L’isola di Redonda, l’ultimo miracolo della natura

Ridotta a un ammasso di rocce brulle e con molte malattie portate dai topi, era stata abbandonata dagli uomini nel 2016. Poi, grazie all’impegno degli ambientalisti, la derattizzazione e il trasbordo delle capre sulla terraferma. A distanza di quattro anni l’isola è rinata. Ecco come ci sono riusciti.

L’isola di Redonda, l’ultimo miracolo della natura
di Daniele Mastrogiacomo
(pubblicato su lastampa.it il 20 aprile 2021)

L’ultimo miracolo della natura si chiama Redonda. E’ un isolotto, il terzo dell’atollo di Antigua e Barbuda, nel mar dei Caraibi. Per secoli è stato l’Eden degli uccelli che qui venivano a nidificare ed era una delle soste nelle migrazioni. Era ricoperta di verde, con piante e fiori e un manto di muschio che la rendeva solida e rigogliosa. Non aveva spiagge, baie, era praticamente disabitata. Comunque, un paradiso. Poi, circa 300 anni fa, sono arrivati i primi coloni che si sono messi ad allevare delle capre che con il tempo, quando l’isola si è di nuovo svuotata, sono cresciute di numero diventando selvatiche. Non avendo altro da mangiare hanno iniziato a brucare tutto quello che trovavano trasformando il manto erboso in un terreno brullo e pieno di rocce. Il peggio è stato quando Redonda ha attirato i raccoglitori del guano che da metà del 1850 era richiesto come ottimo fertilizzante. Sono arrivati anche i topi, grossi ratti neri molto voraci. Si sono moltiplicati e cercando anche loro cibo si sono accaniti sui serpenti e sulle uova che scovavano nei nidi degli uccelli. I ratti hanno portato malattie, sporcizia e la vita sull’isola è diventata impossibile. C’è stata una nuova migrazione e Redonda è stata abbandonata a sé stessa fino al 2016. Le capre e i ratti l’hanno ridotta a un pugno di rocce spoglie, il terreno ha iniziato a sbriciolarsi e l’erosione ha provocato frane e smottamenti. Rischiava di sparire oltre ad essere un focolaio di infezioni.

Redonda

Diversi gruppi ambientalisti hanno deciso di recuperarla. Sono riusciti a coinvolgere le associazioni internazionali, hanno ottenuto dei fondi di altri Stati ed ex colonie dei Caraibi, hanno progettato un intervento. Un paio di settimane fa, racconta la BBC, gli scienziati dell’Environmental Awareness Group (EAG) sono tornati. “E’ stato un momento emozionante” – ricorda Shanna Challenger – “Il contrasto era netto dalla prima volta che avevo visto l’isola. Quando l’elicottero si è avvicinato ho notato il verde che ricopriva il terreno un tempo brullo e scuro e mi sono resa conto che la natura aveva vinto. La superficie era piena di alberi e piante nuove di zecca. Non solo era ricresciuto il manto erboso che rendeva finalmente compatto il terreno. Era anche rigoglioso. Era tornata la vita“. Non è stato facile compiere questo miracolo. Le capre, timide e solitarie, non erano abituate al contatto con gli uomini. Fuggivano e si arrampicavano sul ciglio delle scogliere a strapiombo. A fatica sono state catturate e trasferite sulla terraferma con gli elicotteri. I contadini erano felici di prenderle in consegna: avrebbero pulito i campi incolti anche nelle zone più aride. La caccia ai topi è stata una vera battaglia. “Abbiamo dovuto mettere migliaia di esche, in ogni buco, fessura, anfratto” – racconta la Challenger – “Per snidare i più furbi siamo ricorsi al burro di arachidi e al cioccolato. Erano esche particolari: adorate dai roditori ma sgradevoli per gli uccelli che infatti le ignoravano“.


Per farlo le trappole sono state lanciate dagli elicotteri con le squadre di alpinisti che si sono calati nelle piccole grotte scovando le colonie più numerose. Solo nel luglio del 2018 Redonda è stata dichiarata libera dai topi e dalle capre. Il cambiamento è stato immediato. Sono tornati gli uccelli, si sono riprodotti, hanno nidificato; così come le lucertole, nere, verdi, marroni. Con la vegetazione sono apparsi gli insetti che le hanno sfamate. Insomma, la natura ha trionfato. Ha fatto il suo corso, ha impostato il vecchio equilibrio di fauna e flora. Oggi Redonda è spettacolare. Sarà il nuovo parco naturale dei Caraibi.

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