I telescopi della Mùfara

I telescopi della Mùfara
di Montagna Sud

(pubblicato su montagnasud.it il 27 maggio 2024, con aggiornamento)

Domenica 2 giugno 2024 si è tenuta una nuova manifestazione per dire “sì” alla protezione del paesaggio della Mùfara sulle Madonie, in Sicilia. Sulla cima di questo monte, dove è già presente un telescopio di recente costruzione, l’Agenzia Spaziale Europea ne vuole costruire un altro, chiamato FlyEye.

Si tratta di una storia lunga, contorta e assurda, che mette in luce tutti i limiti della protezione della montagna nella società italiana contemporanea. Per un racconto dettagliato di questa storia clicca qui.

Il Monte Mùfara – per tutti, “la Mùfara” (con l’accento sulla “u”) – è un rilievo che sorge nel cuore del Parco Regionale delle Madonie. I suoi fianchi sono ricoperti da un fitto bosco di faggi che arriva fino a 1800 metri d’altezza, una rarità per la zona, dove quasi tutti i monti sono stati disboscati secoli fa.

La Mùfara, inoltre, si trova all’inizio delle creste del Monte Quacella, un ambiente montano unico in Sicilia, ricco di pinnacoli, canaloni e ghiaioni, che ricorda vagamente le Dolomiti e fu descritto da Lojacono Pojero, il famoso naturalista dell’Ottocento, come le “Alpi di Sicilia”.

La Mùfara in lontananza al centro, con le creste della Quacella sulla destra.

La manifestazione del 2 giugno 2024 a Piano Battaglia

Le creste della Quacella guardando a sud (la Mùfara è alle spalle)

L’area fa parte della Zona Speciale di Conservazione ITA 020016 “Monte Quacella, Monte Cervi, Pizzo Carbonara, Monte Ferro, Pizzo Otiero” e della Zona di Protezione Speciale ITA 020050 “Parco delle Madonie.”

Per questi motivi, la cima della Mùfara è classificata come zona A del parco, cioè quella con maggiori protezioni (inedificabilità assoluta).

Nonostante ciò, vicino la sua sommità è prevista la costruzione di una palazzina alta 13 metri, con annesso piazzale di 360 metri quadri e stradella carrozzabile.

Il rendering del telescopio FlyEye fornito dall’ESA

Il telescopio e il suo edificio nel rendering dell’ESA

Il nuovo telescopio verrebbe costruito sulla collinetta al centro della foto. Dietro si vede l’Etna, ma ancora per quanto?

Questo dimostra (ancora una volta, NdR) che la protezione della natura, soprattutto del paesaggio montano, è ancora minoritaria nel nostro paese, e che ancora troppe persone possiedono idee sbagliate di cosa vuol dire “sviluppo” e “scienza.”

Chi è a favore della costruzione del secondo telescopio sulla Mùfara porta due argomenti a supporto della sua posizione. Il primo argomento è quello delle “ricadute sui territori.” Questa espressione è così vaga da essere degna del miglior politichese.

Quali sarebbero le ricadute sui territori di un nuovo telescopio?

Forse ogni tanto qualche scienziato pranzerà al rifugio Marini o allo Scoiattolo a Piano Battaglia, ma nemmeno questo è certo, visto che forse nella struttura che si vuole costruire ci saranno dei locali per alloggiare. È comunque difficile sostenere che la presenza del telescopio avrà ricadute economiche significative sulle Madonie.

Il telescopio che è stato installato sulla Mùfara nel 2020 non ha impedito alla Fondazione GAL Hassin di Isnello, che lo gestisce, di finire sul lastrico. Qualcosa non torna. Alla fine, come spesso accade in Sicilia, sono necessari soldi pubblici per andare avanti.

C’è poi chi sostiene che l’osservatorio porterà un “indotto milionario” grazie al turismo incentrato sulle stelle. Questo tipo di turismo prevede siti di osservazione preferenziale, parchi astronomici (come quello del GAL Hassin, che però i soldi li riceve anziché produrli), e percorsi per l’osservazione delle stelle (a piedi o a cavallo). Peccato che tutte queste cose si potrebbero realizzare anche senza il FlyEye. Le due cose sono del tutto sconnesse.

Il secondo argomento portato a supporto della costruzione del nuovo complesso riguarda la ricerca scientifica. “Il progetto è di altissimo livello, quindi va approvato”. “Il nuovo telescopio servirà a studiare gli asteroidi!”.

Sembra che solo chi è a favore dell’opera sia dalla parte della scienza. Non è così.

Il punto è che esistono tanti tipi di scienze, e certe volte anche la scienza ha effetti negativi. Un nuovo osservatorio astronomico non è quindi automaticamente una cosa giusta. Ogni caso va valutato empiricamente, senza ricorrere a scorciatoie ideologiche del tipo “civiltà contro oscurantismo”.

Le scienze della terra ci dicono che il nostro pianeta muore, e noi vogliamo fare qualcosa per impedirlo. Lo facciamo anche proteggendo la Mùfara. C’è chi dice che la zona è già rovinata dall’altro telescopio, che però fu costruito solo qualche anno fa, e dagli impianti sciistici di Piano Battaglia. Ma questo è solo un motivo in più per non commettere un altro errore. I luoghi si possono anche risanare, non è inevitabile distruggerli ulteriormente.

Proteggere i paesaggi montani dalle costruzioni artificiali è importante. La montagna è uno degli ultimi luoghi che offre ambienti incontaminati, dove chiunque ne senta il bisogno può sperimentare i grandi spazi, i silenzi e i ritmi della natura. Il valore del paesaggio integro – libero da strutture in cemento, acciaio e plastica – risiede proprio in questa capacità di stimolare un rapporto sano tra l’essere umano e la natura.

Questo ce lo dice la scienza. Sono infatti ormai numerosi gli studi che dimostrano come andare in natura e in montagna faccia bene. Queste attività aiutano a sviluppare un rapporto sano con l’ambiente – la cosiddetta ecophilia. Questa “amicizia” per gli ecosistemi sta alla base della protezione del pianeta.

Noi diciamo “sì” a questa protezione. Chi sostiene che un altro telescopio sulla Mùfara non farà danni, invece, dice “no.” L’ennesimo “no” alla conservazione del paesaggio montano e della natura.

Il flash mob*
La manifestazione si è svolta a Piano Battaglia, nel pianoro sotto Monte Mùfara. Promossa da CAI Sicilia, GRE Sicilia, Italia nostra, Legambiente Sicilia, LIPU e WWF, ha avuto il supporto e l’adesione di diverse associazioni (AIGAE coord. Sicilia, Società Siciliana di Scienze Naturali, Assoguide, CEA Von Humboldt, AssoCEA Messina APS, Carta dei Comuni Custodi della Macchia Mediterranea, FederEscursionismo Sicilia) e di tanti cittadini.

E’ stata ribadita la contrarietà delle Associazioni all’opera, sia per l’ubicazione (in piena zona A di Parco, in aree di grande interesse naturalistico e geologico, collegata alla cresta di dolomie di Monte Quacella e nei pressi della faggeta più meridionale d’Europa) che per le notevoli dimensioni che poco hanno a che fare con la ricerca scientifica e che devasterebbe gli ambienti naturali montali della Mùfara. Le Associazioni proponenti hanno inoltre condiviso con i partecipanti le diverse fasi progettuali e del procedimento, le motivazioni sulla inopportunità dell’intervento e sulla mancanza di tutela da parte dell’Ente Parco e di altri enti istituzionali che non svolgono in maniera coerente e responsabile il loro ruolo, nonché i futuri provvedimenti che si vogliono intraprendere. E’ emersa anche con forza la richiesta di ridimensionare l’Osservatorio e di collocarlo in altro sito del Parco, in un’area meno sensibile e vulnerabile. Le Associazioni, dopo la richiesta di accesso agli atti presentata all’Ente Parco delle Madonie nei giorni scorsi, oggi hanno annunciato ricorso al TAR contro le autorizzazioni sinora rilasciate e un esposto alla Procura della Repubblica di Termini Imerese per violazione dei vincoli di tutela e delle procedure. Questo perché il nulla osta dell’Ente Parco è stato rilasciato senza l’obbligatorio e propedeutico parere del Comitato Tecnico Scientifico, senza parere favorevole della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, ed utilizzando una deroga che viola l’art.9 della Costituzione.

*Un flash mob è un assembramento improvviso di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, che si dissolve nel giro di poco tempo, con la finalità comune di mettere in pratica un’azione insolita. Il raduno viene generalmente organizzato via internet o telefonia cellulare (Wikipedia).

Appello per il Mùfara del 16 settembre 2024

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4 Comments

  1. says: Montagna sud

    Grazie di avere pubblicato il contributo. Le montagne Siciliane sono minacciate da fenomeni culturali, politici ed economici molto simili a quelli delle Alpi e degli Appennini, ma è raro che se ne parli.

  2. says: Club Alpino Italiano

    ACCOLTA L’ISTANZA URGENTE DI QUATTRO ASSOCIAZIONI DI PROTEZIONE AMBIENTALE, TRA CUI IL CLUB ALPINO ITALIANO
    Milano, 5 settembre 2024
    Le associazioni di protezione ambientale Club alpino italiano, Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf Sicilia rendono noto che ieri il Tar Sicilia Palermo – Sez. I, con decreto 441/2024 del Presidente, ha accolto l’istanza di misure cautelari urgenti presentata dalle associazioni e disposto la sospensione dei lavori in corso per la costruzione dell’osservatorio astronomico sulla cima di Monte Mufara, in piena zona A di tutela integrale del Parco delle Madonie.
    Le associazioni avevano presentato istanza urgente in quanto, il 27 agosto scorso, erano iniziati, in assenza di alcuni pareri e autorizzazioni, i lavori per la realizzazione di imponenti opere: sbancamenti del sito protetto, 3.540 mc di volume edilizio, un edificio di altezza di oltre 13 metri fuori terra, una superficie interessata di 800 mq, la realizzazione di una nuova strada carrozzabile per l’accesso sulla cima integra della montagna e un parcheggio a servizio dell’osservatorio.
    Il Tar ha accolto anche la richiesta istruttoria presentata dalle associazioni di acquisire una serie di documenti presso tutti gli enti interessati, in quanto la procedura sinora seguita è stata caratterizzata da forzature procedurali e mancato rispetto di alcune norme.
    Le associazioni ricordano che il prossimo venerdì 6 settembre dalle ore 12:00 alle ore 16:30 era prevista la cerimonia di posa della prima pietra organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea e dall’Agenzia Spaziale Italiana, alla presenza di varie Autorità nazionali, regionali e locali.
    Per questo le Associazioni avevano in contemporanea organizzato un presidio di protesta a Piano Battaglia.
    Le Associazioni vigileranno ora affinché la sospensione dei lavori venga immediatamente eseguita, al fine di garantire, come indicato nel decreto del Tar, il prevalente interesse alla tutela ambientale del sito in termini di mantenimento della sua attuale integrità.
    «In questo ricorso il Cai Sicilia è stato supportato dal Cai centrale, che ha condiviso sin dall’inizio l’iniziativa di contrasto alla scelta di un sito ubicato all’interno di una riserva integrale e ricco di biodiversità», afferma Mario Vaccarella, delegato alle attività ambientali del Club alpino italiano. «Abbiamo ottenuto un primo risultato che ci dà la forza e l’entusiasmo a continuare nella battaglia per la tutela ambientale e l’integrità del Monte Mufara. Un territorio che si trova all’interno del Parco regionale delle Madonie, un ente che dovrebbe tutelare queste zone e invece non svolge, a mio avviso, il suo compito prioritario come dovrebbe».
    Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente del Cai Sicilia Francesco Lo Cascio, il quale si è soffermato sul rispetto delle regole e della normativa in vigore, che le deroghe applicate non hanno garantito.

  3. says: Club Alpino Italiano

    Le Associazioni Ambientaliste CAI, GRE, ITALIA NOSTRA, LEGAMBIENTE, LIPU, RANGERS D’ITALIA e WWF rendono noto e manifestano soddisfazione per l’appello “Salviamo la Mufara, cuore verde del Parco delle Madonie” sottoscritto oggi da uomini di scienza e di cultura, esperti e operatori delle aree naturali protette, dirigenti pubblici, giuristi, imprenditori, naturalisti, ex direttori di parchi e componenti di comitati scientifici, contro la realizzazione di un osservatorio astronomico in zona di protezione integrale del Parco delle Madonie, area dichiarata di notevole interesse pubblico e zona sottoposta a plurimi regimi di vincolo che non ne consentono la realizzazione.

    Le Associazioni Ambientaliste ricordano infatti che il progetto dell’osservatorio su Monte Mufara, di dimensioni smisurate ed altamente invasivo, è privo di alcune autorizzazioni fondamentali (come quella paesaggistica negata dal 2022 dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo) e lo si vorrebbe realizzare in deroga ai vincoli di tutela sulla base di una norma fortemente viziata sul piano della legittimità costituzionale e del mancato rispetto dell’articolo 9 della Costituzione.

    A fine agosto erano iniziati i lavori in modo improvvido e a seguito di un ricorso urgente presentato dalle Associazioni Ambientaliste, il TAR Sicilia Palermo – Sez. I con decreto presidenziale del 4 settembre 2024 ha disposto l’immediata sospensione dei lavori in corso.

    Nei giorni scorsi strumentalmente c’è chi ha voluto contrapporre la conservazione della natura alla ricerca scientifica astronomica, dimenticando due cose importanti:
    • Il contenzioso in atto riguarda la costruzione dell’ osservatorio, e quindi di un’opera edilizia, e non il telescopio Flyeye che è stato già costruito ed è già collocato trova presso la sede dell’Agenzia Spaziale Europea di Matera;

    • L’osservatorio è una costruzione civile che prevede opere accessorie non direttamente connesse con la ricerca scientifica (cucine, bagni, parcheggi, depositi, strade di accesso, ecc.) e che ben possono essere delocalizzate o progettate in modo meno invasivo.

    Conservazione della natura, protezione del paesaggio, monitoraggio ambientale sono settori importanti della ricerca scientifica e proprio quelli i cui risultati hanno autorevolmente portato alla protezione integrale di Monte Mufara, inserito non solo nel Parco delle Madonie ma anche nel Geopark Unesco.

    Anche per questi motivi le Associazioni Ambientaliste hanno creato una pagina social dedicata per fare corretta informazione, illustrare con documenti ufficiali questa grave vicenda e raccontare fatti che in questi anni sono stati sottaciuti.

    Raccogliendo l’appello diffuso oggi, e che è aperto alla ulteriore sottoscrizione di esperti, cittadini,
    amministratori e organizzazioni sociali, si ribadisce con forza la richiesta di fermare definitivamente le ruspe, evitare di forzare ulteriormente le procedure che stanno alimentando solo conflitti e invece
    ricercare soluzioni alternative possibili proposte da mesi: dalla modifica del progetto che prevede
    attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica, alla individuazione di un sito alternativo.

  4. says: Club Alpino Italiano

    Le associazioni di protezione ambientale Club alpino italiano Legambiente Sicilia, Lipu e Wwf Sicilia rendono noto che, alla luce dell’ordinanza n. 515/2024 adottata dal Tar Sicilia, Palermo, Sez. I (il quale non ha esaminato in alcun modo i numerosi profili di illegittimità evidenziati dalle associazioni ritenendo la presentazione del ricorso tardiva), il provvedimento finale di autorizzazione dell’opera è la determinazione conclusiva della conferenza di servizi del 23 maggio 2023 e che il successivo nulla osta dell’Ente Parco del 9 maggio 2024, reso per fare valere la deroga ai vincoli introdotta dall’art. 9 del D.L. n. 104/2023, è da ritenere inefficace.

    Da ciò deriva che i vincoli cui è soggetta l’opera sono quelli in vigore al maggio 2023 e che la realizzazione dell’osservatorio non beneficia del regime derogatorio discendente dalla norma nazionale entrata in vigore nell’agosto 2023, successivamente alla chiusura del procedimento in conferenza di servizi; norma voluta dallo Stato e dalla Regione proprio per superare i vincoli ordinari che non consentono la realizzazione dei previsti imponenti lavori edilizi e di sbancamento.

    Pertanto le associazioni ritengono il vincolo di inedificabilità assoluta vigente su Monte Mufara (oggetto di declaratoria di improcedibilità del progetto da parte della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo del 9 agosto 2022, della sentenza confermativa della Corte Costituzionale n. 135 del 3 giugno 2022 e della nota dell’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente del 30 giugno 2023) pienamente operante ed ostativo alla ripresa dei lavori in forza della pronuncia del Tar.

    Stiamo predisponendo a tal fine una diffida alle Autorità responsabili della garanzia dell’integrità degli aspetti paesaggistici e forestali dei luoghi, tutelati dalle norme penali.

    Sulla pagina Facebook “Salviamo Monte Mufara” continuerà la pubblicazione degli atti del ricorso per far conoscere all’opinione pubblica tutti i profili di illegittimità che il Tar non ha ritenuto di esaminare, denegando il diritto di accesso alla giustizia.

    Procederemo alla predisposizione di un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per violazione della Convenzione di Aarhus e delle norme comunitarie sul diritto ambientale e sulla partecipazione ai procedimenti decisori, nonché alla individuazione del giudice competente sugli atti dell’Agenzia Spaziale Europea, la quale ritiene di godere di una immunità di giurisdizione, aprendo una grande questione di rispetto dei principi costituzionali e del diritto nazionale su tutela dell’ambiente e del paesaggio e partecipazione dei cittadini.

    L’ESA e i suoi facilitatori locali, che hanno gestito procedure confuse e irrituali, hanno scelto la linea dello scontro frontale, così sottraendosi all’esame delle osservazioni di merito sia di legittimità che progettuali: ciò renderà il percorso dell’osservatorio non condiviso, irto di scogli e di imprevisti.

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