Alpinismo e giornalismo in Italia – 2
di Sofia Parisi
(Tesi di laurea di Sofia Parisi, Matricola 871338, Anno Accademico 2016–2017, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Studi Umanistici, Corso di Laurea in Lettere Moderne. Relatore: Prof.ssa Ada Gigli Marchetti; correlatore: Prof.ssa Maria Luisa Betri)
«Alp»
Gli anni Ottanta segnarono l’apice di un periodo di grande cambiamento e sviluppo in nel campo dell’editoria periodica: in Italia, ma prima ancora negli Stati Uniti e in Europa, dal secondo dopo guerra in poi si assistette alla costante crescita di domanda di una stampa che andasse ad affiancare il quotidiano, giornale d’informazione, con riviste periodiche e dedicate a settori più specifici, il più delle volte legati allo svago e all’hobby. Insieme alle nuove tendenze in campo grafico che stupivano e colpivano il pubblico delle edicole, questi sviluppi portarono ad una moltiplicazione e ad un continuo processo di modernizzazione delle riviste.
Anche nel campo dell’escursionismo e della montagna si vide la nascita di riviste come l’americana «Alpinist», pubblicata annualmente dal 1968 dal Sierra Club (una delle più antiche e attive organizzazioni ambientaliste, fondata nel 1892 a San Francisco da John Muir), o come «Mountain Magazine», bimestrale edito dal gennaio del 1969 nel Regno Unito. In Colorado, nel 1970, nasceva «Climbing». In Francia nel 1978 vennero pubblicate due riviste mensili: «Montagnes Magazine: le mensuel de la montagne», e «Alpinisme e Randonnée». In Spagna dal 1981 usciva «Desnivel – Revista de Montaña», mensile fondato e diretto ancora oggi da Dario Rodriguez. Successivo di qualche anno fu il periodico francese «Vertical», pubblicato a Chamonix dal 1985 con cinque numeri l’anno, poi diventato mensile. In Germania, sempre nel 1985, fu pubblicata «Rotpunkt».
“Alla fine degli anni Settanta il quadro è già completamente cambiato. È l’alba dell’alpinismo sportivo, e le riviste devono tenere il passo degli alpinisti. In Italia il 1980 segna l’avvento di «Airone», il mensile patinato di divulgazione naturalistica che farà scuola a tutto il settore. In Francia i periodici «Alpinisme et Randonnée» e «Montagnes Magazine» rivoluzionano la grafica e il modo di raccontare la montagna. Lo stesso alpinismo stenta a riconoscersi: irrompono gli exploit e le immagini dell’arrampicata sportiva, i futuristici concatenamenti di cime e pareti alpine, le galoppate sugli ottomila himalayani. E così, […] «La Rivista della montagna» diretta da Roberto Mantovani subisce la concorrenza di un nuovo giornale, colorato e aggressivo come i nuovi tempi: «Alp – Vita e avventura in montagna» (19)”.
(19) Camanni E. “Nota Bibliografica” in “Torino e lo Sport”. Torino, Archivio storico della Città di Torino, 2005.
Enrico Camanni (Torino, 1957) era entrato a far parte della redazione de «La Rivista della Montagna» nel 1976, quando ancora il gruppo di giovani che ne gestivano l’organizzazione era un insieme di non professionisti dell’editoria, ma di appassionati di montagna, alpinismo e cultura alpina che con attenzione e serietà pubblicavano il trimestrale.
“All’inizio degli anni Ottanta «La Rivista della Montagna» iniziò a perdere quell’impronta di critica, quell’autorevolezza che aveva guadagnato negli anni passati. Stava mantenendo un’impostazione del passato, ma i tempi erano cambiati. Da parte mia vedevo che ciò che veniva proposto sul mercato, anche graficamente, era diverso. Così nel 1983 si arrivò ad una divergenza di vedute, e nel 1984 io e Furio Chiaretta lasciammo la redazione de «La Rivista», con l’idea di fondare un’altra rivista. Ricordo che tentammo di lanciare un giornale che si sarebbe finanziato tramite una cooperazione dei partecipanti, ma la cosa non funzionò. Dopo qualche tempo incontrai Roberto Thöni, che allora dirigeva la rivista «Weekend», il quale mi disse che conosceva un editore pronto ad investire su un periodico che si occupasse di sport e montagna. L’editore era Giorgio Vivalda, con cui arrivammo presto ad un accordo: e così, nacque «Alp» (20)”.
(20) Camanni E. Intervista rilasciata il 9 novembre 2017.
Fondamentale dunque nel lancio di «Alp» furono la volontà e la possibilità da parte dell’editore Vivalda di immettere sul mercato una rivista ambiziosa, di respiro europeo, competitiva nel campo della montagna e dello sport, ma anche affascinante e capace di incuriosire una clientela che, in edicola, avrebbe potuto scegliere tra tante copertine.
Dopo aver progettato la rivista, decidendo che sarebbe uscita mensilmente, e che avrebbe avuto una direzione editoriale composta da Enrico Camanni in qualità di direttore responsabile, Furio Chiaretta, Roberto Thöni, e Giorgio Vivalda, la nuova redazione cercò un gruppo autori e di corrispondenti da tutta Italia. Tra i collaboratori elencati sulla prima uscita troviamo nomi di importanti personaggi dell’alpinismo, come quelli di Alessandro Gogna, Giancarlo Grassi e Walter Bonatti, insieme a nomi di giornalisti sportivi del calibro di Emanuele Cassarà, e ancora di altri appartenenti al campo dell’editoria di montagna, tra cui Piero Carlesi, Pietro Giglio e Marziano di Maio. Interessante il lungo elenco di corrispondenti dall’Italia e dell’estero. Importantissima fu da subito la gestione della parte grafica, affidata a Pier Vincenzo Livio “che trasformò la vecchia concezione del giornale di montagna in un prodotto completamente aggiornato, elaborato e competitivo (21)”.
(21) Camanni E. “Il giornalismo di montagna” in Novaria G. e Serafin R. (a cura di) “Un giornalismo irripetibile? Ultime notizie dalla montagna”. Torino, Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi e Club Alpino Italiano, Sezione di Torino, 2002.
Il primo numero di «Alp – Vita e avventura in montagna», uscito dopo un precedente numero zero proposto gratuitamente nel mese di febbraio del 1985, venne presentato in edicola a maggio, in formato A4 (21×29 cm), con una copertina morbida e patinata, in cui la testata occupava quasi metà della pagina, ma i suoi caratteri erano vuoti, e lasciavano così vedere la fotografia a pagina intera: un arrampicatore in parete visto dall’alto, sotto di lui il vuoto e, molti metri più in basso, la valle. Erano presenti alcuni strilli in diversi colori, con dei riquadri che ne riferivano l’ambito di approfondimento. L’impostazione generale era semplice ma innovativa. Anche all’interno il colore dominava, le pagine avevano sfondo e scritte di colori sgargianti. La fotografia era protagonista.
I contenuti erano suddivisi in articoli di attualità e interesse vario, dagli exploit alpinistici all’ambientalismo, seguiti da una parte di approfondimenti di taglio monografico, e infine da rubriche fisse su materiali, libri, escursionismo per tutti.
Tra il primo manifesto pubblicato sul numero zero, la presentazione del primo numero e l’editoriale, le parole della redazione di «Alp» si soffermavano soprattutto sui concetti di apertura e dinamicità. La visione del mondo della montagna era intesa nella sua completezza e varietà, e si spostava dagli exploit sulle vette del mondo, alle nuove e tanto discusse gare di arrampicata di Bardonecchia, fino a riflettere sul tema dello sfruttamento ambientale e del turismo di massa:
“La montagna di «Alp», intesa nell’insieme delle sue suggestioni, costituisce l’eccezionale ambiente dove chiunque può soddisfare i suoi sogni di evasione e di avventura. La montagna di «Alp», interpretata secondo l’occhio di chi vi cerca un rifugio e di chi ci vive da molte generazioni, è un mondo di storia e di cultura, alla portata di ogni escursionista, sciatore, alpinista, viaggiatore. Dunque ‘Alp’ come alpinismo ma anche ‘Alp’ come alpeggio e come vita sui monti di tutto il mondo. «Alp», il primo mensile di montagna italiano, si rivolge così all’amante della natura un cerca di un nuovo universo dal fascino irresistibile, allo sciatore di pista stanco delle code agli impianti e degli alienanti riti domenicali. «Alp» si indirizza sia all’alpinista esperto segnato da mille avventure, sia al giovane free-climber curioso di conoscere i nuovi orizzonti dell’arrampicata libera. «Alp» infine propone una montagna viva, in cui le secolari tradizioni alpine si incontrano con le esigenze di chi popola le vallate, da agricoltore, pastore, artigiano, operatore turistico. «Alp», in stretta collaborazione con le riviste gemelle dei vicini paesi alpini, afferma l’internazionalità delle montagne e recupera i punti di contatto tra le culture vicine e lontane. E, in una visione aperta ad ogni esperienza, registra gli exploit e le imprese di tutti gli uomini d’avventura – alpinisti, esploratori, speleologi, sciatori- sulle montagne della terra. Lo specialista troverà informazioni e notizie aggiornate su scala internazionale, che solo una rivista di dimensione europea può offrire. Il profano avrà un mezzo per conoscere e appassionarsi alla montagna in tutti i suoi aspetti, sognare avventure e ampi orizzonti, ricavarne consigli per praticarla in sicurezza e senza difficoltà. Chi vive in montagna disporrà dello spazio per un confronto tra esperienze diverse di sviluppo economico e turistico in una direzione di utilizzo rispettoso delle risorse ambientali (22)”.
(22) Redazione, “Presentazione” in «Alp» numero 0, anno 1985.
In questi testi di presentazione è possibile notare alcune tematiche che sono state poi riprese dalla rivista nel corso delle pubblicazioni: prima di tutto appare fondamentale la volontà di raggiungere la più ampia varietà di lettori, da quelli più esperti ai dilettanti, da quelli più sensibili alla cultura a quelli interessati all’impresa e alla performance sportiva. L’intenzione era di offrire qualcosa di interessante per chiunque praticasse una qualsiasi attività in montagna, e a qualunque livello. La “tecnica” di presentazione al pubblico non prevedeva esclusioni, ma la massima apertura, pur mantenendo alcune posizioni forti, come quella sull’ambiente. Questo era infatti un tema che «Alp» ripresentava quasi su ogni numero: gli articoli, negli anni, hanno sondato i diversi punti di vista su temi dibattuti come, ad esempio, l’utilizzo degli elicotteri per il turismo in montagna. Altre volte hanno promosso iniziative come le settimane ecologiche nel Parco dello Stelvio.
Sempre leggendo queste prime presentazioni di «Alp», si nota l’interesse nel sottolineare l’internazionalità della rivista e la rete creata con le altre riviste di settore: tra i corrispondenti dall’estero infatti si poteva trovare proprio il nome del fondatore di «Desnivel», Dario Rodriguez, per la Spagna, e la redazione di «Vertical» per la Francia. Dagli Stati Uniti scriveva Michael Kennedy, fondatore di «Climbing».
Questa nuova rivista che veniva lanciata in edicola era una vera novità nel settore, aveva un aspetto totalmente moderno, dei contenuti adatti agli appassionati, era aggiornata su tutti gli aspetti della montagna, su tutte le attività, e raccontava ogni cosa con grande professionalità e una voce giovane, competente, e sul campo.
“L’innovazione di «Alp» è quella di raccontare i fatti della montagna con gli strumenti giornalistici ed estetici delle altre riviste, senza rifluire nelle logiche sempre più asfittiche della comunità alpinistica (23)”.
(23) Camanni E. “Il giornalismo di montagna” in Novaria G. e Serafin R. (a cura di) “Un giornalismo irripetibile? Ultime notizie dalla montagna”. Torino, Museo Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi e Club Alpino Italiano, Sezione di Torino, 2002.
La prima uscita di «Alp» era stata un successo strepitoso, e con il primo numero aveva venduto un numero di copie per l’epoca esorbitante: oltre 70.000 copie (24). Ed era solo l’inizio: la redazione lavorava tantissimo, i ritmi erano frenetici, la rivista piaceva e tutti avevano compreso di aver trovato la risposta giusta alle richieste del mercato: “«Alp» è la montagna degli anni Ottanta (25)”.
(24) Camanni E. Intervista rilasciata il 4 dicembre 2017.
(25) Camanni E. “Editoriale” in «Alp», numero 1, anno 1985.
Ma questa giovane e grintosa rivista non era l’unica proposta dell’ambiziosa casa editrice Vivalda Editore: dal primo anno, infatti, oltre ad «Alp» veniva venduta al pubblico una serie di guide, “Le Guide di «Alp»”, che tra rifugi, falesie, fuoripista e grandi montagne fornivano indicazioni per tutto l’arco alpino e non solo. Dal 1986 uno speciale all’anno era dedicato ai sentieri (“Sentieri di «Alp»”) o allo sci (“Sciare con «Alp»”), fino alla novità dei cataloghi per l’attrezzatura estiva o invernale (“AlpMANACCO”).
La caratteristica che più garantiva ad «Alp» il grande successo era il costante aggiornamento sull’attualità, non solo in tema di cronaca, tendenze e attrezzature, ma anche riguardo alla tematica più profonda ed impegnata dell’ambiente. Il 1987 era stato in questo senso un anno fondamentale: nella città di Biella, dal 31 ottobre al primo novembre, il Club Alpino Accademico Italiano e la fondazione Sella (nata nel 1980 con l’intento di conservare, conoscere e valorizzare la documentazione e le memorie della famiglia Sella di Mosso) era stato organizzato il convegno “Mountain Wilderness – Alpinisti di tutto il mondo a difesa dell’alta montagna”:
“Il convegno, al quale furono invitati alpinisti provenienti da tutto il mondo, si ispirava al Manifesto per i duecento anni della prima ascensione del Monte Bianco, sottoscritto l’anno precedente da un qualificato gruppo di noti alpinisti. Il Manifesto sosteneva la necessità che l’intero massiccio venisse tutelato con la istituzione del primo Parco Internazionale Europeo. Non a caso una delle prime importanti manifestazioni della neonata associazione fu la traversata della Vallée Blanche compiuta da trecento alpinisti, legati in cordate, per scrivere sulla neve, con i propri corpi la frase Pour le Parc (26)”.
(26) “Le Origini” su www.mountainwilderness.it, sito ufficiale di Mountain Wilderness.
Anche «Alp» aveva partecipato al convegno, al quale erano stati dedicati non solo articoli ed approfondimenti, ma uno speciale, curato da Valter Giuliano (caporedattore dal 1986 al 1992, grazie al quale il giornale si era arricchito di riflessioni e inchieste sui temi legati all’ambiente) nel 1988: “La montagna corrotta: alpinisti e ambiente di fronte all’emergenza”. Interessante, in questo senso, la riflessione di Marco Albino Ferrari, redattore di «Alp» dal 1992:
“In quei due giorni di convegno a Biella, tra i nemici della Wilderness era stata apertamente indicata anche l’editoria che si occupava di montagna perché […] produceva inquinamento occulto, diffondeva una conoscenza che portava al degrado dell’ambiente stesso: cartine, guide con itinerari, informazioni geografiche sfruttavano un potenziale naturale che avrebbe dovuto essere preservato. […] No, l’esplorazione non significava aprire la strada ad altri, doveva essere un’esperienza intima, privata. […] In fondo noi lavoravamo per un’idea opposta: fornivamo informazioni ai nostri lettori per garantire la strada giusta (27)”.
Marco Albino Ferrari è entrato a far parte di «Alp» nel 1992, come redattore, e ha vissuto gli anni di maggior successo e dinamicità della rivista:
“All’epoca la rivista era un vero e proprio punto di riferimento, di aggregazione e di convergenza di molte figure, dagli alpinisti ed esploratori, ai fotografi e videomaker, ai pubblicitari, ai leader di movimenti ambientalisti: tutto il mondo della montagna convergeva nello spazio aperto della moderna redazione. La parte centrale, adibita a magazzino, era più bassa rispetto al ballatoio che la circondava, su cui erano situate le scrivanie dei giornalisti e gli uffici. La rivista era divisa in due parti, una consisteva in rubriche che inseguivano l’attualità, le novità. L’atra era composta da cinque articoli monografici, su temi variabili dall’alpinismo, all’escursionismo, alle biografie (28)”.
(27) Ferrari M.A. “Le prime albe del mondo: viaggi, esplorazioni, scalate”. Roma, Editori Laterza, 2014.
(28) Ferrari M.A. Intervista rilasciata il 22 gennaio 2018.
E ancora:
“In redazione si spaziava sui temi più diversi: l’ultimo film di Ermanno Olmi tratto dal romanzo di Dino Buzzati […]. Si parlava con indignazione del nuovo telescopio progettato su un luogo sacro agli Apache, in Arizona, la cima del Mount Grhaam […]. Si raccontava di spedizioni esplorative nelle ultime vallate ancora poco conosciute del Karakorum e dell’Himalaya. E si pubblicavano recensioni di libri, cronache dei festival cinematografici dedicati all’avventura e all’esplorazione (29)”.
(29) Ferrari M.A. “Le prime albe del mondo: viaggi, esplorazioni, scalate”. Roma, Editori Laterza, 2014.
Questo clima di grande entusiasmo e quest’ attività frenetica e poliedrica, con riunioni frequenti indette dal direttore con i vari collaboratori esterni che non frequentavano abitualmente la redazione, erano continuate anche quando nel 1998 Enrico Camanni aveva deciso di lasciare la direzione della rivista da lui fondata. A prendere il suo posto era stato scelto Marco Albino Ferrari, che aveva trovato a sua volta come sostituto nel ruolo di redattore capo Linda Cottino, giornalista proveniente dal mondo della stampa sociale, ma allo stesso tempo grande appassionata di montagna. Sono stati questi gli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio, anni che hanno visto la presenza sempre più massiccia dei computer, nell’impaginazione come nell’organizzazione pratica delle riviste. Anni in cui è iniziata l’inesorabile avanzata del web (dal 1995 era infatti presente online il sito, ancora oggi attivo e di fondamentale importanza, «PlanetMountain»).
È in questo periodo che la redazione di «Alp» ha iniziato a pensare a un restyling, non solo della parte grafica, ma anche dell’impianto della rivista, che da generalista ha assunto sempre più un taglio monografico e vocato all’approfondimento:
“Nel settembre del 1996 […] «Alp» cambiò grafica e formato. E passò da un modulo a contenitore generalista, alla formula monotematica. La scommessa fu dar vita a a una staffetta tra temi che definivamo ‘concettuali’ (solitudini, romanticismo, il tempo della lentezza) e altri ‘geografici’ (il Cervino, il Monte Bianco, la Civetta, l’Eiger) (30)”.
Sul numero 188, del dicembre del 2000, sono state racchiuse le riflessioni redazionali sulla storia di «Alp» fino a quel momento, e sui mutamenti in atto: dal numero successivo infatti la pubblicazione di «Alp» sarebbe stata completamente rinnovata.
(30) Ferrari M.A. “Dal contenitore alla monografia: storia e avventura di «Alp» in «Alp», numero 188, anno 2000.
Con il numero di gennaio sarebbe iniziata la serie bimestrale «Alp – Grandi Montagne», che avrebbe contato dunque sei pubblicazioni annue.
“La programmazione si arricchirà inoltre di quattro edizioni speciali dedicate all’arrampicata e all’alpinismo, numeri indispensabili per essere aggiornati sui fatti di cronaca, sull’attrezzatura di nuove falesie, sull’apertura di vie in montagna e su tutte le novità delle pareti di casa nostra e del mondo. Per completare la programmazione dei dodici numeri, rinnoviamo anche due importanti appuntamenti fissi con la ‘Vacanza’: proposte di itinerari su montagne non particolarmente famose, ma appunto per questo più fruibili e meno affollate, per vivere un’alternativa intelligente (31)”.
(31) Ferrari M.A. “Dal contenitore alla monografia: storia e avventura di «Alp» in «Alp», numero 188, anno 2000.
Questo cambio di impostazione è stato seguito nel corso del 2001 dal cambio di direzione da Marco Albino Ferrari, spostatosi a Milano con l’idea di dedicarsi a nuovi progetti, a Linda Cottino.
Il primo numero di «Alp – Grandi montagne» era dedicato alle Tre Cime di Lavaredo, romantico e imponente simbolo delle Dolomiti. I successivi numeri della prestigiosa serie spaziavano tra i complessi montuosi più celebri d’Europa e di tutto il mondo: Monte Bianco, Cervino, Monte Rosa, Everest, Yosemite, Monte Kenya, Cerro Torre. Un elenco di 43 numeri da collezione veniva pubblicata tra il gennaio 2001 e il novembre 2009. L’ultimo numero, come a chiudere un cerchio, era dedicato nuovamente alle Dolomiti (“Dolomiti, patrimonio dell’umanità”). Alternati a questa serie erano usciti anche i numeri speciali dedicati all’arrampicata, «Alp-Wall», che proseguivano la numerazione della rivista dal numero 190 al numero 214. Dal 2003 avrebbero assunto invece una propria numerazione, e la direzione di Federica Balteri. Erano infatti anni di grandi cambiamenti nel mondo dell’editoria in generale, e di quella della montagna in particolare: nell’estate del 2003 l’editore Vivalda si era unito al Centro Documentazione Alpino, facendo confluire in un’unica entità i due poli di pubblicazione del settore della montagna.
È possibile sostenere che questa data sia stata simbolicamente l’inizio di un declino verso la chiusura della stampa periodica specializzata nata tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta: non sono stati sufficienti i restyling, né le proposte sempre più settorializzate a dare nuovo ossigeno a queste riviste che difficilmente sarebbero sopravvissute alla potente crisi economica in arrivo, ma soprattutto alle novità dei media, molto più dinamici, versatili e forse inizialmente di più facile gestione, anche economica. Inoltre, anche il mondo della montagna stava subendo in questo periodo alcuni cambiamenti, dovuti alla capillare specializzazione delle attività e dunque dei rispettivi praticanti. La stessa cosa stava accadendo anche nei “piani alti” dell’alpinismo, dove i campioni del cronometro erano fortemente seguiti dagli appassionati di gare, i grandi dell’arrampicata avevano il loro forte e peculiare pubblico, lo sviluppo di tante e diverse specialità legate alla montagna facevano sì che tutto il mondo dell’editoria a queste dedicato arrancasse confuso al ritmo dei tempi. Queste dinamiche non potevano che provocare una forte parcellizzazione del pubblico, e dunque una cannibalizzazione tra gli esponenti del settore. L’esempio della fusione CDA-Vivalda, allora vissuto come l’unione dei due più competenti nuclei di produzione dell’informazione di montagna, oggi risulta agli occhi di chi era presente come un tentativo di salvataggio che ha portato alla deriva, insieme a tutte le altre cause esterne di cui abbiamo parlato, di entrambi gli editori (32).
(32) Cottino L. Intervista rilasciata il 12 gennaio 2018.
Per tornare alla storia della rivista «Alp», nel 2009 Linda Cottino e Roberto Mantovani avevano rassegnato le dimissioni. La direzione degli ultimi anni era passata a Valter Giuliano, presente dagli esordi del mensile sino alla chiusura, con il numero 288 del 2013.
Era proprio lui a salutare i lettori con un editoriale sicuramente malinconico ma anche oggettivo e ad ogni modo speranzoso, che chiudeva l’avventura quasi trentennale di «Alp». La rivista aveva attraversato momenti storici dell’alpinismo e della cultura legata alla montagna, con una presenza puntuale, precisa ed approfondita, legata alla tradizione e ai valori antichi di questo ambiente ma anche pronta ad accogliere le novità e la modernità con tutte le loro sfide:
“288 numeri sono molti e nelle migliaia di pagine è raccolta l’intensa partecipazione dei tanti protagonisti di trent’anni di alpinismo, arrampicata, frequentazione appassionata e battaglia in difesa delle ‘terre alte’, di cui abbiamo raccontato le storie umane e sportive. […]. Chi pratica le altitudini sa che la rinuncia appartiene all’arco delle possibilità e proprio per questo non va vissuta come disvalore […]. La crisi è cambiamento, rinnovamento, rinascita. Ed è per questo che tutti insieme – direttore, redattori, collaboratori, tecnici – vogliamo non sia un addio ma un arrivederci. Valter Giuliano” (33).
(33) Giuliano V, “Editoriale” in «Alp», numero 288, anno 2013.
Capitolo III. Il panorama attuale
Dopo aver osservato la storia delle principali riviste che dalla nascita dell’alpinismo si sono dedicate a questo ambito e a ciò che lo circonda, si prenderà ora in considerazione la situazione dell’editoria attuale, che si propone agli appassionati interessati con informazioni pratiche, notizie ed approfondimenti legati a queste attività.
È da notare prima di tutto come non sia più opportuno utilizzare unicamente il termine “alpinismo”, poiché, nonostante esista ancora oggi una precisa definizione di cosa sia l’alpinismo puro, che include solo un certo tipo di esperienze, con il passare del tempo la fascia degli appassionati “d’alpinismo” è andata ad approfondire sempre alcune delle attività che, unite, portano alla pratica alpinistica. È possibile dunque individuare un pubblico che dagli anni Settanta si è interessato sempre più esclusivamente all’arrampicata (l’arrampicata classica nelle falesie; il boulder su sassi di dimensione ridotta; le cascate su ghiaccio). Esiste poi un pubblico che pratica lo sci (o lo snowboard) nelle modalità più o meno estreme del fuori pista (freeride). Si può individuare ancora una fascia di appassionati interessati alle manifestazioni sportive e al mondo delle gare in ambiente montano (sky running, trail running, scialpinismo). Infine è presente un settore molto ampio di pubblico che non pratica attività estreme, ed ha piacere nel leggere informazioni di ambito più culturale o d’approfondimento, o indicazioni per sperimentare un numero maggiore di attività, ad un livello poco elevato.
La settorializzazione dell’orizzonte degli appassionati di montagna ha portato inevitabilmente ad una suddivisione dei fruitori dell’editoria specializzata. Se non si può parlare di una speculare specializzazione dell’editoria di settore rispetto a quella degli appassionati è perché sarebbe impossibile la sopravvivenza di un numero così elevato di riviste molto specializzate: per questo, la scena attuale dell’informazione vede alcuni esempi di testate che grazie a diverse strategie riescono a proporre un prodotto stampato, con periodicità differenti, e altri editori che invece pubblicano con modalità e tempi peculiari, nel mondo del Web.
In edicola
«Pareti»
Parlare dell’attuale editoria legata all’alpinismo e alla montagna significa, per alcune testate, tornare agli anni Novanta. Una delle testate nata alla fine del ventesimo secolo, e ancora oggi in edicola con il medesimo logo e la medesima struttura grafica e contenutistica, è «Pareti», bimestrale dedicato quasi esclusivamente al mondo dell’arrampicata in tutte le sue sfaccettature, con frequenti excursus nel mondo dell’alpinismo.
La rivista, dalla sua prima pubblicazione ad oggi ha visto la forte presenza di Andrea Gennari Daneri, prima di tutto grande appassionato di arrampicata, nel 1995 fondatore di «Pareti» insieme agli amici Luca Maspes, Stefano Righetti e Maurizio Giordani. I quattro co-fondatori avevano deciso di pubblicare una rivista interamente dedicata all’arrampicata perché, a differenza di altre nazioni come la Francia con «Vertical», l’Italia non aveva un periodico specializzato, che sarebbe stato utile ai numerosi appassionati:
“Siamo convinti che manchi, in Italia, una rivista dedicata esclusivamente al mondo verticale delle pareti, e diretta a chi, come noi, ha piacere di conoscere e approfondire quanto può servire alla pratica della propria attività, leggendo informazioni utili che stimolino entusiasmo e passione. Questo è il nostro obiettivo (1)”.
(1) Giordani M. “Premessa a Pareti” in «Pareti» numero 1, anno 1996.
La necessità di uno sponsor per il lancio della rivista aveva spinto i fondatori a contattare la famiglia Margola, proprietaria dell’azienda di abbigliamento sportivo Mello’s, primo brand specializzato a supportare la nuova rivista «Pareti». L’editore proposto dall’inizio della pubblicazione è stato Piero Amighetti, fondatore e direttore della «Rivista del Trekking», di cui «Pareti» è stata supplemento per tutto il primo anno di vita. Come racconta lo stesso Gennari Daneri nell’editoriale del numero 100 del 2014, per i primi anni di esistenza della rivista il guadagno era decisamente esiguo. Al contrario, il lavoro per la realizzazione dei numeri era intenso, e ogni fase del processo era mossa dalla volontà dei fondatori, e dal loro impegno in prima persona. Esemplare in questo senso la ricerca effettuata “sul campo” dai quattro fondatori, e la raccolta di nomi interessati a ricevere «Pareti», sia tra le aziende e i negozi di settore, potenziali sponsor, sia tra amici e conoscenti, futuri lettori. Il primo numero era stato spedito gratuitamente a circa duemila contatti, e la rivista trimestrale era nata: la grafica era stata affidata al grafico professionista Valerio Mantica, creatore del logo storico di «Pareti», che ha curato con estrema attenzione le prime uscite. Dal numero undici in poi, a seguire la grafica della rivista, molto colorata e moderna, è stato Gabriele Bacchini, responsabile dell’ufficio grafico di Stamperia Scrl di Parma.
Gennari Daneri dopo quattro numeri era però rimasto l’unico del gruppo inziale a continuare a lavorare per «Pareti», e per il numero cinque, non riuscendo a raccogliere sufficienti nuovi contenuti per la realizzazione del numero, aveva deciso di inserire sulla rivista alcuni articoli su falesie poco note, considerate “segrete”. Questa pubblicazione da una parte aveva scatenato l’ira dei frequentatori di questi luoghi profanati, e dall’altra parte però era riuscita a fornire una grande pubblicità a «Pareti». Tra il numero nove e il numero dieci l’editore Amighetti, che aveva smesso di pubblicare la «Rivista del Trekking», aveva proposto per la continuazione di «Pareti» la creazione di un editore indipendente, la Pareti e Montagne Edizioni: Gennari Daneri ne aveva comprato le quote, con l’aiuto di alcuni amici. In redazione, insieme al direttore, ha collaborato per un periodo Francesco Tremolada, fotografo e appassionato, tra i fondatori del primo sito di informazione di montagna, Mnet-Climb, oggi Planet Mountain. Con il passare degli anni la rivista è cresciuta: se all’inizio erano state previste 72 due pagine per la rivista trimestrale, dal secondo anni a oggi «Pareti» è in edicola con un fascicolo di circa 100 pagine, una frequenza bimestrale e tirature che variano tra le 15.000 e le 20.000 copie. Gli abbonamenti sono circa 2.500 (2). La presenza di Gennari Daneri conferisce a «Pareti» un’impronta molto definita, invariata dalle origini ad oggi: per scrivere su questa rivista è fondamentale essere appassionati praticanti di arrampicata. «Pareti» è infatti scritta “da persone che scalano per persone che scalano: i nostri lettori sono molto esperti, e capiscono immediatamente che a scrivere sono persone che conoscono nella pratica quello di cui stanno parlando” (3). La redazione non comprende altri autori fissi, ma conta numerosi “collaboratori più vicini o freelance sparsi per il mondo” (4). Nonostante a «Pareti» collaborino grandi esperti del settore dell’arrampicata e dell’alpinismo, la rivista ha sempre voluto mantenere un’apertura a relazioni di scalata proposte da persone esterne, sempre rispettando un alto livello di tecnicità negli articoli.
(2) Gennari Daneri A. Intervista rilasciata il 25 gennaio 2018.
(3) Gennari Daneri A. Intervista rilasciata il 25 gennaio 2018.
(4) Gennari Daneri A. “Editoriale” in «Pareti», numero 100, anno 2014.
«Pareti» nel tempo non ha subito vistosi cambiamenti. All’interno della rivista si trovano sempre una parte dedicata alle novità, nel campo dell’arrampicata in falesia, nel bouldering, e nell’arrampicata in alta quota. Le notizie relative all’apertura di nuove vie, o a ripetizioni importanti, sono correlate da dettagli e disegni tecnici. Le news sono organizzate geograficamente, e oltre alle novità dall’Italia, compaiono anche relazioni e notizie internazionali. Se ad aprire la rivista nei primi anni era proprio la sezione dedicata alle novità, dal 2007 a oggi le prime pagine di «Pareti» sono occupate da foto a pagina intera, con brevi didascalie: la sezione “Screen Shot”, che continua anche nei numeri più recenti, conferma l’importanza della fotografia all’interno della rivista. Nonostante l’avanzata dell’immagine porti inevitabilmente a una riduzione della presenza del testo, nel resto delle pagine gli approfondimenti ridanno la giusta importanza ai contenuti: monografici su falesie e luoghi in Italia e nel mondo dove è possibile praticare le varie attività “verticali” (“Pietra Parada – Argentina”, numero 43, anno 2005; “Japan Boulder”, numero 117, anno 2017), interviste a scalatori ed alpinisti professionisti (“Sara Avoscan”, numero 119, anno 2017), reportage approfonditi su gare e informazioni su manifestazioni, soddisfano il lettore per quanto concerne i contenuti più vari.
Caratteristica fondamentale della rivista è sia la tecnicità delle relazioni, sia il generale alto livello delle performance riportate. Quasi sempre però, per fare sì che anche un appassionato di medio livello possa trovare un’utilità pratica in «Pareti», si propongono degli articoli, targati “No big”, vale a dire approfondimenti su scalate in cui è possibile praticare anche al di sotto dei gradi di difficoltà più elevati.
Presente dal 1998 è il sito di «Pareti», non soltanto vetrina per la promozione e vendita della rivista, ma anche portale per le notizie di cronaca di rapida lettura, per l’annuncio di eventi legati all’arrampicata, o per le recensioni su nuovi materiali. Di seguito sono riportate alcune riflessioni di Gennari Daneri sul rapporto tra vantaggi e svantaggi dell’utilizzo di un sito web:
“Credo profondamente nella carta, perché la trovo esteticamente più bella, e soprattutto penso che sia la legittimazione finale di una scalata. Se si finisce sulla carta significa che si è fatto davvero qualcosa. La carta ha uno spazio molto più limitato del web, e dunque seleziona. Trovo comunque delle cose positive nell’avere un sito: ci dà sicuramente la possibilità di ampliare il nostro spazio, e dunque di caricare contenuti che sulla rivista non avrebbero posto. Spesso carichiamo anche video di arrampicata, ma cerchiamo comunque, come nei nostri scritti, di mantenere un’etica, quella della tutela dell’avventura. Nell’arrampicata, più che in ogni altra attività, dal fatto di non avere mai visto lo svolgimento di una salita deriva la purezza della performance. Poter vedere da una camera ogni singolo passaggio di una via, a nostro parere toglie un po’ di gusto all’atto in sé. Per questo scegliamo accuratamente i video che carichiamo sul nostro sito (5)”.
(5) A. Gennari Daneri, intervista rilasciata il 25 gennaio 2018.
Come nella scelta dei video, in ogni proposta di «Pareti» è presente l’etica del mondo dell’arrampicata, un mondo che nella sua storica libertà e indipendenza si è saputo costruire principi e valori molto determinati e dai quali non prescinde chi pratica ad un buon livello. La volontà di restare radicalmente attaccati a questi principi, e di promuovere solo un certo modo di vivere l’arrampicata e la montagna, hanno sicuramente conferito a «Pareti», un valore ed un’autorità che si mantengono nel tempo.
«Meridiani Montagne»
Come si è anticipato, oggi in edicola non esistono soltanto riviste specializzate come «Pareti». Esiste una serie di pubblicazioni dalla struttura monografica o generalista, sempre più vocate all’approfondimento nel singolo articolo o nel singolo numero, con un atteggiamento meno tecnico rispetto al tema trattato. Una delle prime riviste che si è proposta ad una fascia di pubblico che praticava meno, ma risultava comunque interessata agli aspetti naturalistici e culturali della montagna, è stata «Meridiani Montagne», fondata nel 2002 da Marco Albino Ferrari, edita dallo storico milanese Editoriale Domus.
Marco Albino Ferrari è di origini milanesi, ma le esperienza di redattore prima, e direttore poi, per la redazione del mensile torinese «Alp», lo avevano portato a lavorare e vivere nel capoluogo piemontese. Alla fine degli anni Novanta, come si è visto, «Alp» aveva subito una serie di cambiamenti d’impianto, e la sua struttura era stata sempre più impostata nella direzione di una rivista monografica. All’inizio la scelta del tema di ciascun numero abbracciava diversi criteri, ma presto si era giunti alla monografia geografica. È stata esattamente questa l’impostazione proposta da Marco Albino Ferrari nel 2001 a Giovanna Mazzocchi, proprietaria dell’Editoriale Domus: fondata nel 1929 da Gianni Mazzocchi, padre dell’attuale titolare, questa casa editrice ha seguito e vissuto da protagonista la storia dell’editoria milanese del Ventesimo secolo. Editoriale Domus vanta infatti l’edizione di pubblicazioni periodiche che hanno tracciato una parte di storia dell’editoria italiana: a partire da «Domus», periodico di riferimento per l’architettura ed il design dal 1928 ad oggi, passando poi all’allora moderno settimanale «L’Europeo», dal taglio innovativo e dal successo clamoroso, edito nel 1945 e successivamente ceduto a Rizzoli. La casa editrice ha pubblicato e pubblica tutt’ora quello che fu il primo manuale moderno di cucina, il «Cucchiaio d’Argento», la cui prima edizione fu nel 1950. Editoriale Domus propone riviste specializzate nel campo dei motori, prima fra tutte «Quattroruote», edita dal 1956, e, nel giornalismo di viaggio, vanta dal 1988 la prestigiosa rivista «Meridiani», bimestrale monografico che approfondisce di volta in volta una meta, un paese o una città, indagandone non solo gli aspetti turistici, ma anche la cultura e le curiosità meno note.
Marco Albino Ferrari nel 2001 aveva deciso dunque di lasciare Torino e «Alp» per cimentarsi in contesti redazionali più grandi e strutturati, ed accrescere la propria esperienza professionale nel campo dell’editoria periodica, ed era approdato in Domus. La sua proposta era una rivista dal taglio monografico sulla montagna, che andasse a scoprire le valli dell’arco alpino dando meno spazio allo sport, e più importanza alla cultura alpina. Data la similarità d’impostazione rispetto alla già esistente collana di viaggi, «Meridiani Montagne» nasceva come brand extension di «Meridiani».
“Proposi alla signora Mazzocchi una rivista di approfondimento con monografie tese ad indagare gli aspetti peculiari di ogni valle delle Alpi, nel tentativo di smontare gli stereotipi classici legati alla montagna. La volontà era quella di mostrare la realtà, di raccontare le valli anche da punto di vista di chi le abita. I temi affrontati avrebbero compreso non soltanto l’esplorazione e la descrizione delle valli, ma anche la presentazione di problemi come quello dello spopolamento (6)”.
(6) Ferrari M.A. Intervista rilasciata il 22 gennaio 2018.
Dal primo numero ad oggi «Meridiani Montagne» non è cambiata: la rivista si presenta in un elegante fascicolo dalla copertina occupata interamente dalla fotografia, di altissima qualità e sempre dal soggetto maestosamente naturalistico. Una vetta particolare o una vista d’insieme del gruppo montuoso protagonista del numero rendono ogni copertina spettacolare. Costante dalle origini ad oggi è stata la presenza di Marco Camandona, autore delle celebri illustrazioni a matita delle montagne, dettagliati disegni in bianco e nero che mostrano da diversi punti di vista i monti soggetto di ogni monografia. Altro elemento da sempre allegato a «Meridiani Montagne» sono le cartine inedite e molto dettagliate (1: 50.000 – 1: 25.000) con tutti i percorsi, i rifugi e le informazioni utili al lettore escursionista.
Come era stato deciso alla nascita di «Meridiani Montagne», la pubblicazione si è occupata quasi esclusivamente dell’arco alpino, ad eccezione di alcuni numeri dedicati alle isole del Mediterraneo («Sardegna», numero 61, anno 2013; «Corsica», numero 86, anno 2017; «Etna e monti della Sicilia», numero 73, anno 2015), di uscite dedicate a storie e personaggi («Le Alpi di Walter Bonatti», numero 53, anno 2012; «La traversata delle Alpi con Walter Bonatti», numero 84, anno 2017), e di due serie da collezione, una sulla catena delle Ande, l’altra su Himalaya e Karakorum.
Al suo interno la rivista, dopo l’editoriale di presentazione, offre un sommario attraverso cui il lettore può orientarsi tra i numerosi articoli che approfondiscono i vari aspetti della valle o del massiccio montuoso affrontato di volta in volta. “Reportage” è l’articolo centrale di ogni numero, in cui sono contenute le informazioni storiche e naturalistiche del soggetto. Con “Inchiesta” vengono affrontate questioni più impegnative e legate all’attualità e alla politica della montagna: ad esempio, sul numero 50 del maggio 2011, dedicato alle Dolomiti, la rubrica “Inchiesta” affronta il tema del marketing nelle politiche delle Dolomiti. In ogni uscita è presente una selezione di libri legati al soggetto trattato. Sempre approfondita è la proposta di “Materiali”, e fondamentali sono le indicazioni pratiche che può seguire il lettore che volesse esplorare fisicamente il territorio: le guide illustrano percorsi, a seconda della stagione, per escursionisti di livello medio, variando dallo scialpinismo alle escursioni con racchette da neve in inverno, agli itinerari per camminate o alte vie estive. Attualità e notizie sono raccolte nel fascicolo «Dalle Montagne», allegato alla rivista, in origine a cura di Cristina Zerbi, oggi in carico al sito «MontagnaTv». Dal febbraio 2015 infatti tra «Meridiani Montagne» e «MontagnaTv» è stata attivata una collaborazione che prevede anticipazioni sul sito web di alcuni contenuti del cartaceo, tra cui editoriali, o parte di reportage. Viceversa il sito si occupa dell’attualità sulle pagine della rivista.
L’iniziativa è uno degli esempi di collaborazione tra la rivista e gli altri protagonisti del mondo dell’informazione legata alla montagna: stampa e web, spesso rappresentati in contrapposizione, posso essere invece capaci di sostenersi e scambiarsi reciprocamente contenuti, spazi e competenze, in un atteggiamento di apertura che può offrire un servizio sempre migliore al pubblico. La vitalità e la poliedricità di «Meridiani Montagne» non si manifesta soltanto nella presenza online, ma anche in altre iniziative che permettono di proporre agli appassionati di montagna altre modalità di informazione e cultura di montagna: è «Meridiani Montagne» a organizzare dal 2014 “Montagne Outdoor Festival”, un evento di tre giorni dedicato agli sport outdoor in collaborazione con aziende di settore ed enti turistici. L’evento si è tenuto per le prime tre edizioni in Val di Fassa, nel 2017 a Cervinia. Ultima proposta sempre organizzata dalla rivista e dal suo direttore Marco Albino Ferrari è stato “Montagne Stories”, un calendario di serate con racconti, musica, filmati su alcuni personaggi o episodi della storia dell’alpinismo e della montagna in generale, realizzato in collaborazione con Radio Popolare, Cineteca Italiana e CAI Milano.
«Meridiani Montagne» dal 2002 ad oggi, senza perdere la propria “fisionomia” originaria, è stata capace di aggiornarsi e di reinventarsi, in un momento in cui il settore dell’editoria cartacea seguiva e resisteva a fatica alla sempre più veloce avanzata di siti e altri media. «Meridiani Montagne» è un esempio di rivista stampata che, per continuare a pubblicare, ha trovato la soluzione proprio nella partecipazione attiva e propositiva a queste nuove forme di comunicazione.
«Stile Alpino Magazine»
«Stile Alpino Magazine» è una rivista tra le più recenti apparse in edicola, ma l’ente a cui è legata ha una lunga e valorosa presenza nella storia dell’alpinismo italiano: si tratta infatti della pubblicazione ufficiale dei Ragni di Lecco. Con questo nome è noto uno dei più prestigiosi gruppi alpinistici in Italia e nel mondo, fondato nel 1946 a Lecco, ai piedi del gruppo montuoso delle Grigne, da Giulio e Nivo Bartesaghi, Franco Spreafico, Emilio Ratti, Gigino Amati e Gigi Vitali. Come spesso accade, soprattutto nel mondo della montagna, l’amore e la determinazione di veri e forti appassionati portano a risultati di un valore estremo, e dal dopoguerra ad oggi i Ragni di Lecco hanno dimostrato il loro talento alpinistico con le proprie spedizioni raggiungendo vette inviolate e aprendo nuove vie su alcune delle montagne più problematiche del mondo. Ancora oggi il gruppo è attivo e oltre ad organizzare spedizioni, è protagonista di una serie di iniziative, tra cui la pubblicazione della rivista. Già dal 2006 i Ragni di Lecco pubblicavano una rivista, senza periodicità determinata o struttura definita. Dal 2009 Simone Pedeferri, scalatore della Val di Mello, e Fabio Palma, oggi presidente dei Ragni, hanno deciso di incrementare la qualità della pubblicazione, in modo da renderla “l’espressione dell’alpinismo italiano nel mondo e l’arena in cui inserire le ascensioni e le esplorazioni che osservassero l’etica dello stile alpino, stile che ha dato il nome alla rivista (7)”.
(7) Palma F. “Chi siamo” su www.stilealpinomagazine.com
Da questo momento in poi la rivista si è proposta non solo come organo ufficiale dei Ragni di Lecco, ma come punto di osservazione e voce dell’alpinismo di alto livello, raccontato quasi esclusivamente da alpinisti, italiani e di tutto il mondo. L’obiettivo perseguito è stato quello di raccontare l’alpinismo e l’arrampicata, restando legati ai valori tradizionali del gruppo, dunque ai valori di un alpinismo classico, ma con un’attenzione alle novità e agli aggiornamenti, sia per quanto riguardava le esperienze degli alpinisti, sia per quanto circondava le esperienze vere e proprie, ad esempio gli sviluppi dell’attrezzatura, o la pubblicazione di libri. La conseguenza diretta di questi principi di partenza è che a scrivere su «Stile Alpino Magazine» sono stati e sono alpinisti professionisti, guide alpine e grandi esperti e praticanti, in grado di riportare in prima persona dettagli tecnici, informazioni storico-culturali, e racconti emozionanti di imprese non alla portata di tutti. Questa è una delle peculiarità e delle forze della rivista, i cui articoli sono raccontati direttamente dai protagonisti delle imprese.
Se dal 2009 al 2015 la redazione era seguita e gestita direttamente dai Ragni di Lecco, in collaborazione con Bellavite editore, dal 2015 la volontà di rendere la rivista più apprezzabile e la comunicazione del gruppo più diffusa ed efficace ha portato alla scelta di una nuova casa editrice, con consolidata esperienza nel campo dell’editoria di montagna. Dal 2015 la gestione di tutte le fasi di realizzazione di «Stile Alpino Magazine» è curata da Alpine Studio, editore lecchese nato nel 2009, di proprietà di Andrea Gaddi. Con il nuovo editore la direzione della rivista è passata a Federico Magni, già giornalista de «Il Giorno». Per i primi 28 numeri il direttore era stato Fabio Palma, oggi in redazione con lo stesso Andrea Gaddi, Luca Calvi, traduttore di formazione filologica, Giada Bruno, redattrice e responsabile della parte grafica e per la comunicazione per Alpine Studio, e Luca Schiera. Proprio quest’ultimo, alpinista professionista che tra spedizioni e trasferte firma gli editoriali, è una delle presenze più stabili tra i professionisti che raccontano con passione le proprie avventure, dall’Italia e dal mondo. Altri importanti nomi che garantiscono alla rivista un costante contributo sono lo scalatore Simone Pedeferri, l’alpinista Matteo Della Bordella e tanti nomi dell’alpinismo italiano ed internazionale come Mick Fowler, attuale presidente dell’Alpine Club, o Tom Ballard, poliedrico scalatore e scozzese. Oltre all’investimento nella rivista, con Alpine Studio, «Stile Alpino Magazine» ha cercato di ampliare il proprio raggio di comunicazione, aprendo un sito sul quale non si trovano notizie, ma una approfondita presentazione della rivista. Insieme alla possibilità di comprare i numeri attuali o arretrati, o di abbonarsi, «Stile Alpino Magazine» ha proposto un’iniziativa interessante ed innovativa: dal sito è infatti possibile scaricare la versione inglese del magazine, gratuitamente. A ulteriore sostegno di una comunicazione efficace sono stati aggiunti i profili Facebook e Instagram della rivista. Il rinnovamento degli ultimi numeri aveva l’obiettivo di diffondere la voce del vero alpinismo a livello internazionale: la tiratura del cartaceo è passata da una media di 1.500/2.000 copie circa fino al 2014, ad un numero che varia dalle 2.000 alle 4.000 copie nel corso degli ultimi due anni. A scaricare il file in inglese è normalmente una media 3500 contatti (8).
(8) Schiera L. Intervista rilasciata il 18 dicembre 2017.
I contenuti sono normalmente proposti dando una precedenza alle relazioni alpinistiche d’alta quota o di arrampicata, dalle più note aree montane del mondo, quali Patagonia, Himalaya, Alaska (“Cerro Murrallon – El Valor del Miedo” di Matteo Della Bordella, numero 36, anno 2017) fino alla vicina e familiare Val di Mello. Le relazioni sono molto dettagliate e tecniche, con tendenza ad un approfondimento dei diversi aspetti esperienziali di una scalata o di una intera spedizione (“Civetta, a sky full of stars” di Tom Ballard, numero 33, anno 2016). Non mancano interviste o storie di vita (“La mia vita per la montagna” di Federica Mingolla, numero 31, anno 2016). Su ogni numero vi sono due rubriche quasi sempre presenti: la prima è “Materiali” curata da Andrea Gaddi, è dedicata alla recensione delle diverse tipologie di attrezzatura utilizzate nelle discipline alpinistiche. L’altra è “L’angolo Letterario”, dedicata ai libri, e curata da Mario Giacherio, membro dei Ragni di Lecco. Importantissima e di elevata qualità è la fotografia: tutta l’impostazione grafica, sempre gestita da Alpine Studio, è di grande valore e cura, a partire dalla scelta della carta, fino alla selezione delle fotografie, sempre esteticamente impressionanti.
«Montagne 360»
Una rivista che è stata pubblicata con l’obiettivo di rinnovare la propria secolare storia è l’organo ufficiale del Club Alpino Italiano, che dal 2012 ha cambiato nome, veste e frequenza di pubblicazione: dal mese di gennaio 2012 infatti tutti i soci CAI hanno ricevuto «Montagne 360», un moderno mensile in formato A4 con copertina patinata, e tanti contenuti, corredati da immagini e supportati da una grafica aggiornata con i tempi. Se nel corso del tempo la «Rivista Mensile del CAI» aveva subito modifiche e innovazioni dal punto di vista grafico, con «Montagne 360» il CAI ha però voluto proporre un prodotto che pur mantenendo il legame con l’identità del sodalizio, fosse aperto ad un numero più ampio di lettori, e più vicina a tutti gli aspetti della montagna.
“La nuova rivista, da questo numero mensile, nasce quindi con questo scopo e la simbologia insita nella testata «Montagne 360» vuole essere significativa dell’ampiezza e dell’approfondimento dell’informazione che attraverso di essa si intende dare, sugli orizzonti attuali, quindi a 360°, e sugli orientamenti e prospettive della e per la montagna, in particolare per le Alpi, fulcro d’Europa, e per gli Appennini, spina dorsale d’Italia, senza tuttavia trascurare gli altri rilievi della Terra (9)”.
(9) Martini U. “Editoriale” in «Montagne 360», numero 1, anno 2012.
Oltre a pubblicare una nuova rivista, non più bimestrale ma mensile, il CAI ha deciso di dismettere la pubblicazione cartacea del notiziario «Lo Scarpone», i cui annunci e notizie sono stati trasferiti su un omonimo sito web, con l’intenzione di continuare la tradizionale e fondamentale missione di informare i soci sulla vita associativa del CAI.
La sfida più grande voluta da Annibale Salsa, presidente del CAI dal 2004 al 2010, e seguita dai suoi successori Umberto Martini, in carica fino al 2016, e Vincenzo Torti, è stata però quella di presentare «Montagne 360» in edicola. Il CAI non avrebbe più pubblicato una rivista solo per i suoi soci, ma si sarebbe esposto e aperto ad un pubblico più ampio, avrebbe reso nota la propria voce, mostrando in questa scelta la volontà di presenziare all’interno del mondo dell’informazione di montagna e non solo, offrendo il proprio punto di vista a qualunque lettore.
A dirigere la stampa sociale del CAI in questo momento di grande cambiamento e iniziativa è stato scelto il giornalista Luca Calzolari, già direttore della rivista del giornale della Protezione Civile, attivo all’interno del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ed esperto di comunicazione.
“Quando sono stato chiamato, prima come caporedattore, poi come direttore della stampa sociale del CAI, la mia missione era quella di trasformare la pubblicazione in una rivista di approfondimento, che andasse ad ampliare la trattazione dei temi legati alle culture, all’economia, alle politiche della montagna. Il CAI, al di là della sua attività legata alle forme di frequentazione della montagna, è un grande stakeholder sia per gli aspetti economici, sia per la valorizzazione del territorio, sia per quanto riguarda la protezione ambientale. Temi che erano già trattati, ma che si voleva venissero ulteriormente approfonditi (10)”.
(10) Calzolari L. Intervista rilasciata il 29 gennaio 2018.
La volontà del CAI con la pubblicazione di «Montagne 360» è stata dunque quella di proporre una rivista mensile, di approfondimento, e in grado di essere un punto di riferimento competente sui vari aspetti della montagna, da quelli più positivi a quelli più problematici. Questa volontà di prendere in considerazione ogni sfaccettatura si può osservare analizzando nello specifico i contenuti delle pubblicazioni: ogni numero infatti affronta la montagna con approfondimenti sulla tematica ambientale, monografie su regioni montane, reportage di manifestazioni sportive, focus su eventi culturali legati alla montagna, articoli di interesse storico, letterario, artistico, recensioni di libri (la rubrica “Libri di montagna” è curata da Linda Cottino).
Tra le pagine di «Montagne 360» c’è spazio anche per la montagna più praticata e meno culturale di alpinisti, scalatori, amanti della mountain bike, appassionati di speleologia, sportivi in generale, che possono trovare aggiornamenti su exploit e nuove ascensioni, relazioni tecniche e guide pratiche, novità dal mondo e interviste a personaggi del più alto spessore e professionismo del mondo della montagna. Su ogni numero sono infatti presenti alcune rubriche fisse quali “Cronaca extraeuropea” a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica, e “Nuove Ascensioni” curata da Carlo Caccia.
“Abitanti, per i quali deve essere fonte di reddito sostenibile e comparabile, per non diventare quartiere dormitorio di un pendolarismo costoso e improduttivo per il territorio. Antropologi, che rifiutano lo stereotipo di un paradiso perduto per sostituirvi quello di una potenziale nuova terra promessa. Artisti, per i quali la montagna […] è fonte di ispirazione e identificazione interiore. Famiglia, adulti, giovani, anziani, educatori, per i quali è ambiente di riposo, svago educativo, rigeneratore di salute e energie, fonte di stupore e riflessione. Giornalisti, per molti dei quali è sempre ed ancora assassina […]. Medici, che ne vedono l’inesauribile potenzialità di un laboratorio naturale in quota. Politici, per i quali è ancora un oggetto misterioso, serbatoio, scarso, di risorse e di voti, talvolta considerato, come l’ambiente più in generale, più un costo che un beneficio per la collettività. Religiosi, come costante elemento di riferimento simbolico e sede di divinità. Scienziati, che dall’Illuminismo ne hanno compreso l’importanza quale entità naturale da investigare e studiare nell’interesse dell’umanità. Speculatori, per i quali è una risorsa da spremere per i propri interessi […]. Sportivi, per i quali è il terreno di gioco, sia sopra che sotto la superficie […] per misurarsi con le forze della natura o immedesimarsi in esse. Storici che hanno ricercato e rivelato le interazioni e gli effetti della presenza umana, dalle origini ad oggi. Dodici categorie che, nel volgere di ogni anno ci accompagneranno con la loro presenza su queste pagine dando materia e contenuti a questa nuova voce del Club Alpino Italiano (11)”.
(11) Martini U. “Editoriale” in «Montagne 360», numero 1, anno 2012.
«Montagne 360» è dunque una rivista di ampio respiro e fortemente vocata all’approfondimento, e per raggiungere questi obiettivi ha voluto da 2012 ad oggi avvalersi della collaborazione di professionisti ed esperti per ciascuno degli argomenti trattati di volta in volta. Nomi appartenenti al mondo della cultura di montagna da anni come Roberto Mantovani, Enrico Camanni, Alessandro Pastore, Linda Cottino, Franco Brevini, Furio Chiaretta, Carlo Caccia collaborano regolarmente al mensile del CAI.
Anche su «Montagne 360» negli anni la fotografia ha assunto sempre maggiore importanza, arrivando ad occupare pagine intere dedicate quasi esclusivamente alle immagini tematiche della rubrica “Portfolio”.
Non mancano su «Montagne 360» gli avvisi e le notizie relative alle sezioni del Club e alla vita associativa in generale, anche se il portale che quotidianamente pubblica notizie di interesse più interno al sodalizio è il sito «Lo Scarpone».
Una particolarità di questa rivista è la presenza della traduzione del sommario in inglese, francese e tedesco, dovuta sicuramente alla sua appartenenza ad un ente ufficiale che propone le proprie pubblicazioni anche ad associazioni internazionali, ma voluta anche per darne una possibilità di comprensione anche all’estero.
Sebbene «Montagne 360» abbia intenzione di mantenere la sua struttura capace di accogliere un’ampia varietà di contenuti, la redazione intende attualmente cercare di tematizzare le prossime uscite, dando così alla rivista la possibilità di approfondire ancora di più un argomento, interfacciandosi nel modo più ravvicinato possibile ai protagonisti di ogni ambito della montagna, per riportare quadri sempre più ricchi e completi.
«In Movimento»
«In Movimento» è la più recente tra le proposte nel campo dell’editoria cartacea in ambito di montagna. Nonostante ad un primo sguardo non riveli l’appartenenza ad alcuna testata, si tratta di uno dei supplementi mensili del quotidiano comunista «Il Manifesto». Lo storico giornale, fondato come rivista politica mensile il 23 giugno del 1969, da Lucio Magri e Rossana Rossanda, è quotidiano dal 1971, e la sua unicità è quella di essere di pubblicato da una società cooperativa i cui soci sono gli stessi giornalisti e addetti alla stampa che lavorano per la sua realizzazione. Il forte impegno della cooperativa editrice e la grande libertà e volontà di conoscere ed approfondire tematiche di vario genere, hanno portato, tra le molte altre, ad un’iniziativa attivatasi tra il 2015 e il 2016. Eleonora Martini, che scrive per «Il Manifesto» dal 1986, e Matteo Bartocci, giornalista per la testata dal 2003 e attuale direttore editoriale e digitale, hanno deciso di realizzare un supplemento mensile dedicato alla montagna e più in generale alle attività open-air in alta e bassa quota, avvalendosi del supporto di Umberto Isman, fotografo e firma dell’editoria di montagna dagli anni Novanta, e della giornalista Francesca Colesanti.
“Con questo inserto, «Il Manifesto» si mette ‘in movimento’ in un senso apparentemente diverso da quello politico al quale sono più abituati i nostri lettori. Eppure l’outdoor, la wilderness, il movimento appunto, abitano da sempre queste stanze come quelle di chi ci segue (12)”.
(12) Bartocci M. “Editoriale” in «In Movimento», numero 0, anno 2015.
Dal numero zero, uscito nel dicembre 2015 insieme ad «Alias» (supplemento culturale settimanale de «Il Manifesto», edito dal 1998) le intenzioni di «In Movimento» sono state quelle di raccontare il mondo della montagna e di chi la pratica, con uno sguardo che tende ad andare più a fondo rispetto alla cronaca sportiva, indagando e riportando i legami storici e le radici culturali di ogni attività, manifestazione, o personaggio.
«In Movimento» si presenta in edicola con l’aspetto di un quotidiano di sedici pagine, stampato su carta da giornale, la copertina occupata interamente dalla fotografia, la testata in verticale sul margine destro, e in fondo alla pagina un box che anticipa con parole scelte con cura il tema del numero. Ciascun numero presenta infatti un tema specifico, che viene investigato da ogni possibile punto di vista, offrendo al lettore una visione completa e approfondita dell’argomento. Ciò che contraddistingue il mensile è la spiccata tensione alla ricerca dell’informazione, e la volontà di affrontare ogni soggetto con la massima apertura possibile.
Osservando le diverse uscite è possibile notare che i temi vengono scelti di volta in volta seguendo diversi criteri: una prima scelta è stata effettuata sula base delle tipologie di ambiente in cui sono praticabili le attività sportive: ad esempio il primo numero del febbraio 2016 era «Alpinismo, neve e ghiaccio», con un approfondimento dedicato all’alpinista Daniele Nardi e al Nanga Parbat, ma anche un’intervista a Luca Mazzoleni, gestore del Rifugio Franchetti sul Gran Sasso, e ancora un articolo sul surriscaldamento terrestre e sullo scioglimento dei ghiacciai, fino alle pagine dedicate allo scialpinismo in Bosnia. Il successivo numero di marzo era dedicato alla «Roccia», con un’intervista doppia ai due celebri climbers Maurizio Zarolla (più noto con il nome ‘Manolo’) e Adam Ondra, seguita da un approfondimento storico sull’arrampicata nel ’68 e sulle battaglie per l’arrampicata libera di Reinhold Messner, per passare al racconto di un’iniziativa che ha unito non vedenti e arrampicata in alcune palestre italiane. Interessante il numero di luglio 2017, che presentava in copertina un surfista tra le pareti d’acqua di un’onda: al suo interno offriva scorci e riflessioni sui possibili legami tra l’elemento acqua e la roccia in una galleria di personaggi che vivono l’avventura e la propria esperienza umana tra apnea, deep water solo (l’arrampicata su scogliere, senza assicurazione, con caduta in acqua), surf, kayak, vela e torrentismo.
In altre occasioni la redazione si è appoggiata ad avvenimenti politici o di ricorrenze storiche per individuare il tema del numero in uscita, legandolo alle aree geografiche coinvolte: per esempio il numero di maggio 2017, pubblicato nei giorni delle elezioni in Francia, era dedicato al rapporto tra la montagna e la nazione d’oltralpe che vide la nascita dell’alpinismo ottocentesco. A cento anni dalla Rivoluzione Russa, il numero di novembre 2017 è nato come approfondimento sulle storie di personaggi e montagne legate all’ex Unione Sovietica. L’inserimento della componente politica e culturale nella trattazione di argomenti solitamente raccontati da punti di vista più interni al settore della montagna, è una delle caratteristiche che rende «In Movimento» una pubblicazione dall’identità ben distinta.
Il numero di agosto 2017, uno speciale di 23 pagine, raccoglieva le migliori interviste dei numeri precedenti, e scorrendo l’elenco dei nomi dei personaggi intervistati è ancora una volta visibile la varietà dei temi affrontati: dalle leggendarie scalatrici Lynn Hill e Catherine Destivelle, agli alpinisti Denis Urubko, Tamara Lunger, Simone Moro, allo sciatore estremo, oggi imprenditore nel campo delle energie rinnovabili Stefano de Benedetti, fino allo scrittore Paolo Cognetti, o ancora al presidente della Internation Federation of Sport Climbing, Marco Scolaris.
“Mescoleremo l’occhio e la mano di giornalisti de «Il Manifesto», con firme, storie ed esperienze di persone importanti in questo settore. Cercando di raccontare le cose a tutto tondo, fuori dai soliti cliché della ‘montagna assassina’ o dell’ultima moda sulla neve (13)”.
(13) Bartocci M. ed Martini E. “Editoriale” su «Ilmanifesto.it». Febbraio 2016.
La volontà di proporsi ad un pubblico già consolidato, quello de «Il Manifesto», con una pubblicazione nel campo della montagna e dello sport deriva dalla convinzione degli autori che questo ambito abbia diversi valori in comune con quelli della testata, e che «In Movimento» possa essere un ulteriore stimolo per lo spirito critico dei lettori, sempre spronati ad approfondire e comprendere ogni tematica. Coerente con i valori del quotidiano comunista è il prezzo di vendita, nel 2016 di 0.50 centesimi, attualmente salito a 1 euro.
“Il nostro desiderio è quello di affermarci sempre più come rivista di diffusione nazionale sulla montagna e sullo sport outdoor, cercando di incuriosire e stimolare un numero sempre maggiore di lettori, anche al di fuori del pubblico de «Il Manifesto». Per essere più apprezzabili e visibili, dal numero di aprile 2018 cambieremo formato, assumendo l’aspetto di una rivista classica, con una copertina patinata, mantenendo un prezzo comunque accessibile, e i contenuti fortemente culturali e approfonditi che ci distinguono. Continueremo ad avvalerci della preziosa collaborazione di professionisti del giornalismo e dell’informazione di montagna come Linda Cottino, Enrico Camanni, Roberto Mantovani, Emilio Previtali. Avremo le firme di Lynn Hill e Catherine Destivelle e di altri importanti nomi dello sport. Saremo partner di associazioni legate alla cultura alpina come Dislivelli, o impegnate della salvaguardia ambientale come Mountain Wilderness (14)”.
(14) Bartocci M. Intervista rilasciata il 10 febbraio 2018.
La volontà di essere non solo spettatori e narratori, ma anche parte del mondo della cultura e dello sport di montagna si riflettono nella presenza della rivista alle manifestazioni più importanti del settore, come lo storico e culturale Trento Film Festival, o come il giovane e libero festival della Val di Mello, il Melloblocco, o ancora come il Master Internazionale di Arrampicata Sportiva, il Rock Master di Arco.
La presenza di una rivista ad eventi di questo tipo, come si è visto per «Meridiani Montagne», è una modalità di partecipazione e collaborazione diretta con la realtà di cui questa editoria si occupa, ed è una direzione che, come si vedrà, prende in considerazione anche le testate di settore online, di cui tratterà il prossimo capitolo.
Online
«PlanetMountain»
«PlanetMountain» (in origine chiamato «Mnet-clim.com») è stato il primo sito italiano d’informazione su alpinismo, arrampicata e montagna in generale. L’idea di aprire un portale online che trattasse di questi argomenti è stata di Vinicio Stefanello, motore trainante del progetto. Ma importante è stata anche l’unione delle competenze di un gruppo di giovani entrati in contatto tra le aule dell’università di Padova e le pareti delle Alpi Orientali. Vinicio Stefanello infatti ha fondato la piattaforma «Mnet-clim.com» nel 1996 insieme al compagno di studi Nicholas Hobley, grazie al quale è stato da subito possibile lanciare il sito anche in lingua inglese, a Francesco Piardi, guida alpina e appassionato di informatica, e a Francesco Tremolada, anche quest’ultimo guida alpina e fotografo. Fondamentale è stato il supporto di Nicola Tremolada per la parte di grafica e design.
Nei primi anni in cui in Italia venivano intraviste le potenzialità del web nel campo della comunicazione, in qualsiasi ambito, nel mondo della montagna era da poco nato un altro portale dedicato alla montagna, che però si configurava come un forum dove era possibile caricare e condividere itinerari e informazioni pratiche per l’escursionismo estivo ed invernale di diverso livello: si trattava di «Gulliver.it», fondato da Alberto Giolitti, ancora oggi webmaster del portale.
Mentre Gulliver si è sempre occupato di pubblicare guide, il sito gestito da Padova si ispirava al più avanzato «MountainZone.com», sito inglese che già allora pubblicava notizie dal mondo della montagna, seguiva spedizioni alpinistiche e informava live i propri lettori. Questo sito è stato il modello principale per «Mnet-clim.com», che ha così iniziato a pubblicare notizie e informazioni, in italiano e in inglese, riscuotendo un successo che in pochi mesi da passatempo è diventato un impegno importante.
Il portale stava dimostrando di avere grandi possibilità di crescita: nel 1999 il gruppo di fondatori veniva così contattato da Vivalda Editori:
“Era il 1999 quando ci contattò. Lui era da qualche anno il Direttore Generale della Vivalda Editori, l’editrice della rivista «Alp» e della collana “I Licheni”, per citare solo due dei più importanti progetti.
Insomma, era a capo di quanto di più importante ci fosse allora nell’editoria di montagna in Italia e in Europa. Noi eravamo solo un gruppo di amici che lavoravano a «Mnet-clim.com». […] A guardarla con gli occhi di oggi eravamo dei pionieri. In parte ne eravamo anche coscienti. Ma, allora, nessuno o quasi sembrava accorgersene. Finché la Vivalda ci contattò. Mario, come sempre, aveva visto lontano e intuito tutte le potenzialità e le novità del web (15)”.
(15) Stefanello V. “Mario Dalmaviva, un ricordo da PlanetMountain” su «PlanetMountain.com», 27 luglio 2016.
Dopo un primo incontro a Padova il gruppo di giovani fondatori di «Mnet-clim.com» era stato invitato a Torino a presentare il proprio progetto all’azienda e dal 2000 il portale aveva assunto un nuovo nome, quello di «PlanetMountain». La società alla pari tra Vivalda Editori e il fondatori del sito durò fino al 2004, quando a causa di alcune divergenze i due interlocutori presero strade differenti.
Dal 2004 «PlanetMountain», è cresciuto molto, insieme all’impetuoso crescere del web (si pensi solo che la pagina Facebook di riferimento oggi conta un seguito di oltre 57.000 persone). Quello che è rimasto costante, fondamentale principio dalle origini ad oggi, è l’apertura del portale ai differenti livelli di difficoltà e alle attività di cui si tratta all’interno del sito:
“Credo che la nostra forza sia stata l’apertura, il nostro voler essere un contenitore aperto a tutti i livelli e a tante discipline. Abbiamo sempre raccontato gli “ottomila” dei grandi alpinisti, gli “8C” e il “9A” (gradi di elevata difficoltà nell’arrampicata) degli scalatori più forti, ma abbiamo anche raccontato le storie di persone comuni. Quello che abbiamo sempre cercato di mantenere è stato un interesse per le attività a basso impatto ambientale, per questo non abbiamo mai trattato di sci di pista o impianti sciistici. Negli ultimi anni abbiamo dato molta importanza all’arrampicata sportiva, perché appassiona noi e il nostro pubblico (16)”.
(16) Hobley N. Intervista rilasciata il 5 febbraio 2018.
La struttura del sito rispecchia l’apertura di cui riferisce uno dei fondatori, Nicholas Hobley. Il portale infatti si apre con in primo piano le notizie più recentemente pubblicate, senza che a prevalere sia un solo genere di notizia o argomento. Importante per l’affidabilità e la competenza delle notizie è la collaborazione costante con le Guide Alpine Italiane.
In evidenza sulla destra della schermata è stato posto un box dal quale è possibile accedere alla WebTV di «PlanetMountain», su cui ogni giorno vengono caricate le migliori proposte di enti, aziende, e case di produzione video del mondo outdoor.
Il menu principale del sito suddivide poi le pagine per attività: “Rock” accoglie la principali notizie dal mondo dell’arrampicata, del boulder, e propone guide dettagliate per vie di arrampicata, vie dolomitiche, vie ferrate, falesie in Italia e nel Mondo, oltre ad un elenco interattivo delle palestre per l’arrampicata “artificiale”.
“Ice” è la pagina del sito dedicata all’arrampicata su cascate di ghiaccio, e pubblica news e guide dal mondo dell’ice-climbing. “Snow” contiene indicazioni pratiche per itinerari di scialpinismo, sci freeride e racchette da neve, mentre “Trekking” offre una serie di guide per escursioni più semplici, estive e invernali, oltre ad una raccolta interattiva di rifugi e bivacchi. Gli itinerari di ogni attività sono poi raccolti insieme e consultabili nella sezione “Itinerari”. La pagina “Special” accoglie alcune sottosezioni occupate da temi più culturali come fotografia e recensione libraria: l’intero archivio fotografico è raccolto nella sezione “Gallery”.
“Una caratteristica che ci distingue, oltre alla continuità che abbiamo dimostrato, sono la credibilità e la qualità delle informazioni che pubblichiamo. Non sempre, forse, siamo i più veloci, ma cerchiamo di pubblicare sempre notizie che uniscano competenza e affidabilità (17)”.
(17) Hobley N. Intervista rilasciata il 5 febbraio 2018.
La velocità è un valore da tenere in considerazione quando si approfondisce la tematica dell’informazione digitale, del web e dei nuovi media quali Facebook, Instagram, Twitter, che cambiano continuamente la nostra percezione della realtà, ad un ritmo difficile da seguire.
La nascita e la diffusione dei social network e la crescita inarrestabile della presenza e dell’utilizzo degli smartphone hanno cambiato completamente il mondo dell’informazione, e in particolare dell’informazione sulle attività legate alla montagna, all’esplorazione, all’avventura, sotto diversi punti di vista: prima di tutto è cambiata la velocità e tra il momento in cui il fatto avviene, e il momento in cui diventa notizia. L’ostacolo della distanza fisica non esiste quasi più: oggi un alpinista può mandare le informazioni dettagliate, corredate da foto, se non da qualsiasi luogo estremo della Terra e in ogni istante, certamente con una facilità maggiore rispetto a pochi anni passati. Allo stesso modo, non appena una difficile via di livello molto difficile viene liberata da un famoso atleta di arrampicata, dopo pochi secondi i suoi canali ufficiali di comunicazione lo possono annunciare. Questo può essere un problema per un sito che pubblica informazioni, perché deve cercare di restare il più possibile aggiornato. Questo fenomeno di diminuzione radicale nella velocità di diffusione di una notizia ha una conseguenza altrettanto influente sulla vita di una redazione online: la quantità di produzione di notizie è aumentata vertiginosamente, e così anche il consumo delle news da parte dei lettori, se si considera inoltre che, come da ogni parte del mondo e in ogni momento è possibile mandare una notizia, allo stesso modo è possibile fruire delle notizie ovunque, e ad ogni ora.
“Una volta le visite sul nostro sito calavano visibilmente il sabato e la domenica, perché il nostro pubblico normalmente praticava le proprie attività e non aveva modo di guardare il sito, ad esempio, dalla falesia. Oggi invece dobbiamo lavorare in modo da tenere il portale e i social attivi e monitorati molto di più.”
Oltre all’informazione digitale, il gruppo di persone che lavora per il sito «PlanetMountain» segue anche attivamente l’organizzazione di eventi come la Coppa del Mondo di Arrampicata su Ghiaccio nella Valle di Daone, la Coppa del Mondo di Arrampicata Sportiva di Lecco, oltre a partecipare alle manifestazioni Rock Master di Arco e alla premiazione più prestigiosa del mondo alpinistico, il Piolets d’Or.
«MontagnaTV»
«MontagnaTv» è un sito che affonda le sue radici nell’ambito delle spedizioni scientifiche e della ricerca in alta quota. Siamo nel 2002, proclamato “Anno Internazionale delle Montagne” quando il sito viene attivato online, da Agostino da Polenza, oggi presidente dell’associazione Ev-K2-CNR. L’associazione è stata fondata ufficialmente nel 2006 ma le attività legate al progetto iniziale proseguono da oltre trent’anni. Nel 1987 infatti il professor Ardito Desio, geologo, geografo ed esploratore, e Agostino Da Polenza, alpinista e manager, entrambi appassionati ed esperti di esperienze in alta quota, ed entrambi in vetta al K2 (il primo con la celebre spedizione italiana del 1954 e il secondo nel 1983) hanno realizzato insieme un primo grande progetto. Si trattava del progetto Ev-K2-CNR, che prevedeva la nuova misurazione delle due montagne più alte del mondo, l’Everest e il K2, con tecniche di misurazione che univano i tradizionali sistemi di monitoraggio con l’innovativo GPS. Dal 1989 ad oggi il gruppo di ricerca nato dal primo progetto si è strutturato ed è cresciuto: da una parte sono stati fondati un comitato e un’associazione che hanno l’obiettivo di promuovere e sviluppare attività di ricerca scientifica e tecnologica nelle regioni montane, nonché di raccogliere fondi per programmi e progetti di carattere ambientale e culturale. Dall’altra nel 1990 è stato fondato il Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide, eccezionale base logistica per la ricerca scientifica, situato a 5050 metri di quota ai piedi del versante nepalese dell’Everest. Con la continua crescita d’importanza e l’avanzamento dei progetti, nel 2002 l’esigenza di comunicare al mondo le ricerche in atto e le scoperte portò alla nascita di «MontagnaTv».
Oggi il sito non è un portale di informazione scientifica, ma trova la sua realizzazione nella cronaca di fatti di montagna. All’interno delle pagine del sito, suddivise come abbiamo visto per gli altri portali, per attività praticabili in montagna, si trovano solo alcuni approfondimenti tematici, e talvolta schede tecniche ed indicazioni escursionistiche, ma lo spazio è soprattutto occupato dalle notizie, perlopiù brevi, legate al mondo della montagna. Novità relative ad operazioni del soccorso alpino, informazioni in ambito di sicurezza in montagna, news in diretta dalle spedizioni attualmente operative nel mondo.
“Il sito è specializzato nel raccontare ciò che accade. Le notizie sono brevi, leggibili e possono essere correlate da approfondimenti, ma credo che la nostra missione sia fornire le informazioni essenziali. Sarà poi il lettore ad andare ad approfondire per curiosità personale o desiderio di conoscere e capire meglio l’argomento. Ci piace l’idea di attivare la curiosità del nostro pubblico, e tenerlo costantemente informato (18)”.
(18) Da Polenza A. Intervista rilasciata il 12 febbraio 2018.
Anche se l’attenzione è sulla cronaca, non mancano, come dicevamo, la presenza di interviste, approfondimenti, articoli monografici su aree montane proposte al pubblico per escursioni e visite. Oltre ad una redazione fissa composta da Agostino da Polenza, Francesca Cortinovis e Gianluca Gasca, «MontagnaTv» si avvale della collaborazione di nomi appartenenti al giornalismo di montagna, come quello di Stefano Ardito, noto giornalista, scrittore e documentarista nel settore della montagna e dell’avventura, o quello di Lorenzo Scandroglio, ex capo redattore per la rivista Alp, ex curatore della pagina quindicinale “Montagna” per il Giornale, o ancora quello dell’esperto di cultura alpina e storia dell’alpinismo Roberto Mantovani.
«MountainBlog»
«MountainBlog» è una creazione di Andrea Bianchi, titolare dell’editore del sito Etymo, società di consulenza e comunicazione con base a Trento e Bolzano. Il portale è nato a Trento nel maggio 2006 e inizialmente ha sviluppato una collaborazione e un dialogo con il Club Alpino Italiano. Con la presidenza di Annibale Salsa, in carica dal 2004 al 2010, era in atto un cambio di direzione per quanto riguardava la comunicazione del sodalizio: l’intenzione era quella di rinnovare le modalità di interazione tra il CAI e i propri soci, con una particolare attenzione alla fascia giovanile. Annibale Salsa chiedeva a «MountainBlog» di essere il blog ufficiale del CAI, la sua voce più dinamica, mentre il sito del Club sarebbe stato un biglietto da visita istituzionale e più statico.
La fase iniziale di questo portale è iniziata dunque in accordo con il CAI, con l’obiettivo di definire un piano editoriale innovativo, ma che allo stesso tempo lasciasse spazio a quegli aspetti della montagna tradizionalmente più culturali e politici, legati alle problematiche ambientali e locali, piuttosto che allo sport estremo o alle competizioni. La collaborazione con il CAI è continuata durante i tre anni successivi, fino a quando, con il cambio di presidenza da Annibale Salsa a Umberto Martini, nel 2010 «MountainBlog» ha deciso di proseguire autonomamente.
A dettare questa scelta è stata soprattutto la volontà degli editori del portale di incrementare l’aspetto sportivo e commerciale del sito, aprendo nuovi orizzonti dal punto di vista della pubblicità e della collaborazione con le aziende.
Dal 2010 in poi l’impostazione del sito è quella attuale: con un design accattivante, colorato e dinamico, «MountainBlog» propone una macro suddivisione degli argomenti nelle due sezioni “Action” ed “Experience”: la prima è dedicata a notizie e interviste dal mondo della montagna vissuta in modo attivo. Dalla sezione “Vertical” si raggiungono le pagine su alpinismo, spedizioni, arrampicata, boulder e arrampicata su ghiaccio. “Running” è dedicate interamente alla corsa in montagna, allo skyrunning e al trail running. “Walking” è la sezione per il pubblico che effettua escursioni più semplici in estate (trekking, hiking, nordic walking) o con racchette da neve, in inverno. La sezione “Ski” di suddivide nelle pagine dello sci freestyle e freeride, delle gare di skirace, nordic ski e delle attività dello skialp e dello skitouring. Infine, su “Altri” è possibile reperire informazioni e novità dal mondo della bicicletta o della mountain bike, da quello del canyoning e del kayak, a quello delle attività legate al volo (parapendio, tuta alare), fino alla slackline (la fettuccia di poliestere tesa tra due punti su cui si cammina).
L’altra macro categoria è “Experience” che accoglie al suo interno le pagine dedicate ad eventi, manifestazioni e approfondimenti nel campo più turistico, culturale, folkloristico e più vicino al territorio e alle famiglie.
Altra interessante sezione che «MountainBlog» propone al suo pubblico è quella dei “Blogger”: personaggi ed esperti del mondo della montagna hanno a disposizione un proprio spazio per raccontare, mostrare, riflettere, pubblicare contenuti che ritengono utili, stimolanti o semplicemente interessanti per pubblico del sito.
Oltre alla varietà dei temi trattati e la non tecnicità, caratteristica che rende il sito molto accessibile e aperto a tante tipologie di pubblico, quello che contraddistingue «MountainBlog» rispetto ad altri portali è il suo aspetto commerciale e il suo legame con le aziende, che si manifesta non soltanto nella semplice pubblicità, ma nelle pagine di cui ciascuna azienda è protagonista: una scheda di presentazione racconta la storia del brand e le sue caratteristiche. Una sezione specifica viene dedicata alle notizie che riguardano il marchio. I nuovi prodotti vengono presentati con schede dettagliate o video contenenti informazioni tecniche. Il recapito per contattare l’azienda e un modulo da compilare per la richiesta di informazioni chiudono la pagina.
Due importanti sezioni del sito accolgono numerosi video in cui professionisti, manager, responsabili delle aziende outdoor presentano i proprio prodotti. I video sono realizzati durante le due maggiori fiere del settore dell’attrezzatura e dell’abbigliamento sportivo: Ispo, fiera internazionale per il prodotto dello sport, che si tiene ogni anno a Monaco di Baviera, e OutDoor fiera specificamente dedicata al settore dello sport outdoor.
Se nel 2010 la direzione presa era stata quella del sito italiano di informazione e vetrina per le aziende, dal 2013 «MountainBlog» ha voluto effettuare un ulteriore passaggio, aprendo un parallelo sito di respiro questa volta internazionale, creato esclusivamente per mettere in comunicazione aziende e negozianti «MountainBlog.eu». La crescita del portale e la sua appartenenza ad una società con sede a Londra, ne fanno una piattaforma commerciale internazionale, i cui contenuti non appartengono al giornalismo, ma certamente offrono uno sguardo su tutte quelle realtà che immaginano, studiano e creano l’attrezzatura e l’abbigliamento tecnico, elementi fondamentali in tutte le discipline sportive.
“Dal 2013 abbiamo cercato di posizionarci al centro delle relazioni tra tutti i protagonisti del mondo dello sport outdoor. «MountainBlog» può essere diviso in due: da una parte i contenuti d’informazione e la cronaca sportiva volutamente poco tecnici, mantengono un’apertura anche a un pubblico che si approccia a questo mondo per la prima volta. L’altra metà del sito, dedicata alle nuove proposte del mercato dell’abbigliamento e dell’attrezzatura, e alle notizie che arrivano direttamente dalle aziende, vuole offrire un servizio di mediazione tra chi produce e chi usufruisce dei prodotti. Un ulteriore modo che ci permette di essere sempre in contatto con tutti gli interlocutori del settore sono le manifestazioni come fiere ed eventi ai quali ci piace essere presenti, con ruoli più o meno attivi: ad esempio siamo media partner del Trento Film Festival, il più importante evento culturale dedicato alla montagna e all’avventura in Italia (19)”.
(19) Bianchi A. Intervista rilasciata il 5 febbraio 2018.
«GognaBlog»
Alessandro Gogna è uno tra i più importanti alpinisti e scalatori italiani del periodo tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. Nato a Genova nel 1946, ha ottenuto grandi risultati in ambito alpinistico, con prime ascensioni ed imprese su montagne italiane, europee ed extraeuropee, ma ha vissuto una vita intensa anche culturalmente, sostenendo i propri ideali, battaglie e studi. Nei primi anni Settanta è stato infatti uno dei protagonisti dell’arrampicata libera in Italia, avvicinandosi a Gian Piero Motti e al “Nuovo Mattino”, movimento alpinistico di ribellione rispetto alla visione classica ed eroica della pratica alpinistica. È stato ed è ancora oggi uno dei sostenitori dell’alpinismo più puro, che non prevede l’utilizzo sconsiderato di tecnologia e mezzi artificiali, affiancato alle “denunce” di Reinhold Messner come alpinista e teorico dell’alpinismo. Nel 1987 Gogna è stato uno dei protagonisti del convegno di Biella che ha dato vita all’associazione ambientalista “Mountain Wilderness”, di cui è stato fondatore e segretario fino al 1992, e di cui è ancora oggi garante ed attivista. Grazie alla sua profonda curiosità e al suo desiderio di conoscenza, Alessandro Gogna è sempre stato nel mondo della montagna come alpinista ma anche come uomo di pensiero, e per tutta la vita ha letto, studiato, approfondito e scritto molto:
“Ho sempre desiderato diventare giornalista. Da giovane ho scritto molto e collaborato a riviste, convegni, eventi legati alla cultura alpina. Ho sempre voluto essere partecipe, e ho sempre espresso la mia opinione su diversi temi vicini alla montagna… ma non sono mai diventato un giornalista professionista. Così negli ultimi anni, con lo sviluppo che la comunicazione ha avuto e la possibilità di aprire un sito che mi si presentava, ho pensato di soddisfare questo mio desiderio, e soprattutto di dare uno spazio a tutto ciò che sentivo la necessità di comunicare. All’inizio mi sono appoggiato al sito di Banff Mountain Film Festival (20)”.
(20) Gogna A. Intervista rilasciata l’1 febbraio 2018.
Da una spontanea esigenza di comunicazione e dalla collaborazione con uno dei più importanti eventi cinematografici legati al mondo della montagna è dunque nato «GognaBlog», che dal dicembre 2013, prima come pagina del sito ufficiale di Banff Festival, poi proseguendo autonomamente, pubblica ogni giorno un articolo. «GognaBlog» non è una testata giornalistica, ed è strutturato come un blog che quotidianamente pubblica un intervento. Curato e mediato da Alessandro Gogna, il sito contiene interventi sia dell’autore, sia di persone esterne.
“Chiunque lo desideri può inviare il proprio materiale, che deve avere contenuti seri e competenti per essere pubblicato. Non per forza le idee e i concetti che vengono pubblicati riflettono il mio modo di pensare. Non faccio censura, e pubblico volentieri l’intervento di chi offre un punto di vista differente dal mio, perché credo che la comunicazione e l’informazione migliore siano attraverso il confronto (21)”.
(21) Gogna A. Intervista rilasciata l’1 febbraio 2018.
Il menù del sito, inoltre, è composto per una minima parte dalle due sezioni che contengono gli interventi pubblicati. Il resto delle voci è un collegamento diretto ad enti che condividono valori ed etica con «GognaBlog», quali Dislivelli, associazione che si occupa di sociologia, economia e politiche per le terre alte, Mountain Wilderness, associazione ambientalista per la protezione delle terre selvagge, «MountCity», portale d’informazione sulla montagna creato e gestito da Roberto Serafin (giornalista e scrittore, ex direttore del notiziario del CAI «Lo Scarpone»), Rifugi e Bivacchi, portale di ricerca dotato di un importante elenco dati sulle strutture ricettive di montagna. Ognuno di questi partner va idealmente ad occupare i punti nevralgici di una rete che può offrire al pubblico diversi punti di vista per un servizio informativo completo sul mondo della montagna.
I contenuti originali del blog sono suddivisi in due sezioni: la prima è quella centrale, è contiene interventi che approfondiscono diverse tematiche, dalla storia dell’alpinismo alla relazione di vie, dalla storia di vita di personaggi importanti appartenenti mondo dell’alpinismo, alle interviste, fino alla recensione di nuovi libri o alla presentazione di eventi. La seconda sezione del sito è intitolata “Totem e Tabù”, e contiene interventi più impegnati politicamente ed eticamente: molto spesso vengono date informazioni riguardo al mondo della speculazione ambientale, del turismo non sostenibile, delle politiche non considerate corrette.
Ciò che contraddistingue «GognaBlog» dagli altri siti presi fino ad ora in considerazione, e che dunque lo rende utile ad un pubblico che vive e vuole conoscere la montagna, ma è interessato ad una trattazione anche teorica, è il livello di approfondimento degli interventi, che sono spesso di una lunghezza impegnativa, e raramente affrontano il tema o la notizia con velocità. Ogni argomento è indagato a fondo, e costante è l’impegno nell’offrire un punto di vista non per forza oggettivo, ma sempre documentato e motivato. La scelta di «MountCity» come sito partner è legata proprio alla mancanza su «GognaBlog» dell’informazione cronachistica e più rapida, che viene appunto compensata dal sito di Roberto Serafin.
L’intenzione di Alessandro Gogna, per il futuro, è quella di dar vita ad una rete ancora più ampia ed interattiva (l’intenzione è diventata realtà con il portale Sherpa, NdR), che possa unire la competenza ed il lavoro di enti diversi: non solo un collegamento tra i siti particolari dei vari componenti, ma una collaborazione attiva e una creazione comune di contenuti. Il desiderio che muove e che ha sempre mosso anche «GognaBlog» è quello di colmare un vuoto che secondo l’alpinista c’è nell’informazione di montagna, cartacea e online. La soluzione potrebbe essere quella di unire i protagonisti dell’informazione e della cultura di montagna, in uno sforzo comune e con risultati completi.
Conclusioni
Il punto di partenza per questa ricerca è stata la convinzione che il mondo della montagna vissuta da coloro che praticano l’alpinismo sia un universo estremamente ricco di valori umani e culturali. Per questo motivo ho voluto osservare da vicino quello che è stato e quello che è oggi il mondo dell’informazione e della comunicazione in questo ambito. In un primo momento, l’oggetto di indagine avrebbe dovuto essere un altro: la ricerca avrebbe analizzato il ruolo di mediatori che alcuni alpinisti hanno avuto nel comunicare il proprio modo di vivere la montagna, ad un pubblico non prettamente specializzato. In dettaglio sarebbero stati confrontati tre personaggi: Walter Bonatti (Bergamo, 1930 – Roma, 2011), Reinhold Messner (Bressanone, 1944) ed Hervé Barmasse (Aosta, 1977). I tre infatti, pur appartenendo ad epoche diverse dell’alpinismo e della comunicazione, sono accomunati sia dall’eccezionalità delle proprie imprese, sia dalla grande volontà di comunicare e capacità di raggiungere un pubblico molto vasto e spesso estraneo al mondo dell’alpinismo. Alla base del successo mediatico di questi tre alpinisti c’è un importante contenuto di umanità che partendo dall’esperienza dell’estremo, e passando attraverso l’elaborazione personale, giunge al momento del racconto, che immancabilmente suscita empatia ed emozione nel pubblico. Non è un caso che la conferenza e il libro siano considerati dai tre autori il mezzo più efficace per arrivare profondamente ad avere un contatto con il pubblico (1).
(1) Queste affermazioni sono basate sull’elaborazione di diverse fonti: per quanto riguarda Walter Bonatti, sulla lettura di alcuni testi dell’alpinista e su un’intervista ad Angelo Ponta, curatore di diversi libri sulla vita di Bonatti, tra cui la raccolta di documenti inediti “Walter Bonatti – Il sogno Verticale” (2016). Per quanto riguarda Walter Bonatti e Reinhold Messner le riflessioni si basano sulla consultazione dei numeri 1 e 3 di «Alp-Speciale Ritratti», e su un’intervista fatta ad Alessandro Filippini, giornalista ed esperto di storia dell’alpinismo, autore e curatore di diversi volumi dedicati a entrambi gli alpinisti. Per Reinhold Messner sono stati consultati i testi dell’alpinista e l’articolo “La solitudine del palco scenico” («Alp» numero 138, anno 1996). Per Hervé Barmasse, le affermazioni sono basate su un’intervista telefonica rilasciata il 12 febbraio 2018 e sulla lettura del suo libro “La montagna dentro” (2015).
Questo principio di ricerca mi ha confermato l’importanza fondamentale della componente umana nell’attività alpinistica, ma mi ha portato soprattutto a rivolgere l’attenzione alle origini dell’alpinismo e della comunicazione di montagna. Ho potuto così constatare la quasi totale mancanza di una raccolta di informazioni panoramica ed esaustiva sull’evoluzione della comunicazione di alpinismo. Per questa ragione l’oggetto della tesi è stato modificato e ho deciso di ricostruire una storia del giornalismo di alpinismo, arrivando ad una fotografia di quello che oggi rappresenta.
La mia ricerca, partendo dallo studio delle prime pubblicazioni del Club Alpino Italiano per giungere all’attualità, si è potuta appoggiare nella prima parte su documenti storici e su indagini svolte in concomitanza di ricorrenze della storia del Club. Per la storia delle riviste che dagli anni Sessanta in poi sono state pubblicate in Italia, il mio studio si è basato sulle riviste stesse, di cui sono state consultate tutte le annualità. La maggior parte del materiale raccolto è però costituito dalle interviste a coloro che hanno fatto parte e ancora partecipano a questo settore giornalistico.
La studio della documentazione, unito allo spoglio delle riviste e al contatto diretto con i professionisti del giornalismo di alpinismo e di montagna, mi hanno permesso di formulare le seguenti osservazioni.
La prima che mi sento di fare è che nel campo della montagna e dell’alpinismo la conoscenza in prima persona dell’ambiente e dell’attrezzatura utilizzata risulta di primaria importanza. Trattando questo genere di argomenti, specificità, tecnicità e competenza sono fondamentali per la credibilità delle riviste di settore. In maniera speculare, il pubblico interessato a questa tipologia di periodici è normalmente composto da lettori che praticano le attività, ovvero che frequentano la realtà delle montagne, con esperienze di diverso livello, e che ripongono la propria fiducia in ciò che leggono. Per questo è essenziale che la realizzazione di tali periodici sia curata da giornalisti esperti ed appassionati del settore, o in ogni caso con l’assistenza tecnica o consulenza dei professionisti del settore. La collaborazione con guide alpine, operatori del soccorso alpino, tecnici e scienziati esperti deve essere alla base di questo settore editoriale, come garanzia di competenza e di stretta vicinanza alla realtà. Inoltre, quanto più sarà preciso il giornalismo, tanto più potrà esaurirsi quella diffidenza e distanza che persiste da parte di alcuni professionisti e tecnici della montagna nei confronti della stampa di settore.
L’importanza della competenza tecnica è all’origine di una seconda osservazione: nel corso del tempo l’idea che il grande pubblico ha avuto di “alpinismo” e di “montagna” è cambiata, e così anche è cambiato anche il modo di fare informazione. Alle origini dell’alpinismo, a una ristretta cerchia di praticanti alpinisti, per la maggior parte nobili, corrispondeva la stessa cerchia di persone che leggevano le imprese, e dunque lo scambio tra esperienza e racconto rimaneva limitato all’interno ad un gruppo ben definito. Con l’andare del tempo la fascia di praticanti si è allargata sempre più, creando via via un pubblico di dimensioni sempre maggiori, che a sua volta richiedeva informazioni pratiche e più o meno culturali, che potessero suggerire nuove esperienze, consigliare varianti, far scoprire aspetti collaterali della montagna. È nato, parallelamente a un alpinismo più popolare, un giornalismo che aveva sì, il ruolo di raccontare lo stesso alpinismo, ma anche di mettere in contatto questa pratica con le culture che si nascondevano tra le valli, con la storia delle montagne, con la storia stessa della disciplina alpinistica. Una missione non più racchiusa in una cerchia elitaria, ma aperta piuttosto a un pubblico sempre più vasto.
Uno dei ruoli del giornalismo di montagna è stato quello di educare e sensibilizzare il pubblico sul tema della protezione ambientale. Dagli anni Settanta a oggi le pagine di tutte le riviste di settore hanno accolto un numero importante di articoli che avevano l’obiettivo di denunciare, provocare, portare alla luce i problemi legati al turismo di massa, all’inquinamento, alla creazione di aree urbanizzate in luoghi ancora selvaggi, al cambiamento climatico. Chi pratica alpinismo e frequenta la montagna è solitamente un pubblico attento alla salvaguardia dell’ambiente, tuttavia quando una fascia di fruitori di un certo ambiente cresce esponenzialmente, è importante che tutti riconoscano valori comuni da rispettare. In questo senso il giornalismo di montagna ha sempre avuto e sempre avrà la responsabilità di ribadire l’importanza di tali principi e di diffonderli continuamente e il più possibile.
L’allargamento del pubblico è un fenomeno mai come oggi riscontrabile: dagli anni Ottanta il numero di appassionati di montagna e alpinismo, o di attività più meno legate all’alpinismo, è cresciuto. Si è assistito ad una capillare settorializzazione dell’ambito e degli appassionati ad esso, e di conseguenza anche alcune riviste hanno deciso di specializzarsi fortemente in alcune discipline. La possibilità di praticare sport e attività in montagna e all’aria aperta è aumentata notevolmente, in estate come in inverno, ed è sempre più elevato il numero di neofiti che si approcciano a questo mondo. Ritengo che questo avvicinamento al mondo della montagna sia positivo, nel momento in cui ciascuno sia preparato e cosciente rispetto a ciò che sta andando a svolgere, all’ambiente con cui si sta per relazionare, con tutte le bellezze, i valori e i rischi che comporta.
Si assiste oggi ad un fenomeno che ha un immenso potere di diffusione di abitudini, tendenze, e anche informazione: l’avvento dei social network ha dato la possibilità a molti praticanti o atleti di mostrare di continuo le attività svolte durante il proprio tempo libero, o durante il proprio allenamento. Tantissime, oserei dire infinite, telecamere si sono accese, aprendo finestre su mondi che fino a poco tempo fa venivano esclusivamente raccontati e ascoltati da appassionati, mentre oggi sono presenti su buona parte dei profili Facebook e Instagram di tutti. La diffusione capillare e quasi in diretta di immagini e video legate agli sport outdoor non fa altro che stimolare ulteriore curiosità nei confronti di queste attività, portando ad aumentare il numero di praticanti di queste attività, nonché soprattutto la dimensione del pubblico legato a questo mondo.
Attualmente un portale online dedicato all’alpinismo è costretto a pubblicare in ogni momento della giornata, ogni giorno, almeno cinque o sei notizie, correlate ad altre notizie che vanno a specificare qualche informazione, permettendo al “lettore” di soddisfare il proprio bisogno di click.
È in questo momento, a mio avviso, che entra in gioco la responsabilità. Partendo dal fatto che ogni tipologia di giornalismo svolge un importante ruolo nel garantire la qualità dell’informazione, ritengo che a maggior ragione le riviste di cui si è trattato abbiano la responsabilità di non lasciare che alpinismo e montagna rientrino anch’esse nel circuito della notizia di facile e veloce lettura, o di quello dell’importanza del numero di visualizzazioni. In tale responsabilità rientra la capacità di mantenere ricchezza dei contenuti e competenza dell’informazione, senza che il rapido consumo di notizie ne abbassi drasticamente la qualità. Credo che il tema della montagna meriti un giusto e continuo approfondimento, che non è riducibile a una breve trattazione, come la richiederebbe invece la maggior parte del pubblico di internet. Sono convinta che i siti online, così come le riviste cartacee che ancora vengono pubblicate abbiano il ruolo fondamentale di ricordare agli appassionati di montagna che questo mondo e queste attività richiedono tempo e attenzione, e così anche la lettura delle informazioni che le riguardano.
Le montagne rappresentano ancora oggi un ambiente maestoso, severo e a volte misterioso, in cui l’uomo può ancora sentirsi un piccolo essere di fronte alla potenza della natura, nonostante la tecnologia e l’informatica del nuovo millennio. Sia per una questione di sicurezza dei praticanti, sia per una questione di salvaguardia ambientale, o sia per una questione di conservazione dello spirito d’avventura (su cui tanto si è dibattuto nel corso degli anni in ambito alpinistico), mi sento di poter dire che quello del giornalismo di montagna è un settore del giornalismo che mantiene ancora oggi un rapporto molto stretto con la realtà di cui si fa voce. E dunque i professionisti del settore non devono lasciare che velocità e tecnologia contaminino in modo negativo questo mondo, ma sempre più devono impegnarsi a riportare queste attività agli istinti originali e ai valori di questi ambienti. Questo non significa rifiutare i nuovi mezzi di comunicazione, che rappresentano anzi una risorsa eccezionale, se utilizzati con la volontà di diffondere una buona informazione, se integrati ad una giusta dose di approfondimento.
Grazie alla mia ricerca ho potuto conoscere un settore del giornalismo che è vivo, appassionato, dinamico e molto sfaccettato, nonché custode di valori e principi che potrebbero ricoprire un ruolo fondamentale nel futuro della nostra società.
Vorrei ringraziare tutti coloro che si sono resi disponibili a collaborare per la realizzazione della mia ricerca: prima di tutto il personale della Biblioteca Nazionale della Montagna Duca degli Abruzzi di Torino, in particolare le due responsabili del centro di documentazione Alessandra Ravelli e Consolata Tizzani, che hanno reso semplice ed efficace la consultazione di tutto il materiale. Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno dato la loro disponibilità e il loro tempo per le interviste: senza queste, la tesi non sarebbe stata realizzata. Un ringraziamento particolare ad Alessandro Gogna, Lorenzo Scandroglio, Matteo Calcamuggi e Enrico Corno per i preziosi consigli e l’assistenza tecnica e umana che mi hanno gentilmente donato nel corso della ricerca.
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Sitografia
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Casa editrice Domus, www.edidomus.it
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Montagna TV, www.montagna.tv
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MountainBlog Europe, www.mountainblog.eu
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Società Guide del Cervino, www.guidedelcervino.com
Periodici consultati
«Giornale delle Alpi, Appennini e Vulcani» (1864-1866)
«Rivista delle Alpi, Appennini e Vulcani» (1866)
«Bullettino del Club Alpino Italiano» (1865 – 1868)
«Bollettino del Club Alpino Italiano» (1869 – 1936)
«L’alpinista: periodico mensile del Club Alpino Italiano» (1874 – 1875)
«Rivista alpina italiana: periodico mensile del Club Alpino Italiano» (1882 – 1884)
«Rivista mensile del Club Alpino Italiano» (1885 – 1907)
«Rivista del Club Alpino Italiano: pubblicazione mensile» (1908 – 1937)
«La Rupe: periodico mensile d’alpinismo» (1923-1925)
«La Montagna, Alpinismo: escursionismo, sports invernali» (1925)
«La Montagna: Alpinismo, sci, escursionismo» (1933)
«Roccia: esce il sabato e parla di alpinismo» (1933)
«Vette: quindicinale di vita alpina» (1934-1935)
«Alpino Italiano: rivista mensile» (1937 – 1938)
«Centro Alpinistico Italiano: rivista mensile» (1938 – 1938)
«Le Alpi: rivista mensile del Centro Alpinistico Italiano» (1938 –1945)
«Alpinismo, a cura del Gruppo Universitario Fascista» (1941-1943)
«Le Alpi: pubblicazione mensile per il Club alpino» (1946)
«Alpinismo» (1948)
«Rivista mensile del Club Alpino Italiano» (1946 –1978)
«Rassegna alpina» (1967-1972)
«Rivista della montagna» (1970-2010)
«Rassegna alpina due» (1973-1974)
«La rivista del Club Alpino Italiano» (1979 – 2003)
«Alp» (1985-2013)
«Pareti» (1996 – oggi)
«La rivista: bimestrale del Club Alpino Italiano» (2004 – 2011)
«Meridiani Montagne» (2002 – oggi)
«Stile Alpino» (2006 – oggi)
«Montagne 360: la rivista del Club Alpino Italiano» (2012 – oggi)
«In Movimento» (2016 – oggi)
Interviste
Barmasse Hervé: intervista telefonica del 12 febbraio 2018.
Barbera Eliana: intervista telefonica del 3 novembre 2017.
Bartocci Matteo: intervista telefonica del 10 febbraio 2018.
Bianchi Andrea: intervista telefonica del 5 febbraio 2018.
Brevini Franco: intervista del 12 gennaio 2018, Bergamo.
Calzolari Luca: intervista del 29 gennaio 2018, Milano.
Carlesi Piero: intervista del 24 gennaio 2018, Milano.
Camanni Enrico: intervista del 4 dicembre 2017, Torino.
Colombino Silvio: intervista del 7 febbraio.
Cottino Linda: intervista del 12 gennaio 2018, Milano.
Da Polenza Agostino: intervista telefonica del 12 febbraio 2018.
Dematteis Piero: intervista del 17 gennaio 2018, Rore.
Ferrari Marco Albino: intervista del 22 gennaio 2018, Rozzano.
Filippini Alessandro: intervista del 29 gennaio 2018, Milano.
Gennari Daneri Andrea: intervista telefonica del 25 gennaio 2018.
Hobey Nicholas: intervista telefonica del 5 febbraio 2018.
Gogna Alessandro: interviste del 9 novembre 2017 e del 1 febbraio 2018, Milano.
Mantovani Roberto: intervista del 5 dicembre 2017, Torino.
Pastore Alessandro: intervista del 24 gennaio 2018, Milano.
Ponta Angelo: intervista del 1 febbraio 2018, Milano.
Scandroglio Lorenzo: intervista telefonica del 12 febbraio 2018.
Schiera Luca: intervista del 18 dicembre 2017, Erba.