La Francigena del Sud

Una guida racconta il tratto poco noto e da finire di attrezzare che porta i camminatori da Roma a Santa Maria di Leuca. Un work in progress che ha coinvolto tutte le comunità locali.

La Francigena del Sud
(cuore di un’Italia bella e sconosciuta)
di Lorenza Cerbini
(pubblicato su corriere.it/bello-italia il 29 giugno 2022)

Può capitare di incontrare dei pastori con i loro greggi e di condividere con loro il cibo. Un’esperienza insolita per il 99,9 per cento delle persone, ma non per Angelofabio Attolico dal 2018 responsabile tecnico (e per lo sviluppo) della via Francigena del Sud quel tratto che da Roma arriva sino a Santa Maria di Leuca, punta estrema dell’Italia, oltre il mare qualche centinaio di km più avanti ci sono Albania, Grecia e Cipro. Visto sulla cartina geografica il tragitto appare lungo, ma nella realtà «è poco più del tratto francese del Cammino di Santiago», dice Attolico che con Claudio Focarazzo Lorenzo Lozito ha firmato la guida «La via Francigena nel Sud» (edizioni Terre di Mezzo) con sottotitolo «930 km a piedi tra Lazio, Campania, Basilicata e Puglia».

Di fatto, il tragitto oltre che a piedi si può anche percorrere in Mtb (ma non in gravel o bici da corsa) e non è detto che si debba fare tutto in una volta. Gli autori lo consigliano anche diviso in sezioni adatte a chi ha poco tempo (un weekend), a chi ne ha un poco di più (una settimana), a chi voglia trascorrere camminando le ferie (15 giorni). Chi ha voglia di compiere l’intera impresa deve mettere in conto un tempo medio di «40-45 giorni». Una l’esperienza, tre le motivazioni: «paesaggi fantastici e poco conosciuti, un patrimonio culturale fatto di castelli e chiese, l’incontro con le comunità locali» e anche con i pastori che da qualche tempo sono tornati su quei «tratturi» che attraversando Molise, Basilicata e Campania fungevano da autostrade per le greggi in direzione del mare in occasione dell’annuale transumanza.

Tra feste e tratturi
Da Roma a Santa Maria di Leuca, la Francigena del Sud è un «work in progress» che appassiona le Associazioni locali che da tempo lavorano al progetto, le comunità cittadine che sanno accogliere i viandanti creando vere feste. Attolico si è ritrovato al centro di una di queste in occasione della «Road to Rome 2021, Start Again!» (evento europeo da Canterbury fino a Santa Maria di Leuca). Giunto con gli altri camminatori europei nel comune di Buonalbergo (già il nome fa pensare ad un luogo aulico di accoglienza, la cittadina si trova collocata nelle vallate del Miscano dove passano il tratturo Pescasseroli-Candela e la via Traiana) si è trovato di fronte ad una delegazione di Sindaci con tanto di fascia tricolore e un buffet da cerimonia nuziale. Un’accoglienza, insomma, da re.

Un lavoro da completare
La via Francigena del Sud non è ancora del tutto segnalata (sigla VF o mattonella del pellegrino), «ma il percorso sarà completato di segnaletica entro la fine di quest’anno» e aiuterà a scoprire un’Italia fino ad oggi considerate limitrofa, paesaggi interni dell’Appennino fino a quel mare del Salento da cartolina. «Causa pandemia, questo è il primo anno che possiamo davvero quantificare le presenze in crescita del 30% ogni stagione», dice Attolico. Per il calcolo sarà utile uno strumento come il Testimonium, la pergamena che attesta il compimento del pellegrinaggio. Si potrà ritirare a Santa Maria di Leuca (nel santuario di Santa Maria de Finibus Terrae); a Monte Sant’Angelo (Sacro speco della basilica di San Michele Arcangelo) e a Brindisi (Accademia degli Erranti). «A Santa Maria di Leuca e a Brindisi è necessario avvisare del proprio arrivo con almeno un paio di giorni di anticipo. Per chi decide invece di raggiungere Roma, partendo da sud, è possibile «ritirare il Testimonium presso gli Uffici della Sagrestia della basilica di San Pietro, oppure all’Opera romana pellegrinaggi».

Indotto e accoglienza
Il cammino è anche un mezzo per generare un po’ di business. «Il viandante medio ha dai 30 ai 60 anni e livello di istruzione medio alto», dice Attolico. «Dorme nei B&B, negli hotel, negli istituti religiosi o nelle masserie da tempo organizzate per l’accoglienza e adesso stanno sorgendo anche ostelli pensati come luoghi di socializzazione perché chi cammina ha spesso anche voglia di comunicare e incontrare altre persone con cui condividere l’esperienza».
Il percorso presenta qualche difficoltà dovuta alla geologia del territorio. «Si attraversa Roma, si accede alle catacombe di San Callisto e ha inizio la Via Appia Antica, la Regina Viarum, che conserva in parte il basolato originario. Negli ultimi chilometri di questa prima tappa si sale verso Castel Gandolfo, cuore dei Castelli Romani, a 434 m sul livello del mare». Si scende verso Velletri, e quindi si sale verso Cori con arrivo al tempio di Ercole e vista panoramica mozzafiato sulla pianura Pontina. Sermoneta, il parco archeologico romano di Norba (distrutta da Silla durante la Guerra civile), la moderna Norma, le abbazie di Valvisciolo Fossanova (vi dimorò san Tommaso d’Aquino che vi trascorse i suoi ultimi giorni), si passa Terracina, Sonnino, Alife (ai piedi del massiccio del Matese, nella fertile valle del fiume Volturno), la capoluogo Benevento, quindi si prosegue con l’impegnativa e lunga tappa che conduce a Celle di San Vito. Si arriva in Puglia e, attenzione, lì c’è il Tavoliere e in quella pianura granaio d’Italia fa un caldo boia, «meglio evitarlo in piena estate». Il Sud è ricco di sole, il cammino si presta per essere svolto anche nei mesi di tardo autunno e i gruppi «anche di dieci persone con guida ambientale» sono benvenuti.

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