Giovanni Segantini, il cercatore di luce

di Alessandra Longo
(pubblicato su verticales.it il 7 marzo 2022)

Le stelle brillano grazie all’oscurità. Così sembra essere anche per la vita di Giovanni Segantini (1858-1899), il pittore che nelle sue opere ha saputo catturare i giochi di luci delle Alpi. Carmine Abate ne ripercorre la vita in Il cercatore di luce (Mondadori 2021) attraverso una storia familiare che intreccia l’attualità con il passato.

Trasportati dalla trama del romanzo, ci troviamo immersi nella travagliata esperienza dell’artista segnata, fin dall’infanzia, da un’oscurità cupa: orfano, affidato alla sorellastra noncurante, riluttante al trasferimento nella realtà cittadina, catapultato in disavventure troppo pesanti per un bambino: dal tentativo di fuga in Francia, alla convivenza con un senzatetto ex garibaldino fino alla detenzione in riformatorio.

C’è sempre un istante in cui il talento, se ce l’hai, si svela e ti cambia la vita. Bisogna solo saper aspettare (p.56).

La svolta è l’incontro con l’arte che fa brillare quella luce che in Giovanni era rimasta offuscata dai dolori della vita. L’autore ci porta alla scoperta dell’evoluzione dell’artista grazie al protagonista Carlo, un ragazzo che a partire da un quadro di Segantini donato al nonno, intreccia ricordi famigliari, luoghi, vicende in una storia di crescita personale.

Il talento va rafforzato con gli studi, con la fatica. Nessuno nasce imparato. E anche io […] dovevo fare la mia parte […] altrimenti sarei rimasto uno sperto incompiuto, praticamente un ciuccio presuntuoso, che crede di sapere le cose e non sa uno zero spaccato di nulla (p. 72).

Spronato dalla Moma, la nonna amorevole e al tempo stesso implacabile nel suo giudizio, Carlo ripercorre le ardue vicissitudini di Segantini i cui tormenti sono placati da due grandi presenze: la donna amata per tutta la vita, Bice Bugatti, e la Natura omaggiata sulla tela.

Mentre dipinge dimentica i problemi prosaici, i debiti, le malelingue, gli invidiosi e i detrattori che lo criticano, la mancanza di documenti, le tasse, le minacce dei poliziotti , le richieste di soldi […] Dimentica tutto ed entra nel corpo delle sue figure e di madre natura, le ricrea e le fa rinascere ogni volta con sfumature diverse, più gioiose e più universali (p. 241).

A sinistra la montagna di Giovanni Segantini, a destra panorama della Valle Stretta (To).

Il cercatore di luce è un romanzo coinvolgente, capace di far dialogare presente e passato in una costruzione narrativa agile e piacevole: 344 pagine, gustate in due giorni di lettura… in montagna ovviamente.

Se sei appassionato di montagna, ti consiglio questo libro perché:
– guarderai con occhi nuovi le vette di Arco di Trento e dell’Engadina (Canton Grigioni, Svizzera). Se non ci sei mai stato, googlando le opere di Segantini ti verrà voglia di una gita;

– il protagonista si trova ad opporsi alla costruzione di un tratto autostradale non per ostinata contrarietà al progresso, ma per ragionevole volontà di salvaguardia dell’ambiente: se frequenti le Valli alpine riconoscerei in questo episodio tante proteste contro dighe, viadotti, ferrovie;

– selfie a profusione? Nelle tue prossime escursioni segui la via tracciata da Segantini. Guarda lontano, ama il paesaggio e lascia che il tuo ego si dimentichi di tutti gli affanni che si porta dietro.

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