, il camoscio d’Abruzzo è presente con continuità dalla notte dei tempi, mentre il cervo e il capriolo qui si sono estinti e poi sono stati reintrodotti. Non è chiaro se in zona si aggiri la lince, ma di certo ci sono il gatto selvatico e diverse specie di mustelidi. Sontuosa la presenza di uccelli, dal gipeto all’avvoltoio grifone e dal falco pellegrino all’aquila reale.
Mentre animali come il lupo tendono a strabordare dai confini del Parco e (nel caso di diverse specie) addirittura a espandersi all’intero territorio nazionale, l’orso marsicano vive al sicuro solo qui, e se prova a gironzolare all’esterno lo fa a suo rischio e pericolo; facilmente gli orsi si avvicinano a case, fattorie e baite, facendosi tentare da pecore, pollai o anche cassonetti di rifiuti, e questo scatena reazioni da parte dell’uomo, che, se va bene, possono concretizzarsi in una ricollocazione forzosa dell’orso in aree più remote, ma se va male lo rendono vittima di trappole o fucilate. Di suo, l’orso marsicano è un animale schivo, meno aggressivo di altre specie di orso, ma si tratta pur sempre di un carnivoro che può arrivare a 200 chili, con zanne e unghioni forti in proporzione, e si può capire che qualcuno non ami averlo intorno; e invece i viaggiatori arrivano qui proprio per incontrarlo, l’orso è la principale attrattiva del parco. È un evento particolarmente fortunato, quando il visitatore riesce a scorgere mamma orsa con i cuccioli, anche se non è certo il caso di mettere alla prova il suo istinto materno avvicinandosi agli orsacchiotti, perché la reazione di lei non sarebbe amichevole.
Giovanni Cannata, presidente del Parco, si dice particolarmente orgoglioso dello stato di salute della popolazione ursina, che attribuisce alle misure di conservazione ma anche “alla prolificità delle nostre orsacchiotte”. Parlando con Tuttoscienze, Cannata rivendica “il lavoro scientifico che si svolge con continuità nel Parco, per il benessere sia della fauna locale sia di quella nazionale”, e sottolinea le altre azioni in corso di sviluppo: “Stiamo migliorando le strutture di trasporto. Abbiamo appena ricevuto un pulmino a impatto zero e alcune carrozzine per disabili, in modo che tutti possano godere della natura. E vorremmo potenziare la connettività, perché non vorremmo che qualche visitatore si perdesse nei boschi con il cellulare che non prende…”.
Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è dotato di strutture di ospitalità numerose e diversificate, che comprendono alberghi da 4, 3 e 2 stelle, bed&breakfast, ostelli, agriturismi e campeggi. Ci sono ristoranti che propongono soprattutto la cucina locale, che fra i piatti tipici sfoggia i maccheroni alla chitarra, la zuppa di orapi (spinaci selvatici) e fagioli, gli gnocchetti di acqua farina e orapi, e formaggi tipici come pecorino, ricotta di pecora, caciocavallo di mucca e la marzolina (un formaggio di capra). Perché qui si cammina, e la natura mette appetito.