Il guardiano del Gran Paradiso va in pensione
(dopo 40 anni cambia vita l’uomo che ha salvato stambecchi e sfidato il turismo di massa)
di Carlotta Rocci
(pubblicato su torino.corriere.it il 1° settembre 2025)
Bruno Bassano, direttore del Parco Nazionale Gran Paradiso da oggi è in pensione. Un cambio vita non facile per uno che ha vissuto a contatto con il primo parco nazionale italiano, 40 anni della sua vita lavorativa, gli ultimi quattro come direttore. L’incontro con l’area del Gran Paradiso è stato un colpo di fulmine, una carriera costruita con incarichi diversi, sempre orientati alla ricerca e alla tutela della fauna, anche con decisioni per certi versi impopolari, come quella di regolamentare il numero di veicoli sulla strada per il Nivolet.
Ci racconta la storia di questo colpo di fulmine?
«Era il 15 giugno del 1982. Quello è il giorno in cui ho incontrato Vittorio Peracino, l’allora veterinario del Parco e sono entrato per la prima volta nell’area. Fino a quel momento avevo immaginato il mio futuro in uno studio tradizionale a curare piccoli animali da compagnia ma ho scoperto un altro mondo e mi ha folgorato: esistevano animali che l’uomo non controllava e non curava direttamente, ma di cui si prendeva cura da lontano, preservando l’equilibrio del loro habitat. Però erano gli anni Ottanta, i Parchi erano pochi e posti disponibili ancora meno: per un po’ ho fatto ricerca all’università. Sono entrato ufficialmente nell’organico del parco nel 1999 come collaboratore tecnico».
E la ricerca non l’ha mai abbandonata
«Mai. I parchi sono laboratori naturali per studiare i cambiamenti ambientali. Quando ho diretto il servizio scientifico ho avviato collaborazioni con università italiane e straniere, dal Nord America alla Svizzera. Sullo stambecco, ad esempio, portiamo avanti uno studio da 25 anni e seguire gli animali per tutta la loro vita è un privilegio».

Com’è cambiato il Parco in 40 anni?
«Il cambiamento climatico e l’abbandono delle attività antropiche lo hanno trasformato. Sul versante piemontese la prateria è scomparsa con i pascoli, sostituita dal bosco e dall’arrivo di specie nuove come cinghiali, cervi e caprioli. E l’arrivo delle prede è tornato il lupo. Ma il riscaldamento globale porterà anche estinzioni nel giro di qualche decennio: negli ultimi 15 anni alcuni uccelli, farfalle e insetti si stanno spostando a quote più alte ma non per tutti sarà possibile adattarsi, l’allodola,per esempio vive nelle aree di prateria, se scompare è destinata a sparire anche lei».
E il turismo di massa in montagna?
«Non sono contrario alla frequentazione della montagna e dei sentieri del parco, ma deve essere rispettoso. La montagna non è un set da social né una pista da trail. Qualche giorno fa per esempio abbiamo dovuto far alzare gli elicotteri per cercare un cane portato in vetta dal padrone e poi caduto ( e i cani non sono ammessi nel parco): il volo degli elicotteri è un grosso elemento di disturbo per la fauna. Oggi i parchi sono spesso visti come leve di sviluppo locale, ma la loro missione resta la conservazione».
Sul Nivolet ha voluto porre un freno
«Ho seguito l’indicazione del presidente. Dopo 20 anni di chiusura domenicale, abbiamo impostato una campagna di monitoraggio estiva sugli impatti delle auto, in termini di inquinamento, emissioni sonore e investimenti stradali di tutte le specie, dai mammiferi agli insetti visto che gli impollinatori sono le prime vittime. I dati hanno dimostrato l’entità del disturbo e abbiamo introdotto un limite di 350 auto al giorno in agosto. Chi mi succederà analizzerà i dati definitivi, ma so già che saranno positivi».
Il suo più grande rimpianto in questi anni di lavoro?
«Non aver riportato la lince. Se ne parlava dagli anni ’70, ma il ritorno del lupo ha reso difficile l’introduzione di un altro carnivoro in un contesto dove ci sono attività di allevamento. Però il predatore del parco a inizio 900 non era il lupo ma la lince».
E il ricordo più forte?
«La cattura degli stambecchi in alta quota: le femmine vivono nei dirupi, un animale sedato con il miorilassante rischia di precipitare. Ricordo il timore iniziale e il sollievo quando li mettevamo in salvo. Momenti che mi commuovono ancora».
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Per la prima volta nella storia dell’Ente una donna ricopre il ruolo di vertice. Siglato un patto di collaborazione con il Parc de la Vanoise.
Sonia Calderola, la nuova direttrice
a cura della Redazione La Vallée notizie
(pubblicato su La Vallée notizie il 10 settembre 2025)
Per la prima volta nei 103 anni della sua storia, il Parco Nazionale del Gran Paradiso ha una direttrice donna. Si tratta di Sonia Calderola, veterinaria di 56 anni, che succede a Bruno Bassano, andato in pensione con la fine del mese di agosto. «E’ stata una sorpresa, farò tutto il possibile per essere all’altezza dell’incarico e della fiducia» ha commentato a caldo. Si tratta in realtà di una nomina di direttore “facente funzioni”. La nomina vera e propria, infatti, deve essere ufficializzata dal Ministero dell’Ambiente. In attesa però che a Roma si completi l’iter, l’Ente Parco ha proceduto in autonomia, in modo che l’importante figura del direttore non restasse vacante.
«È un lavoro che si fa in team e la collaborazione di tutti è fondamentale. – prosegue la neo direttrice – Raccolgo il testimone del dottor Bassano con umiltà, consapevole del suo contributo straordinario alla storia del Parco».
Sonia Calderola ha iniziato a lavorare per il Parco nel mese di luglio del 2022 nel servizio Biodiversità e Ricerca scientifica, dopo diversi anni alla Regione Veneto, dove è stata anche responsabile del progetto «Life Wolfalps». Aveva iniziato il suo percorso professionale nel 2000 all’osservatorio faunistico della Regione Piemonte. Di recente è stata coordinatrice del gruppo di lavoro incaricato dell’implementazione e attivazione del sistema sperimentale per la regolamentazione del traffico sulla strada del Nivolet. Aveva già lavorato per il Parco una ventina di anni fa con un incarico di ricerca.
Convenzione fino al 2032 con il Parc de la Vanoise Sabato scorso, 30 agosto, in occasione della Festa delle Alpi svoltasi al Colle del Moncenisio, è stata ufficialmente firmata la Convenzione di partenariato 2026-2032 tra il Parco del Gran Paradiso e il Parc National de la Vanoise.
L’appuntamento ha fatto da cornice alla rinnovata intesa tra le due aree protette. La nuova convenzione mira a rafforzare la collaborazione già storica tra i due parchi – gemellati sin dal 1972 – su tre assi principali: avvicinare persone e istituzioni, uniformare tecniche di gestione e promuovere un turismo di qualità e sostenibile. Per il Gran Paradiso le firme sono state apposte dal presidente Mauro Durbano e dal direttore uscente Bruno Bassano; per la Vanoise dai loro omologhi Rozenn Hars e Xavier Eudes.
Nei prossimi anni il partenariato promuoverà scambi scientifici più intensi, una comunicazione comune al pubblico, la collaborazione nell’ambito della ricerca scientifica e l’adesione congiunta a programmi europei, oltre a iniziative di educazione ambientale rivolte alle comunità locali e alle scuole. Il testo stabilisce inoltre l’istituzione di un comitato che monitorerà annualmente l’attuazione degli impegni.
Nella stessa occasione, Bruno Bassano ha ricevuto dal Parc National de la Vanoise la medaglia d’onore, come riconoscimento per la sua carriera e per il suo costante impegno nel rafforzare l’amicizia e la collaborazione tra le due aree protette, in concomitanza con il suo pensionamento. «Questo gesto simbolico sottolinea il valore umano e istituzionale del partenariato tra i due enti. – si legge in una nota del Parco del Gran Paradiso – La medaglia d’onore della Vanoise è conferita dal Consiglio di amministrazione del Parco, su proposta della presidenza, a personalità di spicco che si sono distinte per la conservazione della biodiversità ed hanno contribuito in modo significativo agli obiettivi delle aree protette».
Durante la Festa delle Alpi il Parco del Gran Paradiso ha inoltre allestito uno stand di rappresentanza che ha raccolto un grande interesse da parte dei visitatori: molte persone hanno potuto informarsi sulle attività del Parco, sui progetti transfrontalieri in corso e sulle opportunità di fruizione responsabile del territorio.
«La firma al Moncenisio e le iniziative congiunte previste nella convenzione rappresentano un passo concreto verso una gestione condivisa e coordinata di uno dei più vasti e importanti spazi naturali delle Alpi occidentali» conclude la nota.
Il commento
di Carlo Crovella
Bruno Bassano, “una vita dedicata al parco”, va in pensione e viene sostituito da Sonia Calderola. Una donna alla direzione del PNGP è una novità assoluta: non era mai accaduto in 103 anni di storia del parco.
Il passaggio del testimone è un’interessante occasione per ascoltare il racconto di una vita dedicata al parco (Bruno Bassano) e anche i propositi della nuova Direttrice, augurandole che sappia guidare l’ente verso i tre obiettivi della collaborazione con il confinante Parc National de la Vanoise.
A ben vedere questi tre obiettivi dovrebbero essere, in assoluto, gli obiettivi delle linee guida per ogni parco, riserva naturale e area protetta: avvicinare persone e istituzioni, uniformare tecniche di gestione e promuovere un turismo di qualità e sostenibile.




Auguri vivissimi alla nuova Direttrice!