I sei giovani del CAI Eagle Team pronti per la Patagonia

Quattro ragazzi e due ragazze partiranno il 30 gennaio 2025. Condivideranno con il capo spedizione Matteo Della Bordella e con i tre tutor il sogno dell’apertura di una nuova via su una parete patagonica. La spedizione si concluderà il 2 marzo 2025.

I sei giovani del CAI Eagle Team pronti per la Patagonia
di Alessandro Gogna

Il 28 novembre 2024, nella Sede Centrale del Club Alpino Italiano a Milano, sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa i sei giovani del CAI Eagle Team selezionati per la prossima spedizione in Patagonia. In effetti c’era molta curiosità di sapere chi fossero i prescelti.

Saranno Marco Cordin (trentino classe 2000), Luca Ducoli (originario di Breno, in provincia di Brescia, classe 2001), Dario Eynard (bergamasco classe 2000), Giacomo Meliffi (originario di Urbania, in provincia di Pesaro, classe 1996), Alessandra Prato (milanese classe 1995) e Camilla Reggio (torinese classe 1996), le alpiniste e gli alpinisti del Cai Eagle Team a partire per la spedizione in Patagonia il 30 gennaio 2025. 
Per tutti loro sarà la prima esperienza sul granito più famoso del mondo. 

Milano, 28 novembre 2024, sede del CAI Centrale. Da sinistra, Matteo Della Bordella, Mauro Penasa, Luca Schiera, Dario Eynard, Alessandra Prato, Giacomo Meliffi, Luca Ducoli, Camilla Reggio, Marco Cordin, Antonio Montani.

Selezionati tra i quindici partecipanti a un intenso corso di formazione, il gruppo sarà guidato da Matteo Della Bordella e dai tutor Massimo Faletti, Silvia Loreggian e Luca Schiera.

«Il progetto CAI Eagle Team, che abbiamo ideato insieme a Matteo Della Bordella e al Club Alpino Accademico Italiano, incarna perfettamente i nostri valori fondanti, come la trasmissione delle competenze tecniche dell’alpinismo, il rispetto per l’ambiente e lo spirito di avventura, portandoli verso il futuro», afferma il Presidente generale del Club Alpino Italiano Antonio Montani. «Il CAI Eagle Team rappresenta un modo concreto per dare valore e rilanciare una tradizione alpinistica che affonda negli oltre 160 anni di storia della nostra associazione, coniugando tradizione e innovazione. Guardando questi giovani, non posso che sentire un profondo orgoglio: sono il simbolo di un Club alpino italiano che sa crescere con loro, ispirandoli a sognare in grande e a vivere la montagna con consapevolezza e rispetto».

«Selezionare i sei alpinisti per la spedizione in Patagonia è stato difficilissimo. Tutti i quindici partecipanti, potenzialmente, avrebbero meritato di fare parte della spedizione», spiega Matteo Della Bordella. «Il legame che si è creato in queste settimane è stato incredibile. Ho visto questi ragazzi e ragazze crescere tantissimo, sia tecnicamente che mentalmente. Settimana dopo settimana, sono passati dall’essere quindici sconosciuti a un gruppo affiatato. È stata una crescita collettiva che ci ha arricchiti tutti, me per primo. Ora il pensiero va al futuro, alla Patagonia. Affronteremo un’esperienza unica, su quelle che considero le montagne più belle del mondo. Si sale di livello». 

Gli obiettivi della spedizione
La base sarà la cittadina di El Chaltén, da cui si raggiungono facilmente le principali e più affascinanti montagne della zona, come il Cerro Torre e il Fitz Roy. Il team si organizzerà in cordate e lavorerà su diversi obiettivi, con la volontà di affrontare salite e pareti impegnative.    
Il sogno è l’apertura di una nuova via su una parete tra le più affascinanti e sfidanti della Patagonia. Una parete verticale e liscia su cui, per scaramanzia, Della Bordella resta per ora abbottonato.

Primi bilanci del progetto “Cai Eagle Team”
«L’alpinismo è un’esperienza che unisce dimensione individuale e collettiva, capace di trasformare profondamente chi la vive», afferma Mauro Penasa, presidente del Club Alpino Accademico Italiano. «Il progetto “CAI Eagle Team” ha offerto a un gruppo di giovani talentuosi un’occasione unica: in soli diciotto mesi si è concretizzato ciò che probabilmente avrebbe richiesto anni, alimentando la loro capacità di sognare in grande e porsi obiettivi ambiziosi. Questa capacità è fondamentale per il futuro dell’alpinismo, che si nutre di storie, sogni e sfide condivise. Il Club Alpino Accademico Italiano è orgoglioso di aver contribuito a questo progetto». 

Alessandra Prato, classe 1995, nata e cresciuta a Milano, è una fisica e astrofisica con una forte passione per la montagna. Dopo una formazione universitaria in fisica culminata con una laurea in astrofisica, Alessandra ha scoperto l’arrampicata, trasformandola rapidamente da hobby a vocazione. Da allora si è dedicata con entusiasmo a diverse discipline alpine, tra cui vie lunghe, alpinismo, ghiaccio e scialpinismo, trovando in queste attività il suo vero sogno. Oggi lavora come ingegnere in un’azienda di microelettronica, ma aspira a dedicarsi completamente alla montagna, alla quale sente di appartenere davvero.

Camilla Reggio, nata a Torino il 9 luglio 1996, è cresciuta a Baldissero Torinese. Dopo aver praticato basket e rugby a livello agonistico, si è laureata in Ingegneria Biomedica al Politecnico di Torino, dove ha anche lavorato part-time. La sua passione per la montagna è nata durante gli studi, frequentando corsi di alpinismo e sci alpinismo. Nel 2020 ha concluso la laurea magistrale con una tesi in Islanda. Attualmente dottoranda in Bioingegneria, è appassionata di arrampicata su roccia e avventure in montagna. Dal 2021 vive con Davide Sorasio.

Marco Cordin, nato a Trento nel 2000, è un appassionato di scalata da 12 anni. Dopo aver frequentato il liceo scientifico e un anno di ingegneria ambientale, ha deciso di seguire la sua passione per l’avventura e la montagna, interrompendo gli studi per intraprendere il percorso per diventare guida alpina, recentemente concluso. Durante la quarantena ha camperizzato un vecchio furgone per viaggiare liberamente e scoprire nuove persone e luoghi nelle Alpi.

Luca Ducoli, 22 anni, è nato a Breno, ai piedi dell’Adamello, dove ha sviluppato la sua passione per la montagna, grazie anche all’influenza dei genitori e dell’iscrizione al CAI. Ha iniziato a scalare fin da piccolo e, con il tempo, ha cercato sfide tecniche più impegnative, praticando arrampicata sportiva e tradizionale. Si è trasferito a Trento per studiare e coltivare la sua passione, aprendo nuovi itinerari in Sardegna e nelle Alpi. Nel 2020 è diventato istruttore di alpinismo e ha partecipato a una spedizione nell’Alto Atlante Marocchino, dove ha aperto una nuova via.

Dario Eynard, nato il 29 marzo 2000 e residente a Bergamo, ha iniziato a frequentare la montagna da bambino, grazie al padre. Affascinato dagli alpinisti, a 16 anni ha iniziato l’arrampicata sportiva e successivamente il corso di alpinismo A1 al CAI di Nembro. Dopo aver sperimentato autonomamente con amici, ha trovato compagni come Marco Balduzzi e Gabriel Buda, con cui condivide la passione per l’alpinismo classico. Attualmente è studente di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio al Politecnico di Milano e corsista presso il Collegio Guide Alpine Lombardia, puntando a conseguire entrambi i titoli.

Giacomo Meliffi, 27 anni, è nato a Urbania, nelle Marche. Fin da piccolo ha amato l’avventura, passando il tempo a esplorare boschi e fiumi. Dopo il diploma di perito agrario, ha scoperto l’arrampicata sportiva e l’alpinismo a 21 anni. Ha trascorso cinque anni vivendo in van, alternando viaggi, arrampicata e lavori stagionali, principalmente a Cogne durante l’inverno e in Norvegia d’estate. Nel 2021, un’esperienza in Marocco ha ispirato la sua voglia di avventure internazionali. Oggi vive a Cravegna, in Val d’Ossola, e ha appena iniziato il corso per Aspirante Guida Alpina.

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3 Comments

  1. Tutti ‘sto giovani cresciuti a pane e Cai che vogliono fare le guide alpine!?
    Invece di sognare la nomina nell’Accademico🙈….
    C’è da porsi delle domande.
    Comunque a Chalten si divertiranno.

  2. says: Ratman

    Mah! Questi diventano guide alpine a spese del CAI o il CAI si fa lustro di giovani aspiranti guide alpine?
    Vediamo la prossima puntata

  3. says: Cla

    C’è carenza di guide alpine in Italia. Già da tempo lo stanno denunciando le associazioni di categoria: ConfCommercio, ConfIndustria, ConfArtigianato, ConfAgricoltura, ConfBadanti.
    Se a breve non verranno formate almeno 10mila nuove guide alpine il settore LunaPark Montagna sarà costretto a chiudere.

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