Intervista del 2020
Emilio Previtali ha cinquantadue anni (nel 2020, NdR) ed è snowboarder, telemarker, alpinista. Scrive di ciclismo, di sport e di avventura, le sue storie preferite sono quelle in cui non succede quasi niente. I libri di alpinismo in genere non gli piacciono perché insinuano nel lettore l’idea che la vita, senza lo straordinario, sia priva di senso. Non va d’accordo con i puntini di sospensione e di solito nemmeno con chi li adopera. Odia la frase di Goethe “La montagna è una maestra muta che fa discepoli silenziosi”, ha un forte accento bergamasco, un cane di nome Milla, tre figli già grandi e possiede un numero imprecisato di biciclette. Quanto alle automobili, ha sempre posseduto furgoni per potere dormirci dentro. Si rasa regolarmente e con disinvoltura i peli delle gambe, senza vergognarsene. Quando gli chiedono di scrivere una sua biografia scrive al volo cose come questa, un po’ perché si vergogna, e un po’ perché non sa mai cosa scrivere. Poi se insistono, aggiunge qualche riga come quella qui sotto, in cui in sintesi sta scritto quello che ha fatto in vita sua. Che a conto fatti, gli sembra sempre un po’ pochino.
Giornalista e scrittore, editor della rivista di ciclismo Rouleur Italia, è stato ideatore e fondatore delle riviste FREE.rider e Alvento. Si occupa di reportage e di giornalismo sportivo. Ha scalato e sciato sulle montagne di tutto il mondo incluse alcune di 8000 metri in Himalaya e in Karakorum, ed è appassionato di arrampicata sportiva e di triathlon di lunga distanza.