Personaggi
Dawa Temba Sherpa, Dawa Tenjin Sherpa, Geljen Sherpa, Kilu Pemba Sherpa, Nirmal Purja (Nims Dai), Mingma David Sherpa, Mingma Gyalje Sherpa, Mingma Tenzing Sherpa, Pem Chiri Sherpa, Sona Sherpa.
Cronaca del K2 invernale
di Mingma Gyalje Sherpa
(tradotto e commentato da Alessandro Filippini. Suoi sono i testi in corsivo)
Questa è la cronaca che Mingma Gyalje, uno dei dieci nepalesi ad aver raggiunto per la prima volta la vetta del K2 nella stagione invernale (16 gennaio 2021, ha pubblicato in rete. In questa prima puntata siamo alla rotazione in cui a fine dicembre 2020 la squadra di Mingma ha attrezzato la via fino all’inizio della Piramide Nera. È anche il momento in cui nasce la collaborazione con la squadra di Nirmal Purja, premessa al successo tutto nepalese di due settimane dopo.
Raggiungere i 7000 m
Riposando tre giorni al campo base, abbiamo pianificato di andare più in alto, dato che le previsioni meteo dal 28 al 30 dicembre 2020 erano perfette. Abbiamo iniziato la nostra nuova scalata sulla montagna il 27 dicembre fino al campo 1 e il 28 abbiamo posto il nostro campo 2 a 6800 m (campo superiore 2) e lo stesso giorno dopo aver sistemato il nostro campo, io e Kilu abbiamo continuato ad attrezzare la via sistemando le corde fisse per 400 metri prima di scendere al campo 2 alla luce delle frontali e di passare la nostra prima notte al campo alto.
Il 29 dicembre abbiamo spostato il nostro campo a 7000 m per poter dormire più in alto e mettere le corde fisse più sopra. Dato che abbiamo dovuto allestire il nostro accampamento in un posto nuovo, abbiamo impiegato più di due ore per spianare una piazzola per la nostra tenda con temperatura bassa e vento freddo. Metà della nostra giornata era ormai andata. Sistemando il campo, Dawa Tenjin è tornato al campo 2 per prendere la nostra attrezzatura rimasta e io sono andato da solo a mettere corde fisse su parte della Piramide Nera. Kilu è rimasto al campo perché aveva dolore al petto e il suo livello di ossigeno (nel sangue) era basso. A sera Dawa è arrivato con l’attrezzatura del campo 2 e io sono tornato indietro, controllando la via dal campo 3 giapponese e presto iniziamo a riposarci. Di notte abbiamo misurato le corde e ci siamo accorti che erano rimasti solo 900 m di corda mentre il piano era di sistemare corde fisse fino al campo 3 il giorno dopo.
Dei 900 metri di corde, 600 m erano da 6 mm, molto leggere da trasportare ed erano di ottima qualità, quindi volevamo conservare quei 600 m di corde per l’ultima giornata, per andare in vetta. I restanti 300 m di corda non erano sufficienti per andare a campo 3, così ci siamo coordinati con Nims Dai per avere (altre) corde. Sapevamo che quel giorno la squadra di Nims Dai era arrivata al campo 2 basso, ma non avevamo la stessa frequenza radio per contattarlo, quindi ci siamo collegati con il nostro team al campo base e abbiamo detto loro di andare dal team di Seven Summit per parlare con Dawa (Chhang Dawa Sherpa, il capo della spedizione di Seven Summit Trek-SST, Nota AF). Poi mi sono connesso con Dawa e ho chiesto il suo aiuto per entrare in contatto con la squadra di Nims per farci avere le corde, se ne avessero avute con loro. Dawa ha chiesto di aspettare e poi in pochi minuti mi ha chiamato via radio dicendo che il team Nims sarebbe salito il giorno dopo per aiutarci a piazzare il campo 3 (alto).
Nims Dai sapeva di me e io sapevo di Nims, ma non ci eravamo avevamo mai presentati o parlati di persona prima. Ci siamo incontrati due volte nel 2019, ma ci siamo soltanto stretti la mano in un programma tv. Il 30 dicembre, abbiamo iniziato a fissare le corde che avevamo e nella maggior parte delle sezioni abbiamo tagliato corde vecchie, di salite precedenti, e le abbiamo riutilizzate. Spero che le notizie non vengano distorte nuovamente su questo. Abbiamo tagliato le corde, ma abbiamo garantito la sicurezza degli scalatori e ci siamo assicurati di sistemare correttamente le restanti. Non ci sono stati incidenti in quei punti. Usando le vecchie corde e sistemando i 300 metri delle nostre nuove siamo arrivati a 7300 m, appena sotto il tratto ghiacciato sotto il campo 3. Quando eravamo vicini alla sezione ghiacciata, Mingma Tenzing dalla squadra di Nims è arrivato e ci ha aiutato a sistemare i 90 m corda con i quali abbiamo toccato il tratto ghiacciato, dove ci siamo fermati e abbiamo depositato i materiali restanti e 600 m di corda.
Il campo 3 è a quasi 200 m di salita sopra la sezione di ghiaccio, così abbiamo iniziato a scendere perché si stava facendo tardi (il campo 3 alto risultava da quasi tutte le indicazioni a 7350 m, quindi o la prima quota citata da Mingma Gyalje è sbagliata e va abbassato di circa 200 metri fino a 7100 m, oppure il campo era pochi metri sopra la sezione ghiacciata, Nota AF).
Scendendo, circa 200 più in basso abbiamo incontrato Nims con 200 m di corda da 10 mm piuttosto pesante. È stato così bello vedere Nims Dai e Mingma Tenzing lì perché non erano acclimatati (vuol dire che erano alla prima rotazione, ma, come da lui stesso scritto, Nims pensava di poter effettuare subito il tentativo di vetta, quindi era arrivato già acclimatato a sufficienza,Nota AF); comunque sono venuti fino al campo 3 portando corde per aiutarci e dovevano essere felici perché avevamo finito la maggior parte del lavoro duro sul K2, restando ancora da percorrere la via per il campo 4 e la vetta.
Poi tutti noi cinque nepalesi siamo scesi al nostro campo a 7000 m (campo 3 basso, Nota AF) dove ci siamo presentati formalmente condividendo il tè e discutendo un po’ sulla nostra missione e sul nostro piano.
Abbiamo parlato solo per pochi minuti, ma questo è stato il momento che ha reso il team di Nims e il mio team una sola squadra in una stessa spedizione, perché entrambi non eravamo più leader ma stavamo scalando per la nostra Nazione e per la comunità alpinistica. Ha iniziato a fare buio, quindi Nims Dai e Mingma Tenzing sono scesi di nuovo al campo 2 con le frontali. Siamo entrati in tenda e Dawa ha iniziato a cucinare mentre io e Kilu lo guardavamo come bambini in attesa di cibo e abbiamo passato la notte a 7000 m”.
Capodanno 2021
La notte del 30 dicembre è stata una notte terribile. Abbiamo avuto vento tutta la notte e Kilu ha iniziato a lamentarsi del dolore al petto. Abbiamo controllato il suo livello di ossigeno ed era solo 43, che era in realtà una situazione preoccupante. Gli abbiamo dato l’ossigeno ma con la maschera lamentava più difficoltà a respirare, così l’ha tolta. Ho fatto una chiamata al mio amico, @dr.sherpa_nima, che è un medico molto esperto di alta quota e mi ha suggerito di usare… pastiglie. Passò quella notte orribile e la mattina dopo, il 31 dicembre, scendemmo tutti al campo base. Eravamo cinque persone che scendevano insieme quindi bisognava fare molta attenzione a non far cadere sassi. Mentre scendevamo abbiamo incontrato diversi membri della squadra di Seven Summit che salivano al campo 1 per la prima volta. Ritornando al campo base, Nims Dai ci ha invitato a partecipare alla celebrazione del Capodanno al suo campo. Dopo la nostra cena, ci stavamo dirigendo verso il loro campo che distava quasi 10 minuti a piedi dal nostro, abbiamo incontrato due sherpa che erano stati inviati da Nims per invitarci, perché Nims ci aspettava al suo campo. Questo mi ha dato una calda sensazione. La celebrazione di Capodanno quella sera ha creato un ambiente che ha consentito di conoscerci meglio. Ha creato un buon legame tra la mia squadra e la squadra di Nims. Abbiamo condiviso molto sul nostro programma e su come ricevevamo le previsioni meteo. Il 2 gennaio è stato il giorno migliore come meteo per cercare di attrezzare fino a campo 4, ma eravamo molto stanchi per salire e utilizzare la giornata perfetta. Così abbiamo pianificato di aspettare una finestra meteo migliore. Le nostre nuove previsioni meteo mostravano tempo brutto continuo fino all’8 gennaio. È stato un bene per la mia squadra perché Kilu era malato e io avevo un po’ di lesioni alle gambe per colpa degli scarponi. Kilu ha dovuto completare una terapia di cinque giorni e anche io stavo usando medicamenti per guarire le ferite. Abbiamo discusso e deciso di non portare Kilu nel tentativo di vetta se non si fosse ripreso ma per nostra fortuna si è rimesso bene in forma dopo aver completato i cinque giorni di medicine e anche le mie gambe sono guarite ed eravamo di nuovo pronti per un’altra sfida.
L’unione delle forze
Qui Mingma Gyalje spiega come la sua squadra e quella di Nirmal Purja abbiano programmato e si siano preparate per un possibile tentativo di vetta per il giorno 15 gennaio (come noto, la salita fu portata a termine il giorno dopo). E sottolinea che nessuno degli alpinisti delle altre spedizioni presenti era pronto per provare a seguirli. Non solo nessuno ancora era andato oltre il campo 2, ma anche durante la loro salita solamente Sergi Mingote e Juan Pablo Mohr erano arrivati (il 15 gennaio) a dormire al campo 3.
Il 10 gennaio, la squadra Nims è andata al campo 2 per controllare il loro deposito e anche per trasferire corde, bombole e altro materiale. Quando alcuni dei loro sherpa hanno raggiunto il campo 2, hanno trovato che tutto il loro materiale depositato era stato spazzato via e non era rimasto nulla. Sono tornati al campo base a tarda notte. Il giorno dopo, sono andato al campo di Nims e abbiamo iniziato a discutere e a pianificare. Stando alle previsioni, il tempo del 12 gennaio sarebbe stato con poco vento, il 13 e il 15 gennaio ci sarebbe stato bel tempo e vento forte il 14 gennaio ma in una giornata di sole. Il tempo per il 16 gennaio era previsto buono ma non perfetto per provare la vetta. Il piano era quello di provare la vetta del K2 il 15 gennaio se il tempo fosse rimasto stabile tutto il giorno, altrimenti di riuscire almeno ad attrezzare fino al campo 4 in questa finestra meteo. Il piano della squadra Nims era di partire il 12 gennaio per il campo 2, 13 gennaio fino a campo 3, 14 gennaio riposo al campo 3 e tentativo di vetta il 15 gennaio.
Non eravamo sicuri del nostro campo a 7000 m (campo 3 basso, Nota AF), così abbiamo deciso di iniziare un giorno dopo in modo da poterci preparare con le cose perse a 7000m. La mia squadra ha programmato di salire il 13 gennaio direttamente a 7000 m solo dopo aver conosciuto il rapporto sul nostro campo dalla squadra di Nims Dai il 12 gennaio, perché alcuni di loro avevano intenzione di andare e di dormire al nostro campo a 7000 m. Ma siamo stati davvero fortunati che il nostro equipaggiamento era tutto lì, dentro la tenda rotta. Sapevamo che le altre squadre non ci avrebbero seguito perché non acclimatati, non avevano nulla sopra il campo 2, il tempo non era buono e la via sopra il campo 3 non era attrezzata. Tranne cinque Sherpa che hanno sistemato il campo 3 e tre Sherpa di Seven Summit, nessun altro scalatore è andato al di sopra del campo 2 prima dell’11 gennaio. Inoltre nessuno credeva che avremmo raggiunto la vetta se anche avessimo provato. Alla fine Nims ha avanzato la sua idea di andare insieme in vetta cantando il nostro inno nazionale. Questo ha reso tutti nella squadra molto entusiasti e patriottici. La sua idea ha dato a tutti il livello successivo di energia e incoraggiamento. Dicevamo, non importa se perdiamo qualche dito delle mani o dei piedi, faremo la vetta a ogni costo.
Il lavoro assieme
Qui Mingma Gyalje racconta dei primi due giorni della rotazione che li ha portati al successo nella prima salita invernale dell’unico Ottomila che fin lì non era mai stato salito d’inverno.
Come pianificato, la squadra di Nims Dai ha lasciato il campo base il 12 gennaio diretta a campo 2. Hanno raggiunto il campo 2 intorno alle 15-16. Portavano carichi pesanti, così hanno iniziato un giorno prima e il nostro piano era (partire) un giorno dopo perché non eravamo sicuri del nostro campo a 7000 m e volevamo iniziare a salire solo sapendo in che condizioni era il nostro campo a 7000 m. Di giorno, @ashok_wenjha_raithe, manager della spedizione, ha scattato alcune belle foto del K2. Zoomando, abbiamo potuto vedere la nostra tenda a 7000 m. Sembrava afflosciata, così abbiamo saputo che la nostra tenda era rotta ma che era ancora lì. La mattina dopo ci siamo alzati e abbiamo iniziato la salita alle 3.30. Abbiamo raggiunto il campo 1 alle 11 del mattino. Abbiamo pulito la nostra tenda al campo 1 e abbiamo messo negli zaini i nostri sacchipiuma che avevamo tenuto asciutti. Ci abbiamo anche messo la tenda perché ne avevamo bisogno a 7000 m e oltre. Quando eravamo vicini al campo 1, abbiamo potuto vedere il team di Nims Dai scalare sopra il Camino Bill. Abbiamo calcolato il tempo e capito che non sarebbe stato possibile per loro raggiungere il campo 3. Abbiamo capito che erano stanchi per il giorno precedente e sapevamo anche che i loro zaini erano pesanti perché portavano ogni cosa in una sola spinta soprattutto dopo che avevano perso le loro cose al campo 2 a causa del vento. Abbiamo enorme rispetto per questi fratelli per il loro duro lavoro e il loro audace piano. Abbiamo detto loro di lasciare lì un po’ delle corde e che li avremmo aiutati a trasportare al campo 3 il giorno seguente perché noi stavamo scalando con un peso più leggero, dato che le nostre bombole e 600 m di corde erano già stati portati al campo 3 il 30 dicembre.
Quando salivamo sopra il campo 1, Nims Dai mi ha chiamato alla radio e ha detto che il nostro equipaggiamento a 7000 m era in buono stato, ma che la tenda era completamente andata. Abbiamo iniziato a chiacchierare un po’ e dal campo base Dawa (il capo della spedizione di Seven Summit Treks, che aveva mandato Sona Sherpa in questa rotazione. Questi però non è mai stato citato e non è fin qui chiarito con quale squadra fosse: quella di Nims o quella di Mingma Gyalje ?, Nota AF) ha chiesto a tutti di riposare il 14 gennaio, perché le previsioni continuavano a mostrare vento molto forte ed era impossibile scalare in quelle condizioni meteo. Come avevamo pensato, Nims e compagni non hanno potuto raggiungere il vero campo 3 quindi sono rimasti al campo 3 giapponese, che si trova sopra la Piramide Nera. Anche noi abbiamo raggiunto il nostro campo a 7000 m alle 17 circa. Kilu Pemba e Dawa Tenjin (gli altri due sherpa che componevano la squadra di Mingma Gyalje, Nota AF) sono arrivati un’ora prima di me, quindi avevano già piazzato la nuova tenda prima che io arrivassi lì.
Decisione difficile a 7000 m
Questo capitoletto sembra poco importante, visto che racconta solamente della salita di lui e delle sua squadra il 14 gennaio fino al campo 3 alto (7350 m), dove già era arrivata la squadra di Nirmal Purja (Mingma Gyalje continua a non nominare Sona Sherpa, della squadra di Seven Summit Treks, ma scrive dei contatti anche con Dawa Sherpa, il capo della spedizione di SST). Qui bisogna ricordare che Mingma Gyalje nel paragrafo precedente ha scritto che Nims e i suoi si erano dovuti fermare prima del campo 3 alto (scrive “campo giapponese”, ma non specifica la quota).
Il particolare molto importante è quello che riguarda le previsioni meteo per il giorno 14. Dal campo base in quel 13 gennaio erano partiti tutti, anche gli scalatori della grande spedizione di SST che non si erano già mossi il 12 (come aveva fatto Nirmal Purja con la sua squadra). Nei programmi di Dawa, gli sherpa di punta (lui aveva inviato Sona e Pasang Norbu) dovevano arrivare appunto al campo 3 per attrezzare il giorno dopo verso il campo 4.
Dopo il fallimento del tentativo di vetta del 5 febbraio da parte degli scalatori della spedizione commerciale, una delle polemiche (in realtà accuse) nei confronti dei nepalesi riguardava proprio il giorno 14. Mingma Gyalje il 13, passando al campo 2 dove c’erano gli scalatori saliti più in alto, avrebbe nascosto le vere intenzioni, cioè il piano di tentare la vetta, e anche le previsioni favorevoli. In particolare lo avrebbe fatto con John Snorri, che il 14 restò fermo al campo 2 per le previsioni negative (l’islandese aveva le sue, che evidentemente coincidevano con quelle di Dawa). Come racconta qui Mingma Gyalje, solo lui aveva avuto previsioni diverse e solo per quel che riguardava la parte alta della montagna. In effetti, ci fu vento forte ai campi più bassi, mentre al campo 3 il vento fu debole e la giornata tanto bella che consentì agli sherpa di salire al campo 3 alto e (come sicuramente vedremo nel prossimo paragrafo) di attrezzare la via per alcune centinaia di metri più in alto.
Il 14 gennaio, per quella strana combinazione meteo, fu dunque il giorno in cui gli sherpa presero un vantaggio sugli scalatori che stavano provando a seguirli. Ma va ricordato che, in ogni caso, nessuno avrebbe avuto l’acclimatazione sufficiente per andare il 16 gennaio verso la vetta. Nemmeno Snorri, che non andò mai al campo 3 prima del 4 febbraio.
La notte del 13 gennaio, il nostro campo era sotto la Piramide Nera e il loro campo era sopra la Piramida Nera. Eravamo vicini gli uni agli altri e ancora eravamo lontani. C’erano due ore di scalata dal nostro campo al loro. Dopo esserci uniti, abbiamo condiviso le stesse frequenze walkie-talkie. Di notte, Nims, Dawa e io abbiamo discusso ulteriormente sul piano. Nims mi ha anche detto che il tentativo di vetta del 15 gennaio doveva passare al 16 gennaio, visto il meteo che stava cambiando e il 16 gennaio era annunciato un giorno migliore del 15 gennaio.
Il loro bollettino meteo mostrava per il 14 gennaio vento ancora alto e quindi non voleva prendere rischi il 14 gennaio perché poteva causare forti congelamenti e anche compromettere tutto il piano. Prima della discussione, ho ricevuto il mio nuovo bollettino meteo che era cambiato. Le mie nuove previsioni mostravano bel tempo il 14 gennaio e vento alto il 15 gennaio. Ho condiviso il mio bollettino meteo con loro, ma hanno avuto dubbi per il fatto che proveniva dal Nepal e le loro previsioni meteorologiche erano di esperti stranieri. Non potevamo decidere se continuare per il campo 3 o riposare a 7000 m, così abbiamo concluso la conversazione dicendo che avremmo discusso al mattino dopo aver ricevuto il nuovo bollettino meteo e aver verificato l’ultimissima situazione meteo.
Abbiamo avuto troppo vento di notte e non siamo riusciti a dormire bene. La mattina seguente ho ricevuto il bollettino meteo più recente che mostrava di nuovo che il 14 gennaio era meglio del 15.
Io e Nims di mattina presto abbiamo iniziato a chattare e abbiamo condiviso il mio nuovo bollettino meteo. Abbiamo anche visto che non c’era vento ed era un giorno di sole dal nostro campo, il che significa che il mio bollettino meteo era giusto. Ha ancora cercato di collegarsi con il suo team al campo base per un nuovo bollettino meteo ma nessuno gli ha risposto. Gli ho detto che saremmo saliti al campo 3 e avremmo passato la notte lì e gli ho anche detto che dovevamo usare un giorno in più per mettere le corde fisse fino al campo 4 e controllare le condizioni al di sopra, cosa sulla quale Nims ha convenuto avendo in mente lo stesso piano. Poi abbiamo caricato tutto negli zaini e abbiamo iniziato la nostra salita verso il campo 3. Abbiamo avuto una giornata di sole con vento veramente debole. Quando ho raggiunto il campo 3, mi sono sentito fortunato che il walkie-talkie del team al campo base di Nims non abbia funzionato quella mattina, perché ogni rapporto meteo di quel giorno mostrava ancora vento estremamente forte, a eccezione delle mie previsioni meteo. Abbiamo raggiunto il campo 3 con il bel tempo.
https://www.facebook.com/watch/?v=262244668823759
Sopra il campo 3 e affrontando il crepaccio verso il campo 4
Qui la parte più interessante è quella in cui racconta del famoso crepaccio che hanno trovato subito sotto campo 4. Ricordato che così viene identificata una posizione e non un campo reale (Nirmal Purja ha chiarito che non è stato fatto nessun campo 4), va notato che normalmente il campo 4 è piazzato subito sopra il risalto di ghiaccio qui citato. Come già aveva ricordato a gennaio, Mingma Gyalje qui conferma che lui e i suoi compagni cercarono di salire lungo la via normale ma la scoprirono sbarrata dal grande crepaccio. Alla fine, per superarlo scesero fino a sopra il campo 3. Qui specifica: fino al punto dove avevano iniziato ad attrezzare. Infatti la linea delle corde fisse non cominciava dal campo 3, ma da un paio di centinaia di metri oltre (un fatto da tenere in considerazione). Poi, come già si sapeva, Mingma Gyalje e gli altri due Mingma traversarono a sinistra spostandosi verso lo Sperone Česen. Questo fatto sembra incomprensibile. La spiegazione l’abbiamo grazie a Simone Moro, che a Khatmandu ha parlato con Nirmal Purja, Mingma Gyalje e Mingma David, i quali gli hanno mostrato le foto di quel giorno. Il crepaccio non taglia orizzontalmente la via normale, ma è longitudinale e la taglia in diagonale da destra a sinistra e dall’alto in basso: una cosa veramente insolita. Quindi i tre sherpa, spostandosi a sinistra alla ricerca di un passaggio, sono stati costretti a scendere: più o meno da 7800 a 7500 m circa.
Nims e la sua squadra hanno raggiunto il campo 3 quasi un’ora prima di noi. Quando lo abbiamo raggiunto anche noi, alcuni degli sherpa stavano sistemando il campo e Nims con due sherpa continuava a mettere corde fisse sopra il campo. Abbiamo allestito anche il nostro campo e poi abbiamo iniziato a bollire l’acqua. Erano già le 17, ancora stavano sistemando le corde e gli abbiamo chiesto di rientrare, ma hanno continuato. Hanno attrezzato quasi 300 m di corde fisse. Quando sono tornati al campo, stava già facendo buio. Abbiamo parlato un po’ del nostro piano per il giorno successivo ed era previsto che metà di noi sarebbe andata a sistemare il campo 4 e metà si sarebbe riposata. Quelli che si riposavano al campo 3 sarebbero partiti prima alla mattina (successiva, Nota AF) per la vetta affinché tutti si riposassero e venisse diviso il peso del lavoro. Avevamo 1200 m di corde per la spinta finale alla vetta ed era stato deciso che tutti avrebbero portato 100 m ciascuno e il resto delle corde e del materiale equamentediviso. Ci aspettavamo venti alti di notte ma è stata una notte molto tranquilla e abbiamo dormito bene.
La mattina seguente, il 15 gennaio, il tempo al campo 3 e sopra era buono e noi avevamo il nostro campo a quasi 300 m sopra al punto in cui ci eravamo fermati il 30 dicembre, quindi Kilu e Dawa Tenjin sono scesi e hanno portato tutto il nostro deposito al campo 3, spero che vi ricorderete che avevamo fatto dei depositi sotto la sezione ghiacciata mentre attrezzavamo sotto campo 3. Dopodiché Mingma Tenzing, Mingma David, Sona e io abbiamo iniziato a dirigerci verso l’alto e a sistemare le corde fisse verso il campo 4. Abbiamo seguito la via che si sale d’estate. Quando siamo arrivati al punto raggiunto da Nims Dai e dai due sherpa il giorno precedente, ho iniziato ad attrezzare in avanti e ho fissato le corde ancora per 200 m. Poi ho atteso che Mingma David e Mingma Tenzing portassero le corde per poter continuare più avanti. Quando mi hanno raggiunto, ho chiesto loro se potevamo andare più a sinistra, cercando di proseguire verso lo Sperone Česen e Mingma David mi ha suggerito di seguire il percorso estivo (la via normale dello Sperone Abruzzi, Nota AF). Mingma David aveva ragione perché siamo riusciti a proseguire con successo su quella via e non era saggio andare su quella nuova che era sconosciuta. Ci siamo spostati di più verso destra e abbiamo attrezzato ancora quasi 200 m di corde. Quando abbiamo iniziato ad arrampicarci sul grande risalto sotto il campo 4, abbiamo trovato un grande crepaccio impossibile da attraversare, ma non abbiamo perso la speranza. Abbiamo provato più a destra, sempre la stessa cosa. Poi siamo tornati un po’ indietro e abbiamo cercato di trovare un passaggio più a sinistra: di nuovo era la stessa cosa, così abbiamo disceso tutta la via fino a subito sopra il campo 3, dove avevamo iniziato ad attrezzare. Poi abbiamo provato la via che avevo suggerito io e finalmente abbiamo preso la via giusta per il campo 4. Il crepaccio continuava ma c’era un seracco crollato in parte che aveva coperto la parte superiore del crepaccio, ma è stato spaventoso da attraversare. Avevo Mingma Tenzing dietro che mi faceva sicurezza, quindi ero al sicuro. Finalmente l’ho attraversato e ho iniziato ad attrezzare sopra.
Abbiamo avuto bel tempo sopra il campo 3 ed era molto ventoso sotto i 7000 m il 15 gennaio, John (Snorri, Nota AF) ha il suo video dal campo 2 il 15 gennaio che mostra troppo vento. Attraversando il crepaccio, ho fissato altri 100 m in più e poi ho chiesto aiuto a Mingma Tenzing perché continuasse a fissare le corde perché ero già stanco di fare traccia nella neve profonda sopra il crepaccio.
https://www.facebook.com/watch/?v=343253323764411
In questo filmato, ripreso da campo 3, il Broad Peak è sotto le nuvole, il Chogolisa è sullo sfondo dietro la confluenza dei ghiacciai e il Masherbrum spunta dietro le tende.
Il K2 ci ha accettato
Questo nuovo capitolo del racconto di Mingma Gyalje ci porta fino al campo 4 e fino all’immediata vigilia della partenza per la vetta. Il 15 gennaio a lui e ai suoi due omonimi, Mingma Tenzing e Mingma David, sono servite ben 8 ore per trovare la via a causa del grande crepaccio, qui non più citato, che hanno aggirato scendendo verso lo Sperone Česen, come raccontato in precedenza. È importante notare che Mingma Gyalje afferma che non solo hanno messo le corde fisse fino al campo 4 (ricordiamo: la posizione, non un campo effettivo), ma anche messo 200 metri di corde sul crepaccio subito sopra. Nel filmato, girato appunto dal luogo del campo 4, si vedono gli altri due sherpa, mentre Mingma Gyalje, con qualche piccola ciocca di capelli ghiacciati, spiega come hanno dovuto cambiare via per superare il primo crepaccio (il cui bordo superiore era troppo alto).
Verso le 16, ora pakistana, siamo finalmente arrivati al campo 4 il 15 gennaio e la nostra prima reazione è stata pensare che l’invernale del K2 sarà nostra e ci siamo abbracciati perché sapevamo che avremmo fatto la cima il giorno dopo. Ho iniziato a parlare alla radio e gli altri due Mingma sono andati oltre per controllare il crepaccio che non c’è d’estate. Il crepaccio al campo 4 non era poi così grande e così l’abbiamo saltato facilmente, tuttavia la nostra squadra ha messo circa 200 metri di corde per ragioni di sicurezza.
La via dal campo 3 al campo 4 di solito richiede 2-3 ore, ma ci sono volute più di 8 ore per trovare la via e per attrezzarla fino al campo 4. All’inizio non avremmo mai pensato che ci sarebbe voluto così tanto tempo, ma ci è voluto e siamo stati fortunati ad aver avuto un giorno in più al campo 3 perché il tempo è cambiato, altrimenti non sarebbe stato possibile andare in vetta direttamente dal campo 3. Abbiamo parlato un po’ del nostro fortunato e duro lavoro prima di scendere.
Ogni volta che siamo sulla montagna, preghiamo sempre la montagna per la nostra salvezza e preghiamo anche perché essa ci accetti. Questa volta la Dea K2 ci ha accettato. Quando abbiamo iniziato, tutto è andato liscio e il tempo è cambiato favorendo le nostre attività. Quando le mie gambe erano messe male e il mio compagno Kilu era malato, il meteo è stato brutto per una settimana: questo ci ha dato tutto il tempo per riprenderci. Quando abbiamo iniziato a salire per il tentativo di vetta, il tempo non era buono. Il 14 e 16 gennaio non erano previsti favorevoli all’inizio, ma quando siamo arrivati al campo 2, il meteo è mutato in meglio. Quando eravamo al campo 2, il tempo è cambiato e il 15 gennaio era previsto ventoso. Il giorno dopo, quando raggiungemmo il campo 3, nuovamente nei fatti il 15 gennaio era favorevole e abbiamo potuto attrezzare fino al campo 4 col bel tempo. Diremo che siamo stati molto fortunati sul K2 quest’inverno.
Trascorso qualche minuto lì, abbiamo iniziato a scendere e siamo tornati al campo 3 prima che fosse buio. Tornando al campo 3, abbiamo iniziato a discutere del piano, perché non avevamo abbastanza tempo per riposare se avessimo seguito il nostro precedente piano di partire alle 23. Il meteo del 16 gennaio era fantastico, quindi abbiamo pianificato di partire all’1.00 anziché alle 23, considerando 14 ore come massimo per raggiungere la vetta e tornare.
https://www.facebook.com/watch/?v=366999087704195
Fino al Collo di Bottiglia
Qui Mingma Gyalje racconta nel dettaglio come lui e i suoi nove compagni nepalesi si sono mossi verso la vetta il 16 gennaio partendo da campo 3. Ricordiamo che quel campo era a 7350 m: quindi avevano davanti circa 1300 m di dislivello, di cui lui e gli altri due Mingma (David e Tenzing) già conoscevano i primi 600 m circa dal giorno prima, quando erano saliti ad attrezzare la via. Da quanto Mingma Gyalje qui dice, si deduce che sono saliti velocissimi, visto che poco dopo l’alba la squadra di punta stava già attrezzando il Collo di Bottiglia. Ma ancora più interessanti sono le fotografie che accompagnano il racconto. Colpiscono per due fattori impressionanti. In primo luogo, la Spalla sembra bombardata da blocchi più o meno grandi di ghiaccio: una visione lunare. Già lo si nota dall’immagine ripresa dal basso, ma quella dall’alto (nella quale si intravedono in fondo, piccolissimi, Mingma David e Mingma Geljen) è ancora più spaventosa. E poi si vede già dalla prima foto che il Collo di Bottiglia è “nudo”: il canalone che siamo abituati a vedere bianco e quindi ben individuabile sembra il letto di un fiume in secca. I dieci nepalesi dunque sono stati costretti a salire sulle rocce, che si vedono bene nelle immagini ravvicinate. In compenso, stando alla fotografia nella quale sotto il grande seracco Nirmal Purja sembra salutare Mingma Gyalje (o forse invitarlo a salire, come lo stesso Mingma Gyalje aveva raccontato subito dopo il ritorno al campo base) pare di capire che il Traverso, passaggio solitamente pericoloso e delicato, fosse in condizioni molto più favorevoli del solito, proprio per la clamorosa assenza di copertura nevosa.
Secondo il nostro piano, ci siamo svegliati alle 24 circa. Ci volevano quasi 25-30 minuti per far bollire un litro d’acqua. Al mattino, ero ancora stanco e ho rinunciato al mio piano di salire senza ossigeno supplementare. Nims Dai, Kilu, Dawa Tenjin, Sona, Dawa Temba e Mingma Tenzing erano pronti e hanno iniziato a salire. Stavo cercando di far funzionare il mio regolatore dell’ossigeno che non andava bene e ho dovuto trovare un ricambio dagli amici il che mi ha reso le mani estremamente fredde. Così sono rientrato nella tenda per scaldarle. Quando sono stato pronto, alcuni di loro si stavano già avvicinando alla zona campo 4. Anche Mingma David, Pem Chiri e Geljen Sherpa si stavano preparando e io ho iniziato a salire. Subito dopo di me, anche Mingma David ha iniziato. Pem Chiri e Geljen erano un poco indietro. Nel giro di due ore, io e Mingma David abbiamo raggiunto il campo 4 con vento freddo. Aveva la sua bombola con l’ossigeno depositata lì, così l’ha messa nello zaino e io l’ho aiutato a portare 20 m di corda e ho iniziato ad arrampicare avanti. Non mi ero accorto che si era fermato lì per sistemare i suoi scarponi e ho continuato da solo. Attraversato il crepaccio, l’ho aspettato per un po’ ma non è arrivato, così ho pensato di continuare, perché c’era un po’ di vento e mi stavo raffreddando. Ho rischiato di mollare lì per il freddo ed ero preoccupato di perdere le dita dei piedi. Ho contattato Dawa Tenjin, ma non ha risposto alla mia chiamata (con il walkie talkie, Nota AF) e ho controllato il mio orologio, erano già le 5 del mattino. Il sole di solito arriva alle 6, quindi mi sono spinto avanti. In pochi minuti si è fermato il vento e abbiamo visto anche i raggi del sole. Ho continuato a camminare avanti e Pem Chiri era dietro di me. Il sole è arrivato da noi e mi sono fermato lì per quasi 20 minuti per scaldare il mio corpo e ho visto che anche Pem Chiri si era fermato. Lontano, ho visto Mingma David e Geljen salire insieme. Il caldo del sole ci ha dato energia in più. La nostra prima squadra aveva già iniziato ad attrezzare la parte inferiore del Collo di Bottiglia e abbiamo provato a raggiungerli. Finalmente dopo il Collo di Bottiglia, tutta la squadra si è riunita al Traverso.
K2 senza ossigeno
Qui l’autore tocca un tema centrale, anche se diventato tale solamente a causa della prevenzione con la quale una parte del mondo dell’alpinismo ha giudicato l’impresa dei dieci nepalesi sulla seconda montagna della Terra. Si tratta della salita senza uso delle bombole da parte di Nirmal Purja.
Ricordiamo che già prima che i nepalesi cominciassero la loro salita c’erano stati giudizi negativi, tesi a svalutare preventivamente l’eventuale impresa a causa del preventivato uso delle bombole. E questo anche se si sapeva che proprio Mingma Gyalje aveva detto di non voler usare l’ossigeno supplementare (desiderio che, come noto, non è riuscito a realizzare a causa del grande freddo e soprattutto della stanchezza per il lavoro svolto il 15 gennaio, quando era salito con gli altri due Mingma a trovare e attrezzare la via fino al campo 4).
Qui Mingma Gyalje, che pure doveva essere il più deluso di tutti, riconosce con franchezza persino “brutale” il valore dell’impresa di Nims Dai. Notevole.
Nims Dai senza ossigeno sul K2 è stata una sorpresa anche per me. In precedenza avevo pianificato di scalare il K2 senza ossigeno ma il duro lavoro del 15 gennaio mi ha lasciato quasi senza più energie per andare in vetta. Quando stavamo discutendo del piano al campo base, Nims Dai ha detto a tutti che qualcuno doveva scalare senza ossigeno. Sapevamo che ci sarebbe stata gente che avrebbe parlato di salita con O2 e senza O2. Solo la nostra squadra aveva dormito a 7000 m. Sia Kilu che Dawa della mia squadra erano pronti a scalare senza ossigeno, ma non volevo perché avevo promesso alle loro mogli di riportarli sani e salvi. Era quasi impossibile per la squadra di Nims Dai perché, tranne Nims Dai e Mingma Tenzing, nessuno degli altri membri aveva toccato i 7000 m. Nel giorno della vetta, abbiamo raggiunto Nims Dai e gli altri al Traverso. Non ho realizzato che Nims Dai stesse scalando senza ossigeno. Me ne sono accorto solo circa 300 m sotto la vetta. Ho chiesto se il suo ossigeno era finito e il mio compagno Kilu ha risposto che Nims stava scalando senza ossigeno su tutta la via già da campo 3.
La mattina dopo abbiamo parlato di Nims Dai senza ossigeno fino in vetta al K2 perché era incredibile. Non era acclimatato a sufficienza e la spinta finale l’hanno fatta alla loro seconda rotazione sulla montagna (in realtà la squadra di Nims era già salita due volte al campo 2, anche se la seconda volta tornando immediatamente al campo base, Nota AF), nonostante ciò ha corso il rischio. Ho anche controllato le foto che ho preso dal Collo di Bottiglia e oltre fino alla vetta. In tutte le foto, Nims Dai era senza ossigeno. Mi sono detto ‘questo bastardo può fare qualsiasi cosa sulla montagna’. Ha battuto tutti i record degli Ottomila compresa l’invernale del K2 senza ossigeno. Non dovrei scrivere la parola ‘bastardo’, ma mi sento di scriverla per il suo coraggio. Quando siamo tornati al campo base, abbiamo ricevuto messaggi che chiedevano “con o senza ossigeno?”. Ci siamo messi a ridere leggendoli perché ci aspettavamo che arrivassero proprio quei commenti. Nims Dai continuava a dire che salire senza ossigeno non era poi così sorprendente per i membri della comunità di scalatori Sherpa e Pakistani, quindi non era necessario parlarne pubblicamente. Ci sono stati media che hanno scritto lodando Nims e ci sono stati ancora media che hanno criticato la sua scalata senza ossigeno. Chiunque scriva qualsiasi cosa, la sua salita invernale del K2 senza ossigeno resterà sempre lodevole.
La vetta
In questo breve, emozionato racconto non ci sono elementi da sottolineare se non il grande lavoro svolto da Mingma Tenzing, sempre al comando (ma, in assenza totale di neve, almeno non ha dovuto aprire traccia) e il fatto, già noto, che come ultimo ancoraggio è stata usata la piccozza di Mingma Gyalje: dedicato a chi ha osato sostenere che gli sherpa avevano tagliato le corde, come se non ne avessero avuto bisogno loro per primi, per potersi assicurare in discesa.
Quando abbiamo raggiunto il Traverso sopra il Collo di Bottiglia, ci abbiamo trovato tutti i membri del team. Mingma Tenzing stava aprendo la via e, dietro a lui, Dawa Tenzing e Sona lo stavano assicurando. Ognuno portava 100 m di corda e la squadra che era partita per prima (da campo 3, Nota AF) aveva quasi finito tutte le corde. Stavamo già salendo oltre il Traverso e avevamo ancora 400 m di corda con noi, che erano più che sufficienti per raggiungere la vetta. Quando abbiamo raggiunto il piccolo plateau 200 m sotto la cima, abbiamo fatto una sosta per bere un po’ di tè e abbiamo lasciato lì 100 m di corda perché non era necessaria. Tutti ci siamo riposati lì per un po’ e poi di nuovo Mingma Tenzing ha ripreso a mettere le corde fisse sopra. Da lì alla vetta, abbiamo impiegato quasi 4 ore. Eravamo tutti insieme in coda seguendo Mingma Tenzing, Dawa Tenzing e Sona. Il nostro piano era fermarsi 10 metri sotto la cima e andare insieme fino al vertice. Quando siamo arrivati vicinissimi, eravamo tutti insieme e Mingma Tenzing ha messo l’ultimo ancoraggio utilizzando, come tale, la mia piccozza. Poi siamo andati tutti vicini a lui e ci siamo messi in fila uno accanto all’altro.
Abbiamo iniziato a muoverci tutti insieme e la nostra 360 Gopro era accesa. La fila era troppo lunga, così alcuni di noi si sono messi dietro formando una seconda linea. Tutti nella squadra si sentivano trattati allo stesso modo, l’unità nella squadra era a un livello massimo. Eravamo già vicini alla vetta e tutti emotivamente legati grazie a questo successo storico. Quindi non c’era questione di chi stava davanti e chi restava dietro. Abbiamo poi iniziato ad andare sulla cima cantando l’inno nazionale. È stata la mia terza volta sulla cima del K2 ma questa volta è stata nel segno dell’orgoglio della nostra nazione ed eravamo emotivamente uniti. È stato un momento emozionante. Avevo le lacrime agli occhi e il mio corpo sussultava, mentre mi veniva la pelle d’oca. Nessun membro del team può spiegare il momento che abbiamo vissuto lì. Questo video sulla cima del K2 mi renderà orgoglioso per sempre.
Conclusione
Dopo il racconto dell’arrivo in vetta al K2 del 16 gennaio, probabilmente Mingma Gyalje chiude con questo pezzo il suo diario a puntate della grande impresa invernale compiuta sulla seconda montagna della Terra insieme ad altri 8 sherpa e a Nirmal Purja.
In pratica Mingma Gyalje si limita a ribadire una cosa che è stata trascurata forse non a caso da tanti commentatori (seduti, come astutamente allude lo sherpa…): la squadra di Nirmal Purja (totale 6 uomini tutti i vetta) e la sua (totale 3 uomini, tutti in vetta) erano indipendenti. Hanno attrezzato la via per salire (e scendere), senza richiedere di essere pagati per questo lavoro, tradizionalmente affidato agli sherpa nella spedizioni commerciali. In posizione differente c’era eventualmente il solo Sona Sherpa, che faceva parte della spedizione di Seven Summit Treks.
Ricordiamo che la via era stata attrezzata solo fino al campo 1 (da Muhammad Ali e Sajid Ali, della spedizione indipendente di John Snorri) prima dell’arrivo al campo base delle due spedizioni nepalesi.
Insomma, fossero stati degli scalatori stranieri a realizzare la salita, si sarebbe parlato di prima salita invernale ma anche di salita fatta in stile leggero: tutti hanno portato le corde e il necessario per la propria salita prima fino al campo 2 (Nirmal Purja e i suoi due volte….) e poi al campo 3 e in vetta.
Logico a questo punto che Mingma Gyalje abbia anche voluto ribadire che loro non avevano niente a che fare con quanto avvenuto dopo sul K2.
C’erano quattro squadre diverse sul K2 quest’inverno e ogni singolo scalatore era lì per essere il primo.
Conoscevano tutti la storia del K2 e il rischio. Se qualcuno si lamenta vuol dire che lui/lei non era in forma, non era pronto per la salita.
Se qualcuno dice che lui/lei era lì per il suo hobby allora li vedremo sicuramente lì il prossimo inverno.
Due squadre nepalesi guidate da Nims Dai e da me si sono unite a 7000 m per fare uno sforzo comune.
Otto dei 14 Ottomila sono in Nepal. Tutte quelle nostre otto montagne sono state scalate dai nostri amici stranieri (in prima invernale, NotaFilippini). Sishapangma, in Tibet, e quattro degli Ottomila del Pakistan erano già stati saliti da amici stranieri (sempre in prima invernale, NotaFilippini). Gli Sherpa Nepalesi sono stati considerati colonna portante in Himalaya e nelle scalate sugli Ottomila ed era una vergogna che non avessimo nemmeno una prima ascesa invernale in mano. Così abbiamo fatto uno sforzo congiunto sul K2 per il Nepal è per la comunità alpinistica nepalese. Il Pakistan è stato fortunato ad avere Ali Sadpara che aveva fatto il Nanga Parbat (prima invernale nel 2016 con Alex Txikon e Simone Moro, NotaFilippini) per la sua nazione.
Il K2 rimaneva l’unico Ottomila (non salito) ed era stato provato da varie spedizioni fin dall’inverno 1987/88 ma nessuno ci era mai riuscito. La gente aveva iniziato a credere che il K2 non potesse essere scalato in inverno.
Quindi il successo sul K2 era necessario. per questa vittoria invernale al K2, solo noi sappiamo la pressione che abbiamo avuto, il duro lavoro che abbiamo fatto, quanto abbiamo sofferto a -65° gradi di temperatura e con vento freddo. Non sappiamo nemmeno raccontare come le nostre famiglie abbiano sofferto, preoccupate per la nostra vita. Attraversando situazioni così difficili abbiamo raggiunto il nostro obiettivo il 16 gennaio 2021 e siamo volati via dalla montagna il 20 gennaio con l’elicottero dell’esercito pakistano che il governo ci ha inviato gratuitamente. Siamo molto grati a loro.
Quello che è successo sul K2 dopo il 20 gennaio non è collegato a noi, in quanto eravamo squadre indipendenti. Dopo che siamo tornati in città, li abbiamo seguiti anche sui social e abbiamo fatto commenti stesi sul letto. Era così facile commentare, ma solo pochi sapevano quanto fosse difficile la montagna in inverno.
Ci siamo sentiti tristi nel sentire dell’incidente del 5 febbraio e stavo pregando anche perché i miracoli avvenissero.
La mia vicinanza e il mio sincero cordoglio vanno alle loro famiglie. Auguri a tutti coloro che sono tornati sani e preghiamo per la pace dell’anima dei defunti [Sergi Mingote (spagnolo, 16 gennaio), Atanas Skatov (bulgaro, 5 febbraio), John Snorri Sigurjónsson (islandese), Juan Pablo Mohr (cileno), Muhammad Ali Sadpara (pakistano) dispersi dal 5 febbraio e dichiarati morti il 18 febbraio 2021, NdR].
Intervista a Mingma Galjen (in inglese)