L’Avventura con la “A” maiuscola

Lorenzo Barone è un ciclo-viaggiatore dalla larga popolarità, che sui social ha raggiunto anche chi non segue abitualmente il mondo bici. In occasione di un evento organizzato a Villanova Mondovì, abbiamo avuto modo di incontrarlo e conoscere la sua storia

L’Avventura con la “A” maiuscola
di Dino Bonelli
foto di Dino Bonelli e Lorenzo Barone

Amo l’Avventura, specie quella con la A maiuscola, e quando mio cognato Flavio, un paio d’anni fa, mi disse di seguire sui social le avventure in bici di un certo Lorenzo Barone andai subito a vedere chi fosse e cosa facesse. Al tempo Barone, semi sconosciuto e con poco più di un migliaio di follower su Instagram, era a pedalare da qualche parte in mezzo all’Africa. I paesaggi delle sue foto e i racconti correlati erano carichi di “viaggio”. Era partito da Città del Capo in Sud Africa e, percorrendo la strada più lunga al mondo, sarebbe andato fino a Magadan nell’estremo est della Siberia. Sarebbero stati 22.855 km, ma sul confine Russia-Mongolia i militari gli sconsigliarono di rientrare in Siberia, come da itinerario della strada, per la crescente tensione interna in seguito all’invasione russa dell’Ucraina. Barone allora si fermò a Ulan Bator, la capitale della Mongolia, quando mancavano poche migliaia di chilometri al completamento dell’impresa. Ad accompagnarlo in quel tratto tra Russia e Mongolia c’era la moglie Aygul, anche lei in bici, conosciuta l’anno prima sul lago Baikal. Fu la pandemia a sorprenderli e bloccarli per un anno a Yakutsk, il paese di lei, nel nord della Siberia, dove poi convolarono a nozze.

L’incontro con Lorenzo
Dicembre 2023: in occasione della presentazione di un progetto turistico legato all’outdoor nel territorio intorno al comune di Villanova Mondovì, in provincia di Cuneo, progetto denominato O.F.F., scopro che l’ospite d’onore della serata, che si svolge nel piccolo teatro cittadino, è niente di meno che Lorenzo Barone. Contatto subito l’assessore dello sport e organizzatore della serata Giacomo Vinai per incontrare Barone in privato. Lo voglio assolutamente conoscere, intervistare, voglio sapere il più possibile delle sue Avventure, tutte assolutamente da A maiuscola. Ci incontriamo da Rossi Calzature, un bel negozio outdoor che tra gli altri brand ha anche Montura, che da qualche tempo veste e supporta Lorenzo.

Cenando insieme, mi racconta dei suoi primi passi, cosa che sentirò nuovamente in teatro quando con una bella progressione di foto e video si presenta a tutta la folta platea. Nativo di Roma ma con un’infanzia interamente trascorsa in Umbria, il giorno del suo diciottesimo compleanno parte con la bicicletta della mamma, a cui ha apportato qualche modifica, e resta in giro per il centro Italia una settimana. Venti giorni dopo il rientro a casa, alzando l’asticella e con la stessa bici, questa volta equipaggiata con taniche di plastica, adibite a contenitori, fissate alle forcelle anteriori e altre borse fatte in casa sul resto del telaio, inizia la sua prima vera Avventura. Dalla sua casa in Umbria pedala fino a nord di Parigi per poi scendere in Portogallo, attraversare il sud della Spagna e rientrare in Italia passando per il sud della Francia. Se doveva avere delle conferme su quello che avrebbe voluto fare “da grande”, questo viaggio gli avvalora la via da intraprendere.

Sullo schermo gigante immerso nel quasi buio del palco, scorrono immagini, inizialmente caserecce e poi sempre più belle e curate, di vari posti sulla terra. C’è tutta la documentazione del lungo viaggio attraverso l’Africa, l’Asia centrale, l’avvicinamento alla Mongolia, qualche gelida immagine sui fiumi ghiacciati della Siberia, e anche un paio di scatti del matrimonio, fatti all’esterno, a -50° centigradi. La sua voce narrante, scorrevole e sicura, accompagna il susseguirsi di foto e filmati, raccontando aneddoti interessanti, storie curiose, simpatici episodi e qualche piccolo inconveniente, come quando nel nord dell’Etiopia è stato fermato e trattenuto dalla polizia locale. Nel racconto si parla molto del viaggio e poco della fatica fatta, ma guardando le foto si percepiscono tutti i lati oscuri e d’adattamento di un cicloturismo estremo dove il fattore testa è ben più importante delle gambe. La pedalata di Barone, come lui stesso ammette, non è mai spinta alla velocità ma solo al raggiungimento temporale dei traguardi giornalieri. Una pedalata dopo l’altra, un chilometro dopo l’altro, un giorno dopo l’altro, quasi all’infinito.

Da sinistra: Gian Luca Rossi dell’omonimo negozio e Lorenzo Barone

Qualcuno dalla platea gli chiede dell’alimentazione durante questi lunghi viaggi e lui, ribadendo che nei Paesi caldi mangia un po’ di tutto, provando anche alimenti locali senza saper bene di cosa si tratti né la loro provenienza, si sofferma sulle colazioni nelle nazioni fredde. Quando la temperatura è decisamente sotto zero, mangia tanto burro, morsicando direttamente il panetto come fosse del pane, accompagnandolo con dei biscotti. Altri gli chiedono cose più svariate e strane, qualcuno il peso della bicicletta. Barone ha usato differenti mountainbike con copertoni che variavano da 1.6” a 2.15” a seconda della superficie su cui pedalava, usando anche, in un caso specifico su neve, una fat-bike da 4”. Relativamente al peso delle biciclette, altra domanda uscita dal pubblico, scopriamo che i mezzi del ciclista umbro potevano pesare da un minimo di 26 kg, per attraversare l’Asia centrale, a un massimo di 75-80 kg durante il primo viaggio in Yukutia, regione della Siberia nord orientale. La variabile che condizionava il peso della bici, ovviamente, era la quantità di borse appese, il materiale trasportato e le scorte alimentari. Per pedalare con queste zavorre, oltre che buone gambe, ci vuole veramente una grande volontà, una gran testa e un amore sfrenato per l’Avventura, quella con la A maiuscola appunto.

Lorenzo Barone ai -40° delle freddi notti siberiane

L’esperienza più estrema
Nell’ultima parte della serata l’attenzione si sposta sulla sua ultima impresa, fatta nel marzo 2023: l’attraversamento dell’Islanda in inverno con gli sci e trainando una slitta. Ben 23 giorni di assoluta solitudine, a -40° con un vento fortissimo che lo ha anche costretto a stare rintanato per 72 ore nella sua tendina spersa nel nulla. “L’ho fatto perché ogni tanto è bello cambiare e perché in futuro, a partire già da quest’inverno, farò spedizioni miste, con bicicletta, sci e kayak, e poi per provare nuove sensazioni, come l’isolamento assoluto, oramai difficile da riscontrare nella sua versione più integrale”.

Di questa nuova impresa che si volgerà tra i Paesi del nord Europa avremo occasione di relazionarvi poi, sui prossimi numeri Bikefortrade, dove andremo anche a raccontarvi più nel dettaglio di lunghissime pedalate fatte nei posti più ostili, sia per le condizioni climatiche che per quelle naturali dove far scorrere le ruote tassellate, come l’alta via del Pamir, tra Kirghizistan e Tajikistan, in inverno, o l’attraversamento integrale del selvaggio Borneo.

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