di Chiara Baù
(pubblicato su imperialbulldog.com il 5 aprile 2020)
Tempo per mangiare, per dormire, per lavorare. Tempo per fare shopping, per andare al cinema. Tempo da dedicare alla luna.
La chiamano Moonlight classic, una gara di sci di fondo sull’Altipiano dell’Alpe di Siusi. Viene disputata una volta all’anno durante l’inverno e richiama atleti da tutto il mondo. L’unica competizione svolta di notte al cospetto dello scenario invernale mozzafiato del più vasto altipiano d’Europa. I percorsi circolari di 30 e 15 chilometri di lunghezza, con partenza e arrivo nella località di Compatsch, prevedono esclusivamente lo stile classico diagonale, il che significa rimanere nei due binari scolpiti nella neve.
Il sole del tramonto si dilegua dietro le montagne, le luci degli uffici si spengono e inizia una nuova vita nel cuore della notte. La declamata luna di Giacomo Leopardi diventa la protagonista di questa gara di sci di fondo.
Opto per il percorso di 15 km, sfidando le mie forze; è la mia prima competizione e la tentazione di partecipare ad una gara notturna sotto il chiarore della luna è forte e appagante. L’Altipiano dell’Alpe di Siusi è un campo di gara perfetto per permettere alla luna di avvolgere noi atleti con la sua luminosità. È comunque d’obbligo una pila frontale, la luce non riesce a penetrare i tratti in cui il bosco è fitto e buio. Alcune fiaccole sono disseminate lungo il percorso, l’atmosfera è irreale e quanto mai suggestiva. Il Sassolungo, re indiscusso dell’Alpe di Siusi, sembra osservarci impassibile in questa unica notte in cui frotte di atleti osano disturbare la quiete e il silenzio. La luna sorge lentamente dietro il Gruppo del Sella e la neve inizia a brillare sotto l’effetto di un chiarore sempre più diffuso e intenso.
Non si tratta di un comune evento sportivo. La pigrizia di rimanere a casa a godermi un bel film sul divano mi spingerebbe a desistere. Ma non si può rinunciare a tanta bellezza, è doveroso dedicare tempo alla luna, nonostante l’impegno di percorrere 15 km con una temperatura rigida. È ora di partire. Il freddo è pungente, ma il brillio delle stelle rende l’atmosfera calorosa e amichevole. La forza della natura ha il potere di scaldare più di qualsiasi piumino.
Un cordone di atleti inizia il percorso illuminato dalla luna seguendo un tracciato di gara che si snoda lungo tutto l’altipiano. Sembra un fiume di lucciole: 400 atleti provenienti da 22 paesi diversi. La gara si svolge in un clima irreale, come se ognuno avesse un intimo rispetto per la notte che ci accoglie col suo mantello, un doveroso rispetto per la natura che ci permette di condividere un profondo silenzio. Ma questa non è solo la notte di una competizione sportiva. È l’occasione per immergersi in un ecosistema notturno molto vasto. Il buio è un importante alleato di numerosi animali. Durante la tesi di laurea volta al monitoraggio degli orsi era proprio durante la notte che venivano registrati gli spostamenti più ampi.
La paura degli animali nei confronti dell’uomo é atavica; nel tempo hanno imparato a muoversi considerando il buio come alleato principale, lontano dalla presenza umana.
Ora saranno in letargo, altri animali invece come civette e gufi, storici abitanti dell’Altipiano dello Sciliar, ci osservano come fossimo marziani. Il gufo è l’abitante della notte per eccellenza. Si tratta del tipico esempio di animale notturno carnivoro, si nutre infatti di falene, insetti, ragni e lucertole. La sua caratteristica distintiva è la capacità di ruotare il collo di 270 gradi. Se risulta difficile riuscire ad osservare un gufo o una civetta, è invece facile udirne le vocalizzazioni. L’attività canora negli strigiformi, la famiglia cui appartengono, può avere luogo nell´intero arco dell´anno, ma in genere raggiunge il culmine verso la fine dell’inverno e nel periodo autunnale. Alla fine dell’inverno o in primavera inizia infatti il periodo riproduttivo, allorché i partner della coppia cantano per tenersi in contatto e corteggiarsi.
I rapaci notturni trascorrono la giornata nascosti tra i rami, nella cavità degli alberi. Hanno un udito spiccato grazie allo sviluppo dell’orecchio interno e alla presenza di un elevato numero di neuroni nell’area del cervello deputata alla ricezione dei suoni, con conseguente elevata sensibilità per quelli ad alta frequenza, come gli squittii emessi dai micromammiferi. Capita così che, in occasione di questo evento notturno, caprioli, cervi, civette, gufi trovino il loro habitat invaso da un nuovo animale, una sorta di cordone umano che striscia sinuosamente sull’Altipiano di Siusi.
Una moltitudine di lucine caratterizza questo biscione. A differenza di altre gare, è il silenzio a farla da padrone, nonostante la presenza di ben 400 concorrenti. A rompere il silenzio è l’affanno del respiro di ogni partecipante. Non si possono avere distrazioni, impossibile non concentrarsi su uno splendido chiaro di luna, sul quale Claude Debussy ha scritto a suo tempo un pezzo musicale inebriante.
È una sorta di devozione che ogni atleta vi dedica, come se ad ognuno fosse fatto il regalo di tale luce. La luna ha caratterizzato i pensieri di uno dei nostri più illustri poeti come Giacomo Leopardi, ma anche gli animali modulano il proprio comportamento influenzati dal satellite, la cui presenza sembra scontata. Gli animali, come i coralli del genere Acropora che hanno un ciclo mensile legato proprio alla luminosità della luna, e come i granchi e numerosi molluschi e crostacei, riescono a depositare una maggiore quantità di uova. Molti altri animali, invece, rallentano l’attività per timore di essere scoperti; infatti la luna piena inibisce quelli considerati prede, come topi e lepri.
Continuo il percorso, facendo scorrere gli sci al meglio sul tracciato. Il senso di competizione non mi appartiene, ma voglio dare il massimo. All’inizio siamo tutti vicini uno all’altro, non bisogna partire veloci per non sprecare energie, ma dopo pochi chilometri iniziamo a distanziarci avendo un maggior margine d´azione. Il battito del cuore è cadenzato con il movimento degli sci. Un coordinamento del tutto naturale. Forse è la presenza della luna che come un’abile direttrice d’orchestra riesce a dare ad ogni atleta un ritmo naturale.
Sui tratti in salita il respiro si fa più affannoso, fa freddo e occorre calibrare bene le forze per arrivare al traguardo. Gli animali in questo sono grandi maestri, basta osservare come cervi e caprioli sanno cadenzare il movimento ritmico del passo sul manto nevoso. Pur essendo enorme il dispendio energetico, riescono a mantenere un ritmo capace di assicurare un equilibrio benefico tra spreco di energie e conservazione di forze.
In un percorso di gara la concentrazione è fondamentale, ma ci sono istanti unici in cui il paesaggio illuminato dalla luna impone qualche secondo di fermata anche se il cronometro scorre.
Mi trovo ad un tratto da sola nel bosco, sono riuscita a superare alcuni concorrenti e quelli che mi precedono sono troppo veloci per essere raggiunti. È una situazione indescrivibile quando lo stato fisico si incontra perfettamente con lo stato mentale. Il forte impegno c’è ed è una piacevole sensazione, qualcosa che forse l’uomo sta dimenticando; oggi tutto è sempre pronto, le applicazioni da cui veniamo continuamente bombardati stanno annullando il senso della ricerca e del fare fatica. Persino i numerosi cibi ‘pronti’ in vendita al supermercato azzerano il lavoro necessario alla preparazione di una sana pastasciutta, mentre una polverina colorata può magicamente in 5 minuti diventare un minestrone. A metà percorso di gara è allestito un posto di ristoro dove ci si può fermare per una veloce tazza di tè caldo. Non è il mio caso. Ho forze sufficienti per proseguire, il ritmo di gara è buono, e una nuova sensazione insorge.
Il mio respiro non è in affanno. E’ importante calibrare bene lo sforzo, nessuno ti dice di fermarti, sei solo con te stesso, solo con la luna. Alle mie spalle il Sassopiatto, un’antica barriera corallina pietrificata che si eleva verso l’alto, scolpendo l’area di cielo illuminata dalla luna. Sembra osservarci, forse chiedendosi il motivo di quell’affluenza numerosa nelle ore solenni della notte.
Le fiaccole illuminano solo in parte il percorso. La pila frontale non ha una portata sufficientemente ampia, ma la fiducia nelle mie forze mi fa osare e sfidando la velocità mi butto con slancio lungo una vertiginosa discesa. Forse è la presenza della luna che trasforma la bellezza in forza.
Privilegiati sono gli atleti che partecipano a questa gara notturna sotto il chiarore della luna. E mi domando a questo punto come gli animali riescano a vedere di notte. In realtà gli animali notturni sono dotati di una vista particolare, che permette loro di muoversi e cacciare anche in situazioni di scarsissima luminosità. Nei loro occhi è presente uno strato speciale di cellule chiamato tapetum lucidum, che ha il compito di riflettere la luce verso la retina permettendo di aumentare la capacità visiva in condizioni di scarsa luminosità. È per via del tapetum lucidum che gli occhi di questi animali sono luminosi, per cui si possono scorgere anche al buio, come piccoli fari nella notte.
Civette e gufi, hanno la retina abbondantemente provvista di bastoncelli che permettono loro di vedere nella luce più fioca. In ambienti del genere i loro occhi percepiscono la luce debole cento volte meglio dei nostri occhi. Il loro sguardo è fisso e immobile, conferendo al loro sguardo un’aurea di grande saggezza.
Tuttavia nelle assolute tenebre, sono praticamente cechi, ed l’udito finissimo che sopperisce a tale mancanza.
Una caratteristica dei volatili riguarda le penne che producono rumore quando frullano nell’aria, cosa che non accade con quelle di gufi e civette che sono silenziose. Infatti sono penne soffici, coperte di lanugine, vellutate al tatto per cui il vento, quando le sfiora, non produce alcun rumore. Nella maggioranza degli uccelli le penne remiganti primarie hanno bordi diritti e rigidi e producono un frullio quando fendono l’aria. Le barbe delle penne di gufi e civette invece non hanno una lunghezza uniforme, per cui i bordi, soffici e frangiati, non producono alcun suono. Come se il loro volo si trasformasse in una danza intoccabile.
Il silenzio della gara è interrotto solo da alcuni spettatori che non vogliono perdersi questo straordinario spettacolo e che presso i punti di ristoro tifano, incitando gli atleti.
Arrivare al traguardo è lo scopo principale della gara. Manca poco alla meta, non calibro più la velocità e con un ultimo sforzo e un pizzico di competitività taglio la linea d´arrivo. Trentaduesima su sessanta concorrenti. L’atmosfera del parterre d’arrivo è esilarante. Un breve festeggiamento con brindisi e premiazioni, poi la festa lascia il campo al silenzio di sempre.
Gli animali rientrano nelle tane e riprendono il sonno interrotto, mentre i gufi continueranno a scrutare il magnifico Altipiano di Siusi. La luna ha permesso non solo di osservare un paesaggio con altri occhi, ma anche scavare nei pensieri, cogliendo sfumature improponibili nelle ore diurne. La luna è stata la silenziosa custode della notte e le ombre proiettate sulla neve dagli abeti dei boschi hanno suggellato l’atmosfera.
Un grazie spontaneo agli animali che inconsapevolmente hanno concesso di invadere il loro territorio, un‘impagabile soddisfazione per aver assaporato sia pur con fatica una straordinaria notte di luna.