I livelli dei nostri fiumi sono ai minimi da anni e da uno studio dell’osservatorio sulle risorse idriche arriva un allarme siccità.
L’Italia è sull’orlo della ‘sete endemica’
a cura della Redazione di AGI
(pubblicato in agi.it il 26 febbraio 2022)
“Non siamo soliti lanciare inutili allarmismi ed è vero che c’è ancora tempo, seppur sempre meno, per recuperare il deficit idrico in ampie zone d’Italia, ma è altrettanto vero che lo stato di siccità conclamata si sta registrando lungo la Penisola, in maniera diversificata, da circa un anno, facendo seguito ad un 2020 già particolarmente arido. Ciò ci fa ritenere che la sofferenza idrica stia diventando un fattore endemico lungo la Penisola”: ad evidenziarlo è Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio, commentando i dati del report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.
Paradossalmente, i dati più eclatanti arrivano dall’Emilia Romagna, dove gli eventi meteo, registrati nella parte occidentale e che hanno ristorato la situazione fluviale complessiva, “mostrano però tutta la gravità della situazione: nella zona montana – spiega l’Anbi – tra i fiumi Parma e Trebbia, in 7 giorni sono caduti circa 15 millimetri di pioggia, che portano a mm 87, la ‘cumulata’ da inizio d’anno; l’anno scorso, nello stesso periodo, erano però stati mm 295. Non solo: la pioggia è sempre più localizzata: a parte 20 millimetri circa d’acqua, caduti in pianura tra il Parma ed il Tidone, nulla o quasi si è registrato nel resto della regione”.
Non va meglio al nord Italia dove, tra i grandi laghi, solo il Garda è stabilmente sopra la media del periodo, mentre gli altri invasi hanno percentuali di riempimento addirittura dimezzate rispetto a quanto registrato in estati siccitose.
In Val d’Aosta le piogge sono state minime, ma sorprendentemente la portata della Dora Baltea è in crescita a testimonianza probabilmente del già iniziato scioglimento dello scarso manto nevoso, provocato da un clima straordinariamente mite.
Negli scorsi 7 giorni, le precipitazioni sono state praticamente nulle in Piemonte, Veneto e Lombardia, dove le riserve idriche si allontanano sempre più dalla media storica.
Ne consegue che i livelli di quasi tutti i fiumi, Po compreso, continuano a calare o si confermano su valori molto bassi e che quasi sempre sanciscono record negativi. Si accentua la sofferenza idrica anche in Centro Italia, ben rappresentata dal calo di portata su tutti i fiumi della Toscana.
Nella regione, sottolinea Anbi, il deficit medio di pioggia si aggira intorno al 40%, ma nei bacini dei fiumi Ombrone e Fiora, così come nelle zone costiere ed insulari, nonché nella porzione settentrionale della Valdarno, lo scarto negativo fluttua tra -50% e -70%; nella città di Firenze, tale scarto segna -63% circa rispetto al 2021 e -52% rispetto alla media (Fonte: Sir- Servizio idrologico e geologico regionale della Toscana).
Si aggrava la situazione idrica nelle Marche dove, dall’inizio dell’anno, si sono riscontrate minori precipitazioni rispetto alla media storica degli scorsi 10 anni: in provincia di Pesaro Urbino si oscilla tra -24% nell’area montana e -69% lungo la costa, mentre ad Ancona si registra -78% in Appennino e -65% in Vallesina.
Non va meglio nel sud della regione: -75% nelle province di Macerata e Fermo, -65% in provincia di Ascoli. Il record arriva da Tolentino, nel maceratese, dove il deficit di febbraio ha toccato l’85% (siccità estrema), raggiungendo su base annua addirittura -96% (fonte: Assam).
Tra i fiumi, rileva Anbi, cresce solo il Tronto ma, nonostante la contingenza negativa, la percentuale di riempimento degli invasi è in media con gli ultimi anni.
Nel Lazio, le portate dei corsi d’acqua nel bacino del Liri sono inferiori agli scorsi anni, mentre in Campania aumentano le disponibilità in tutti i corpi idrici, tranne che nel fiume Garigliano.
Scendendo a Sud, gli invasi di Basilicata si riempiono molto lentamente (in una settimana +3milioni di metri, ma segnavano +20 milioni un anno fa); il serbatoio della diga di monte Cotugno, a gennaio 2022 ha visto un aumento dei volumi, pari a circa 25 milioni di metri cubi, ma 12 mesi fa se ne registravano ben 100 in più! In 7 giorni, i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi pugliesi, sono cresciuti solamente di poco più di 2 milioni di metri cubi.
A sorridere rimangono i territori di Calabria e Sicilia, dove la fine dell’autunno ed i mesi invernali si stanno caratterizzando tra i più piovosi dell’ultimo decennio.