Un escursionista britannico è stato multato per oltre 14mila euro dopo essere stato soccorso in elicottero nelle Dolomiti, dove aveva ignorato i divieti per rischio frane. Il salvataggio ha richiesto due elicotteri e numerosi operatori.
Una ferrata da non fare
Un escursionista inglese di 60 anni si è avventurato sulla Ferrata Berti, a circa 2.500 metri di quota sulla Croda Marcora (nel comune di San Vito di Cadore), ignorando le segnalazioni di pericolo e i cartelli di chiusura affissi sia in inglese che in italiano: infatti c’è un’ordinanza comunale di chiusura.
Una volta però sul difficile tratto di montagna non è riuscito più ad andare avanti, e solo allora si è reso conto del suo comportamento imprudente per il quale stava rischiando la vita. Così ha deciso di chiamare aiuto.
Si è innescata un’operazione di soccorso alpino complessa e costosa, culminata con una sanzione di 14.225 euro, di cui oltre 11.160 mila euro solo per il volo degli elicotteri (per un totale di 93 minuti). A questa cifra vanno aggiunti 200 euro per l’attivazione della squadra del Soccorso Alpino e 50 euro per ogni ora di intervento. Sul tutto l’Iva al 22 per cento. Solitamente i soccorsi per gli escursionisti in difficoltà non sono a spese loro, eccetto situazioni particolari. Come in questo caso, dove l’uomo ha deciso di avventurarsi sulla ferrata provvista di tutti i cartelli di divieto d’accesso a causa proprio della sua pericolosità.
La storia è stata raccontata anche dal Guardian. Partito la mattina del 31 luglio 2025 dal Passo Tre Croci, vicino a Cortina d’Ampezzo, l’uomo ha aggirato le barriere che indicavano l’inagibilità del sentiero a causa del rischio frane, molto elevato in questi giorni su numerosi tratti delle Dolomiti. Intorno alle 15.30 ha lanciato l’allarme, spaventato dalla caduta di massi.
Secondo quanto riferito da Nicola Cherubin, responsabile del Soccorso Alpino di San Vito di Cadore, l’escursionista avrebbe dichiarato di “non essere a conoscenza della chiusura del sentiero e di non aver visto i cartelli”. Il recupero ha richiesto l’intervento di due elicotteri a causa delle condizioni meteo e il coinvolgimento di diverso personale specializzato. “È stato fortunato a sopravvivere”, ha aggiunto Cherubin.
Il conto, salatissimo, è stato aggravato anche dalla Brexit: essendo il Regno Unito fuori dall’Unione Europea, l’escursionista non ha beneficiato delle stesse agevolazioni concesse ad altri turisti europei. Pochi giorni prima, due escursionisti belgi salvati in circostanze simili avevano ricevuto un addebito molto inferiore.
Sull’episodio è intervenuto anche Giuseppe Dal Ben, commissario dell’Ulss 1 Dolomiti: “Quello che è accaduto merita una riflessione. Gli elicotteri sono fondamentali per le operazioni di soccorso in ambienti difficili, dove il tempo è determinante. Proprio per questo, è importante che non vengano usati come taxi, mettendo a rischio non solo i soccorritori, ma anche coloro che hanno realmente bisogno di aiuto“.
La Ferrata Berti alla Croda Marcora
a cura di dolomitiskirock.com
Itinerario quanto lungo e impegnativo, tanto splendido e selvaggio attraverso la parete della Croda Marcora (Gruppo del Sorapiss), una delle pareti più alte delle Dolomiti.
Un itinerario articolato che porta da Cortina d’Ampezzo a San Vito di Cadore. Segue una larga cengia aerea, la Cengia del Banco, a metà parete sotto il ghiacciaio pensile della Croda Marcora, lungo pendii vertiginosi e strapiombanti. Prosegue con la via attrezzata fino al bivacco Slataper, per poi finire con un lungo sentiero paesaggisticamente molto interessante, lungo il quale è facile incontrare stambecchi, camosci e marmotte. È consigliato ad escursionisti che possiedono buon allenamento ed esperienza su terreno dolomitico detritico.
La Ferrata Berti, attrezzata a cavo d’acciaio e scale, non presenta difficoltà tecniche particolari. Supera un tratto verticale dell’immensa parete rocciosa per arrivare ad una caratteristica terrazza naturale con vista sulle Dolomiti, dove è collocato il bivacco Slataper. La lunga discesa verso San Vito di Cadore si sviluppa lungo il sentiero n° 456, arrivando prima alla Forcella Grande e dopo al tipico rifugio San Marco, ottimo punto di ristoro.
La partenza dell’escursione si effettua dal rifugio Capanna Tondi, raggiungibile con il servizio Jeep o dalla funivia del Faloria. Il tempo di percorrenza della Ferrata Berti è di circa due ore, mentre il tempo totale dell’escursione è di circa sei o sette ore.
La Ferrata Berti concatenata al Sentiero Minazio ed alla Ferrata Vandelli permette il giro completo del gruppo del Sorapiss, una delle avventure dolomitiche più indelebili nei ricordi degli escursionisti.
Per la verità il turista non è stato multato come se avesse commesso qualche infrazione, ma ha pagato il prezzo del soccorso. Forse non aveva la patente? era in divieto di sosta? ha effettuato un sorpasso vietato? C’è un equivoco clamoroso sul soccorso: dovunque sia al mare in montagna in città il soccorso soccorre le persone che ne hanno bisogno a prescindere dalle loro responsabilità. Semmai si può discutere il prezzo, ma non si può usare il costo per punire gli errori l’imprudenza o l’impreparazione. Il moralismo apre la strada all’arbitrio giudiziario e ancora peggio all’abuso di autorità. Si può vietare l’uso di una ferrata? semmai se ne dovrebbe vietare la costruzione. Si può vietare il passaggio sui sentieri tra i pascoli? semmai si dovrebbe vietare la costruzione dei tornelli. Si può vietare un panino a Portofino? semmai lo stato dovrebbe cassare il divieto e censurare il sindaco.
Io sono contento che lo abbiano costretto a pagare: se non tocchi gli esseri umani (compresi i “civilissimi” britannici!) sugli “sghei”, non capiranno mai. Convengo che, sul piano etico a tavolino, sarebbe stato più coerente (secondo l’attuale modello giuridico) fargli il soccorso gratis e poi appioppargli una multa salata per esser andato dove è vietato, ma alla fine il risultato è lo stesso.
Altre considerazioni per il discorso generale sul soccorso e sulla sua eventuale finalità selettiva sugli impreparati: io sarei almeno almeno per rendere il soccorso sempre a pagamento. Chi va in montagna abitualmente (anche in un ruolo amatoriale) si procurerà una polizza assicurativa che gli copre i costi quando, malauguratamente, ne ha bisogno. Gli altri non penseranno a questa eventualità e la volta che capita pagheranno come banchieri e… “dopo”, ci penseranno a fondo prima di rimetter piede in montagna…
L’eventuale pagamento del soccorso richiede un seria valutazione ed in ogni caso dovrebbe essere uguale sull’intero territorio nazionale ed in ogni caso se si deve pagare lo dovrebbero pagare tutti: dal mare alla montagna, dalla casa alla strada, superficialità e impreparazione riguardano tutti in ogni luogo…….
Detto questo siamo alle solite, le ordinanze di divieto di frequentazione della montagna che siano per frane o valanghe sono una pura follia, la frequentazione deve essere libera e ognuno di noi si deve assumere la responsabilità delle proprie azioni.
In fine, gli amministratori che emettono tali ordinanze ancora non hanno capito o forse lo sanno e se ne fregano che non potranno mai toglierle in quanto sopratutto per le frane non si potrà mai e poi mai dire che non ci saranno più.
Io credo che la soluzione migliore sarebbe DEMOLIRE quella ferrata e lasciare la zona alla sua naturalità. Cortina è già satura di corde metalliche, scalini e ponticelli, una ferrata in meno non farebbe la differenza!
Come già precisato da altri, non si tratta di multa o sanzione, ma semplicemente di richiesta di copertura delle spese vive dell’operazione di soccorso. Oltretutto, al momento non è chiaro se il pagamento sia stato davvero effettuato, e/o se esistano mezzi legali per esigerlo a forza.
Non so quali siano le normali procedure in questi casi. Mi risulterebbe che nulla sia a carico dell’infortunato se le sue condizioni richiedono un ricovero in ospedale (si è cioè trattato di “soccorso” in senso stretto), mentre in altre circostanze (gente che si perde, che ha paura, è stanca ecc.) le cose possono essere diverse, ma in questo blog ci sono certamente delle persone in grado di fornire un quadro preciso.
Personalmente, ho avuto modo di beneficiare dell’ intervento del’elicottero una sola volta. Stavo mangiando qualcosa al Rifugio Brentei quando ho avuto una specie di collasso, finendo a terra con breve perdita di conoscenza. Il gestore si è allarmato e ha chiamato il soccorso, da cui una settimana (metà del previsto periodo di arrampicate, per cui avevo già impegnato la guida…) in ospedale a Trento per accertamenti vari.
Nessuno mi ha presentato alcun conto. Appena arrivato in ospedale avevo presentato la tessera del DAV (che ovviamente comprende un’assicurazione), la mia normale tessera sanitaria tedesca (che comprende una specifica estensione per eventuali incidenti in montagna) e un’ulteriore assicurazione privata che copre i costi di necessità mediche all’estero. Non ho mai saputo se qualcuno abbia pagato qualcosa, o se sia andato tutto as carico del Servizio Sanitario Nazionale.