Per approvare il regolamento, mancano il voto del Parlamento in seduta plenaria e la riunione formale del Consiglio. Il 70% dei suoli dell’Europa è contaminato e ciò comporta una perdita di 50 miliardi di euro all’anno in produzione agricola. Alcuni Paesi (tra i quali noi) hanno contrastato l’adozione della legge.
Nature Restoration Law
(l’Ue vuole il ripristino del 20% delle superfici terrestri e acquatiche: no dell’Italia)
di Fabio Valentini (Mountain Wilderness Italia)
(pubblicato su ilfatto quotidiano.it il 22 dicembre 2023)
La Commissione europea ha elaborato una proposta di legge denominata “Nature Restoration Law”, che ha lo scopo di ripristinare entro il 2030 almeno il 20% delle superfici terrestri e acquatiche dell’Unione, con estensione entro il 2050 a tutti gli ecosistemi bisognosi di recupero non solo relativamente alle aree protette ma comprendendo anche i terreni agricoli e le aree urbane.
L’iter burocratico prevede diversi passaggi. Mentre a maggio due diverse Commissioni – Agricoltura e Pesca – avevano respinto a maggioranza la proposta, il 15 giugno la Commissione Ambiente europea (ENVI) ha vissuto un braccio di ferro per l’opposizione di diversi Paesi (tra i quali l’Italia) che hanno contrastato l’adozione della legge vedendo nei vincoli ambientali un pericolo per la sicurezza alimentare ed energetica: perdite economiche per agricoltori, pescatori e selvicoltori, con riduzione delle catene di approvvigionamento europee e conseguenti aumenti dei prezzi per i prodotti alimentari, oltre ad ostacoli all’avanzata delle rinnovabili. Alla fine il testo è stato approvato con alcune modifiche e presentato al Parlamento europeo il 12 luglio 2023 contando 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astenuti, licenziando così la posizione ufficiale in vista dei negoziati finali per l’approvazione della legge, il cosiddetto “trilogo” che coinvolge la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa. Il 29 novembre 2023 un nuovo step, con il secondo passaggio presso l’ENVI – ancora il voto contrario dell’Italia. Ora si attende solo il voto del Parlamento europeo in seduta plenaria, previsto per fine febbraio 2024, e a seguire la riunione formale del Consiglio d’Europa per la ratifica finale.
La Nature Restoration Law non è una Direttiva ma un Regolamento: una Direttiva (ad esempio la Direttiva Habitat, o la Direttiva Uccelli) stabilisce un obiettivo lasciando definire ai singoli paesi le disposizioni nazionali per conseguirlo, mentre un Regolamento (ad esempio i Regolamenti sulle coordinate bancarie o sul roaming telefonico) è un atto giuridico vincolante che deve essere applicato in tutti i suoi elementi nell’intera Unione europea. Entro due anni dal completamento dell’iter legislativo gli Stati avranno l’obbligo di adottare dei Piani nazionali di Ripristino, da sottoporre al controllo della Commissione, inviando rapporti annuali sui progressi e l’attuazione delle misure previste; in caso di mancato rispetto degli obiettivi prefissati, gli Stati potrebbero essere esposti ad azione legale. Al di fuori degli obiettivi giuridicamente vincolanti, agli Stati membri viene lasciato un ampio margine di manovra per decidere le migliori misure per il raggiungimento dei target, da esplicitare nei singoli Piani Nazionali; ogni area geografica presenta infatti caratteristiche molto diverse e sarebbe impossibile, da parte di Bruxelles, fornire indicazioni valide per tutte le nazioni.
Viene stabilito un obiettivo generale: contribuire alla ripresa continua, a lungo termine e duratura della biodiversità e della resilienza della natura in tutte le zone terrestri e marine dell’UE mediante il ripristino degli ecosistemi, partecipare al conseguimento degli obiettivi dell’Unione in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e concorrere al rispetto dei suoi impegni internazionali. La Commissione fa notare che il “ripristino della natura non equivale alla protezione della stessa e non porta automaticamente a un aumento delle aree protette”. Il principio di base è che proteggere la natura è certamente fondamentale ma occorre fare di più, ripristinando quella perduta in termini di biodiversità, recuperando impatti positivi sulla salute e sul benessere dei cittadini e contribuendo ad affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici in atto.
Secondo l’ultima valutazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) sullo “Stato della natura nell’UE 2020”, l’81% degli habitat protetti, il 39% delle specie di uccelli protetti e il 63% delle altre specie si trovano in un cattivo stato di conservazione; tra le cause l’agricoltura intensiva e l’uso indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti, il consumo di suolo, l’inquinamento, la selvicoltura non sostenibile. Ecosistemi sani forniscono alimenti e sicurezza alimentare: fino al 70% dei suoli dell’unione è contaminato e ciò comporta una perdita di 50 miliardi di euro per anno in produzione agricola, una specie su tre di api e farfalle è in calo demografico e una su dieci a rischio estinzione, occorre riuscire ad invertire il calo delle popolazioni di insetti impollinatori per tornare a farle crescere. Acque più pulite, pozzi di assorbimento naturale del carbonio come torbiere e zone umide, fiumi a libero scorrimento per prevenire le catastrofi naturali, incremento del verde urbano sono obiettivi che concorrono a raggiungere i propositi climatici europei, sia attraverso la mitigazione che attraverso l’adattamento agli eventi estremi sempre più frequenti. Merita più attenzione l’ambiente marino, spesso dimenticato ma assolutamente indispensabile agli equilibri naturali planetari e sempre più in sofferenza.
A livello economico le stime dicono che ogni euro speso in ripristino del territorio porterà un ritorno da 8 a 38 €: si tratterebbe quindi di un investimento vantaggioso, i cui benefici superano di gran lunga i costi. L’entrata in vigore della Nature Restoration Law potrà avere effetti positivi non solo per la natura e l’ambiente, ma anche per la stessa economia al netto delle lobby direttamente coinvolte: territori più sicuri, città più verdi e accoglienti, servizi ecosistemici di maggiore qualità -dall’approvvigionamento al clima, dalla prevenzione delle catastrofi naturali ai valori estetici e culturali – sono le basi per una vita migliore. Per una volta, economia ed ecologia non andrebbero in contrasto ma si affiancherebbero in un connubio virtuoso di reciproca soddisfazione.
Provo diffidenza verso tutto ciò che viene deciso dall’alto.
Mi sembra ridicolo espropriare terreni ai contadini quando esistono moltissime aree edificate e dismesse per qualche motivo, che potrebbero essere recuperate e bonificate.
Grazia, tralasciando il fatto che tutto ciò che regola le nostre vite rapportandole con la società viene deciso dall’alto, dove hai letto che verranno espropriati terreni agli agricoltori?
Questo si trova sul sito dell’UE dove viene dettagliatamente analizzato il progetto:
“La proposta contiene i seguenti obiettivi specifici:
obiettivi basati sulla legislazione vigente (per le zone umide, le foreste, le praterie, i fiumi e i laghi, la brughiera e la macchia, gli habitat rocciosi e le dune) — migliorare e ripristinare gli habitat di biodiversità su larga scala e riportare le popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat
impollinare gli insetti — invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e raggiungere una tendenza crescente per le popolazioni di impollinatori, con una metodologia per il monitoraggio regolare degli impollinatori
ecosistemi forestali — raggiungendo una tendenza crescente per il legno morto in piedi e sdraiato, le foreste invecchiate irregolari, la connettività forestale, l’abbondanza di uccelli forestali comuni e lo stock di carbonio organico
ecosistemi urbani — nessuna perdita netta di spazio urbano verde entro il 2030 e un aumento della superficie totale coperta dallo spazio urbano verde entro il 2040 e il 2050
ecosistemi agricoli — aumento delle farfalle e degli uccelli dei terreni agricoli, dello stock di carbonio organico nei suoli minerali delle terre coltivate e della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta diversità; ripristino delle torbiere drenate ad uso agricolo
ecosistemi marini: ripristino di habitat marini come le praterie o fondali di sedimenti che apportano benefici significativi, anche per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e ripristinando gli habitat di specie marine iconiche come delfini e focene, squali e uccelli marini.
connettività fluviale — identificare e rimuovere le barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano ripristinati in uno stato di libero flusso entro il 2030”
A me pare invece che siamo governati da una congrega di politici i cui interessi si limitano alle cementificazione, alla fornitura di armi e a produrre leggi che garantiscano la loro impunità. La Natura può attendere.
Il ripristino mi sembra una buona idea, ma provoca subito la resistenza dei contadini che non vogliono rinunciare sia pure in picola parte ai loro terreni, soprattutto in tempi di crisi dell’agricoltura. Sarebbe più facile procedere al ripristino della natura dove la terra è stata abbandonata senza illudersi nel ripopolamento delle cosiddette aree interne. Del resto alcune pratiche tradizionali come la transumanza o l’alpeggio sono ormai anacronistiche.
27 febbraio 2024: approvazione della Nature restoration law Ue. Gli ambientalisti italiani: giornata storica!
Anche le associazioni ambientaliste italiane esultano per l’approvazione della legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) da parte del Parlamento europeo. Secondo il Wwf Italia, «La legge sul ripristino della natura rappresenta un’opportunità storica per riportare la natura e il benessere delle persone al centro dei nostri valori. In un momento in cui l’Europa e l’Italia sono devastate da fenomeno catastrofici come inondazioni, siccità e incendi, questa legge contribuirà a garantire un futuro più sicuro e più sano per i cittadini europei».
Il Panda evidenzia che «Nonostante gli sforzi dei gruppi di estrema destra e dei conservatori, alimentati dalla campagna di disinformazione delle lobby anti-ambientaliste volta a bocciare il provvedimento, la maggioranza dei parlamentari è rimasta fedele al processo democratico europeo, approvando l’accordo adottato lo scorso novembre».
Dante Caserta, responsabile affari legali e Istituzionali del Wwf Italia, aggiunge che «L’approvazione della legge sul ripristino della natura è la migliore risposta alla campagna di disinformazione che è stata condotta negli ultimi mesi contro le politiche del Green Deal europeo. Siamo soddisfatti della scelta degli Eurodeputati di aver dato ascolto alla scienza e di aver respinto posizioni populiste e antiscientifiche. Ora chiediamo al Governo italiano di cambiare rotta e approvare una legge necessaria per il benessere della natura e delle persone»
La Lipu-BirdLife Italia è entusiasta: «Definire storico questo momento non è affatto eccessivo. L’Europa si dota di una legge senza precedenti per rigenerare gli habitat naturali e gli ecosistemi di tutto il continente. E’ la cosa più importante accaduta nell’Unione Europea, sotto il profilo naturalistico, assieme alle direttive Uccelli e Habitat».
Alessandro Polinori, presidente della Lipu-BirdLife Italia, conclude: «In questi due anni di cammino della legge – dichiara – sono state superate difficoltà enormi, che nelle ultime settimane hanno toccato l’apice. Questo rende ancora più preziosa una vittoria che è dell’Europa migliore, delle associazioni ambientaliste e sociali, della scienza, delle imprese più illuminate e di quella politica saggia, che crede nella necessità di un mondo finalmente ecologico ed è consapevole dell’importanza primaria della natura. Grazie alle tantissime persone che ci hanno sostenuto – conclude Polinori – firmando la petizione, e alle 300 tra associazioni, università, enti che hanno aderito al Manifesto per la Restoration Law lanciato dalla Lipu. E ovviamente grazie a BirdLife International e alle tante associazioni europee, agli scienziati, alle imprese, forti di un sostegno di oltre un milione di cittadini. Ora avanti tutta con l’adozione da parte degli Stati membri in Consiglio e i piani di attuazione nazionale. La biodiversità italiana ed europea ha urgente bisogno di azioni».