Alta come un grattacielo di 20 piani, il presidente della Società Adriatica di Speleologia, Marco Restaino, la definisce «una meraviglia».
Timavo System Exploration 
(Trieste, scoperta nuova grotta a 350 metri sotto terra: è grande come due campi di calcio) 
di Domenico Pecile 
(pubblicato su corriere.it il 23 agosto 2022)
Marco Restaino, presidente della Società Adriatica di Speleologia di Trieste, è raggiante. «La sensazionale scoperta a 350 metri sotto la Dolina Reka, a Trebiciano, di una grande grotta – commenta — è il coronamento di un lungo progetto iniziato nel 2013, intitolato Timavo System Exploration, promosso dalla nostra Società in collaborazione con i francesi».

La grotta, a 350 metri sotto terra, è lunga 160 metri (quasi due campi di calcio), larga 50 metri e alta 60 come un grattacielo di 20 piani. «Una meraviglia», dice ancora Restaino.
Trieste: “capitale” della speleologia internazionale 
Con questa ennesima scoperta, Trieste si conferma «capitale» della speleologia.
La nuova grotta è anche contigua a quella di Trebiciano (dista alcune centinaia di metri), che viene considerata dagli speleologi una sorta di totem. «Il progetto – insiste Restaino – va avanti perché sappiamo che alla distanza di circa 300 metri dalla nuova grotta ce n’è un’altra. Ci vorranno ancora alcuni mesi, ma i sub che scendono in perlustrazione sono molto ottimisti al punto che abbiamo già deciso come “battezzarla”. Si chiamerà Lustloch, mentre quella scoperta in questi giorni non ha ancora un nome». 
Tra la grotta di Trebiciano e quella di Lustloch la distanza è di circa un chilometro. Mille metri – assicurano i sub – di una bellezza indescrivibile e mozzafiato.

«Peccato soltanto – dichiara ancora il presidente della Società adriatica – che queste meraviglie sono comprensibilmente interdette ai più».
Un altro progetto, rivela ancora Restaino, è di dotare anche la nuova grotta del wi-fi, dispositivo che da anni è già stato installato nella grotta di Trebiciano. E anche in questo caso si dovrebbe trattarsi di un record internazionale. Non si risulta infatti che questo dispositivo sia presente in altre grotte alla profondità di quella di Trebiciano posta a 330 metri sotto terra.
Con la sua scoperta, avvenuta nel 1841 a opera di Antonio Lindner, ebbe inizio la storia della speleologia italiana che oggi, soltanto a Trieste, conta una ventina di associazioni.
Le grotte sotterranee carsiche sono attraversate dal Timavo che viene definito il fiume fantasma. Quando le piogge ingrossano il suo corso, dalle fessure delle doline escono getti di aria anche a 150 chilometri orari. Getti che rappresentano la certezza della presenza del Timavo e dunque della possibile esistenza di grotte.

Il commento 
di Carlo Crovella
Trieste è citta affascinante e il suo “retroterra”, geografico e culturale, non ha paragoni nel resto del mondo. A questa caratteristica non sono estranee le grotte che caratterizzano il territorio circostante.
Scendere negli abissi bui è l’altra faccia delle salite alpinistiche cui siamo più avvezzi noi abituali frequentatori della montagna. Proprio per questo si tratta di attività estremamente affascinante e forse ancor più misteriosa del salire verso la vetta.
Tuttavia, anche nei meandri sotterranei il mistero, il fascino, l’avventura richiedono che le condizioni restino quelle naturali. Troppa antropizzazione del sottosuolo è analoga all’eccesso di impianti sciistici o ai troppi rifugi inutili che tempestano le vette esterne.
Arrivare ad attrezzare le cavità sotterranee con il wifi è l’inizio di una “colonizzazione” antropica che non ha più nulla a che fare con il vero spirito avventuroso della speleologia. Che mentalità avranno gli speleologi del domani? Come li stiamo educando? Daranno per scontato che in ogni grotta ci sarà la rete wifi?
Può sembrare una banalità, ma ormai siamo troppo vicini al “baratro” e dobbiamo stare attenti anche a questi risvolti apparentemente senza importanza.

 
                 
                 
                