Andrea Scotti, 34 anni di Ceto (Bs), è il protagonista di un intervento con impianto di un neurostimolatore midollare che gli ha restituito il movimento, effettuato all’ospedale San Raffaele di Milano: «Primo caso al mondo con quella lesione di midollo».
Andrea cammina dopo la paralisi
(«non ricordavo di essere così alto»)
di Ruggiero Corcella
(pubblicato su corriere.it il 28 maggio 2025)
Ha ripreso a camminare, dopo un brutto incidente che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Un intervento unico, quello effettuato all’ospedale San Raffaele di Milano. Per la prima volta al mondo, si dimostra l’efficacia della neurostimolazione midollare in un paziente paraplegico con lesione grave del cono midollare.Il protagonista si chiama Andrea Scotti, 34 anni, di Ceto, in provincia di Brescia, un paese di 1.864 «anime» in quel della Valcamonica (Brescia). C’è tanta bellezza e tanta storia, lassù: i sentieri della Grande Guerra, le incisioni rupestri dei Camuni «patrimonio dell’umanità” dell’Unesco». Quelle rocce, quelle montagne, Andrea le conosce come le sue tasche. Su e giù per creste e valli. Le rispetta e le ama. Ne assorbe solidità e concretezza. Le protegge, arrampicandosi sui pendii con i «ragni» meccanici per scavare trincee, spostare massi, mettere reti di protezione. Lo trasforma nel lavoro della sua piccola impresa.

Una «vocazione» non sempre condivisa da papà Isidoro, che di professione fa il medico, né da mamma Margherita, commercialista. Andrea ha anche una sorella più grande, Lorenza. Lei vive a Berlino. «Ho sempre avuto la passione dei mezzi. Più erano particolari, più mi intrigavano. E a me la montagna piace. Facevo il rocciatore “prima” e usavo gli escavatori, mi sono fatto male perché stavo preparando i mezzi da portare al lavoro il giorno dopo», racconta.
Domenica 13 ottobre 2019, ore 8. Andrea salta da un carrello elevatore che si sta ribaltando nel vuoto e una vertebra fa «crack». Resta a terra, paralizzato. «Ero solo, ho chiamato i soccorsi, li ho guidati fino a me. Ero cosciente di quanto mi era successo. Quando le gambe o funzionano o non funzionano, di solito significa un taglio netto: lesione completa». La diagnosi lo conferma: lesione midollare traumatica a livello T11-T12 estesa al cono midollare (la porzione terminale del midollo spinale) che causa un grave deficit motorio dovuto al danno del sistema nervoso sia centrale, sia periferico. In volo agli Spedali Civili di Brescia, operato d’urgenza. Va tutto bene. Riabilitazione e check up in varie strutture.
Tre mesi dopo torna a casa. Dopo l’incidente vende tutti i mezzi. Appena rientrato a Ceto, li ricompra: «Volevo di nuovo fare lo stesso lavoro e ci sono riuscito». Anche se su una carrozzina. Recupera forma fisica, grazie alla fisioterapia. Non è come quando arrampicava, correva in mountain bike o gareggiava con gli sci. Ma lo accetta. «Devi stare bene con te stesso. Se pensi di tornare a camminare come prima, già sbagli. Miracoli non se ne fanno purtroppo».
Mamma Margherita invece non si dà pace. Cerca una soluzione che permetta al figlio di rimettersi in piedi. All’Irccs San Raffaele di Milano, l’equipe del professor Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia e ordinario di Neurochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele, ha avviato un protocollo sperimentale che prevede l’inserimento di un neurostimolatore midollare in 10 pazienti con lesioni spinali traumatiche e paralisi degli arti inferiori. «Siamo riusciti a ottenere una visita con il dottor Luigi Albano. Per due mesi non ci siamo sentiti . Un giorno mi ha chiamato e mi ha detto “tra due settimane devi essere operato: ci sei?”. Ho risposto: andiamo».
Il 23 novembre 2023, Andrea entra in sala operatoria. Gli impiantano un sistema di stimolazione midollare con 32 elettrodi. La stimolazione, una volta attivata, ha consentito di riaccendere alcuni circuiti nervosi residui, in particolare quelli che controllano i muscoli del tronco e i flessori dell’anca, essenziali per il recupero della postura e della camminata.
«Sapevo già che magari non ci sarebbe stato un gran recupero. Però, ora lo posso dire: mi hanno ridato la possibilità di poter camminare con degli ausili, cioè i tutori e il girello». La prima cosa che dice, quando lo rimettono in piedi: «Non ricordavo di essere così alto. Da seduto, vedi il mondo da un metro e venti».
Racconta di aver preso l’intervento e tutto il resto «come una vacanza». Secondo lui, il primo passo per chi inizia questo percorso è accettare la propria condizione. Niente castelli in aria. Il resto è questione di «carattere, determinazione, voglia di fare e di mettersi in gioco». Sei mesi dopo l’intervento, Andrea è tornato a camminare autonomamente per un chilometro, con il solo ausilio del deambulatore e dei tutori. «Ora di chilometri ne faccio due», dice orgoglioso. Ha anche partecipato alla Wings for life world run. Il suo intervento diventa un «case study» pubblicato su Med di Cell Press: per la prima volta al mondo, si dimostra l’efficacia della neurostimolazione midollare in paziente paraplegico con lesione grave del cono midollare. Un successo collettivo del MINE Lab che vede coinvolti i medici, fisioterapisti e i ricercatori del San Raffaele insieme ai bioingegneri della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinati dal professor Silvestro Micera.
Adesso Andrea conduce una vita normale: lavora e si allena. Con la Polisportiva Disabili Valcamonica di Breno (Bs) e con il Team Futura di Lavis (Tn). «Ogni tanto vado ancora a fare il rocciatore in sedia a rotelle». Ha un sogno nel cassetto: partecipare alle Paralimpiadi invernali 2026 a Milano-Cortina, nello sci di fondo. «Quando Fisip, la Federazione italiana sport invernali paralimpici, mette a disposizione i raduni io vado con tutta la nazionale. Spero che gli allenamenti diano i loro frutti e che mi chiamino. Vediamo».
Andrea, consiglieresti l’intervento? «Sì, perché non c’è nulla da perdere e tanto da guadagnare». Ha già convinto un amico, rimasto anche lui paralizzato. Sarà il prossimo paziente operato dall’equipe del San Raffaele.