Etna, Vulcano e Stromboli tornano in attività

Tre vulcani sono tornati in attività, in Sicilia: se i gas emessi sott’acqua hanno reso lattiginoso il mare in alcune aree intorno a Vulcano, sull’Etna l’eruzione è al momento poco esplosiva (e ha creato una altissima colonna non di fumo, ma di vapore).

Etna, Vulcano e Stromboli tornano in attività
(dal mare biancastro alla colonna di vapore, ecco cosa succede)
di Salvo Fallica
(pubblicato su corriere.it il 24 maggio 2022)

La Sicilia è un grande laboratorio geologico-scientifico all’aperto, dove i vulcani permettono di comprendere quanto accade nel sottosuolo e nella natura circostante. E proprio in questi giorni tre vulcani siciliani sono tornati in attività: Etna, Vulcano e Stromboli.

Il mare biancastro a Vulcano
Partiamo dal caso di Vulcano che da molti mesi è interessato da fenomeni di degassazione che emergono dalle fumarole. La novità degli ultimi giorni riguarda quello che avviene a livello subacqueo nel mare che bagna l’isola di Vulcano. In alcune zone di mare vi è la comparsa di una colorazione bianco-lattiginosa – mentre in alcuni altri punti le sfumature del mare sono nerastre. I fenomeni interessano in particolar modo il tratto di mare antistante la Spiaggia di Levante a Vulcano. Cosa sta accadendo? Delle verifiche sono state avviate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Osservatorio etneo, di Catania: l’ipotesi dei ricercatori è che possa trattarsi di «un evento impulsivo di degassamento» in una zona «storicamente interessata da emissioni di gas da siti presenti a bassa profondità sul fondo del mare». Gli studiosi dell’Ingv spiegano: «Un fenomeno di rilascio di fluidi per incremento di pressione nel sistema idrotermale può infatti causare l’emissione di acque ricche in solfuri, presenti nella parte meno profonda del sistema stesso, dunque con tipiche colorazioni scure. La successiva ossidazione causa la formazione di zolfo elementare e la successiva flocculazione massiccia dello stesso, producendo l’aspetto bianco-lattiginoso dell’acqua marina. La dinamica impulsiva del degassamento causa anche la dispersione in acqua di depositi preesistenti di zolfo nativo, contribuendo a rafforzare il fenomeno in questione».

«Le fumarole in ambiente subaereo, come ad esempio quelle sull’orlo o all’interno del Cratere di La Fossa, depositano comunemente in prossimità delle emissioni zolfo nativo, ovvero come elemento puro, e altri suoi composti», spiega al Corriere della Sera lo scienziato Marco Viccaro, docente di Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania. «Fenomeni analoghi possono verificarsi anche in ambiente subacqueo». I ricercatori dell’Ingv hanno avviato le osservazioni e i prelievi di campioni per «ottenere informazioni geotermobarometriche sull’evoluzione del sistema geotermico».

Il mare lattiginoso a Vulcano. Foto: sito web Notiziario delle Isole Eolie (www.notiziarioeolie.it).

L’attività dell’Etna
Continua l’attività eruttiva dell’Etna, il più grande vulcano attivo d’Europa.

Oggi un’alta colonna di vapore (non nube di cenere) ha raggiunto i 7000 metri sul livello del mare.

E continuano le due colate laviche nella sommità del vulcano.

Cosa accade nel cuore dell’Etna? «Rispetto alle 62 eruzioni parossistiche generate dal Cratere di Sud-Est ed avvenute tra dicembre 2020 e febbraio 2022», spiega ancora Viccaro, «vi è meno esplosività ma la fase eruttiva continua da una decina di giorni. L’attività che ha caratterizzato la prima decina di giorni di questa nuova fase eruttiva è stata alimentata da magma piuttosto degassato, che ha avuto la possibilità di stazionare per un certo periodo di tempo nel sistema di condotti centrale. Ciò ha dato vita ad attività quasi esclusivamente effusiva».

Proprio questa caratteristica, insieme alla debole esplosività, rilasciano nell’aria un carico di vapore acqueo notevole, che grazie anche alle temperature dell’aria più elevate che osserviamo in questi giorni determinano una cospicua condensazione, ben visibile nel plume bianco che si innalza sul vulcano».

Quali previsioni possono esser fatte? «La direzione verso cui evolverà il quadro eruttivo attuale dipenderà principalmente dal volume di magma più profondo che nelle scorse settimane ha fatto ingresso nel sistema di alimentazione e da come il contesto strutturale superficiale che condiziona l’assetto delle zone sommitali risponderà ad eventuali altre sollecitazioni». Una situazione dunque ancora dinamica, in continuo fieri.

L’Etna in eruzione notturna

Stromboli
A Stromboli l’esplosione maggiore è avvenuta nel pomeriggio del 13 maggio. Per lo studioso Marco Viccaro «è in linea con il comportamento eruttivo del vulcano. Non si tratta di un’eruzione parossistica tipo quelle avvenute il 3 luglio e 28 agosto 2019, ma comunque di una manifestazione ben oltre la cosiddetta attività ordinaria. L’incremento della frequenza di accadimento di fenomeni più energetici allo Stromboli è probabilmente da ricondurre ad una modifica subita dai condotti nelle porzioni più superficiali, cambiamenti che sono in grado di produrre ostruzioni transienti e conseguente accumulo di frazioni di gas più consistenti». Anche in questo caso, come per l’Etna, l’attivismo di Stromboli è perenne.

Stromboli
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