di Paolo Crosa Lenz
(pubblicato su Lepontica n. 19, maggio 2022)
La lepre variabile è uno degli animali meno conosciuti sulle Alpi. È un animale straordinario: in estate è marrone come il sottobosco delle foreste alpine e in inverno è bianca come le neve.
I predatori non la vedono in estate e neanche in inverno. È sempre più rara perché il clima sta cambiando.
In Val d’Ossola, lo scorso febbraio 2022, una delle fototrappole utilizzate per il monitoraggio del lupo ha scattato un’immagine straordinaria: una lepre variabile nel suo bianco abito invernale che saltella su un tappeto di foglie marroni.
Una strategia evolutiva vincente, diventa perdente. Perché le lepri variabili sono sempre più rare sulle Alpi? Mi racconta l’amico Radames Bionda (tecnico faunistico delle Aree Protette dell’Ossola), che forse è l’uomo che più capisce di animali selvatici e gli vuole bene nella mia valle: “Uno dei motivi di questa rarefazione sembra sia dovuto proprio al suo mantello candido, perfetto per mimetizzarsi nella neve, ma problematico quando la neve sparisce. Gli effetti dello ‘sfasamento’ tra l’adozione di un abito estremamente mimetico e le condizioni ambientali sono stati studiati negli ultimi anni su una parente stretta americana della lepre variabile, la ‘snowshoe Ilare’ Lepus americanus.
La ricerca ha evidenziato che in inverni senza neve le snowshoes Ilare hanno dei tassi di sopravvivenza inferiori rispetto agli inverni con neve. Perché non riescono a sincronizzare la muta con la presenza di neve al suolo. Il periodo di muta del mantello è infatti regolato principalmente dal fotoperiodo e solo in misura minima da altre condizioni ambientali che agiscono su scala locale. Quindi, che ci sia la neve o meno, le lepri variabili diventano bianche e le volpi e le aquile le vedono e le predano più facilmente“.