Assalto alle Alpi

Un racconto di e con Marco Albino Ferrari, una storia ironica e amara che ci pone di fronte a una domanda cruciale: quale sarà il futuro di queste montagne?

di Ania Alleva

Assalto alle Alpi, edito da Einaudi nel 2023, è il titolo del libro dal quale lo scrittore ha estratto il monologo presentato giovedì 6 giugno in una serata dedicata presso la sede di Green Media Lab, introdotta da Alessandro Gogna. Un incontro all’insegna del racconto di un frammento di storia alpina, incredibile quanto sconosciuta, che ci spinge a riflettere sui modelli comportamentali della nostra società, spesso rovinosi per l’ambiente.

Siamo negli Anni ’70, sulle Alpi Liguri: Marco Albino Ferrari parte da qui, dalla stazione sciistica Viola St.Gréé, creatura di Giacomo Fedriani. Un’operazione immobiliare mastodontica, che ha dato il via alla più grande colata di cemento che si potesse mai immaginare in montagna. Siamo nel pieno modernismo alpino, tutto deve essere fatto velocemente privilegiando sfarzo e divertimento. Andare in vacanza a Viola St. Gréé significava immergersi in una scintillante torre di Babele dedita al lusso e alla frenesia: piscine, discoteche, centri estetici, ristoranti, negozi, e ancora: feste, celebrità, benessere. Una foga bulimica accelerata dall’avvento della televisione commerciale e dalla popolarità dei divi del piccolo schermo che frequentavano il luogo.

E poi cos’è rimasto di tutto ciò? Solo un immenso tappeto di vetri rotti, un rovinismo decadente e abbandonato. La storia della stazione di Viola St.Gréé è una metafora perfetta che illumina il panorama della situazione sulle Alpi, che sono state, letteralmente, assaltate. E la conoscenza del passato, illumina la comprensione del presente.

Il presente
Oggi le Alpi risentono delle conseguenze di scelte poco lungimiranti: la neve scarseggia e gran parte del sistema turistico è sottomesso a logiche economiche e consumistiche. Basti pensare che in Piemonte nel 2013 si contavano 46 stazioni sciistiche, nel 2023 il numero è sceso a 30. Si tratta di mete turistiche industriali, spesso identificati e con l’idea di vacanza in montagna, località alla moda, ma che non sono altro che spazi circoscritti di un ben più vasto arcipelago alpino.

Marco Albino Ferrari accompagna il pubblico nella riscoperta di luoghi fuorimano, fra ricordi immaginari e fiabeschi. E, alla ricerca di un’identità montana definita, ripercorre il topos letterario di Heidi, personaggio che pur in modo semplificativo ha incarnato l’espressione massima della dicotomia tra città e montagna, dove la montagna è portatrice di libertà e gioia di vivere, mentre la città rappresenta per eccellenza la malattia, l’abbruttimento e la tristezza. Heidi è stata, e continua a essere, esemplificativa di un senso di appartenenza alla montagna profondo e viscerale, sovente forse troppo idealizzato.

È celebre il passaggio del romanzo in cui l’eroina letteraria si trova a Francoforte e, affacciandosi dalla finestra, osserva i tetti della città. A quel punto, in una nostalgica malinconia, guardando il panorama urbano le sorge spontanea la domanda: “dove sono le mie montagne?”. Alla filosofia di Heidi, Marco Albino Ferrari contrappone quella di Walter Bonatti, per il quale invece le cime erano oggetto di conquista, strappate al cielo quasi con violenza. Lo scrittore si ferma a queste due concezioni dicotomiche di vivere la montagna, nella costante ricerca di capire in cosa sia giusto identificarsi.

Quali sono, dunque, le nostre Alpi? E quale sarà il loro futuro?

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