Insetti nel piatto. Tutti, Pianeta incluso, ne beneficeremmo

Perché è importante il via libera europeo all’introduzione di insetti nel nostro panorama alimentare?

di Sara Roversi
(pubblicato su huffingtonpost.it il 7 maggio 2021)

Spesso si discute dell’assoluta urgenza di ripensare, ristrutturare e rimodulare l’attuale e purtroppo ancora troppo diffuso modello agroalimentare globale. Inefficienze, iper sfruttamento, impoverimento: costanti che ci hanno portato a una delle peggiori crisi sanitarie, economiche e ambientali mai avvenute.

Questa settimana, il futuro del sistema agroalimentare è stato contrassegnato da un’importante decisione: il via libera europeo all’introduzione di insetti nel nostro panorama alimentare. 

Il riferimento è al cosiddetto “verme della farina” (Tenebrio molitor), giudicato dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dal suo Comitato sulla nutrizione, nuovi alimenti e allergeni alimentari (NDA) conformi alla normativa europea sui nuovi alimenti. 

Come ci si poteva aspettare, l’idea di ritrovare presto sugli scaffali del Vecchio Continente larve del verme della farina intere ed essiccata o in polvere, da impiegare nella preparazione di prodotti da forno, sta scatenando accesi dibattiti e posizioni contrastanti. 

Indubbiamente, i benefici ambientali derivanti dalla riduzione o sostituzione del nostro apporto proteico da animali tradizionali sono sicuramente il primo buon motivo per superare lo scetticismo che c’è nei confronti dell’entomofagia, il consumo di insetti da parte dell’uomo.

Tutti, Pianeta incluso, ne beneficeremmo: meno mangime prodotto, meno suolo sfruttato, meno possibilità di spreco, alimentare e idrico, meno acqua impiegata, meno gas serra. 

Ma c’è di più, come ha sottolineato Mario Marzocchi, professore di Statistica economica e Food Security and Policy all’Università di Bologna, un forte traino verso questi alimenti deriverebbe anche dai benefici economici: “costi e prezzi più bassi potrebbero accrescere la sicurezza alimentare ed un nuova domanda aprirebbe la strada a nuove opportunità economiche”, così riporta il quotidiano The Guardian. Ugualmente, anche in termini nutritivi l’apertura a fonti proteiche alternative potrebbe rivelarsi una soluzione vincente per contrastare l’impellente fenomeno della malnutrizione, che conta 33 milioni di persone in Europa nella sua triplice accezione di sottonutrizione, inadeguato apporto di vitamine e minerali, obesità e sovrappeso. 

L’apertura del mercato europeo a questa categoria di alimenti fa allora ben sperare, come azione tangibile e concreta all’interno del panorama internazionale, per ricercare proposte capaci di risolvere la crisi alimentare e ambientale globale.  

Entomofagia: la complessità all’interno di contesti alimentari tradizionali.

Accettare alimenti così lontani dal nostro patrimonio culturale ed alimentare è un aspetto che frena. Il “fattore disgusto” che allontana molti europei all’idea di ingerire insetti considerati per loro natura ripugnanti, non deve sorprendere. Una tendenza ben confermata anche dal nostro Bel Paese, orgoglioso e attaccato alle sue tradizioni culinarie. Infatti, secondo un’indagine svolta da Coldiretti “la maggioranza degli italiani (54%) considera gli insetti estranei alla cultura alimentare nazionale e non porterebbe mai a tavola la larva gialla della farina”.

Diffidenze che, ciononostante, il tempo e l’esposizione potrebbe gradualmente lenire, come ha spiegato il professor Giovanni Sogari, ricercatore di comportamento del consumatore dell’Università di Parma. 

In questo senso, un ruolo cruciale potrebbe essere svolto proprio dalla comunicazione e dalla narrativa utilizzata. Lo conferma l’esistenza sul nostro territorio di realtà imprenditoriali avanguardistiche, come Entonote, associazione culturale milanese che si occupa proprio di divulgare l’importanza di orientarsi verso il consumo di insetti commestibili per un futuro più sostenibile.

Di fronte a questo scenario però è necessario chiedersi: quali sarebbero le conseguenze di fronte ad aprioristici incoraggiamenti al novel foods? Ci sono contesti in cui la valorizzazione ed il supporto dei sistemi agroalimentari locali si sono già dimostrati capaci di soddisfare i fabbisogni nutritivi per quantità e qualità di nutrienti, rigenerando i territori, rafforzando il senso di comunità ed identità, creando prosperità economica nel rispetto del benessere personale, animale, naturale.  

Il concetto stesso di sostenibilità o rigenerazione implica infatti un’accurata attenzione all’ambiente naturale, non senza un’attenta cura del contesto sociale, paesaggistico, culturale, e tradizionale di un dato Paese. Una commistione necessaria, quello dell’adattamento di una soluzione all’interno del contesto specifico, per assicurare un beneficio a lungo termine. Perchè il cibo in realtà abbraccia tutte queste dimensioni.  

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Dobbiamo fare in modo di assicurare tanto la spinta all’innovazione quanto alla conservazione della tradizione, per garantire uno sviluppo sostenibile. Solo così saremo sicuri di non lasciare nessuno indietro. E magari ci ritroveremo a capire che l’entomofagia non è poi solo cosa della dieta tradizionale messicana, cinese, africana, indiana, giapponese, thailandese o ecuadoriana, ma più radicata e vicina a noi di quanto si possa immaginare. D’altronde, in Sardegna, l’iconico Casu Marzu è parte dell’identità gastronomica locale.

Se l’idea di mangiare alimenti contenenti insetti non vi spaventa e se siete curiosi di “provare prima di credere” vi consigliamo questi due brand, lanciati da poco sul mercato:

www.21bites.it
www.eatsmallgiants.com

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3 Comments

  1. says: Carlo Crovella

    La ritrosia del mondo occidentale verso gli insetti nel piatto è una questione culturale, un tabù. In fondo mangiamo crostacei, lumache, rane… perché non grilli o larve? Tale ritrosia coinvolge anche me, anche se mi cibo in gran parte di frutta e verdura, formaggi e speck: mai un hamburger né una costata alla fiorentina…. Ho constatato che il mio limite intellettuale è insuperabile, non penso che arriverò mai a cibarmi regolarmente di insetti. Però le argomentazioni dell’articolo sono fondatissime e quindi spero, per il bene di tutti, che le generazioni più giovani sappiano valicare il tabù culturale.

  2. Il casu marzu sardo ha sicuramente un sapore gradevole raccomandabile a quello del miglior gorgonzola ma direi che sono pochissimi quelli che ne vanno matti. Anche tra i sardi, soprattutto delle giovani generazioni.

  3. says: Fabio Bertoncelli

    Comincia intanto tu a dare l’esempio, nutrendoti di grilli, locuste, scarafaggi, bruchi, scorpioni, vedove nere e altre prelibatezze culinarie.

    Poi io ti seguirò (forse).

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