La ricerca: gli italiani riconoscono le cause antropiche del clima sempre più estremo, ma temono che manchi la volontà di affrontare il problema. Solo gli scienziati riscuotono fiducia.
La crisi climatica e le contraddizioni dell’opinione pubblica
di Andrea Rubin e Giulia Banfi (Università di Ferrara)
(pubblicato su lastampa.it/tuttoscienze il 26 marzo 2025)
Negli ultimi anni l’alternanza tra ondate di caldo estremo e precipitazioni intense ha determinato prolungati periodi di siccità, seguiti da eventi alluvionali di grande impatto, come quelli che hanno interessato estese aree dell’Emilia Romagna. Il 2024 è stato registrato come l’anno più caldo da quando si effettuano misurazioni delle temperature globali. Un report della European Environmental Agency ha calcolato che le persone decedute a seguito di inondazioni nei Paesi europei sono state quasi 6 mila negli ultimi 40 anni. L’evidente impatto negativo della crisi climatica sulla vita sociale ed economica ha avviato attente riflessioni e ricerche scientifiche sul tema. In questo contesto un recente progetto di ricerca condotto dalle Università di Ferrara, Bologna e Trento fornisce dati e analisi di rilievo, offrendo elementi di riflessione utili per i ricercatori, i decisori politici e i settori industriali e produttivi.
Cambiamento climatico e azioni di contrasto
L’89% degli italiani è convinto che vi sia un cambiamento del clima. Il 10% ritiene che esso derivi esclusivamente da attività umane e il 40% prevalentemente da cause antropiche. Solo il 5% attribuisce il riscaldamento globale unicamente a cause naturali.
Rispetto agli attori che dovrebbero intervenire per contrastare la crisi climatica, il 19% indica il governo nazionale e l’Unione Europea, il 14% le imprese private, il 13% le autorità locali e in misura minore (7%) i movimenti ambientalisti. La principale responsabilità, però, secondo gli italiani, dovrebbe essere collettiva (40%). Tuttavia, seppur convinti che l’emergenza climatica richieda delle azioni di contrasto comuni, sei cittadini su 10 pensano che siano i troppi interessi economici che insistono su questi temi a rappresentare il principale ostacolo ad agire concretamente, mentre il 19% riconosce la difficoltà delle persone a cambiare i propri comportamenti quotidiani.
Rischi ambientali
Nel 2024, 25 capoluoghi di provincia hanno superato il limite massimo consentito di 35 giorni con concentrazioni Pm10 oltre la soglia consentita. Il deterioramento della qualità dell’aria che respiriamo è un tema particolarmente sentito dai cittadini: più di sette su 10 si sentono esposti a questo tipo di rischio ambientale. Le caratteristiche geomorfologiche del territorio italiano inducono più di un italiano su due a sentirsi a rischio di alluvioni o siccità. A sentirsi più esposti alle alluvioni sono soprattutto i cittadini delle regioni di Nord-est, mentre a Nord-ovest preoccupa maggiormente l’inquinamento atmosferico e al Sud la siccità.
Rilevante osservare che il 45% dei cittadini italiani dichiara di aver personalmente subìto (o di conoscere amici o parenti che hanno subìto) gli effetti provocati dalle alluvioni o da inondazioni.
Alluvioni
Un cittadino su tre ritiene probabile che la propria abitazione possa subire danni a seguito di alluvioni. Tuttavia, il 78% degli italiani pensa che tutti i cittadini dovrebbero adottare misure per ridurre il rischio di inondazioni nelle proprie case, ma solo il 43% pensa di essere in grado di farlo. Questa quota aumenta soprattutto tra i cittadini del Nord-est, mentre diminuisce tra gli abitanti del Sud e delle Isole. Il 51% ritiene che tutti i cittadini dovrebbero dotarsi di un’assicurazione contro le inondazioni: si tratta di un’opinione condivisa soprattutto al Sud (57%) ma meno condivisa dai residenti delle regioni di Nord-est (48%).
Grande importanza viene riservata dai cittadini alla conoscenza del territorio e all’analisi storica delle criticità idrauliche: l’84% ritiene importante conoscere quali siano le alluvioni tipiche del territorio in cui si vive e il 77% pensa che se ci sono state alluvioni in passato è probabile che si ripeteranno anche in futuro.
Informazione e fiducia
La fiducia nella scienza e nelle istituzioni è un importante elemento di sfondo nella comunicazione e nella gestione delle emergenze. Negli ultimi tempi emerge spesso il tema della (s)fiducia nella scienza. Eppure, i cittadini italiani considerano gli scienziati (83%) tra le fonti più credibili per informarsi sui rischi ambientali. La quota quasi si dimezza (44%), se a fornire le informazioni sono le autorità politiche nazionali. I media nazionali come tv, stampa e radio rimangono la fonte principale per informarsi sui rischi naturali, seguiti dagli esponenti del mondo scientifico e dai media locali. A informarsi principalmente attraverso i social network è il 26%. Agli ultimi posti troviamo, invece, le autorità locali e nazionali.
L’Italia, come noto, è fortemente esposta alla crisi climatica. I dati esposti mostrano che i cittadini sono pienamente consapevoli dei rischi presenti nei loro territori di residenza. A emergere con evidenza, però, è soprattutto la richiesta di una comunicazione del rischio più efficace. Su questi temi, il prossimo 5 aprile, a Bologna, si terrà una consultazione pubblica che coinvolgerà rappresentanti delle istituzioni, scienziati, comunicatori e cittadini che dialogheranno insieme per fornire preziose indicazioni volte a favorire lo sviluppo di una comunicazione del rischio che faccia tesoro degli errori commessi anche nel recente passato.