Neve record sul Ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso) (nella stagione 2023-24, innevamento straordinario grazie alle ingenti precipitazioni di febbraio-maggio 2024) di Daniele Cat Berro (pubblicato su nimbus.it 10 giugno 2024) Operatori coinvolti nelle misure: Daniele Cat Berro (SMI), Alessio Golzio (SMI – Arpa Piemonte), Raffaella Miravalle e Vittorio Saccoletto (PNGP) Foto di Daniele Cat Berro, Raffaella Miravalle e Alessio Golzio, salvo diversa indicazione Grafici di Alessio Golzio
Sintesi dei risultati Dopo l’eccezionale carenza di neve di inizio Anni Duemilaventi, e una prima metà dell’inverno 2023-24 parimenti scarsa, il ritorno di precipitazioni frequenti e abbondanti ha determinato un sorprendente recupero dell’innevamento sul ghiacciaio tra febbraio e maggio 2024. Il 5 giugno 2024 sono stati misurati spessori nevosi compresi tra 385 e 610 cm (media dei siti di misura: 498 cm). Nella serie dal 1992, solo nel 2001 lo spessore medio fu superiore (510 cm il 26 maggio); a seguire, il 2009 (466 cm).
La concomitanza con densità del manto nevoso notevolmente elevate (700 e 660 kg/m3 nei due punti di carotaggio del manto) ha dato luogo a un accumulo specifico di ben 3150 mm di acqua equivalente, massimo della serie.
Saranno la radiazione solare e le temperature dell’estate 2024 (nonché l’effetto della riduzione di albedo dovuta alle deposizioni di polvere sahariana) a determinare quanta di questa copiosa neve stagionale eventualmente sopravviverà fino a settembre, ma in ogni caso è altamente probabile che per lo meno le perdite di massa glaciale siano assai meno negative che negli anni recenti.
Il notevole innevamento attuale è il risultato non di un periodo più freddo del solito (salvo una temporanea anomalia fresca tra metà aprile e fine maggio 2024, localizzata in Europa centro-occidentale ove insiste tuttora una situazione di blocco atmosferico con ricorrenti depressioni), ma di precipitazioni primaverili particolarmente frequenti e abbondanti, talora ai massimi storici per quantità al Nord Italia e molto sopra media anche sul versante piemontese del Gran Paradiso.
Nonostante particolari episodi secchi come quelli del 2021-2023, le analisi climatiche di lungo periodo indicano che mediamente gli inverni alpini, come peraltro atteso anche in futuro, stanno diventando più ricchi di precipitazioni, le quali – quando e dove le temperature lo permettano ancora – possono tradursi in copiose nevicate (vedi Frei et al., 2018, per gli scenari futuri che confermano la tendenza degli inverni alpini a divenire più umidi, potenzialmente con nevicate più abbondanti, ma solo ad alta quota; in netta diminuzione a valle). La maggiore disponibilità di vapore acqueo nell’aria a causa dell’atmosfera e degli oceani più caldi, nonché variazioni nella circolazione atmosferica, possono concorrere a precipitazioni più estreme. L’aumento delle precipitazioni medie invernali al Nord Italia atteso nei prossimi decenni è ben delineato anche negli scenari climatici proposti dal CMCC, Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (carte qui sotto).
Proprio per questo (e non certo per condizioni più fredde) dalle analisi di Matiu et al. (2021) si nota come, pur in un quadro di netta riduzione degli spessori medi del manto nevoso sulle Alpi nel periodo 1971-2019, alcune località sopra i 2000 m mostrano tendenze all’aumento dell’altezza media della neve al suolo nei mesi centrali dell’inverno. Tuttavia le stagioni primaverili ed estive sempre più calde determinano, ovunque e a tutte le quote, una più rapida scomparsa del manto nevoso, che nell’ultimo ventennio ha toccato un minimo di durata in almeno sei secoli sulle Alpi, secondo uno studio di Carrer et al. (2023) basato sulla dendrocronologia dei ginepri.
In poche parole: i ghiacciai si ritirano non per minori nevicate in alta montagna, ma per l’accelerata fusione ed esaurimento della neve che espone le superfici glaciali alla radiazione solare e alle ondate di calore per periodi più lunghi durante l’estate.
Scenari per l’estate 2024: pressoché certe perdite di massa inferiori agli anni recenti, meno probabile un bilancio positivo Senza lanciarci in azzardate previsioni, data la generosa situazione nivometrica attuale – e considerato che all’orizzonte, almeno fino al 20 giugno, non sono in vista significative ondate di caldo – è ragionevole immaginare che il Ghiacciaio Ciardoney così come molti altri delle Alpi occidentali rimarrà coperto di neve ancora a lungo, fino alle settimane centrali dell’estate 2024. Nel loro aggiornamento di giugno, gli scenari stagionali di temperatura del trimestre luglio-settembre 2024 (previsione multi-modello C3S – Copernicus Climate Change Service) indicano il ritorno di temperature sopra media al livello di 850 hPa (circa 1500 m), con elevata probabilità (>70%) che le medie trimestrali ricadano nel terzile superiore della distribuzione statistica, dunque un’estate-inizio autunno decisamente caldi.
Se così fosse, peraltro con la concomitanza di una riduzione dell’albedo dovuta alla presenza di polveri sahariane sulla neve, il manto nevoso attualmente presente potrebbe esaurirsi piuttosto rapidamente nella seconda metà dell’estate almeno su parte del ghiacciaio, ma in ogni caso – salvo situazioni eccezionali a oggi non prevedibili – le eventuali perdite di massa glaciale saranno inferiori a quelle (drammatiche) di molti anni recenti. Meno probabile invece il verificarsi di un bilancio di massa positivo, come avvenuto – in 32 anni di misure – solo nell’anno idrologico 2000-01. Staremo a vedere, e ne riparleremo a settembre.
Grazie a… … IREN Energia per il consueto e fondamentale supporto logistico alla missione, all’Ente Parco nazionale Gran Paradiso per la collaborazione tramite il proprio corpo di sorveglianza; al prof. Michele Freppaz (docente di pedologia e nivologia all’Università di Torino), nonché a Riccardo Scotti e Davide Colombarolli (Servizio Glaciologico Lombardo) per la condivisione di informazioni, dati e riflessioni sulle densità del manto nevoso.
Innevamento da primato sul Ghiacciaio di Ciardoney?
Mi sovviene un paffutello profeta di sventure che gira col farfallino al collo e che ha previsto tra pochi anni 50 °C (dicesi cinquanta) nella Pianura Padana: si starà rodendo il fegato.
Beninteso, il riscaldamento globale esiste. Ma farne del terrorismo è scellerato.
says:Luciano Regattin
Però Bertoncelli dovresti leggere tutto il testo, non solo il titolo.
says:Fabio Bertoncelli
Sí, Luciano, ti ringrazio del consiglio. Però il testo lo avevo letto: cosí mi hanno insegnato alle scuole elementari.
… … …
Invece di fare polemiche inconsistenti, dovresti porti un paio di domande:
1) È vero o non è vero che Mercalli ha previsto, nell’arco di pochi anni, temperature di 50 °C nella Pianura Padana?
2) È vero o non è vero che, sul riscaldamento globale, si fa anche terrorismo mediatico?
Vedi, per esempio, le dichiarazioni da barzelletta di quel buontempone del Segretario Generale dell’ONU.
Secondo costui, non si tratta piú di riscaldamento globale, ma siamo addirittura entrati nell’ERA DELL’EBOLLIZIONE GLOBALE (sic).
Sono dichiarazioni degne di Ridolini, se non si trattasse appunto di terrorismo mediatico.
Ed è questo il punto sul quale ho voluto impostare il mio intervento, il che però tu non hai afferrato.
says:Luciano Regattin
1. Non è vero. Parlava della Sicilia dove sono già stati toccati i 48 gradi. Ma se tu hai notizie diverse dalle mie e mi metti un link, non avrò problemi a darti ragione. Detto ciò non vedo dove sia il clamore, quando i 50° sono già stati superati in varie ampie zone di diversi Stati.
2. Una frase detta da un individuo non è terrorismo mediatico, il resto lo vedi con i tuoi occhi. O i disastri che stanno accadendo sono terrorismo?
Risposto alle tue domande, te ne faccio una io: ma hai capito che una primavera nevosa sulle Alpi (dopo che in aprile avevamo avuto 29° ma pochi se ne ricordano) non cambia di una virgola il clima del mondo? Parrebbe di no, considerato il confronto neve/Mercalli che hai voluto evidenziare.
says:Fabio Bertoncelli
Luciano, io frequento le Alpi dal 1970. Ero un bimbo. Ho visto il Ghiacciaio dei Forni per la prima volta nel 1977, quando era in fase di avanzata, con la fronte turgida: scenario stupendo! Quella volta feci la traversata delle Tredici Cime.
Da giovane ho salito tantissime pareti nord e canaloni di ghiaccio, dalle Alpi Marittime alle Alpi Bernesi, dal Bernina alle Dolomiti (per esempio, la parete N della Marmolada in invernale, quando ancora esisteva).
Conosco quel che ne è rimasto. Mi figuro ciò che ne sarà.
Pertanto ti rassicuro: so perfettamente che una primavera nevosa non cambia di una virgola il clima. Non l’ho mai scritto, né pensato.
Sei tu che sospetti che io la pensi cosí. E perché lo sospetti? Mah!
L’unica cosa che emerge da quanto ho scritto è la seguente: detesto chi approfitta della sua posizione (per es. Guterres e numerosi altri) per fare terrorismo mediatico, specialmente su un tema tanto importante.
says:Carlo Crovella
Mercalli prevede ipotesi di condizioni di “invivibilità” (inetsta come di piacevole esistere) in Pianura Padana e in particolare di temperature intorno ai 45-50 gradi (per lunghi periodi), ma non nell’immediato, bensì nel medio termine (non ricordo più se a cavallo del 2040 o 2050).
In ogni caso gli effetti deleteri del cosiddetta riscaldamento globale NON si limitano al riscaldamento in senso stretto, cioè alla registrazione di elevate temperature e basta, ma allo sconvolgimento del quadro meteo e climatologico. In altri termini: alternanza imprevedibile di fenomeni intensi e contrapposti. Da questo punto di vista le cospicue precepitazioni della primavera 2024 non sono altro che la contrapposizione a precedenti-prossimi periodi di corposa siccità: entrambe “fanno” male a tutti, Sapiens compresi, ma più in generale l’intera Natura, che ha invece bisogno dell’alternanza naturale dei fenomeni (inverni con precipitazioni – dimensionati nelle medie storiche – ed estati calde, ma con calura nei limiti storici).
Quest’anno i ghiacciai possono tirare un sospiro di sollievo: interrompono – probabilmente in modo inusuale – il recente trend di direzione della massa glaciale. Ma in pianura le abbondanti precipitazioni della primavera 2024 sono state dannose quanto la siccità della primavera 2023. un esempio? Nella zona del vercellese, ricca di risaie, la prima semina della primavera 2023 è andata completamente distrutta per troppo caldo e troppa poco acqua. Ebbene nella primavera 2024 la prima semina è andata completamente distrutta per TROPPA acqua e poco sole. Ergo: condizioni diametralmente opposte, ma risultato identico.
I danni del riscaldamento globale NON si manifestano solo in termini di aumento delle temperatura, ma soprattutto in termini di alternanza di condizione contrapposte ed entrambe “estreme” nell’intensità. avremo sempre più “sbalzi” da un capo all’altro dell’orizzonte statistico ed è ciò che “fa male” all’ambiente e, in ultimo, anche ai Sapiens. A titolo di esempio, fra i fenomeni estremi si annovereranno sempre più frequenti inondazioni – figlie di improvvise precipitazioni molto concentrate – con tutto quello che esse comportano in termini di danni alla popolazione e all’agricoltura. Lo stesso dicasi per incontenibili incendi, siccità e moria di fauna sia selvatica che allevata, diffusione di epidemie varie…
says:Carlo Crovella
Leggere: Mercalli prevede ipotesi di condizioni di “invivibilità” (intesa come di NON piacevole esistenza) in Pianura Padana…
Innevamento da primato sul Ghiacciaio di Ciardoney?
Mi sovviene un paffutello profeta di sventure che gira col farfallino al collo e che ha previsto tra pochi anni 50 °C (dicesi cinquanta) nella Pianura Padana: si starà rodendo il fegato.
Beninteso, il riscaldamento globale esiste. Ma farne del terrorismo è scellerato.
Però Bertoncelli dovresti leggere tutto il testo, non solo il titolo.
Sí, Luciano, ti ringrazio del consiglio. Però il testo lo avevo letto: cosí mi hanno insegnato alle scuole elementari.
… … …
Invece di fare polemiche inconsistenti, dovresti porti un paio di domande:
1) È vero o non è vero che Mercalli ha previsto, nell’arco di pochi anni, temperature di 50 °C nella Pianura Padana?
2) È vero o non è vero che, sul riscaldamento globale, si fa anche terrorismo mediatico?
Vedi, per esempio, le dichiarazioni da barzelletta di quel buontempone del Segretario Generale dell’ONU.
Secondo costui, non si tratta piú di riscaldamento globale, ma siamo addirittura entrati nell’ERA DELL’EBOLLIZIONE GLOBALE (sic).
Sono dichiarazioni degne di Ridolini, se non si trattasse appunto di terrorismo mediatico.
Ed è questo il punto sul quale ho voluto impostare il mio intervento, il che però tu non hai afferrato.
1. Non è vero. Parlava della Sicilia dove sono già stati toccati i 48 gradi. Ma se tu hai notizie diverse dalle mie e mi metti un link, non avrò problemi a darti ragione. Detto ciò non vedo dove sia il clamore, quando i 50° sono già stati superati in varie ampie zone di diversi Stati.
2. Una frase detta da un individuo non è terrorismo mediatico, il resto lo vedi con i tuoi occhi. O i disastri che stanno accadendo sono terrorismo?
Risposto alle tue domande, te ne faccio una io: ma hai capito che una primavera nevosa sulle Alpi (dopo che in aprile avevamo avuto 29° ma pochi se ne ricordano) non cambia di una virgola il clima del mondo? Parrebbe di no, considerato il confronto neve/Mercalli che hai voluto evidenziare.
Luciano, io frequento le Alpi dal 1970. Ero un bimbo. Ho visto il Ghiacciaio dei Forni per la prima volta nel 1977, quando era in fase di avanzata, con la fronte turgida: scenario stupendo! Quella volta feci la traversata delle Tredici Cime.
Da giovane ho salito tantissime pareti nord e canaloni di ghiaccio, dalle Alpi Marittime alle Alpi Bernesi, dal Bernina alle Dolomiti (per esempio, la parete N della Marmolada in invernale, quando ancora esisteva).
Conosco quel che ne è rimasto. Mi figuro ciò che ne sarà.
Pertanto ti rassicuro: so perfettamente che una primavera nevosa non cambia di una virgola il clima. Non l’ho mai scritto, né pensato.
Sei tu che sospetti che io la pensi cosí. E perché lo sospetti? Mah!
L’unica cosa che emerge da quanto ho scritto è la seguente: detesto chi approfitta della sua posizione (per es. Guterres e numerosi altri) per fare terrorismo mediatico, specialmente su un tema tanto importante.
Mercalli prevede ipotesi di condizioni di “invivibilità” (inetsta come di piacevole esistere) in Pianura Padana e in particolare di temperature intorno ai 45-50 gradi (per lunghi periodi), ma non nell’immediato, bensì nel medio termine (non ricordo più se a cavallo del 2040 o 2050).
In ogni caso gli effetti deleteri del cosiddetta riscaldamento globale NON si limitano al riscaldamento in senso stretto, cioè alla registrazione di elevate temperature e basta, ma allo sconvolgimento del quadro meteo e climatologico. In altri termini: alternanza imprevedibile di fenomeni intensi e contrapposti. Da questo punto di vista le cospicue precepitazioni della primavera 2024 non sono altro che la contrapposizione a precedenti-prossimi periodi di corposa siccità: entrambe “fanno” male a tutti, Sapiens compresi, ma più in generale l’intera Natura, che ha invece bisogno dell’alternanza naturale dei fenomeni (inverni con precipitazioni – dimensionati nelle medie storiche – ed estati calde, ma con calura nei limiti storici).
Quest’anno i ghiacciai possono tirare un sospiro di sollievo: interrompono – probabilmente in modo inusuale – il recente trend di direzione della massa glaciale. Ma in pianura le abbondanti precipitazioni della primavera 2024 sono state dannose quanto la siccità della primavera 2023. un esempio? Nella zona del vercellese, ricca di risaie, la prima semina della primavera 2023 è andata completamente distrutta per troppo caldo e troppa poco acqua. Ebbene nella primavera 2024 la prima semina è andata completamente distrutta per TROPPA acqua e poco sole. Ergo: condizioni diametralmente opposte, ma risultato identico.
I danni del riscaldamento globale NON si manifestano solo in termini di aumento delle temperatura, ma soprattutto in termini di alternanza di condizione contrapposte ed entrambe “estreme” nell’intensità. avremo sempre più “sbalzi” da un capo all’altro dell’orizzonte statistico ed è ciò che “fa male” all’ambiente e, in ultimo, anche ai Sapiens. A titolo di esempio, fra i fenomeni estremi si annovereranno sempre più frequenti inondazioni – figlie di improvvise precipitazioni molto concentrate – con tutto quello che esse comportano in termini di danni alla popolazione e all’agricoltura. Lo stesso dicasi per incontenibili incendi, siccità e moria di fauna sia selvatica che allevata, diffusione di epidemie varie…
Leggere: Mercalli prevede ipotesi di condizioni di “invivibilità” (intesa come di NON piacevole esistenza) in Pianura Padana…