Carlos Soria detiene il record di persona più anziana ad aver raggiunto le montagne più alte della Terra, rappresentando un esempio stimolante di come lo spirito superi il corpo.
L’incredibile storia di Carlos Soria
a cura della Redazione di culturademontania.org.ar
(pubblicato su culturademontania.org.ar il 5 aprile 2015, aggiornato)
L’alpinista originario di Ávila, in Spagna, non è solo un fenomeno sportivo dalla straordinaria longevità, capace di raggiungere la vetta di una montagna oltre gli 8000 metri a 76 anni, ma anche un modello che dimostra che l’età non deve essere un fattore limitante.

Negli ultimi anni la carriera di Carlos Soria ha lasciato una scia di record mondiali per la persona più anziana su molte delle montagne più alte del mondo. Con la vetta dell’Annapurna 8091 m, Carlos Soria raggiunge un altro dei quattordici Ottomila. D’altronde non ha intenzione di fermarsi qui e intende completare il racconto con il Dhaulagiri e lo Shisha Pangma, gli unici due rimasti fuori della sua collezione (ancora oggi, 2025, è così, NdR).
Gli Ottomila di Carlos Soria
Di seguito, passiamo in rassegna gli Ottomila sui quali Carlos Soria detiene il record di persona più anziana ad averli scalati.
K2 8611 m, a 65 anni
Il 28 luglio 2004, Carlos Soria raggiunse la vetta del K2, nello stesso giorno in cui la raggiunsero anche Iñaki Ochoa de Olza e molti altri alpinisti. Era il cinquantesimo anniversario della prima ascensione e molte spedizioni, come quella intitolata Al filo de lo imposible (Al limite dell’impossibile ), concorsero a raggiungere quella che probabilmente è la cima degli Ottomila più difficile in assoluto. All’epoca aveva 65 anni e si trattava del suo primo Ottomila da record, superando facilmente i 54 anni di Kurt Diemberger, un’altra leggenda.
Broad Peak 8051 m, a 68 anni
Il 28 luglio 2007, Carlos Soria ha aggiunto un secondo record alpinistico alla sua storia con la vetta del Broad Peak. Curiosamente, quello fu anche l’anno del cinquantesimo anniversario di questa montagna del Karakorum, che Carlos Soria incoronò dopo un’ultima giornata di scalata di 20 ore, durante la quale i suoi compagni Sito Carcavilla e Rafa Sánchez tornarono indietro. Il suo attacco ebbe luogo una settimana dopo la maggior parte delle spedizioni, tra cui Al filo de lo imposible con Edurne Pasaban, Iván Vallejo, Carlos Pauner e Silvio Mondinelli.
Makalu 8485 m, a 69 anni
L’11 maggio 2008, qualche mese prima di compiere i settant’anni, Carlos Soria ha raggiunto un nuovo traguardo nella sua carriera con la vetta del Makalu.


Gasherbrum I 8080 m, a 70 anni
Il 3 agosto 2009, all’età di 70 anni, ha replicato il successo e il record sul Gasherbrum I, montagna dove ha condiviso la vetta con la coreana Oh Eun-Sun e la spagnola Marta Alejandre. Soria ha compiuto un ultimo tentativo per raggiungere la vetta dal Campo 3, iniziato alle due del mattino e terminato alle sei e mezza di sera di quel giorno, ancora una volta nella sicurezza del Campo 3.
Manaslu 8163 m, a 71 anni
Il 17 ottobre 2010, Carlos Soria raggiunse la vetta del Manaslu, una montagna molto speciale per lui, poiché l’aveva tentata durante la sua prima spedizione sull’Himalaya nel lontano 1973 e aveva ripetuto il tentativo nel 1975, nel 1999 e nella primavera del 2010, prima di raggiungere finalmente la cima nell’autunno dello stesso anno. Un altro esempio di tenacia e perseveranza da parte di Carlos.
Lhotse 8516 m, a 72 anni
Il 21 maggio 2011, Carlos Soria raggiunse la vetta del Lhotse, la quarta montagna più alta del pianeta, dando ulteriore prova della sua competenza alpinistica. Fu una giornata agrodolce per l’alpinismo himalayano spagnolo, duramente criticato a livello internazionale per l’accumulo di problemi subiti da diversi alpinisti che quel giorno raggiunsero la vetta del Lhotse (Juanito Oiarzabal, Lolo González…). Uno dei pochi che non ha avuto bisogno di assistenza per completare la discesa al campo base è stato Carlos Soria, che ha dato prova della sua strategia di arrivare sempre presto e di usare l’ossigeno quando lo riteneva necessario.


Kangchenjunga 8586 m, a 75 anni
Il 18 maggio 2014, Carlos Soria ha interrotto una serie di sconfitte durata quasi tre anni raggiungendo la vetta del Kangchenjunga, la terza più alta del mondo. La sua fu la prima spedizione a essere completata con successo sotto la sponsorizzazione del BBVA, arrivando in vetta dopo uno sforzo di 14 ore, il giorno della conquista, accompagnato dai fidi Sito Carcavilla, Luis Miguel López e dal medico Carlos Martínez, oltre che dagli sherpa Muktu, Barbu, Pasang e Jombu.
Carlos Soria Fontán. I suoi inizi
Carlos Soria Fontán (nato ad Ávila il 5 febbraio 1939) iniziò ad appassionarsi alla montagna a soli 14 anni, quando fece la sua prima escursione nella Cordigliera del Guadarrama (Madrid e Segovia), accompagnato dall’amico Antonio Riaño. Quel viaggio fu il primo di molti, finché a 21 anni fece il grande salto: assieme a un altro amico, nel 1960 viaggiò per tre giorni in Vespa per raggiungere le Alpi e iniziare a conoscere il mondo delle salite di alta difficoltà.
Nel 1968 fece parte della prima spedizione spagnola che si recò in Russia per scalare il monte Elbrus 5642 m, la montagna più alta d’Europa, e nel 1971 fece lo stesso in Alaska con il Mount McKinley 6194 m, la montagna più alta del Nord America.

Da allora la figura di Carlos Soria è rimasta profondamente legata alla storia dell’alpinismo spagnolo. Partecipò alle prime spedizioni spagnole sull’Himalaya nel 1973 e nel 1975 e fu testimone della prima vetta spagnola di 8000 metri, guidata da Jerónimo López e Gerardo Blázquez. Tuttavia, solo nel 1990 riuscì a scalare il suo primo Ottomila, il Nanga Parbat.
(Seguirono le salite al Gasherbrum II 8035 m nel 1994, al Cho Oyu 8201 m nel 1999 e all’Everest 8848 m nel 2001, NdR)
La maggior parte delle spedizioni di Carlos Soria sono state svolte con l’accompagnamento di pochi sherpa e portatori, in particolare Muktu Sherpa, che lo ha accompagnato in sei spedizioni e quattro cime da 8000 metri (K2, Shisha Pagma con la vetta non raggiunta, Manaslu e Lhotse). Tuttavia, dal luglio 2011, Carlos Soria può contare sul sostegno della banca spagnola BBVA, che gli ha consentito di affrontare la conclusione del suo progetto da 14 Ottomila con maggiori garanzie e risorse. Oggi, Carlos Soria è diventato una delle figure più grandi dello sport perché sta raggiungendo traguardi incredibili a un’età in cui le persone della sua generazione sono solitamente semplici spettatori. La sua scalata del K2 nel 2004 all’età di 65 anni (l’alpinista austriaco Kurt Diemberger ci era riuscito all’età di 54 anni), la sua salita in solitaria e senza ossigeno nel 2008 del Makalu e la sua vetta con la spedizione BBVA al Kanchenjunga nel maggio 2014 hanno rivoluzionato l’alpinismo himalayano.


Un esempio di valori
Il grande contributo di Carlos Soria è quello di fornire un esempio pratico di come si possa vivere una vita piena, sia fisicamente che mentalmente, in età avanzata, il che rappresenta un grande incoraggiamento per migliaia di persone di tutte le età che seguono regolarmente le sue spedizioni. Inoltre, nonostante il passare degli anni e i cambiamenti intervenuti nell’alpinismo ad alto livello, Carlos Soria continua a praticare uno stile di alpinismo molto lontano dalla competizione tra coloro che lo praticano. Soria è spesso relatore in numerosi forum e conferenze, dove coglie l’occasione per promuovere il godimento della natura e diffondere prudenza e una gestione intelligente del rischio. La sua accessibilità e semplicità aggiungono inoltre un aspetto umano alle sue avventure, il che ha accresciuto la sua popolarità. Nessuno al mondo, alla sua età, è immerso in un progetto così grande come la scalata dei 14 Ottomila del pianeta. Il solo fatto di tendere a questo obiettivo sta attirando l’attenzione dell’alpinismo d’élite, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche scientifico, dato che Carlos Soria collabora da decenni con il Dipartimento di Medicina dello Sport dell’Istituto Nazionale di Educazione Fisica spagnolo.
Carlos Soria raggiunge la vetta dell’Annapurna a 77 anni
a cura della Redazione di desnivel.com
(pubblicato su desnivel.com il 1° maggio 2016)
Alle 5.45 del mattino (ora spagnola) del 1° maggio 2026 è arrivata la notizia: i membri della spedizione BBVA guidata da Carlos Soria hanno raggiunto la vetta dell’Annapurna 8091 m.
La marcia finale dal Campo 4, situato a 7100 metri, è iniziata intorno alle 19.30. (15.45 ora spagnola). Le previsioni indicavano che la nevicata si sarebbe fermata durante la notte e che sarebbero rimaste nubi alte, con venti inferiori ai 20 km/h. Le previsioni si sono avverate e la spedizione ha potuto osservare l’alba alle 5.20 del mattino.
Carlos Soria e la squadra composta da Carlos Martínez e Luis Miguel López Soriano hanno raggiunto la vetta dell’Annapurna intorno alle 9.00 (5.15 ora spagnola), dopo oltre 13 ore di salita. Accompagnati dall’amico Mikel Sherpa, hanno iniziato la discesa verso il Campo 4. L’altro compagno di spedizione, Sito Carcavilla, aveva dovuto rinunciare qualche giorno prima, quando erano scaduti i due mesi di permesso dal suo lavoro.
Dopo aver trascorso circa due mesi al campo base dell’Annapurna, in attesa che il meteo consentisse loro di tentare la vetta, sono finalmente partiti giovedì scorso, 28 aprile 2016, in quella che Carlos Soria considerava “potrebbe essere la nostra ultima possibilità prima dell’arrivo del monsone, quindi ci proveremo come sempre, con grande entusiasmo“.
Dal Campo 4, Carlos Soria ha espresso il suo orgoglio nel ” fare le cose per bene, come facciamo sempre” e, nelle sue ultime parole, si è detto emozionato per la quasi certezza di raggiungere oggi la vetta dell’Annapurna. “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, quello che ritenevamo logico, e come sempre: facendo le cose per bene. Speriamo di poter raggiungere la vetta domani”.
In questa comunicazione che Carlos Soria fece prima di iniziare la salita per confermare le previsioni meteo e sottolineare le alte probabilità di raggiungere la vetta, commentò: “Non sono mai salito in cima a un Ottomila con un tempo così bello come quello che stiamo avendo”.
[…]. Inizialmente aveva programmato di andare al Dhaulagiri se fosse arrivato in cima all’Annapurna. Una decisione che avrebbe preso al suo ritorno al campo base. C’era ancora tempo per provare. A favore c’era l’acclimatamento. Contro, la stanchezza logica dopo la scalata dell’Annapurna.Carlos Soria è l’alpinista più anziano ad aver raggiunto la vetta dell’Annapurna (a 77 anni), un Ottomila noto per essere il più pericoloso a causa dell’elevato rischio di valanghe a cui vanno incontro coloro che lo scalano. Come spiega sempre Carlos, la vetta di una montagna si raggiunge solo quando si torna al campo base. Ce lo ha spiegato così nella conversazione che abbiamo avuto con lui poco prima della partenza: “Quando torni al campo base, è allora che hai davvero raggiunto i tuoi obiettivi. In vetta, ho voglia di tornare indietro perché la discesa è altrettanto pericolosa, se non di più, della salita”. […].
Carlos Soria partì per il Nepal il 24 febbraio 2016, quando era ancora inverno. Dopo essersi acclimatato per due settimane nella valle del Khumbu, il 16 marzo si è sistemato al campo base dell’Annapurna, una montagna che aveva già tentato di scalare in altre due occasioni, nel 2012 e nel 2015. Il violento terremoto che ha colpito il Nepal nel 2015 li ha costretti ad abbandonare il tentativo. Carlos ci ha trasmesso i suoi sentimenti: “Vogliamo davvero scalare l’Annapurna, ma vogliamo anche vivere”.
Una settimana dopo il suo arrivo al campo base, il 23 marzo 2016, aveva completato l’acclimatamento e ci aveva detto in un’altra conversazione che avevamo avuto che “ora siamo pronti a tentare la vetta“. Il maltempo (nessun’altra spedizione era riuscita finora in questa stagione) ha fatto sì che il tentativo finale venisse posticipato molto più a lungo del previsto.


Riguardo all’Annapurna, l’Ottomila considerato il più pericoloso, Carlos ci aveva detto prima di partire: “L’unica cosa che mi preoccupa sono le valanghe. Non c’è altro sull’Annapurna e sulla maggior parte delle montagne. Non ho paura di nient’altro, sono preparato e abbiamo sempre più aiuti tecnologici per scoprire com’è il meteo e questo aiuta molto. Il pericolo sull’Annapurna sono le valanghe di seracchi, che sono difficili da prevedere. Per le valanghe di neve sai che devi aspettare dopo una nevicata perché possono succedere, ma una valanga di seracchi può verificarsi in qualsiasi momento: di giorno, di notte, con freddo o caldo“.
Il 18 maggio 2014, all’età di 75 anni, Carlos Soria aveva scalato la vetta del Kangchenjunga. In autunno si era recato sull’Ama Dablam 6812 m ed era arrivato in cima il 4 novembre.
L’alpinista veterano ha quindi all’attivo la scalata di 12 Ottomila, tra cui l’Annapurna. Dopo averci provato nel 2012 e nel 2015, è stato solo alla terza volta che la montagna gli ha permesso di raggiungere la vetta. Ora, se riuscisse a scalare il Dhaulagiri in questa stagione 2016, gli basterebbe lo Shisha Pangma per completare la leggendaria lista delle 14 montagne più alte del pianeta (e questo non successe, NdR).
Inoltre, Carlos Soria è l’unico alpinista ad aver scalato 11 montagne oltre gli 8.000 metri dopo aver compiuto 60 anni, ed è la persona più anziana della storia ad aver scalato con successo il K2 (65 anni), il Broad Peak (68 anni), il Makalu (69 anni), il Gasherbrum I (70 anni), il Manaslu (71 anni), il Lhotse (72 anni), il Kanchenjunga (75 anni) e l’Annapurna (77 anni).
In ogni caso, la cosa importante di Carlos Soria non è la sua longevità sportiva (ha iniziato ad arrampicare a 14 anni e da allora è stato molto attivo), né il record mondiale che stabilirà se completerà i quattordici Ottomila a più di 77 anni (record che ci vorranno molti anni per ripetere). Ciò che conta di Carlos Soria sono i valori che rappresenta: è possibile vivere i propri sogni a prescindere dall’età. A quasi ottant’anni, Carlos Soria continua a vivere intensamente il sogno che coltivava da bambino: fare l’alpinista.
Carlos Soria raggiunge il Campo 4 a 7100 m sull’Annapurna: è l’ultimo campo ad alta quota prima di raggiungere la vetta.
Aggiornamento
a cura della Redazione
Nel 2005 Carlos Soria ha scalato la vetta centrale dello Shisha Pangma, in Tibet. Tuttavia, questa vetta non viene considerata nel suo computo di Ottomila perché la sua altitudine è inferiore a quella della vetta principale della montagna (8027 m) e perché ci sono discrepanze sulla reale altitudine della vetta centrale (secondo varie fonti è stata misurata a 7999, 8008 e 8013 m).
Nell’ottobre 2013 ha tentato nuovamente l’ascensione della cima principale dello Shisha Pangma, ma ha dovuto abbandonare la scalata a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Nel 2018 gli è stata applicata una protesi al ginocchio, nel tentativo di porre fine ai problemi fisici che accusava, soprattutto nelle discese. Con la protesi è salito sulla vetta del Lenin Peak 7134 m.
Nel maggio 2021 è partito per raggiungere il Dhaulagiri. Ha dovuto rinunciare a causa del coronavirus e del maltempo. A settembre ha tentato di nuovo, ma questa volta ha dovuto rinunciare a causa dei suoi problemi al ginocchio. Nel 2023 ha tentato di nuovo di raggiungere la vetta del Dhaulagiri. Quella volta portò con sé le ceneri dell’amico Salvador Rivas Martínez. Una caduta gli impedì di proseguire.
Dopo aver annunciato a novembre 2024 che sarebbe andato al Manaslu per tentare la cima d’inverno, a fine gennaio si è invece fatto fotografare in vetta all’Aconcagua 6962 m. Cambiano gli obiettivi e sicuramente l’impegno richiesto, ma Carlos Soria non perde la voglia di alta quota. Questo perché stava per varcare la soglia degli 86 anni (il 5 febbraio 2025), dunque voleva celebrare la ricorrenza nel modo a lui più caro: su una grande montagna.
Lo spagnolo ha corredato l’ascensione con un video, un post e un breve messaggio: “Siamo appena arrivati al Campo III dopo una lunga giornata. A mezzogiorno abbiamo raggiunto il punto più alto d’America, i 6962 metri della cima dell’Aconcagua. Con gli anni e le operazioni ho perso mobilità ed equilibrio, ma non ho perso niente in quanto a voglia di vivere e continuare a salire le montagne, quella è rimasta intatta. Con la testa in bolla e facendolo bene. Eccomi qui, amici”.
Cio che colisce di molte persone anziane, per non dire dei vecchi, è la “fissità” delle idee, o, per meglio dire, la difficoltà che incontrano a farle entrare in discussione con i loro interlocutori. Accade in tv anche a persone autorevoli: ad obiezioni marginali ribattono riproponendo le loro tesi, come non avessero più il tempo di rimodulare un concetto, il tempo di ripensare; insomma ansimano dietro al tempo che fugge.
L’esito è patetico, perchè sembra che non capiscano. Ma forse è proprio così: la saggezza forse antro non è che un indurimento delle arterie, una difficoltà fisiologica.
Nell’ostentazione di vitalità di questo vegliardo c’è qualcosa di analogo ad un caso italiano, dove un signore altrettanto vecchio ostentata la compagnia di giovani donne.
Nel secondo caso la pruderie moralistica e la disapprovazione politica scrivevano pagine e pagine di giornali.
In questo caso le domande sui suoi compagni di cordata diventano legittime: erano tutti coetanei?
Altrimenti il tutto pare un poco la solita baracconata
Raggiunge la vetta con l’amico Mikel Sherpa….
Lo Sherpa è una guida alpina che si fa pagare per accompagnare i clienti sulle cime dell’Himalaya!
Esattamente come hanno fatto e continuano a fare molti “alpinisti” che poi manco dicono che sono saliti con la guida al loro ritorno.
Di Soria meraviglierà l’età (e quello scritto nei commenti precedenti) ma anche il fatto che non dichiari che il suo è un “alpinismo ” CON GUIDA.