Alla natura si comanda ubbidendole

(Venezia-Monte Bianco in meno di 48 ore)
di Aron Lazzaro

Riprendo questa massima di Francesco Bacone a seguito di quanto tristemente è accaduto sulla Regina delle Dolomiti. Volevamo festeggiare il compimento di un sogno che abbiamo concretizzato tre settimane fa, ma ovviamente non è possibile con questo peso nel cuore. È vero anche che chi vuole affrontare e vivere in determinati habitat deve mettere in conto tutto, gioie, bellezze ma anche rischi e imprevisti in un continuo e veloce mutamento della natura.

Non a caso durante lo svolgimento della nostra impresa abbiamo riflettuto tanto sulle nostre capacità, le forze interiori e sugli aspetti anche dei fattori “esterni“.
Nella Venezia-Marmolada invernale (bici e skialp) avevamo affrontato un freddo e venti pungenti, ora è stato esattamente l’opposto, per assurdo il grande caldo.

In partenza a Venezia

Il viaggiare in bici ti immerge in un mondo completamente diverso da quello frenetico e veloce dell’andare in auto. Suoni, profumi, colori permeano completamente in questa magica osmosi e ti regalano incredibili emozioni.

Sabato 30 giugno 2022 alle 8 di mattina, siamo partiti da Venezia in bicicletta per raggiungere la vetta del Monte Bianco, e il tutto con l’obiettivo delle 48 ore. Dalla città più bella del mondo alla vetta d’Europa.

Pur essendoci preparati in ogni dettaglio e allenati più che potevamo per affrontare ogni condizione, non sono mancate sorprese e difficoltà. Innanzitutto il grande caldo che abbiamo trovato già nella mattinata con punte di 40 gradi su asfalto, lungo tutta la Pianura Padana.

A proposito di pianura, le città principali che abbiamo raggiunto durante l’attraversata sono state in ordine: Venezia, Monselice, Este, Montagnana, Cerea, Mantova, Pavia, Ivrea, Aosta ed infine in salita Courmayeur.

Fondamentali sono state le brevi pause per reidratarci e integrare nutrimento, inserendo anche brevi intervalli di riposo.

Siamo cosi riusciti a percorrere ininterrottamente 542 km arrivando fino alla Val Veny, ai piedi del Monte Bianco, dove poi abbiamo fatto cambio assetto per la salita sulla via Italiana del rifugio Gonella, certamente non la più semplice ma la più diretta per quello che volevamo fare. 

Nel risalire il ghiacciaio durante la notte, è stato complicato individuare alcuni passaggi chiave per oltrepassare impressionanti crepacciate e questo ci ha fatto perdere parecchio tempo.

L’entusiasmo e la tanta volontà ci hanno fatto dimenticare le fatiche che a poche ore dalla cima sono state premiate dai colori pazzeschi di un’alba mozzafiato su creste nevose davvero suggestive e panoramiche.

Sulla sommità della Petite Bosse

Siamo così arrivati, con 48 ore e 17 minuti alla sommità della Petite Bosse 4547 m, stoppando l’orologio a soli 250 metri dalla cima, e qui ci siamo fermati, una decisione veloce e senza malincuore perché eravamo in ritardo di oltre mezz’ora per le tempistiche del Bianco e prima di tutto avevamo in testa la nostra sicurezza.

Con il caldo anomalo di queste settimane non volevamo assolutamente rischiare durante il lungo rientro tra le insidie del ghiacciaio. La discesa infatti sul rifugio Gonella si svolge in un ambiente glaciale che con le alte temperature della mezza giornata è davvero pericoloso: meglio anticipare!

E’ vero, il traguardo è stato solo quasi raggiunto, dopo 570 km totali e un dislivello positivo di oltre 5600 metri: potevamo tranquillamente raggiungere la cima che era li ad un soffio, ma abbiamo fatto la scelta migliore, perché ci sono regole non dette, intime tra la montagna e colui che vuole salirla, ed è fondamentale saperle ascoltare perché la cosa più importante è tornare a casa e poter raccontare le emozioni vissute.

Volevamo dare un forte messaggio “green”, sulla possibilità di fare cose impensabili senza utilizzo di automezzi; partire ammirando l’alba dalla nostra città (Belluno) e facendo poi lo stesso sul massiccio del Bianco, in nemmeno 48 ore di percorrenza fatta interamente con la bici muscolare e poi a piedi. Una scommessa, un incredibile sogno sportivo, la voglia di trasmettere energia positiva e il desiderio di testimoniare in particolar modo in questo periodo difficile per tutti che, con la tenacia, volontà e soprattutto con un lavoro di squadra, ogni traguardo può diventare possibile, proponendo un qualcosa che va oltre le competizioni agonistiche.

Alle prossime avventure! Ringraziamo per il supporto i nostri sponsor e gli amici che ci hanno sostenuto.

Aron Lazzaro 348-2551123 (insta: aron.mountainlover / FB: Aron Lazzaro)
Enrico Triches 347-8417112 (insta: enry_trichi / FB: Enrico Triches)

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1 Comments

  1. says: Carlo Crovella

    Bella la frase del titolo: sintetizza cosa intendo io per “andare in montagna con la testa sul collo”.

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