Drôme, la strada della lavanda

di Andrea Battaglini
pubblicato su lastampa.it/viaggi il 2 giugno 2022)

«Finché ci saranno panni da lavare, si potrà fare a meno degli uomini» cantavano le lavandaie ancor in riva ai fiumi prima del conquistato riconoscimento di genere acronimo LGBTQ. Figure che hanno ereditato il loro nome da quello di una pianta: la lavanda, che fu così battezzata perché serviva a lavare o, distillata in “eau de toilette”, a lavarsi. Il vero paradosso è che la lavanda cresce solo su terreni assolati e secchi ossia scarsi di acqua come quelli che altalenano da maggio a luglio la provincia della Drôme nella regione di Rhone-Alpes, a sud dell’altopiano del Vercors (nei pressi di Grenoble) e a nord di Nyons. 

Tutti gli armadi provenzali conservano pile di lenzuola e di asciugamani ben piegati e profumati con sacchetti e bouquets di lavanda.

E tutti i mercatini della Francia meridionale proliferano di sacchetti e cesti gonfi del magico fiore seccato. Ovunque. Non solo; con l’essenza oleosa di lavanda in Provenza e nella Drôme profumano i cuscini prima di coricarsi perché gli effluvi hanno un effetto rilassante, soporifero. Altro che melatonina. È comunque un fiore che una volta era raccolto rigorosamente a mano sui pendii delle aspre colline della Drõme Provencale e della Drõme-Diois dove cresce a cespi spontanea e selvatica. Oggi invece imperano le coltivazioni regolari e geometriche del lavandin (coltivato artificialmente) che colorano a intervalli i paesaggi del dipartimento ritagliato nello storico Delfinato. E che, lavanda esclusa, è aspro anche nelle architetture fortificate dei villaggi artigliati a rilievi che sembrano mozziconi di melassa. L’esprit luterano infatti si diffuse con tenacia tra il Rodano e l’Isère segnando per due secoli anche un poderoso estro creativo nei volumi più austero che altrove nella Francia sud-orientale.

Pur essendo una tinta difficile da usare pittando, tanto Vincent Van Gogh che Paul Cézanne, sono sempre stati sollecitati dal viola, dal blu intenso e dal violetto che prepotentemente contrastano con il verde dei campi e interrompono la monocromia ocra dei paesaggi che incorniciano i borghi legati in passato dalla draperie (pannifici): Crest, Die, Dieulefit, Nyons, Montbrun-les-Bains, Buis-les-Baronnies e perfino, ma più a nord, Romans sur l’Isère.

Girasoli permettendo però, perché il fiore color zafferano caro al pittore olandese di tanto in tanto irrompe sonoro. Anarchico come lo fu Vincent.

Un percorso per la strada della lavanda e del lavandin – anzi per le strade che incrociano pure la celebre route Napoléon (N85) cavalcata dallo stratega nel 1815 di ritorno dall’isola d’Elba – sfiora isolati e arroccati villaggi medioevali di pietra color miele e affianca sia inquietanti canyon che morbide colline rotolanti (verso ovest). Sempre lontani dal turismo upscale delle Alpilles, di Avignone, di Arles e dintorni.

Seccata la lavanda, spiccano sonnacchiosi piccoli villaggi lontani dalla pazza folla: arcigni ma non cupi e curiosi così protetti da mura e bastioni e ombreggiati da navate scarne e vigilati da tozzi campanili.

Blasonato e “gossip” bianco come la neve e dalle forme arrotondate sta appollaiato su di un ruvido promontorio il castello di Grignan celebrato dalla corrispondenza della Sévigné, madama la marchesa sepolta nella chiesa di Saint Sauveur sotto i contrafforti del castello. Le porte intagliate alcuni arazzi e i letti a baldacchino richiamano i fasti della famiglia Adhémar che nel XVI secolo trasformò la rocca in una sontuosa residenza di piacere.

Le stradine del paese che lo sorreggono si snodano inanellandosi e respirano il profumo di rosmarino e gelsomino che si diffonde tra giardini murati e cortili celati a occhi indiscreti.

Lo scenario di confine, dell’oltre-Drôme, è movimentato: a est gli altipiani e le gole del Vercors; a ovest i vigneti che si stemperano sul grande Rodano, a cominciare dai più nobili che spremono quel Chateneuf du Pape che un tempo era considerato un buon vino onesto ma oggi un’etichetta da capogiro; a sud il possente fiume, pure frontiera tra cattolicesimo e protestantesimo nei tempi che furono, serpeggia e irriga l’abbondanza gastronomica della Provenza che però qui vanta il torrone mielato a Montélimar e le olive di Nyons, borgo noto come Petit Nice per le sue case in terracotta gialla che incanalano il clima mediterraneo utile alla coltivazione delle olive.

È al limite che la Drôme racconta: del “Carnevale di Romans” , detto e narrato dallo storico Le Roy Ladurie rivelando la contraddizione tra integrazione e sovversione sociale alla fine del XVI secolo in Francia. Ieri come oggi le disuguaglianze si assomigliano. Proprio sull’Isère la rivolta degli artigiani e dei contadini contro nobili e borghesi, scoppiata durante il carnevale del febbraio 1580 quando come sempre gli sfruttati utilizzavano i riti carnevaleschi per esprimere il loro malcontento tra giochi, satire e ironie, venne soppressa in un bagno di sangue. Arginando anche il protestantesimo insinuante tra le rive dell’Isère e del Rodano, ma di fatto per impinguare l’erario e pagare i soldati a servizio, i reali avevano aumentato le tasse alle classi subalterne ma non ai proprietari terrieri. La protesta venne guidata da un artigiano drappiere, detto Paumier, assai popolare perché abile nel jeu de pomme ed eletto capo della lega degli artigiani. Il Paumier il 3 febbraio del 1579 chiese l’abolizione dei privilegi fiscali dei nobili e la soppressione delle tasse sulla produzione artigianale. Provocò però un massacro perché i ricchi, capitanati dal giudice Guérin difensore di aristocratici e notabili, organizzò un carnevale alternativo chiamando in difesa ben 140 uomini armati dalla giovane aristocrazia che uccisero i rivoltosi paumiers a colpi di pistolet reprimendo i tentativi di resistenza “rivoluzionaria”. Tutto senza neanche aspettare che la lavanda fiorisse.

Info
Periodo consigliato: dal 30 giugno al 15 agosto. Ideale per la lavanda fino al 20 luglio.
– ladrometourisme.com
– valleedeladrome-tourisme.com
– it.france.fr

Arrivare
In auto. Lungo la Torino-Chambery fino a Grenoble (A43-A41) dove si imbocca la statale che sale all’altopiano del Vercors (D531) e che scende nel dipartimento della lavanda (D518).

Dormire e mangiare
Nei piccoli alberghi di charme dei pittoreschi e medioevali villaggi come Mirmande (Hotel La Capitelle) e Poet Lavalle (Les Hospitaliers, Vieux-Village). Entrambi hanno ristoranti gourmande con prodotti del territorio come la défarde a base di trippa di agnello o la pintadeau de la Drôme, volatile squisito.

More from Alessandro Gogna
In vetta al 1968: l’impresa di Ettore Pagani.
L’architetto, falegname e alpinista partecipa nel 1967 all’occupazione del Politecnico. L’anno successivo...
Read More
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *