C’è chi in montagna ci è nato e te la racconta seguendo la trama della propria vita, nascere e vivere sulle montagne ha condizionato la sua personale evoluzione. C’è chi in montagna ci è approdato, e questo contatto ha inevitabilmente cambiato il corso degli eventi.
È un fenomeno sempre più rilevante: pezzi interi della «generazione perduta» cercano rifugio e possibilità in montagna. Costretti da una crisi e da una precarietà infinite, uomini e donne si spostano fuori dalla città, in un complesso movimento migratorio «al contrario», tutto da scoprire e interpretare. Nascono così progetti di vita innovativi, basati su modelli alternativi di sviluppo, sulla green economy e sulla soft economy. Nascono nuove storie e nuove creatività. Vecchi borghi vengono ripopolati. Antiche strade vengono risvegliate. Isola ripida è un libro di paesaggi, di ritratti e di racconti. Un libro di montagna, e di inchiesta.
Presentazione degli autori
di Elisa Arnodo e Michele Rege
Ho immaginato la montagna come un’isola senza mare.
In alcuni giorni sono partita con lo zaino in spalla e ho camminato dentro la nebbia, poi uscendo dalle nuvole ho incontrato il cielo. In quei giorni mi sono sentita davvero come su un’isola: tutto attorno, il mio sguardo si posava su una distesa di nuvole grande come il mare. La valle era il fondale marino e lassù oltre le nuvole, la dimensione dell’altrove, dove la ripidità, la fatica e la spiritualità si mescolano in un tutt’uno. Considero la montagna un luogo ove potersi isolare, allontanandosi dalla terra ferma, smarrire il senso del tempo e tornare a osservare e ad ascoltare.
Nei racconti racchiusi fra queste pagine abbiamo toccato varie altitudini, dalla montagna dei mille metri fino a quella che supera i quattromila, credendo fermamente in quei valori comuni alle terre alte, senza che sia necessario metterli in relazione con la quota: è solo un numero utilizzato per indicare meglio un luogo. In alta montagna hai meno ossigeno nell’aria che respiri, devi rallentare in salita e dai tempo ai tuoi occhi di spaziare nell’infinito mentre riprendi fiato. La sosta in vetta è breve, ma le sensazioni sono così forti che non importa quantificarne la durata: cambiano le prospettive, si ridisegna l’orizzonte.
Pensate a come vede una cordata sul ghiacciaio, chi non l’ha provata, chi l’ha solo vista da lontano: piccole formiche attaccate per alcune ore a ridosso di qualcosa d’immenso, formiche che, quando scenderanno, conserveranno la sensazione di essere piccole piccole. Sul ghiacciaio puoi comprendere a pieno quanto sia importante l’empatia con i compagni, il coordinare i passi per salire e l’attenzione a chi vive la tua stessa esperienza: la corda che ti unisce agli altri ne diventa il simbolo per eccellenza. La montagna offre esperienze e suggestioni anche ad altitudini meno elevate: per esempio ci insegna la pazienza. Nei borghi di montagna di un tempo si conosceva l’attesa della fine del lungo inverno, quando la neve abbondante limitava gli spostamenti e si era costretti a rimanere fermi sulla propria isola. La voglia di essere uniti per affrontare la vita e le difficoltà: uniti come le case costruite una a riparo dell’altra. Si può pensare che i metri di quota rendano più difficile, al tempo che passa, cancellare le tracce del passato, ma è soltanto un’illusione: il tempo è impietoso anche qui, ma le vecchie baite in pietra sono eroiche, cercano di resistere.
C’è chi in montagna ci è nato e te la racconta seguendo la trama della propria vita, ti rendi conto che nascere e vivere sulle montagne ha condizionato la sua personale evoluzione. La terra natia s’impasta con le esperienze di vita e diventa materia viva. C’è chi in montagna ci è approdato, e questo contatto ha inevitabilmente cambiato il corso degli eventi.
Io, nata ai piedi delle montagne e montanara per passione, desideravo raccontarvi la montagna, ma mi sono resa conto che i miei occhi e il mio pensiero non sarebbero stati sufficienti: erano necessari altri sguardi, altri vissuti e altre percezioni. Così ho pensato di farlo raccogliendo le parole di dodici personaggi: alcuni scelti in modo mirato fin da subito e altri conosciuti durante la stesura di questo lavoro. Ho coinvolto Michele Rege: anche lui come me nutre un forte interesse verso le montagne anche se con un approccio differente. In modo particolare, lui è attratto da tutto ciò che ancora giunge a noi dal passato. Da alcuni anni raccoglie piccoli frammenti di storia inedita che rischiano di andar persi, raccoglie e mette via tutto con cura come si fa con la frutta di stagione nei barattoli per poterla conservare; i barattoli, in questo caso, sono i suoi libri. Ho pensato che insieme avremmo potuto unire il nostro differente interesse verso le montagne per riportare in queste pagine racconti che, a volte, affondano le radici nel passato, ma parlano del presente e guardano al futuro.
Ringrazio Michele che con dedizione e pazienza, ha ascoltato e poi riletto ogni mio scritto apportando le dovute correzioni, aggiungendo sempre quello che ancora mancava: il suo aiuto è stato prezioso, mi ha permesso di portare a termine questa mia seconda esperienza dove, oltre che con l’obiettivo, mi sono cimentata con lo scritto.
Abbiamo raccolto queste piccole storie nelle valli montane più vicine, nei posti che abitualmente frequento. Ogni racconto è un vissuto semplice che può essere comune a molti: all’interno ci sono ritmi di vita, difficoltà, desideri, progetti, ricordi, relazioni e passioni.
Qualcuno potrebbe domandarsi perché mai unire in questo libro persone così diverse fra loro: stili di vita differenti, apparentemente nulla in comune. Ho scelto di proposito personaggi disuguali perché ognuno di loro può raccontare la montagna in modo unico e molto diverso dagli altri: nelle diversità si raccolgono meglio le sfumature. Ognuno di loro ha un personale dialogo con la montagna. Può bastare respirare l’aria pungente e il profumo del legno progettando la propria esistenza in una borgata quasi dimenticata, osservare l’incastro delle pietre nei muri di una baita abbandonata, immaginando ancora il fumo fuoriuscire dal camino. Può essere scoprire piccoli dettagli che rivelano misteri, coltivare un terreno scosceso o trovare uno spazio per rifugiarsi o per pregare. Coltivare rapporti umani e nutrire la spiritualità del prossimo, ma anche addentrarsi nel bosco per osservare con stupore la vita dei suoi abitanti. Partire per un viaggio a cavallo con lo sguardo puntato oltre al profilo dei monti, oppure sfidare se stessi in nuove alte imprese, su montagne lontane come su quelle di casa, e ancora innamorarsi di una vetta e prendersene cura: progetti a misura d’uomo fuori agli schemi. Ci sono grandi emozioni e a volte dolori ripidi.
Per me è stato un privilegio conoscere ognuno di loro, il tempo che mi hanno dedicato l’ho vissuto come un dono: senza i loro racconti questo libro non esisterebbe. Ci hanno permesso di scorgere un po’ della loro vita e di conoscere lo spirito che li lega ai monti. In loro ho ritrovato amore per le terre alte, sotto vari punti di vista. Le loro parole si sono intrecciate alle nostre domande e abbiamo lasciato molte parti fra le virgolette: sono le loro testimonianze dirette, che abbiamo scritto in maniera più possibile fedele con lo scopo di farvi ascoltare la loro voce, senza filtri. In queste pagine, con le conversazioni che abbiamo avuto il piacere di intrattenere, riportiamo dodici ritratti con l’intenzione di farvi ricavare plurime filosofie di montagna. I loro sguardi sono entrati nell’obiettivo della mia macchina fotografica, lo strumento che ha completato questo piccolo progetto e a ognuno di loro ho chiesto di tenere fra le mani un oggetto significativo.
Queste pagine non vogliono essere soltanto un omaggio alle montagne, ma a tutti quelli che le vivono, che in loro trovano uno spazio a propria misura, e a quelli che sentono di essere a casa quando osservano le cime. Ognuno di voi, se lo desidera, potrà proseguire questo scritto nei propri pensieri, scrivendo nuovi capitoli. Saranno le persone che incontrerete e che vi racconteranno storie di montagna a darvene modo: vi basterà prendervi un po’ di tempo, sedervi accanto a loro e ascoltare (Elisa Arnodo).
Un altro lavoro con Elisa, il format è collaudato: interviste a persone non comuni, in simbiosi con foto d’autore. Stavolta, pur condividendo l’idea, il grosso del lavoro è merito suo e non poteva che essere così trattandosi di una “Isola ripida”, dove un bradipo non può certo tenere il passo di una gazzella!
La mia partecipazione nella stesura dei testi è stata assolutamente marginale, possiamo dire che con questo lavoro, Elisa si dimostra una vera autrice. Sono convinto che con la passione che ha per la montagna, con le sue capacità e competenze tecniche, ci regalerà ancora altre sorprese letterarie (Michele Rege).