Toni Gobbi, storico nome dell’alpinismo italiano, nel 1958 è stato uno dei protagonisti della spedizione che ha visto gli italiani raggiungere le vetta del Gasherbrum IV. Oggi, questa figura che ha saputo rivoluzionare il lavoro di guida alpina, viene raccontata nella suggestiva storica sede delle guide alpine di Courmayeur, il Museo Duca degli Abruzzi. Una mostra (inaugurata l’8 dicembre 2019 e aperta fino al 3 maggio 2020), curata dal figlio Gioachino Gobbi, lo racconta nelle sue molteplici sfaccettature.
Come del resto ben sottolinea il titolo Toni Gobbi da avvocato a guida alpina.
L’esposizione coincide con il cinquantenario della morte, avvenuta il 18 marzo 1970, quando il celebre alpinista venne investito da una valanga nelle Dolomiti durante una discesa in sci dal Sasso Piatto.
“La figura di mio padre è poliedrica” spiega Gioachino. “È stato un grande alpinista, ma soprattutto una grandissima guida alpina e uno straordinario scialpinista”.
Alla domanda su chi fosse uno scialpinista Gobbi rispondeva: “è un vero sciatore alpinista colui che trova il piacere della salita, la gioia della vetta, la soddisfazione della discesa. Questi sono i tre punti ed io voglio che colui il quale fa dello scialpinismo con me lo faccia in completezza, in tutte e tre le parti”. Grazie a lui lo scialpinismo assunse un’altra dimensione, diventando professionistico. Gobbi fu promotore della disciplina, codificatore di nuovi itinerari e di programmi intensivi. Le “settimane di Toni Gobbi”, vere e proprie settimane bianche dedicate allo scialpinismo in alta montagna.
Fece inoltre parte della squadra che, insieme a Walter Bonatti, portò a compimento la prima traversata scialpinistica delle Alpi. Una vera e propria avventura, come tante ne visse assieme al “re delle Alpi”. Gli articoli di giornale esposti in mostra parlano chiaro. “Grigio, ce l’abbiamo fatta!” titola quello che riporta l’incredibile salita del Grand Pilier d’Angle che tra l’1 e il 3 agosto 1957 lo impegnò con Bonatti in una scalata epica lungo i 900 metri della parete est-nord-est.
Nato a Pavia il 18 giugno del 1914, si laureò in Legge a Padova e cominciò a lavorare presso lo studio di avvocati del padre a Vicenza.
Gobbi si era avvicinato all’alpinismo in Dolomiti e allo sci durante gli studi in giurisprudenza e aveva coltivato questa passione nel vivaio della Giovane Montagna, sezione di Vicenza, della quale poi fu anche presidente. Gli eventi bellici lo portarono dal 1939 al 1943 alla Scuola Militare Alpina di Aosta come ufficiale istruttore di alpinismo. L’8 settembre del 1943 rimase a Courmayeur, complici gli occhi innamorati della bionda Romilda Bertholier. Divenne portatore nel 1943 e guida alpina nel 1946, maestro di sci nel 1948 e lo stesso anno Istruttore Nazionale di Alpinismo. Ebbe due figli, Gioachino nel 1945 e Barbara nel 1949. Nel 1948 aprì a Courmayeur un negozio di articoli sportivi per alpinisti e sciatori e l’allora unica libreria italiana dedicata alla letteratura di montagna, la Libreria delle Alpi. Il suo amore per “le belle lettere” lo portò a un importante impegno come giornalista e nel 1950 vinse il Premio Saint Vincent di Giornalismo.
La sua decisione di diventare guida lo coinvolse a tutto campo. Non solo esercitava la sua professione, ma si diede completamente alla promozione e allo sviluppo del lavoro stesso, cercando di creare un’associazione che raggruppasse le guide di tutto il mondo. Come a fondo si impegnò affinché venisse riconosciuta la qualifica di guida sciatore.
“Bisogna prendere esempio da figure come quella di Toni Gobbi” il commento del presidente della società delle guide alpine di Courmayeur Alex Campedelli. “Ha dedicato buona parte della sua vita nel garantire un futuro alle guide alpine con una visione futuristica”. Un precursore, un visionario forse, la cui vita oggi è ben raccontata in un’esposizione curata con oggetti e cimeli. Poche didascalie, per non influenzare spiega Gioachino. Perché ognuno possa esplorare e conoscere Toni Gobbi nelle sue mille sfaccettature di alpinista, giornalista, guida alpina, conferenziere e, volendo, inventore.
Sotto la sua guida, ho fatto una Haute Route Chamonix-Zermatt nel 1967. Una delle mie più belle esperienze. Di Toni Gobbi ho un ricordo meraviglioso e imperituro. Una grande guida, un ottimo educatore e eccellente organizzatore. Gli renderò omaggio e rispetto visitando il museo a lui dedicato a Courmayeur.