La Giordania con i miei occhi

di Valeria Margherita Mosca

Mi trovo in Giordania per girare un documentario e sto provando delle emozioni molti forti, di natura diversa, alcune colorate di malinconia e dolore, legate soprattutto alla vicinanza (sono al confine) con i luoghi che negli ultimi mesi sono stati massacrati da una guerra crudele, altre di puro entusiasmo e curiosità rivolte alla scoperta di una cultura sfaccettata e antichissima che mi incanta, coccola e ispira. In particolare, il secondo giorno di viaggio, visitando il nord del paese ho avuto la fortuna di conoscere una donna appartenente al gruppo etno-religioso dei drusi. La Giordania ospita una significativa comunità drusa, stimata in almeno 20.000 persone. I drusi, che si autodefiniscono al-Muwahhideen o “credenti nell’unico Dio”, sono concentrati nelle aree rurali e montuose a nord e ovest di Amman. La loro fede, sviluppatasi originariamente dall’ismailismo, incorpora elementi dell’ebraismo, dell’induismo e del cristianesimo, sostenendo la fede in un principio divino chiamato ʿaql al-faʿʿāl (intelletto attivo). La loro dottrina è caratterizzata da un forte esoterismo, rivelato solo a chi è ritenuto pronto e degno di accoglierla.

Le alture del Golan

Grazie a Sam ho avuto l’opportunità di visitare territori drusi e di interagire con alcune persone della comunità. Il loro è un mondo sincretico e libero, dove il sorriso e la condivisione sono sempre benvenuti. Il loro stile di vita, l’alimentazione e il rapporto con l’ambiente riflettono un equilibrio tra spiritualità, autosufficienza e rispetto per la natura. Per esempio, l’alimentazione si basa su ingredienti semplici e locali, derivati dalla loro terra montuosa e rurale. Non esiste una dieta religiosa rigidamente codificata come in altre fedi, ma vi sono tradizioni culinarie ben consolidate. Il pane è un alimento centrale e viene spesso preparato in casa. Il “manakish” (pane sottile condito con za’atar e olio d’oliva) è molto diffuso. I latticini, specialmente il labneh (yogurt colato) e il formaggio di pecora o capra, sono anch’essi fondamentali nella dieta drusa. La vita quotidiana è fortemente incentrata sulla comunità, la famiglia e il lavoro.

Sam (la signora drusa) e Valeria

Essendo una realtà chiusa, vi è una forte coesione sociale e le attività quotidiane riflettono questa solidarietà. La famiglia è il pilastro della società. Gli anziani hanno un ruolo rispettato e sono spesso i custodi della saggezza e delle tradizioni. L’istruzione è molto importante, e molti drusi hanno posizioni di rilievo in ambito militare, amministrativo e scientifico nei paesi in cui risiedono. La loro fede è profondamente radicata nella vita di tutti i giorni. La saggezza, l’onestà e il rispetto per gli altri sono valori fondamentali. Hanno un profondo rispetto per la natura e vivono secondo principi di autosufficienza e armonia con l’ambiente. Aver la chance di passare del tempo con Sam mi fa sentire quanto in lei convivano l’espressione di una donna contemporanea e libera, dedita alle proprie ambizioni e sogni, e le radici di una cultura fatta di valori profondi di rispetto e condivisione nei confronti del prossimo, ma soprattutto della terra. Mi rendo conto di quanto la cultura drusa sia un esempio di equilibrio tra tradizione e adattamento ai tempi moderni e di quanto questo stile di vita ha permesso alla comunità drusa di preservare la propria identità per secoli, mantenendo una forte connessione con le proprie origini.

Sam davanti alla sua abitazione

Mentre scrivo questa testimonianza, giro lo sguardo a ovest, come in cerca di ispirazione e di concentrazione, ma quello che vedo sposta la mia attenzione a un nuovo orizzonte non solo geografico e politico, ma anche emozionale. Mi sento disorientata e il cuore è pieno di tristezza e sgomento. Le alture del Golan si estendono in apparenza quiete davanti ai miei occhi, morbide e colorate di verde e bianco. Si tratta di un altopiano strategicamente posizionato al confine tra Israele, Siria, Libano e Giordania. Con un’estensione di circa 1.800 km², sono delimitate a ovest dal lago di Tiberiade e dalla valle di Hula, a est dai fiumi Yarmuk e Ruqqad e a nord dal monte Hermon. La regione è nota per la sua importanza strategica e per le sue risorse naturali, tra cui terreni fertili e riserve d’acqua. Culturalmente subiscono l’influenza storica delle antiche civiltà arabe, principalmente quella iturea e ghassanide, che hanno lasciato un’impronta duratura sulla cultura e sull’architettura locali. La posizione elevata delle alture offre panorami mozzafiato e una comprensione tangibile della loro rilevanza strategica e geopolitica. Si tratta di un conteso principalmente tra Israele e Siria. La regione è stata teatro di guerre, tensioni e dispute diplomatiche sin dalla metà del XX secolo. L’occupazione israeliana e la sua successiva annessione hanno generato conflitti internazionali, nonché problematiche relative al diritto internazionale e alla sicurezza regionale. La Siria considera le Alture del Golan un territorio occupato illegittimamente e continua a chiederne la restituzione. Circa 25.000 drusi siriani residenti sulle alture si considerano ancora cittadini siriani e rifiutano la cittadinanza israeliana. È incredibile pensare che la stessa comunità viva una condizione di vita così diversa… a soli 30 km di distanza.

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