di Smaranda Chifu, pubblicato su Insalita in data 29 dicembre 2018
C’è sempre un inizio. Il mio rapporto con la montagna è iniziato un anno fa, anzi cinque. Anzi, facciamo venticinque.
Ho 29 anni e ne avevo 4 quando ho convinto i miei genitori che volevo avere le ginocchia perennemente sbucciate. Sono cresciuta in campagna, nella fattoria dei nonni e, a pensarci bene oggi, sono viva per miracolo. Da bambina non stavo mai ferma, mi sono innamorata del salto in lungo e ho iniziato a fare atletica a 4 anni. E nuoto. E ginnastica. E tennis. Sì, diciamo che non ero propriamente una bambina pigra.
Non ho una storia pregressa con la montagna, non ci andavano i miei genitori, non mi hanno portata a scalare a 10 anni (magari l’avessero fatto!), nulla di tutto ciò. A 24 anni mi hanno proposto di andare a fare una domenica di escursionismo, sul Monte Barro. Come? Non sapete dov’è il Barro? Cos’è il Bianco a confronto, siamo seri! Il Barro è la montagna che più amo, una cima così inutile del Triangolo Lariano che se cade un sasso dalla cima per poco non torna collina. Ma è iniziato tutto lì, mettendoci tre ore a fare il sentiero delle creste.
Oggi una di quelle passeggiate serali per sgranchire le gambe.
Ci sarò stata su, non esagero, forse davvero una cinquantina di volte.

Da lì tante escursioni, tantissime, qualche ferrata, qualche presa di resina in una palestra brianzola, poca roccia, poco altro.
Finché, per caso e per fortuna, non sono inciampata nel corso di alpinismo del CAI di Carate Brianza. Il resto è venuto da sè, direi che nel mio rapporto con la montagna quel giorno ha segnato il prima e il dopo. Me lo ricordo come una delle esperienze più giuste della mia vita, mi ricordo che mi avevano detto che sarebbe stato diverso, la prima via lunga, soprattutto se non hai mai arrampicato prima. Mi ricordo tutti i “se” e i “ma”.
E mi ricordo quando con Carlo, istruttore che mi ha portata sulla prima via, una volta usciti in cima avevo dentro di me la stessa sensazione che avevo da bambina nei confronti delle cose che mi entusiasmavano, che di vie ne avrei fatte altre cinque quel giorno! Infatti me ne regalò un’altra, piantando un seme enorme.
È cresciuto tutto insieme a me, o forse sono cresciuta io ad ogni esperienza. Le botte sono state numerose, le salite vissute male o mancate tantissime, si è intrecciato tutto, influenzando le mie scelte di vita e i miei rapporti. Ma è una strada che percorro perché quella volta in cui la giornata va come la sognavi, quella volta su dieci facendo una statistica, le vale tutte, ricompensa tutto, regala talmente tanta pace che no, ormai non me la immagino proprio una vita senza montagna.
PS: il Monte Barro è la montagna più bella al mondo.
PPS: no scherzavo, non lo è, ogni pezzo di roccia è unto e ogni sentiero pieno di gente, ma ci ho ritrovato la pace talmente tante volte che qualcosa le devo!