Scopriamo insieme a chi e cosa servono i bastoncini da trekking e come è meglio orientarsi nel loro acquisto.
Bastoncini da trekking, uno strumento per principianti?
di Gabriella Feronia
(pubblicato su gentechevainmontagna.it il 21 settembre 2023)
Ci sono componenti dell’attrezzatura da escursionismo su cui ci si trova d’accordo sostanzialmente all’unanimità. Un esempio tra tutti? Scarpe e scarponi da trekking (sul no alle ciabatte o alle scarpe a suola liscia siamo tutti concordi, giusto?). Altro esempio può essere rappresentato dal guscio impermeabile, che ingombra e pesa poco nello zaino, e può tornare utile contro vento e pioggia. E poi ci sono loro: i bastoncini da trekking. Amati dagli uni, odiati dagli altri, considerati spesso uno strumento scomodo, ingombrante e adatto solo a principianti. È davvero così?
Bastoncini da trekking, a chi e cosa servono
Il nome “bastoncini da trekking” rimanda all’idea del bastone, elemento ligneo che nella tradizione bucolica montana siamo portati ad associare alla figura del pastore, che brandisce il suo ramo per guidare il gregge, allontanare eventuali animali quali cani randagi o lupi, o semplicemente vi si appoggia per scaricare il peso del corpo durante una sosta. Iniziamo col dire che, per apprezzarli, è bene allontanarsi da tale associazione mentale. Tolto di mezzo il pastore, troviamo un’altra immagine che può comportare una sottostima della loro utilità: il bastone da passeggio. I bastoncini da trekking nascono per facilitare la progressione degli escursionisti lungo i sentieri.
Espressione semplice e di impatto che chiarisce in poche parole a cosa servano, si ritrova sul sito del brand Salomon: “i bastoncini ti trasformano in un quadrupede, consentendo di distribuire il peso su ben quattro punti diversi”. Avanzare “come un quadrupede” consente di scaricare il peso corporeo (e dello zaino che eventualmente si ha in spalla) su braccia e gambe, evitando di sovraccaricare le ginocchia. E non finisce qui.
Sia in salita che in discesa, i bastoncini aiutano a mantenere la postura eretta, dunque a mantenerci in equilibrio su un terreno irregolare. In salita consentono di darsi una bella spinta nella progressione. E dove possibile, in funzione del tipo di terreno, agevolano la discesa in velocità. A differenza di quanto avviene avanzando soltanto sulle gambe, permettono inoltre di allenare sia i muscoli della parte inferiore che superiore. Tutto questo a patto che vengano utilizzati in maniera corretta!
Aggiungiamo un ulteriore particolare: il movimento svolto dalle braccia durante la camminata (vedremo a breve come sia corretto svolgerlo), favorisce una migliore respirazione e conseguente ossigenazione. Pertanto si conservano più a lungo le energie, in parole povere ci vuole più tempo per sentirsi stanchi!
Ipotizziamo poi di dover affrontare un guado: decisamente avere un paio di bastoncini da utilizzare come appoggio in fase di attraversamento di un corso d’acqua può rivelarsi di grande aiuto. Infine, i bastoncini possono tornare utili in caso di emergenza, trasformandosi all’occorrenza in stecche per il bendaggio di un arto a seguito di una frattura, o per costruire una barella.
Il vasto mercato dei bastoncini
Nell’acquisto dei bastoncini da trekking la regola fondamentale è prendersi il giusto tempo per effettuare una scelta di cui non pentirci. Sul mercato troviamo infatti svariate tipologie di bastoncini.
Esistono in primo luogo modelli fissi e modelli telescopici. Per il trekking è opportuno orientarsi sulla seconda tipologia. Vediamo perché. I bastoncini fissi sono solitamente usati per lo sci, gli sport invernali e per il nordic walking. Si compongono di un unico elemento, il che li rende più robusti rispetto ai telescopici, che si compongono invece di 2 o 3 parti assemblate tra loro. Garantiscono una minore vibrazione da impatto col terreno rispetto ai secondi ma presentano una caratteristica assolutamente sconveniente per il trekking: non sono regolabili in altezza. Possibilità offerta dai telescopici, che presentano anche un altro vantaggio rispetto ai fissi: sono più comodi.
Immaginiamo di essere impegnati in un trekking e di dover utilizzare le mani per affrontare dei passaggi su roccia. I bastoncini fissi risulterebbero di ingombro. I telescopici consentono di essere rapidamente smontati, ripiegati e agganciati allo zaino. O anche riposti nello zaino stesso, nel caso dei modelli a 3 pezzi. Vantaggio molto importante per chi pratica alpinismo, e dunque utilizza i bastoncini da trekking in fase di avvicinamento, in quanto potendoli riporre nello zaino si evita che possano agganciarsi a rocce o ghiaccio mentre si avanza con piccozza e ramponi.
In termini di materiale, la maggioranza dei modelli in commercio è realizzata in alluminio o fibra di carbonio, con una punta metallica, generalmente in tungsteno. I bastoncini in carbonio risultano più leggeri di quelli in alluminio, ma al contempo sono più fragili (e anche più costosi). Bastoncini leggeri sono perfetti per chi pratichi trail running ma per il trekking è bene orientarsi su modelli meno fragili, dunque in alluminio.
Altro elemento importante su cui riflettere nella nostra scelta di acquisto è l’impugnatura, che può essere in spugna, sughero o gomma. La domanda da porsi in questo caso è: in che stagione prevedo di usare i miei bastoncini? Per un utilizzo prevalentemente estivo si consiglia di puntare su spugna e sughero, materiali in grado di assorbire meglio il sudore rispetto alla gomma (che può anche determinare irritazioni). In inverno risultano invece più performanti le impugnature in sughero e gomma, in quanto termoisolanti.
L’impugnatura è dotata di un laccio che consente di agganciare il bastoncino al polso. Su terreni sconnessi, dove vi sia maggior rischio di caduta, si consiglia di togliere il laccio dal polso. Nel caso in cui la punta del bastoncino dovesse incastrarsi tra le rocce, si rischierebbe infatti la rottura del polso stesso.
Come usarli correttamente
Regola base per usare i bastoncini da trekking è muoversi con naturalezza. Mentre camminiamo siamo spontaneamente portati a muovere braccia e gambe in maniera alternata (braccio destro avanti – gamba sinistra avanti; braccio sinistro avanti – gamba destra avanti). Questo è ciò che bisogna fare anche con i bastoncini.
Prima di incamminarsi, i bastoncini telescopici vanno regolati sulla base della propria altezza. Come? Ci si posiziona in piedi su terreno pianeggiante, si impugna il bastoncino e se ne regola la lunghezza assicurando di avere l’avambraccio parallelo al suolo e il braccio perpendicolare al suolo (con un angolo di 90° a livello dell’articolazione del gomito). La lunghezza così determinata risulterà idonea per affrontare percorsi in piano o salite moderate. Su salite più ripide sarebbe buona norma accorciarli un po’ (5-10 cm). Al contrario in discesa andrebbero leggermente allungati.
I bastoncini vengono spesso venduti insieme ad alcuni accessori: le rondelle e i tappini di gomma. Le rondelle possono essere di due tipi, più piccole per il trekking estivo (per non sprofondare con la punta nei ghiaioni), più grandi per quello invernale (per galleggiare sulla neve). I tappini in gomma servono semplicemente a coprire le punte quando è il momento di riporre i bastoncini.
N.B. Abbiamo usato il plurale in quanto i bastoncini vanno sempre usati in coppia!
Il commento
di Carlo Crovella
Quando mi viene domandato perché ritengo che l’approccio sportivo sia la causa del consumismo che sta rovinando la montagna, faccio notare che tale approccio mordi è fuggi si incentra solo sul momento adrenalinico del divertimento sportivo, tralasciando completamente quel lento apprendimento della montagna dove il divertimento, prima, si deve conquistare.
Oggi si pretende di presentarsi alla partenza di un itinerario (ma anche alla base di una falesia o all’inizio di una discesa sciistica) come se si fosse in un parco cittadino dove, appena parcheggiata l’auto, di parte per una corsettina. Questo è l’approccio “sportivo” cui mi riferisco io.
Una delle conseguenze, forse la più dannosa, dell’approccio sportivo è l’arrivo in montagna di torme di “sportivi”. I numeri umani da soli sono devastanti, spesso tale devastazione è accresciuta dalla scarsa (o nulla) qualità etica che, normalmente, si sposa con chi ha un approccio sportivo. Lo sportivo, nel senso che intendo io, infatti deve “consumare” il momento adrenalinico, tutto e subito, e non ha remore, per cui alla fine consuma tutto: suolo, risorse, esige rifugi come hotel, impianti fino in alto, strade, spit, scalette per ferrate, pali e indicazioni a ogni dove.
La seconda conseguenza (che in realtà, in un cane che si morde la coda, è anche causa dell’approccio sportivo) è l’esigenza consumistica di disporre di attrezzatura la più varia e, spesso, inutile. Non sempre, ma spesso, o quanto meno ridondante. Il fatto che i consumatori di tale mercato non siano tanto svegli emerge da articoli dove si danno istruzioni come se i lettori fossero “legnosi” di cranio. Scrivere che “la regola base per usare i bastoncini da trekking è muoversi con naturalezza, alternando il movimento di braccia e gambe” mi pare che dia per scontato che i lettori sono dei completi sprovveduti. Ecco perché l’approccio sportivo riempie le montagne di gente che procura solo danni e fastidi.
Sul punto specifico, da circa 15 anni anche io uso dei bastoncini per le mie gite escursionistiche. Ma non vado a spendere soldi aggiuntivi per un attrezzo in più. Ho tirato fuori dalla cantina un vecchio paio di bastoncini da scialpinismo: robusti, non c’è il minimo rischio che si rompano e hanno la rotellona che dà equilibrio, specie in discesa. Nessun articolo fornirà mai una dritta così, né sui bastoncini né su altri attrezzi da montagna: i produttori non venderebbero più allo stesso ritmo consumistico degli ultimi 20-25 anni. E’ questo ritmo consumistico il principale nocciolo del cancro che sta uccidendo le montagne.
Sono pienamente d’accordo con il Sig. Crovella.
Inoltre i bastoncini servono per lo più a soggetti over 40 o con patologie. Oppure in caso di zaini davvero ma davvero pesanti.
Invece, ultimamente vedo ragazzini che zampettano con bastoncini e addirittura bambini! Nulla di più deleterio ….si perde la soggettiva proprocezione, utilissima soprattutto su terreni impervi.