Il “risarcimento” a Baselga di Piné

Niente Olimpiadi? Ecco un nuovo impianto e pista da sci più lunga, a mille metri di quota.

Il “risarcimento” a Baselga di Piné
di Manlio Lilli
(pubblicato su ilfattoquotidiano.it il 1 marzo 2024, con aggiornamento)

Sull’Altopiano di Piné, in provincia di Trento, si è sciato in un comprensorio che va dai 1020 ai 1050 metri di quota al quale, ora, sono destinati 700mila euro per il suo potenziamento. Si tratta del Winter Park Pradis-ci, “un parco innevato – si legge sul portale di visittrentino – ideale per bambini e principianti. C’è la pista da snow tubing, quelle per bob e slittino con impianto di risalita e tapis roulant. La sciovia Pradis-ci dispone di una pista di circa 200 metri, con innevamento programmato”. Poco più a sud però c’è il comprensorio sciistico Panarotta 2002, in Valsugana, che è chiuso. Le 7 piste e i 5 impianti di risalita, tra seggiovie e tapis roulant, sono interdetti alla fruizione. È successo la scorsa stagione 2022-2023, ufficialmente a causa della mancanza di neve naturale e dei costi elevati dell’energia, sia in questa stagione 2023-2024.

La vecchia proprietà, la Panarotta srl, è stata messa in liquidazione con un debito di circa 430mila euro e una cordata di imprenditori si è detta disponibile all’acquisizione, purché la Provincia investa 4,5 milioni di euro nella costruzione di un nuovo bacino artificiale, un nuovo impianto di innevamento artificiale e lavori di livellamento delle piste. Un progetto contro il quale centinaia di persone – sostenute da 21 associazioni ambientaliste – hanno manifestato la propria contrarietà presso gli impianti chiusi alla fine di gennaio 2024.

Intanto a Pradis-ci la stagione è proseguita. Come (si) poteva. Per questo a luglio 2021 il vicino Comune di Baselga di Pinè e quello di Bedollo hanno chiesto alla Provincia un supporto tecnico per aggiornare e potenziare l’impianto di risalita, in particolare ampliando la ski area prolungando verso monte il tracciato della linea funiviaria e conseguentemente prolungando la pista da discesa “Prati da Lago”. Per questo Trentino Sviluppo Spa, la società a totale partecipazione della Provincia autonoma di Trento, “che si occupa di favorire la crescita sostenibile del sistema trentino attraverso lo sviluppo di azioni e servizi volti a sostenere la creazione di nuovi progetti imprenditoriali e di innovazione”, ha deciso di incrementare l’offerta. A luglio 2023 il protocollo tra i due comuni e Trentino Sviluppo che mette a disposizione oltre 680mila euro per riqualificare l’area sciabile con la realizzazione di una sciovia monoposto a fune alta con stazione motrice posta a valle, a quota 1021 metri e stazione di rinvio fissa a quota 1061 metri. Poi il riposizionamento del tappeto di risalita esistente e la ridefinizione della pista a servizio del tappeto. Naturalmente sarà necessario un impianto di innevamento automatico con l’utilizzo dell’acqua dell’acquedotto dei Tamagi.

Una sorta di risarcimento per l’Altopiano di Piné nel quale si sarebbero dovute svolgere le gare di pattinaggio di velocità per le Olimpiadi 2026, spostate a Milano. E per l’occasione si sarebbe dovuto ristrutturare l’Ince Rink Oval, lo stadio del ghiaccio.

Abbiamo coinvolto le scuole, comprese quelle dell’infanzia, di tutto l’Altopiano. Indubbiamente il luogo si presta molto, nonostante i 1000 metri di altitudine e gli sforzi per il mantenimento e l’innevamento della pista”, ha spiegato a L’Adige Loris Bernardi, legale rappresentante della società che gestisce il “Winter Park Pradis-ci” e direttore tecnico della “Scuola di sci Altopiano di Pinè”.

Il commento
di Carlo Crovella

Ecco un esempio lampante di “danni collaterali” delle Olimpiadi. Danni sia sul piano economico (investimenti del tutto infondati, considerata la bassa quota degli impianti: intorno o ai 1000 metri) ed anche sul piano ambientale (altri sbancamenti e inoltre, a regime, forte drenaggio acqua per produrre la neve artificiale).

Ma questa vicenda è anche un esempio lampante della mentalità dominante nel Nord-est (che sia Veneto, Lombardia o Trentino non fa gran differenza): la popolazione VUOLE partecipare all’abbuffata di distribuzione, diretta o indiretta, di “sghei” per le Olimpiadi e, se qualcosa viene sottratto (come nell’esempio), esige una “compensazione”.

Contro una mentalità del genere c’è poco da fare. Si poteva, forse, “lavorare” su tempi molto lunghi, per creare una sensibilità molto diversa nella popolazione. Ma occorreva partire molto tempo fa, cioè quando è emersa l’idea scriteriata di chiedere l’assegnazione delle Olimpiadi, ovvero nel 2017-18.

Inoltre l’assegnazione del CIO è del giugno 2019 (5 anni fa!) e muoversi adesso, inizio 2024 (tra l’altro per consegna impianti olimpici mediamente nella primavera 2025), è veramente uno spot della serie “chiudiamo la stalla quando i buoi sono scappati”.

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